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Process Of Guilt (Hugo Santos)

Di Angelo D'Acunto - 29 Marzo 2010 - 10:00
Process Of Guilt (Hugo Santos)

I Process Of Guilt sono uno dei nomi più interessanti dell’odierno panorama death-doom: con due demo e due ottimi full-length all’attivo, la band portoghese ha saputo costruirsi un’identità molto forte, senza disdegnare anche un po’ di sperimentazione, come esemplificato dal loro ultimo album Erosion. Abbiamo scambiato due chiacchiere col cantante, chitarrista e co-fondatore Hugo Santos a riguardo del passato, del presente, e del futuro dei Process Of Guilt.


Intervista a cura di Giuseppe Abazia

Prima di tutto, potresti raccontarci un po’ delle origini dei Process Of Guilt? Quali furono le motivazioni che vi spinsero a formare la band?


I Process Of Guilt nacquero nel 2002 per volontà mia e di Nuno di comporre musica cupa e potente. Al tempo vivevo ad Évora, Portogallo meridionale, ed è così che entrai in contatto con Gonçalo (batteria) e Custódio (basso), che già conoscevo dalla scena metal locale. Mostrai loro riff e strutture che poi si sarebbero concretizzati nel primo demo, e quella fu la scintilla che diede vita alle nostre prime prove e ai primi concerti. Direi che i nostri intenti, da quando abbiamo fondato la band, sono rimasti gli stessi, poichè il nostro obiettivo è ancora creare atmosfere oscure e dense di significati, che rappresentino la nostra attitudine nei confronti della musica. Per il resto, facendola breve, alla fine del 2003 registrammo il nostro secondo demo, ed fu così che iniziammo a suonare più spesso in giro per il Portogallo. Successivamente ci prendemmo un periodo di pausa, e solo nel tardo 2005 registrammo il nostro primo full-length, Renounce, che ci permise di suonare con band più importanti e per un pubblico più vasto. All’inizio di quest’anno abbiamo completato il nostro secondo full-length, Erosion, ed al momento lo stiamo ancora promuovendo.

Avendovi seguiti fin da Portraits Of Regret (il primo demo), sono rimasto abbastanza colpito dalla vostra evoluzione. Alla vostra seconda uscita (Demising Grace) avevate già sviluppato un sound molto personale, che vi distingueva dagli altri gruppi death-doom; ora, con Erosion, c’è anche del post-metal nella vostra musica. Inserire influenze da tale genere è stata una scelta precisa e consapevole, o è stato un risultato incidentale del processo compositivo?

Credo sia stato un risultato incidentale, se con incidentale intendevi qualcosa che non era stato pianificato in anticipo. Quando creiamo musica nuova, lavoriamo su riff semplici e pattern di batteria. Solo se troviamo il particolare ritmo che ci colpisce iniziamo a stabilire la struttura finale delle canzoni. Nel mezzo, c’è spazio per la sperimentazione, per diversi approcci e ritmi finchè non giungiamo al giusto risultato. Più che altro, cerchiamo di evitare di arrivare ad un punto di stagnazione nel quale cominceremmo inevitabilmente a ripeterci. Le influenze extra-metal che citi credo che siano un riflesso di ciò che ascoltiamo oggi, poichè non siamo rimasti fermi alle stesse band che ascoltavamo quando eravamo più giovani, o anche quando abbiamo fondato i Process Of Guilt. Questo non significa che ascoltiamo solo gruppi recenti, tutt’altro; a volte è solo la casualità a farci scoprire a band di cui non eravamo a conoscenza fino a qualche anno fa, e ci sono ancora molte influenze che vorremmo incorporare nella nostra musica e rendere uniche attreverso il nostro stile e la nostra personalità.

Anche se la vostra musica può essere categorizzata come death-doom, è ovvio che c’è di più: Erosion dimostra chiaramente quanto ampio sia il vostro bagaglio di influenze. In certi passaggi mi sembra addiruttura di avvertire echi di band come i Mogwai o i primi Dead Can Dance (corregimi se sbaglio), non tanto sul piano strettamente musicale, ma a livello di atmosfera generale. Quali sono le vostre fonti di ispirazione? Ci sono gruppi ai quali vi rifate?

Involontariamente, credo che traiamo influenza da tutto ciò che abbiamo ascoltato in passato e che ha significato qualcosa per noi. Le band che citi sono solo alcune di quelle che fanno parte del nostro background musicale, specialmente per quel che riguarda il lato più d’atmosfera. Tuttavia, non ascoltiamo più molto quei gruppi, oggigiorno: preferiamo un approccio più diretto, accostandoci a band nelle quali i riff si sposano perfettamente con la pesantezza delle atmosfere. Per quel che mi riguarda, sono un grande appassionato di musica, ed è difficile nominare solo alcuni gruppi senza rischiare di cadere nei soliti luoghi comuni; tuttavia, se dovessi citarne alcune che ancora oggi riescono a stupirmi, sarebbero ovvi i riferimenti a Neurosis, Godflesh, o anche Khanate.

A parte la musica, cos’altro influenza le vostre composizioni e i vostri testi?

Credo che la nostra esperienza sia l’influenza principale dietro la direzione dei Process Of Guilt, poichè siamo un riflesso di tutto ciò che ci circonda. La nostra opinione a riguardo di determinati temi, o il modo in cui ci comporteremmo in svariate situazioni di vita, si riflettono sul nostro umore e dunque hanno impatto sulle nostre espressioni musicali. Siamo un riflesso delle nostre interazioni quotidiane, ed è difficile separere questo aspetto dai momenti nei quali vuoi comporre musica.

Come funziona il processo compositivo, nei Process Of Guilt? Come prendono vita le vostre canzoni? E’ difficile mettere insieme composizioni così lunghe?

Per noi è un processo molto naturale, anche perchè è sempre lo stesso fin dal primo giorno. Si comincia da un riff o da una struttura che io o Nuno mostriamo agli altri durante le prove, dopodichè cominciamo a suonare fino a che il tutto ha senso per le nostre orecchie. Crediamo che un riff o una struttura debbano essere sviluppate per intero prima di mutare in qualcosa di nuovo, tuttavia quando la canzone è finita non è insolito che non riusciamo a ricordare l’intero processo compositivo che c’è stato dietro. Direi che la nostra missione è creare riff lenti e potenti, e talvolta ci immergiamo così profondamente in questo processo che quando una canzone prende vita non è priva di sorprese, per noi.

A giudicare dalla lista dei concerti sul vostro sito, la maggior parte delle volte suonate in Portogallo, vostro paese d’origine; contate di suonare anche in Europa? Ci sono gruppi coi quali ti piacerebbe condividere il palco?

Hai ragione, quasi tutti i nostri concerti sono stati nel nostro paese, ma solo quest’anno ci siamo potuti permettere di partecipare a festival doom a Madrid e a Rotterdam. Il riscontro, però, è stato fra i più entusiasti che abbiamo mai avuto. Per quel che riguarda suonare con altri gruppi, è sempre bello suonare con chi ci ha influenzato, o con chi ascoltiamo oggigiorno. Tuttavia le esperienze dal vivo sono così intense e impegnative che a volte le band migliori con cui suonare non sono quelle più conosciute, o quelle che ci hanno influenzato, poichè a volte può essere un po’ deludente conoscere quei musicisti. Preferiamo concentrarci sul nostro show, suonando con gruppi che mostrano la stessa sincerità verso la musica.

La produzione di Erosion è un grosso passo avanti rispetto a Renounce. Le chitarre sono più corpose e potenti, e specialmente la batteria trae benefici dalla maggior chiarezza del suono. Avete prodotto l’album da soli?

Tutto ciò che abbiamo registrato (a parte Portraits Of Regret, ovviamente) è stato prodotto da noi e da João Bacelar, il proprietario dello studio; tuttavia, stavolta abbiamo coinvolto nelle registrazioni anche il nostro tecnico del suono, poichè volevamo che aggiungere un tocco “live” al nostro sound. Oltre ad aver modificato alcune tecniche di registrazione, entro i limiti di ciò che ci permetteva lo studio, abbiamo anche rinnovato la nostra strumentazione, e queste sono state le principali differenze rispetto alle registrazioni di Renounce. Anche il mastering di Collin Jordan ha molto contribuito verso quel suono più potente e corposo che avevamo in mente fin dall’inizio.

 

 

Prendendo in considerazione i vostri lavori passati, noto un po’ di cambiamenti nell’atmosfera dei vostri album. Portraits Of Regret e Demising Grace avevano un feeling gelido, quasi “meccanico”; Renounce enfatizzava la pesantezza delle canzoni, mentre Erosion ha un suono più caldo, con intermezzi simili all’ambient. Avete mai pensato di recuperare quei vaghi riferimenti industriali che caratterizzavano il vostro sound nei primi tempi? Penso che sarebbero perfetti per arricchire ulteriormente il vostro attuale stile.

Credo che non fossimo del tutto consapevoli di quei riferimenti industriali, ai tempi dei demo: erano principalmente un risultato fortuito della cattiva registrazione. Tuttavia quelle influenze industrial sono qualcosa che perseguiamo ancora adesso, specialmente se prendiamo in considerazione gruppi come i Godflesh. In Erosion, penso che in Lava traspaia quell’atmosfera, è qualcosa che ancora ci piace, e spero che nei prossimi album possa ritagliarsi uno spazio più rilevante.

Una domanda sulla voce. Credo che tu sia uno dei growler più potenti del metal estremo, i tuoi ruggiti sono assolutamente devastanti, ma – come esemplificato dai precedenti album – anche la tua voce pulita è eccellente: mi riferisco a canzoni come Fragments e Windows, o, tornando ai vostri demo, Faded Pictures, Departure, Wasteland, o la vostra canzone che più mi piace, Monument. Il tuo profondo cantato pulito era ottimo, ed aggiungeva varietà alle sezioni più tranquille; come mai è stato escluso da Erosion?

Il nostro obiettivo era concentrarci sull’impatto di Erosion come concept. Dopo varie riflessioni a questo riguardo, abbiamo deciso di improntare il comparto vocale principalmente sul growl, esplorando tale stile in più tonalità, poichè ci sembrava più adatto all’atmosfera del disco. Magari in futuro ci sarà ancora spazio per la voce pulita, ma per adesso ci stiamo concentrando sul lato più pesante dei Process Of Guilt.

Nell’ultima quindicina d’anni, la scena doom si è evoluta molto. Sono nati nuovo sottogeneri, e nuove sperimentazioni hanno preso piede. I Process Of Guilt sono fra i principali candidati a diventare uno dei grandi nomi di domani, e a giudicare da Erosion, potreste anche essere in grado di far compiere al death-doom il prossimo passo della sua evoluzione. Siete interessati a sperimentare ulteriormente con la vostra musica? Nonostante le influenze post-metal, le vostre radici restano piantate nel death-doom; avete mai pensato di oltrepassarne i confini?

Il death-doom è stato uno dei nostro punti fermi ai tempi dei demo, ed anche durante Renounce. Oggigiorno non ha più un ruolo così importante nel processo compositivo, non siamo più così appassionati. Per come la vediamo noi, sembra che il death-doom sia chiuso entro barriere stilistiche da un po’ di anni, e negli ultimi tempi non ci sono molti gruppi capaci di emergere nella moltitudine di uscite. Ci piace la musica lenta, con elementi d’atmosfera, sperimentali e malinconici, ma attingiamo le nostre influenze altrove, che non nel classico death-doom. E’ per questo che non vedo noi, o la nostra musica, andare in direzione di questo o quel genere musicale; componiamo in base a noi stessi e ai suoni che ci circondano, e ultimamente non c’è molto death-doom fra di essi.

Guardandovi indietro, siete soddisfatti di Erosion? C’è qualcosa che cambiereste, o qualcosa di cui non siete completamente soddisfatti?

Dalla sua genesi fino ad adesso, Erosion è ancora un buon ritratto di ciò i Process Of Guilt rapprsentano musicalmente e stilisticamente. Certo, se ti guardi indietro c’è sempre qualcosa che vorresti cambiare, data anche la natura della nostra musica, ma complessivamente siamo ancora soddisfatti di ciò che abbiamo conseguito con questo album.

Avete già pensato a che direzione dare alla vostra musica, in futuro? Avete già qualche idea sui prossimi sviluppi del vostro stile? Cosa possiamo aspettarci?

Cerchiamo sempre di spingerci verso nuovi orizzonti, il nostro obiettivo è di esprimerci musicalmente il meglio che possiamo. Per il futuro, credo che ci concentreremo sugli aspetti che più ci piacciono quando suoniamo, ossia riff e ritmi pesanti e potenti, e atmosfere riflessive.

Prima di Erosion, avete pubblicato uno split CD coi Caïna, gruppo black metal. Come mai avete scelto una band così diversa da voi, per uno split CD?

Apprezziamo molto il lavoro di Andrew coi suoi Caïna, e ci è sembrata musica molto interessante da accoppiare alla nostra. Ci siamo messi in contatto tramite un amico comune, e il processo artistico è fluito molto bene. C’è stato qualche ritardo nel far uscire il cd, ma ora che è fatta ci sembra un ottimo ritratto di ciò avevamo in mente.

Ok, siamo alla fine. Spero che possiate suonare presto in Italia, e nel frattempo vi auguro il meglio per i vostri progetti futuri. Lascio a te la conclusione dell’intervista.

Grazie mille per le tue domande, è insolito per noi rispondere a qualcuno che ci conosce fin dai nostri esordi. Per concludere, se qualcuno sente di potersi relazionare con ciò che abbiamo descritto in queste righe, date un ascolto alla nostra musica.

Giuseppe “REINHART” Abazia

Process Of Guilt – Sito Ufficiale
Process Of Guilt – Myspace