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Finntroll (Mathias ‘Vreth’ Lillmåns)

Di - 24 Febbraio 2010 - 22:00
Finntroll (Mathias ‘Vreth’ Lillmåns)

Tutte le tradizioni mostrano similitudini nei loro miti e nel loro folklore. Storie di morti che ritornano in vita, saghe di lotte tra il bene e il male, canzoni di uomini divenuti dei. Tutto ciò, in qualche modo, ci accompagna sin dalle origini della parola e delle canzoni, un’insieme di affascinanti credenze che definisce la nostra umanità ma delinea anche le nostre emozioni per la perdita del contatto con la natura e la brutalità che dimora dentro ogni essere umano. Quest’album celebra questi miti, alcuni nuovi, alcuni senza età. Alcuni veri, alcuni completamente privi di senso. Questa è la natura del folklore. Sotto ogni radice o pietra giace una storia, udita ma mai raccontata. (Katla)

Ogni album dei Finntroll è sì un piccolo tomo di avventure e storie musicali, ma anche uncapitolo di storia di una band che, per diversi motivi, ha cambiato semore molto. Con Nifelvind, alle porte – ovvero quello che dovrebbe essere il disco della stabilità raggiunta, chiamiamola così – non potevamo perdere l’occasione di intrattenerci con i diretti interessati di una delle uscite che, sicuramente, modelleranno questo ancora giovane anno musicale. Ne parliamo con Mathias “Vreth” Lillmåns, da qualche anno voce della band.

Buona lettura.

 

Mathias buonasera, come vanno le cose?

Bene, bene, parecchio impegnato nella promozione del disco ma decisamente contento.

Conosco l’argomento. Quante interviste oggi? Suppongo di essere l’ultimo visto l’orario…

Vediamo, fammi contare… tu sei il tredicesimo oggi, ed esatto, anche l’ultimo.

Bene, allora uno sforzo conclusivo prima di una meritata serata (risate). Cominciamo ovviamente con il nuovo album. Ti va di introdurlo ai lettori?

Certamente. Il nuovo album si chiama Nifelvind, uscirà in Europa tra il 17 e il 24 febbraio ed è un lavoro di cui siamo veramente soddisfatti. È un album che riteniamo completo, probabilmente il primo nella storia della band in cui non abbiamo smussato nessun particolare e abbiamo ottenuto esattamente ciò che desideravamo.

Possiamo dire che lavorare per la prima volta in maniera completamente autonoma per registrazioni ed editing del materiale abbia contribuito fortemente a questa completa libertà di espressione?

Sì. In realtà siamo sempre stati perfettamente autonomi, abbiamo sempre preso le decisioni in piena libertà, ma questa volta ci siamo sentiti ancora più liberi. Soprattutto con le tempistiche. Ci siamo presi tutto il tempo che volevamo. Fanculo alle scadenze.

Come vi siete trovati, dal punto di vista tecnico, a dover gestire tutto internamente, senza una sorta di guida esterna?

Considera che tra di noi ci sono ben tre ingegneri del suono in grado di completare autonomamente registrazione, editing e pre-produzione, quindi non ci siamo trovati sprovveduti. Poi Nino [Nino Laurenne, ndr] era disponibile a ogni ora del giorno e della notte per aiutarci. Davvero un gran bravo ragazzo.

Il cambio di etichetta è stato in qualche modo influenzato da ragioni o valutazioni di questo tipo? Più libertà, meno pressioni…

No. In realtà abbiamo solamente semplificato le cose. Prima uscivamo su Spikefarm per poi essere distribuiti da Century Media. Abbiamo parlato e deciso di saltare il passaggio intermedio affidando tutto alla Century Media. Conoscevamo molto bene i ragazzi dell’etichetta perchè ci lavoriamo da anni, ci troviamo benissimo e quindi abbiamo optato per firmare direttamente con loro.

Rimaniamo in tema di composizione e registrazione. Qual’è il processo che porta alla nascita di una canzone dei Finntroll? Come vi comportate solitamente in sede di stesura dei pezzi?

Tutti hanno voce in capitolo. Di solito ci troviamo e confrontiamo tutte le nostre idee, le sviluppiamo assieme, è una cosa molto democratica. Solitamente quello che compone di più è Trollhorn…

Quell’uomo è iperattivo! (risate)

Sì. La proporzione è circa questa: lui arriva con 3 brani pronti e tutti noi altri assieme ne abbiamo 4 (risate).

Ah, questi tastieristi… (risate). Veniamo alla parte poetica dei pezzi: dallo scorso album Katla è tornato a collaborare con la band e si occupa della stesura dei testi…

E ne siamo assolutamente entusiasti! Katla è una grande parte di questo gruppo, uno dei fondatori e tra tutti noi è senza dubbio quello più appassionato di folklore ed è l’uomo perfetto per il ruolo; un vero poeta.

Per questo nuovo album Katla ha composto i testi e li ha inviati a Henri [Trollhorn, ndr] che li ha utilizzati in un secondo tempo. Mi verrebbe dunque da pensare che i testi vengano scritti in separata sede e non ci sia influenza reciproca tra musica e parole. Sbaglio?

Sì e no. Alcune parti sono scritte prima, altre dopo. Di solito c’è un confronto tra Henri e Katla, si trovano di tanto in tanto e cercano di creare il giusto connubio tra musica e testi. Sviluppano, elaborano, cambiano…

Mi sono divertito molto leggendo il diario on-line che Henri ha tenuto durante le registrazioni. Ogni qualvolta quel ragazzo scrive qualcosa mi trovo a ridere come un matto. A un certo punto con l’incidente, il nuvo disco e il cambio casa sembrava veramente uscire di testa… (risate)

Vero! (risate) Però ti garantisco che non è sempre divertente! Talvolta imprevisti che giungono tutti allo stesso tempo possono diventare pesanti da affrontare e quel periodo Henri era davvero stressato. Per fortuna tutto è andato bene, dalle registrazioni al cambio casa.

Come mai avete cambiato il nome dell’album durante le registrazioni?

I motivi principali sono due. Primo sarebbe stato troppo difficile da pronunciare per i non-scandinavi, quindi sarebbe diventato presto “il nuovo Finntroll”. Noi vogliamo un disco con un nome, non “il nuovo Finntroll”. Secondo sarebbe stato ancora una volta un titolo composto di tre parole, con una struttura sintattica identica al precedente e abbiamo ritenuto fosse meglio cambiare.

Nattfodd è stato il più orecchiabile degli album pubblicati a oggi, con un singolo apripista – Trollhammaren – che ha portato i Finntroll al grandissimo pubblico. Forse davvero troppo grande. Adoro Nattfodd, credo sia un disco superbo, ma sulle ali di Trollhammaren all’epoca ci fu davvero una troll-mania che invase tutta l’Europa. Insomma senza volerlo avevate creato un mostro…

(Risate) Verissimo, non avrei trovato parole migliori. Un vero mostro.

Mi è sembrato che con Ur Jordens Djup prima, e questo nuovo Nifelvind poi, abbiate fatto una dischiarazione d’intenti decisa, riavvicinandovi al black metal e cercando di tornare in qualche modo ai primissimi tempi.

È stata una cosa in parte voluta e credo in parte successa inconsciamente. Nattfodd è un disco stupendo ma come hai detto giustamente tu abbiamo cercato di fare un passo indietro, verso le radici. Ovviamente abbiamo continuato a evolvere produzione e ricerca dei suoni, ma dal punto di vista del songwriting c’e’ la voglia comune di rimanere un certo tipo di band. Non ci interessa diventare pop-star.

Possiamo dire che la tua entrata in formazione ha contribuito a questo ridimensionamento? La tua voce e il tuo background sono forse più vicini al black metal di quanto lo fosse Wilska.

Sì. Non voglio dilungarmi a parlare troppo dell’argomento ma sicuramente il mio innesto ha cambiato qualcosa. Non solo dal punto di vista musicale ma dalla dedizione alla band e alla causa Finntroll. E qui mi fermo.

Devo però dire che rispetto ai primi album c’è effettivamente qualcosa che oggi manca e a cui guardo con un po di nostalgia… cos’è successo a Aamund e Kettil? (risate)

Si sono messi nei guai e sono finiti mangiati, ovviamente!
(risate)

Questo è successo già almeno un paio di volte e sono sempre tornati. Qualcuno vorrebbe farci credere addirittura risorti! (risate)

Credo sia arrivato il momento di lasciarli riposare in pace. Salvo sorprese credo il loro sia un capitolo chiuso, una mucca che abbiamo già munto abbastanza in passato.

Bhè devo dire hai scelto una similitudine decisamente folk! (risate) Andando ancora più indietro, ma non troppo, arriviamo a quello che è stato il più grande e inaspettato successo a livello di vendite: Visor om Slutet.

Verissimo. All’epoca non facevo parte della band ma rimasi colpito dal successo strepitoso e assolutamente rapito dall’album. È un disco magnifico, forse il mio preferito in assoluto per quanto riguarda i Finntroll e credo racconti molto bene lo stato d’animo che i ragazzi hanno attraversato all’epoca. Hanno lottato molto duramente per fronteggiare gli eventi e infatti Visor om Slutet è uno specchio perfetto di quel periodo: un disco dalle atmosfere e dai testi molto oscuri, malinconici e tristi. Un album intenso e unico.

La tua entrata in formazione non risale ovviamente agli esordi ma sono sicuro avrai avuto modo di parlare molto e spesso con gli altri componenti della band. Se ti chiedessi quali sono, a tuo parere, i tre momenti fondamentali nella storia dei Finntroll, per cosa opteresti?

Primo, senza ombra di dubbio, la tragica morte di Somnium. Somnium era uno dei due fondatori della band, uno dei due – insieme a Katla – che aveva avuto l’idea Finntroll. All’epoca la sua morte ebbe ovviamente un impatto fortissimo sulla band tanto che più di una volta i ragazzi si trovarono a parlare per decidere il da farsi, se continuare e nel caso come continuare. Al secondo posto metterei il mio ingresso in formazione. Non vorrei sembrare autocelebrativo però…

Hai tutto il diritto di farlo, è sicuramente un punto di svolta importante.

Dunque al secondo posto metterei il mio ingresso in formazione. Il mio background è diverso da chi mi ha preceduto, credo di aver contribuito a portare, o riportare, i Finntroll su un determinato stile. Credo anche la band ora sia estremamente compatta, più di prima. Come terzo direi i cambi avvenuti nel corso del 2009. Non eravamo molto soddisfatti di alcuni aspetti dei nostri tour quindi abbiamo cambiato completamente agenzia di promozione e management.

A proposito di live, l’appuntamento live più importante è stato probabilmente lo show da co-headliner del black-stage a Wacken, davanti a 50.000 persone. Io c’ero. Bene, devo ammettere che rimasi piuttosto deluso: non so se tu te ne sia reso conto dal palco ma i suoni erano pessimi e bassissimi.

Sì, ho avuto la stessa sensazione. Prima del nostro show ero a guardare gli Emperor e anche loro ebbero lo stesso problema. Abbiamo comunque bellissime risprese che abbiamo utilizzato come materiale bonus, dopo il passaggio in studio i suoni sono ovviamente decisamente migliori.

Davvero un peccato, perchè ricordo la bolgia e il divertimento che si scatenò l’anno prima al Party Stage dove invece tutto fu perfetto. Sembrerebbe una maledizione lanciata sulla scena pagan: chi ha suonato anche gli altri anni al vostro stesso orario [a tarda notte] cioè Korpiklaani e Amon Amarth, ha avuto lo stesso identico problema.

Sì mi hanno riferito. Speriamo le cose vadano meglio la prossima volta perchè Wacken è un evento grandissimo a cui ci piacerebbe un sacco tornare.

Hai canzoni a cui sei particolarmente legato o credi esprimano l’essenza Finntroll in maniera particolarmente brillante? Mi faresti una sorta di top 3?

Vediamo. Adoro il primissimo album, mi regala sensazioni particolari. Al primo posto metterei dunque Svartberg.
Secondo sicuramente qualcosa da Visor om Slutet, Forsvinn du Som Lyser è stupenda e altrettanto bella è Svart Djup, una canzone molto triste che mi regala emozioni fortissime. Terzo qualcosa di nuovo, che rappresenti i Finntroll di oggi: diciamo Solsagan.

Mathias io ti ringrazio molto della telefonata, è stata un piacere. Ti lascio concludere come meglio desideri.

È stato un piacere anche per me. Un saluto a tutti i fan italiani, saremo a suonare là molto presto, a Bologna, fate un salto ci sarà da divertirsi! Tu ci sarai?

Guarda, Bologna è la mia città, però vivo all’estero e non credo potrò esserci. Non mancheranno comunque altre occasioni in giro per l’Europa. Ti saluto e vi auguro in bocca al lupo per il continuo di carriera e per altri diversi album di qualità come questo di cui abbiamo parlato oggi… possibilmente con tante feroci creature mangia-cristiani ma senza nuovi mostri alla Trollhammaren (risate).

Speriamo! Grazie mille e a presto!


Alessandro ‘Zac’ Zaccarini