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Exodus (Gary Holt)

Di - 20 Luglio 2010 - 8:40
Exodus (Gary Holt)

‘Eravamo certi di aver pubblicato un buon disco, ma non pensavamo di aver fatto così tanto bene.’
(Gary Holt)

Le fulminee interviste che c’è possibile tenere durante i grandi Festival difettano della disponibilità del tempo. Solitamente non si arriva mai ai dieci minuti contati (quando va bene!). Nel caso di Gary Holt, storico chitarrista dei californiani Exodus, c’è andata anche peggio: ritardo di cinque minuti, chiaccherata rapida e, dopo non appena altri cinque minuti, chiamata per alcune foto di rito con l’organizzazione del festival e alcune altre band della giornata. Tempo o no per chiaccherare, da grande amante del thrash metal, non ho potuto evitare di chiedergli cosa ricordasse dei suoi primi concerti nella bay area californiana…

Erano dei concerti molto sentiti dai ragazzi che piano piano iniziavano ad ascoltare quso nuovo modo di fare musica che altro non era che accellerare l’heavy metal il più possibile. Giravano tantissime cassette e tanti di noi scambiavano i nastri con altri ragazzi. Insomma la voce girava, si organizzavano piccoli eventi e si faceva festa. Il tutto è nato così, quasi per gioco e poi ha preso piede. Se pensi che anche gli Exodus, i Megadeth e gli Slayer erano alcuni di questi ragazzini….
 
Parliamo del vostro ultimo album “Exhibit B: The Human Condition”. Quali sono le più evidenti differenze rispetto il precedente “The Atrocity Exhibition… Exhibit A”?
 
Questo ultimo disco suona molto più potente ed è più articolato dal punto di vista compositivo. Abbiamo lavorato molto perché volevamo fare un grande passo avanti rispetto quanto prodotto fino ad ora. Volevamo che ogni disco uscito dopo “Tempo of the Damned” del 2004 fosse un’evoluzione del precedente. “Exhibit B: The Human Condition” è oscuro, introspettivo e molto intenso. Siamo molto soddisfatti di quanto prodotto.
 
 
Come sono andate le vendite? Siete soddisfatti?
 
Sono andate molto bene, ma non so darti un dato preciso. Più che delle vendite sono soddisfatto della critica. Abbiamo avuto solo riscontri positivi e ottimi voti nelle recensioni di tutto il mondo. Eravamo certi di aver pubblicato un buon disco, ma non pensavamo di aver fatto così tanto bene. Non possiamo che esser più che soddisfatti, davvero.
 
È abbastanza evidente che il thrash metal stia rinascendo sulla scia di molte giovani band, europee e statunitensi, molto motivate e che, sebbene in un primo momento s’erano uniformate agli stilemi anni ottanta, ora sembrano aver trovato un loro percorso ben definito… Una vera e propria età dell’oro per questa corrente artistica…
 
Sì, sono d’accordo. Credo sia impossibile rivivere quanto sviluppatosi in America nel decennio che va da inizio anni ottanta a primi anni novanta. Non ci sono i presupposti perché ciò accada. Ti basti pensare che uno degli strumenti fondamentali è stata la cassetta che consentiva il tape trading tra gli amici. Oggi c’è internet, il mondo è cambiato, ma quello che non cambia è lo stile e l’ispirazione. Ci sono tantissime thrash metal band in grado di scatenare un casino sotto il placo. Tante di queste sono della vecchia scuola, altre molto giovani e promettenti.
 

Ci fai qualche nome di giovani band che ritieni all’altezza della situazione attuale da te appena descritta?
 
Ce n’è più d’una. Al momento mi vengono in mente Municipal Waste, Skeletonwitch, Evile, Bonded by Blood, Warbringer, tanto per citarti quelle più conosciute a tutti. Diciamo che queste, per me, rappresentano quanto di meglio si possa ascoltare in ambito thrash metal.
 
Come sta andando il tour?
 
Benissimo davvero! Ci stiamo divertendo come dei ragazzini. Certo è impegnativo, ma l’agenda è bella fitta e dobbiamo tenere il passo. Ora giriamo ancora un po’ da queste parti, poi ci prenderemo un attimo di pausa perchè a metà agosto partiremo per un mese di tour in America. Ci sposteremo tra Canada e Stati Uniti e le date sono davvero molte. Anche come attività live non ci possiamo davvero lamentare.
 
A questo punto della chiaccherata interviene l’organizzazione che, scusandosi per la mancanza di tempo, richiede la presenza del musicista per delle foto di rito …e il nostro lavoro si chiude qui coi saluti di Gary Holt.
 
Nicola Furlan