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Tygers Of Pan Tang (1985)

Di - 6 Maggio 2010 - 0:10
Tygers Of Pan Tang (1985)

Intervista ai Tygers Of Pan Tang nelle persone di Jon Deverill e Neil Sheppard da parte di Piergiorgio Brunelli tratta dal numero 61 della rivista Rockerilla, anno 1985.

Buona lettura

Steven Rich


Li si credeva morti e sepolti, scomparsi come tante band un tempo artefici dell’ormai lungamente declamata New Wave of British Heavy Metal. Come gli Angel Witch, recentemente tornati alla cronaca con un nuovo album (il secondo dopo il famoso LP omonimo d’esordio del 1980), anche i Tygers of Pan Tang sembrano essere usciti da un’interminabile corridoio scuro. Di loro si era saputo ben poco dalla rottura con la MCA alla fine dell’82. The Cage era stato come una semina spazzata via dagli uccelli e poco erano contati i dati statistici che indicavano in quel lavoro il più venduto della storia del quintetto Newcastle: nessuno era più interessato a loro. Sarebbe facile affiliare alla Music For Nation il titolo di salvatrice della patria, sarebbe ancora più semplice criticare la famosa etichetta di HM come raccoglitrice dei rottami altrui.

In effetti la MFN ha l’insostituibile pregio di dare una possibilità a quelle bands che i preconcetti del mondo musicale inglese hanno destinato all’anonimità di un futuro senza speranza. Si potrebbe andare avanti a lungo a discutere di quanto Kerrang!, pur essendo l’unica rivista di Heavy inglese, sia influenzata nelle sue scelte editoriali da interessi ed inimicizie private che ben poco spazio lasciano alle piccole etichette britanniche ed ai loro gruppi. Anche Kerrang! è legato alle leggi di mercato che gli fanno vendere più copie con un articolo sugli Iron Maiden che non sui Tygers o sugli Angel Witch. E pensare che se non fosse stato per quei gruppi (gli ultimi due compresi) forse la rivista non esisterebbe nemmeno. Polemiche… John Deverill è deciso a metterci una pietra sopra.

JD — Abbiamo avuto ogni sorta di problemi: ecco perché ci abbiamo messo quasi tre anni a tornare allo scoperto. The Cage fu un album piuttosto venduto, il tour non fu un disastro, poi andammo in Giappone dove spopolammo. Il problema era che la MCA non fece nulla negli States per noi: facemmo quattro albums e nessun tour americano. Era ridicolo. Volevamo risolvere il problema e la reazione fu negativa. Decidemmo di abbandonare la MCA, ma la cosa è più facile da dirsi che da farsi. Eravamo legati a loro per altri due albums che erano stati già finanziati. Si trattava di trovare una nuova etichetta preparata a comprarci dalla MCA e pagare la penale per la rottura del contratto (casi storici simili: Angel Witch, Saxon e, tuttora in corso di litigio, Motorhead). E’ una cosa impossibile, perché si tratta di pagare una considerevole somma di denaro ancora prima di cominciare ad investire nella nuova band. Non potevamo, a quel punto, chiedere scusa e tornare indietro e dovemmo proseguire per la nostra strada.

Cambiammo quattro managements ed ognuno fallì. Era come sbattere contro un muro. Finalmente l’ultimo (Ron Sharples) con l’aiuto di un brillante avvocato è riuscito a tirarci fuori da quella situazione. Sono passati così due anni, di frustrazioni, di depressione e alcuni membri se ne sono andati (Robb Weir, Rocky e Fred Purser) perché erano stanchi di non far niente. Fred sta lavorando ad un progetto solistico, Robb si è unito ad un’altra band, mentre Rocky ha totalmente lasciato il business e fa qualcosa di totalmente diverso. Alla fine, risolti i problemi, c’eravamo rimasti solo io e Brian. Dovemmo reclutare nuova gente che volesse le nostre stesse cose e fosse veramente interessata, per evitare di perdere troppo tempo in cambi di formazione continui. Questa formazione è assieme da circa sette mesi.

Neil — (ex-Waysted) John lavorava con Steve Thompson prima di ristrutturare la band, per cui tutto il materiale fu scritto circa un anno fa e noi nuovi membri abbiamo contribuito poco. Se avessimo deciso di partecipare più costruttivamente a “The Wreck-age” l’album sarebbe uscito molto in ritardo. Non ci sono contrasti nella direzione musicale da seguire, si è solo trattato di un problema di tempo.

JD — Ne avevamo perso troppo, non volevamo perderne altro. Vogliamo un buon Hard Rock melodico pieno di dinamicità e melodia. È quello che faremo anche in futuro. Il brano conclusivo di “The Cage” (sebbene fosse scritto da Fred Purser) sembra essere un ottimo spunto in questa direzione. Quella eredità di rock spazioso è stata in parte raccolta dal brano che dà il titolo all’album. The Actor era il mio pezzo preferito. In The Wreckage c’è lo stesso senso di drammatico.

 

Neil — Tutto questo avrà una dimensione diversa in futuro. È una direzione che vogliamo perseguire.

JD — Vorrei poter pensare che il gruppo possa crescere assieme sviluppando anche quelle idee, però si tratta di una fase assai prematura perché è importante che ci si concentri ora a ristabilire i Tygers come band Live. Non abbiamo fatto un concerto dal novembre ’82. Non c’erano soldi, non c’era la possibilità di fare dei concerti autofinanziati e cavarsela con una perdita di denaro limitata. Tutto costa denaro oggigiorno. Non è facile.

I Tygers furono tra quelle bands affermatesi in quella che era la tanto decantata New Wave of British Heavy Metal. Come vedi la scena musicale inglese dopo cinque anni?

JD — Nell’Heavy non mi sembra che ci sia niente di trascendentale al momento. Le cose più grosse sono state recentemente Gary Moore ed i Marillion che sono tanto hard. Ci sono tante bands molto di più dell’80, ma poche veramente interessate. Non ci sono sostanziali differenze nel look e nel sound.

C’è un doppio significato nel titolo: Wreckage o Wreck-age?

JD – Si può intendere in due modi perché il significato è illustrato nel retro della copertina, mentre il titolo è diverso. Mi piace essere ambiguo nelle parole, non sembrare troppo ovvio. C’è un riferimento alla situazione economica e sociale di questo paese.

Neil — Infatti il titolo è stato ispirato dalla caduta del GLC.

JD – No, non è vero, è successo ieri.

Che dosa avete fatto in tre anni?

JD — Si andava a concerti, io scrivevo materiale con Steve Thompson. Non mi è venuto un esaurimento nervoso.

Da dove provengono gli altri membri della band?

Neil — Io suonavo con Jess Cox (il primo cantante dei Tygers. Della serie: come è piccolo il mondo), poi ho fatto una breve apparizione nei Waysted, dopo la dipartita di Ronnie Kayfield. Poi i Tygers.

JD – Dave Donaldson ha lavorato con molta gente come session man, mentre Steve Lamb viene da una band chiamata Seargent. Ian Curnow suona con i Talk Talk dal vivo ed ha solo contribuito all’album, non è un membro della band. Riguardo a progetti futuri, non programmiamo di cominciare il lavoro dal vivo prima della metà di agosto. È un peccato che anche quest’anno non si faccia Reading perché sarebbe stato il festival ideale per noi. Quello che dobbiamo fare è controllare il livello dei danni provocati dalla lunga assenza. Dobbiamo aspettare per vedere quanto venderà l’album. È una sorta di garanzia per il promoter che sa di non investire a vuoto. Una volta che la ruota comincia a girare tutto funziona. Staremo a vedere.

Buona fortuna!

PIERGIORGIO BRUNELLI

 

 

Articolo a cura di stefano “Steven Rich” Ricetti