Live Report: Kreator e Morbid Angel a Bari (14/11/2012)

Di Daniele D'Adamo - 20 Novembre 2012 - 19:00
Live Report: Kreator e Morbid Angel a Bari (14/11/2012)

KREATOR + MORBID ANGEL + NILE + FUELED BY FIRE

14 NOVEMBRE 2012 @ LIVE, BARI

 

 

INTRO

Se volessimo sottotitolare l’evento in questione, la scelta ricadrebbe su ‘baptized in blood’, poiché è la ‘prima’ volta che mostri sacri quali Kreator, Morbid Angel e Nile approdano nel Sud Italia. Il luogo prescelto per accogliere Petrozza, Vincent, Sanders & Co. non poteva che essere il Club Demodè di Bari, sia per l’ubicazione – lontano da orecchie indiscrete – che per la sua capienza. Erano anni che il popolo metal aspettava con ansia un evento del genere, ed ecco finalmente che il sogno si avvera e in un solo colpo ci predisponiamo ad assistere a questa maratona di cinque ore con le migliori aspettative!

 

Ore 19.00.
Tocca ai californiani Fueled By Fire richiamare l’attenzione dei presenti con un set incentrato su brani dell’ultimo “Plunging Into Darkness”, con le sole eccezioni di “Deadly Restraints” e “Thrash Is Back”, tratti dal primo full-length “Spread The Fire”. I quattro propongono un thrash old school che, unito a grinta ed energia – soprattutto da parte del cantante/chitarrista Rick – inizia a scaldare gli animi. Ottima vetrina per i quattro di Norwalk che riescono benissimo nel loro compito, anche se sotto il punto di vista stilistico non propongono nulla di originale ed eclatante.

Set-list:
Within The Abyss
Eye Of The Demon
Unidentified Remains
Deadly Restraints
Thrash Is Back
Rising From Beneath

 

Ore 19.45.
Se i Fueled By Fire erano ‘solo’ un antipasto, ci pensano Karl Sanders e soci ad alzare la temperatura del Demodè in una giornata prettamente autunnale. I Nile salgono sul palco e le transenne iniziano a tremare per via del pubblico che comincia a farsi più numeroso. “Sacrifice Unto Sebek” dà inizio alle danze: i ritmi terrificanti dettati dalla piovra Kollias dietro i tamburi, sono tra i più estremi che si possano ascoltare. L’attacco è feroce ed è impossibile non reagire incitando il combo di Greenville. L’umiltà di Toler-Wade e il carisma di Sanders si amalgamano e si separano scambiandosi lyrics, riffing e soli, con il risultato di un sound ‘di gruppo’ coinvolgente e affascinante, amplificato da quelle perle che compongono la setlist. Inutile dire che per “Kafir!” il coro «There Is No God But God» è all’unisono, e, insieme alla seguente “Hittite Dung Incantation”, scatena l’inferno che si protrarrà fino alla conclusiva “Black Seeds Of Vengeance”, dopo quarantacinque minuti tiratissimi che li confermano tra i migliori in ambito brutal death metal. A questo punto c’è il tempo di respirare e di rifocillarsi prima dei due set più attesi.

Set-list:
Sacrifice Unto Sebek
Defiling The Gates Of Ishtar
Kafir!
Hittite Dung Incantation
Permitting the Noble Dead To Descend To The Underworld
Sarcophagus
Enduring The Eternal Molestation Of Flame
Lashed To The Slave Stick
Black Seeds Of Vengeance

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Ore 21.00.
Dopo mezz’ora di cambio stage sale l’adrenalina per la prova della band più attesa. Qualcuno è scettico, altri sono in cerca di conferme o smentite da parte dei padri del death metal, dopo l’uscita del contestato “Illud Divinum Insanus”. Tutti nel loro immaginario vorrebbero Sandoval, ma è proprio il suo sostituto – “The Missile” Yeung – il primo a presentarsi sul palco, seguito da Destructhor e dai leggendari Dave Vincent e Trey Azagthoth. “Altars Of Madness” la farà da padrone per numero di brani: l’opener “Immortal Rites” mette subito in chiaro che a distanza di quasi un quarto di secolo quando sul palco ci sono i Morbid Angel non ce n’è per nessuno. Il gioco si fa duro e il delirio impazza! Via dritti con il solo tributo a “Blessed Are The Sick” con “Fall From Grace” e poi si passa alla lettera ‘C’ con “Rapture” e “Pain Divine”. Vincent è aggressivo e in ottima forma e, coadiuvato dalla ritmica serratissima di Yeung, ‘sgancia’ il riffing dell’efficace e precisissimo Destructhor e del criptico Azagthoth, che di carisma e classe ne ha da vendere. Rifugiandosi dietro la sua capigliatura sfoggia il suo personalissimo stile che ha reso alla storia i Morbid Angel, ed è talmente immerso nel suo mondo che sembra viva un universo parallelo. La sei corde “Astro X” disegna soli paranoici e futuristici. La folle risata di “Maze Of Torment” anticipa le più recenti “Existo Vulgoré” e “Nevermore”, durante le quali l’attenzione non cala di nulla, anzi, si alza un inno con «Vulgore of the gory, Vulgore for the glory glory, Vulgore tells the ugly story, Vulgore existo vulgoré»: a dispetto delle tante critiche dell’ultimo “Illud Divinum Insanus” (che ci stanno tutte e anche di più), paradossalmente in sede live sprigionano anch’esse energia a mille. E se qualcuno non le ha digerite, non è il caso di preoccuparsi: “Blasphemy”, “Lord Of All Fevers And Plague” e “Chapel Of Ghouls” le fanno dimenticare in fretta fino al momento spaziale del solo di Trey, incentrato su armonici ed effetti nei pressi del pick-up… il manico diventa un optional! Il tempo di sfoggiare la sua realtà virtuale e subito si riparte con “Dawn Of The Angry”, “Where The Slime Live” e “Bil Ur-Sag” verso i due brani finali: “God Of Emptiness”, spaccaossa con la voce di Vincent ancora tra le migliori in circolazione e la conclusiva “World Of Shit (The Promised Land)” che riporta la band nel backstage, non dopo un lancio di plettri e un sorriso da parte di Azagthoth dopo un set superlativo. Onore ai Morbid Angel che fugano ogni dubbio sull’età e sulla resa sonora, invidiabilmente emozionanti e da sempre padroni del death metal!

Set-list:
Immortal Rites
Fall From Grace
Rapture
Pain Divine
Maze Of Torment
Existo Vulgoré
Nevermore
Blasphemy
Lord Of All Fevers And Plague
Chapel Of Ghouls/Trey Azagthoth solo
Dawn Of The Angry
Where The Slime Live
Bil Ur-Sag
God Of Emptiness
World Of Shit (The Promised Land)

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Ore 22.55.
Qualcuno meno attento avrà pensato come mai ai Kreator la ‘precedenza’ di headliner rispetto ai Morbid Angel. In verità le due band sono co-headliners, quindi spazio alla scenografia in 3D con tanto di mega telone iniziale sul quale la voce di Johnny Cash e la sua Personal Jesus introducono una delle band che ha maggiormente influenzato la storia del thrash metal europeo e mondiale. Dopo il devastante set dei Morbid Angel il rischio di ritenerci estasiati e soddisfatti potrebbe concedere – dopo quattro ore – poca attenzione alla band tedesca, e naturalmente sarebbe un vero peccato! Neanche il tempo di pensare questa eresia che Mille Petrozza fuga ogni dubbio, basta la sua prepotente entrata ‘on stage’ che si ricomincia! I quattro sfoderano un set capogiro basato sulla grinta che caratterizza i loro grandi successi senza negarsi una buona parte di brani tratti dall’ultimo “Phantom Antichrist”. Quarantasei primavere ma dimostrarne la metà: Petrozza è su di giri e lo è anche la folla che si lancia in un ‘wall of death’ al quale dà il via il possente Ventor con un ‘quattro’ in italiano, dopo che Petrozza ha ribadito le sue origini calabresi, e che per la prima volta spinge la band in Sud Italia! La macchina Kreator è perfetta, assemblata in assetto da guerra con Sami e Giesler ai lati del leader, e infligge colpi pesantissimi con i suoi cavalli di battaglia: “Enemy Of God”, “Phobia”, “Hordes Of Chaos”, “Extreme Aggression”, “Pleasure To Kill” sono puro divertimento da urlare, e un ottimo pretesto per pogo e headbanging. Quando cala il sipario sui Kreator è passata di poco la mezzanotte: tutti soddisfatti, con l’adrenalina che sprizza da tutti i pori, e tutti verso la via del ritorno, compresi i 300 km del sottoscritto.

Set-list:
Phantom Antichrist
From Flood Into Fire
Enemy Of God
Phobia
Hordes Of Chaos (A Necrologue For The Elite)
Civilization Collapse
Voices Of the Dead
Extreme Aggression
People Of The Lie
Death To The World
Coma Of Souls/Endless Pain
Pleasure To Kill
Violent Revolution
United In Hate
Betrayer
Flag Of Hate
Tormentor

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OUTRO

Poche parole per chiudere una serata indimenticabile che ha visto finalmente vedere esauditi i sogni di molti deathsters del Sud Italia, e non solo. Perché a intervenire sono stati fan da Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Abruzzo. Insomma, una festa che ha unito il popolo del metallo estremo, e anche qualche piccolo squilibrio acustico non è riuscito a placare gli animi, perché il sound risultante è stato accettabile per tutte le band – così come i diversi giochi di luci per ciascun gruppo. Quel che invece è importante sottolineare è che nonostante la grande affluenza, il Club non è risultato pieno, e a registrare l’assenza sono stati i paesi ‘vicini’. Peccato, perché eventi del genere andrebbero ricompensati con un sold-out dopo le continue lamentele dei pochi concerti di un ‘certo spessore’. Ringraziando l’organizzazione impeccabile e ospitale, che ha dovuto fare sacrifici di mesi per far filare tutto nella giusta direzione (la passione è alla base di eventi del genere), faccio un appello a chi ha disertato e ama davvero la musica: vi siete persi un evento storico, un’esperienza unica, la migliore proposta del 2012.

Report e fotografie a cura di Vittorio “VS” Sabelli