Live Report: The Rocker/F.E.A.S.T. a Milano

Di Marcello Catozzi - 20 Aprile 2012 - 22:37
Live Report: The Rocker/F.E.A.S.T. a Milano

Truemetal è stato invitato al doppio concerto di due fra le più coerenti e coraggiose realtà del panorama Hard Rock nazionale, ovvero F.E.A.S.T. e The Rocker.
I F.E.A.S.T. sono capitanati dal valoroso Fabrizio Chiarelli, già noto al grande pubblico come leader dei Mister No, e hanno pubblicato un piacevolissimo album uscito nel 2010, dal titolo “Rise”.  
I The Rocker, dal canto loro, sono forse più conosciuti come “Riff-Raff”, la famosa AC-DC tribute band” guidata dal capitano di lungo corso Edo Arlenghi. Hanno pubblicato il loro primo CD (“The Rocker – Italian Bastards”) nel 2010, che peraltro ha avuto un discreto successo registrando un buon volume di vendite e riscontri in ambito internazionale.

Live Report a cura di Marcello Catozzi

 

Una serata piovosa e piuttosto fredda non ha scoraggiato gli irriducibili rockettari che animano la pista del Blues House, un locale che trasuda rock dalle pareti e dall’arredamento.
Si aprono le danze con i F.E.A.S.T., che si presentano con la seguente line-up:
– FABRIZIO CHIARELLI – vocals, guitar
– LUKE BALLABIO – guitar
– ANGELO PERINI – bass
– MAO GRANATA – drums

La band scalda i motori durante l’intro e poi parte in quarta, come una Kawasaki rabbiosa, con la trascinante “Win or Lose” seguita da un’altrettanto grintosa “Feed the Hunger”: i suoni risultano ben calibrati e si nota subito una buona coesione fra i componenti, con Fabri Chiarelli sugli scudi che alterna acuti lancinanti con la sua ugola e assoli sempre azzeccati con la sua chitarra. Rimarchevole anche la ricca e pomposa “Dangerous Love”, che pone in evidenza, forse meglio di ogni altra song, tutto il bagaglio tecnico (sia sotto il profilo chitarristico sia vocale) di questo sanguigno personaggio.
La set list del programma prevede quasi tutte canzoni originali:
–    Intro
–    Win or lose
–    Feed the hunger
–    Dangerous love
–    Ain’t done
–    Broken dreams
–    Technical
–    Stormwind
–    Rock and Roll flame
–    Burning fever
–    Drum and Bass Solo
–    Meaning of life
–    Fire and dynamite

La performance dei F.E.A.S.T. è stata impeccabile, tosta e convinta, grazie a una possente base ritmica e a un’equilibrata convivenza delle due chitarre. Lo stile ha evidenziato radici prettamente Hard Rock, con influssi che richiamano i grandi del passato, quali Whitesnake, Krokus, Metallica, Bad English, tanto per fare qualche nome. Da sottolineare i momenti più emozionanti dello show, con la struggente ballad “Broken dreams” e la coinvolgente “Rock and Roll flame”, ottimamente interpretate da un ispiratissimo frontman. Il pubblico ha dimostrato di gradire assai quanto offerto dal quartetto lombardo, spellandosi le mani e assecondando i cori: questa è sicuramente la migliore ricompensa per gli scatenati rockettari nostrani, che si congedano palesando una sorridente soddisfazione.

Il tempo di allestire la strumentazione e si può ridare il via alle danze con The Rocker.
La formazione è la seguente:
– EDO ARLENGHI – vocals
– WALTER CALIARO – guitar
– FORTUNATO SACCA’ – bass
– RAMON ROSSI – drums

Si comincia a manetta con la scoppiettante “Motorocker”, che riporta la platea sui livelli di entusiasmo del precedente show. A seguire, altre due perle dell’ultimo disco: l’esplosiva “Here 4 today” e la ritmata “Little Angel”, scandita dal battimani del pubblico. Edo (cappello da cowboy e gilet sbarazzino) si muove con la solita maestria sulle assi del palco, assecondato da un Caliaro libero da schemi (chitarristici e comportamentali) di stampo “angusiano”. Con piacere si rivede in pista Fortu Saccà, bassista dal tiro micidiale che forma, insieme a Ramon Rossi, un bicilindrico di gran classe e spessore. Il suono è come al solito bello compatto e deciso, così come l’atteggiamento dei ragazzi sempre pronti a “spaccare”!
La scaletta offre agli appassionati presenti le seguenti canzoni:
–    Motorocker
–    Here for today
–    Little Angel
–    No rules
–    God’s not hate
–    King for a day
–    To a friend
–    Comfortable disease
–    Lust
–    Italian bastards
–    Pure R’n’R never lies
–    Rocker
–    It’s a long way to the top
–    Highway to Hell

La prestazione di questi valorosi alfieri dell’Hard Rock si snoda attraverso le tracce del CD sopra citato, con una chicca rappresentata da “Lust”, che comparirà nel prossimo disco: un pezzo di immediato impatto, che si distingue per ritmo e vigore e che lascia ben sperare per l’uscita del nuovo prodotto (prevista entro la fine dell’anno). Da rimarcare la rocciosa “God’s not hate” (dai contenuti lirici di grande profondità) e la struggente “To a friend”, una ballad assai commovente. E ancora, la hit “Italian bastards”, cantata a squarciagola da tutti i presenti, e la vivace “Pure R’n’R never lies”, accompagnata dal coro dei fedelissimi. Anche stasera il poderoso Arlenghi ha sfoggiato vocalizzi di prim’ordine, senza risparmio, assecondato dalle impennate di Walter in un binomio che crediamo possa rivelarsi vincente anche nel prodotto discografico già in cantiere.
Alla fine dell’esibizione, non poteva certo mancare una jam collettiva, con la risalita (sul palco) di Fabri Chiarelli e di Luke Ballabio, per un graditissimo extra-time: il finale pirotecnico comprende un uno-due micidiale con “It’s a long way to the top” e “Highway to Hell” e scatena la platea in una meritatissima standing ovation.

Coi tempi che corrono, non possiamo che essere felici di aver vissuto una serata come questa, con due band che propongono, con orgoglio e coerenza, musica originale di ottima qualità, capace di divertire e di appassionare. I gestori dei locali sappiano, dunque, che lo scenario del Belpaese non pullula soltanto di cover e tribute band, peraltro validissime nel loro genere, ma che esistono anche gruppi che sanno fare Rock come Dio comanda e che ne portano il vessillo con onore! Speriamo con tutto il cuore (di rockettari convinti) che questi episodi non siano casi isolati e, quindi, speriamo di rivedere presto (e più spesso) F.E.A.S.T. e The Rocker on stage, in quanto garanzia di emozioni vere e profonde.
Marcello Catozzi

Nota: si ringrazia Maruska Kiella Montanari per il contributo fotografico