Live Report: Gods Of Metal 2010, il report in tempo reale (giorno 1, parte II)

Di Silvia Graziola - 25 Giugno 2010 - 20:30
Live Report: Gods Of Metal 2010, il report in tempo reale (giorno 1, parte II)

Gods Of Metal 2010

(25/06/2010 parte II)

 

As I Lay Dying

Un’onda d’urto che travolge e lascia storditi, questo è il sound degli As I Lay Dying, band metalcore proveniente da San Diego. Il pubblico è rapito dall’esibizione del combo americano tanto che, oltre allo scatenato pogo delle prime file, i ragazzi si buttano addirittura nello stage diving. Un suono aggressivo, dove lo scream e il cantato pulito si alternano velocemente e i riff di chitarra travolgono gli ascoltatori. Delle band finora esibitesi, gli As I Lay Dying sono forse quella che ha saputo coinvolgere meglio il pubblico. Massicci e devastanti, non ci sono altri aggettivi per descriverne l’esibizione.

Stefano Vianello

 

 

 

Fear Factory


Personalmente non vedevo l’ora di vedere i Fear Factory dal vivo. Lo ammetto, ero davvero curioso ed entusiasta all’idea di vedere sul palco una delle più innovative realtà della scena post-thrash anni Novanta. Saper poi che la batteria sarebbe stata suonata da Gene Hoglan era motivo d’ulteriore fremente attesa. Diciamolo tutta: aspetattative non deluse! Senza falsi condizionamenti o emozioni personali, i Fear Factory non hanno deluso. Paradossalmente, se da disco appena uscito (“Mechanize”) gli ultimi pezzi composti non m’avevano più di tanto entusiasmato, bisogna ammettere che dal vivo è stato un vero massacro dettato da un’esecuzione precisa, al limite del chirurgico. Certo, una delle caratteristiche della band è sempre stata la capacità di evocare le muse della geometria perfetta, ma non avrei mai pensato che si arrivasse a tali livelli. Un pizzico di delusione potrebbe configurarsi nella prestazione vocale di Bell, ma l’impatto sonoro è stato talmente inarrestabile che ogni piccola imperfezione è stata spazzata via con notevole violenza. Basti pensare a pezzi come Mechanize, Edgecrusher piuttosto che Powershifter o Demanufacture, realizzare che alle pelli presenzia uno dei maestri del drumming estremo e l’idea dovrebbe già aver preso forma nella vostra mente. Devastanti!

Nicola Furlan


 

 

Devildriver


Il sole inizia a tramontare mentre i Devildriver entrano in scena. Molta gente è accorsa per  poter apprezzare la performance live della band di Santa Barbara. Un deathcore veloce e aggressivo come la scuola americana insegna. Il pubblico è completamente coinvolto dall’esibizione del combo californiano che macina un brano dietro l’altro coprendo più di un’ora e un quarto di show. Concerto lungo e senza pecche, peccato per alcuni volumi non sempre perfetti. I metalhead ne escono infine piuttosto provati, ma sono carichi di attesa per l’esibizione dell’headliner della giornata.


Stefano Vianello

 

 

Killswitch Engage


Il compito di metter fine alla prima ‘tre giorni” del Gods of Metal 2010 spetta ai Killswitch Engage, importante realtà musicale proveniente dal Massachusetts. Il tema base della giornata è sempre quello: metalcore ovvero una musica che, alternando momenti violenti ad aperture melodiche, tende a metter in evidenza sentimenti di rabbia e ribellione finalizzati al raggiumento di stati di spensieratezza. Sono proprio le sezioni ritmiche dei brani a rendere onore all’aspetto più veemente messo in atto dal quintentto capitanato dal chitarrista Joel Stroetzel mentre i ritornelli aprono scenari ricchi di speranze. Il tutto ben si sposa alle solite tematiche improntate sulle mai risolte questioni sociali e sui turbamenti personali a cui far fronte. A dirla tutta, sebbene la band mi ha colpito più per attitudine “scenica” che per vera e propria unicità artistica, è riuscita nell’intento di far divertire e, considerazioni soggettive a parte, è quel che conta. Il pubblico si è lanciato oltre le barriere in più occasioni, segno che la band è riuscita a tirar fuori le ultime residue energie ormai quasi del tutto consumate dall’intensa giornata nel circle pit. Grazie al contributo fornito da un lavoro fonico straordinario, davvero straordinario, la band si farà ricordare per aver onorato la memoria del compianto Ronnie J. Dio (coverizzato egregiamente il super classico brano Holy Diver) e come degno guardasigilli di questo 25 giugno timbrato di ‘core’ .

Nicola Furlan
 

 

È stata una giornata intensa e ora andiamo a goderci i meritati onori brindando qualche pinta alla luna…e poi a nanna presto, domani sarà un giorno pieno di fottuto metal e vogliamo esser pronti per le incombenze che c’aspettano: interviste, report, news e tanto altro. Naturalmente vi aspettiamo qui al nostro stand! non esitate, venite a trovarci!!! Fatevi riconoscere perché TrueMetal senza di voi è triste …a domani!!!  

Nicola Furlan