Live Report: Asia a Roma

Di Fabio Vellata - 25 Aprile 2010 - 13:07
Live Report: Asia a Roma

Live Report a cura di Francesco Maraglino

Roma, 24 aprile 2010

Auditorium Parco della Musica.
 
La nube vulcanica che nei giorni scorsi ha paralizzato i viaggi aerei ha fatto saltare le prime due date del tour 2010 degli Asia – il supergruppo prog/AOR formato da John Wetton (King Crimson, UK), Steve Howe (Yes), Carl Palmer (Emerson, Lake & Palmer) e Geoff Downes (Buggles, Yes) – e così Roma, nella cornice perfetta della Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica, ha avuto l’onore sabato sera di ospitare la prima assoluta della tourneè di presentazione di “Omega”, il nuovo full-length della band inglese.

Accolti da un pubblico non numerosissimo, ma appassionato e competente, questi quattro giganti del classic-rock si sono presentati sul palco alle 21 in punto, aprendo le danze con “I Believe”, una delle tracce più efficaci e rockeggianti di “Omega”.
I propositi bellicosi degli Asia si manifestano proprio con la scelta dei primi brani dello show, tutti rocker grintosi ed eseguiti, oltre che con l’immancabile maestria tecnica, con grande feeling. La sinfonica “Only Time Will Tell”, dal primo inarrivabile album, la nuova, potente e pomposa “Holy War”, la scoppiettante “Never Again” (dal penultimo “Phoenix”), infatti, dimostrano una volta in più che questi quattro sessantenni posseggono ancora energia e voglia di suonare in quantità tale da poter suscitare l’invidia di molte giovani rockstar ventenne.

Dopo l’uragano iniziale, gli Asia passano a suoni più pacati ed eleganti: ecco arrivare allora “Through My Veins”, ancora tratta da “Omega” (album in cui la band dimostra di credere molto, visto che ne ha presentato diverse tracce durante la serata), dall’incedere raffinato e sinuoso, e quindi una versione tutta piano & voce di “Don’t Cry”, che dimostra la perfetta forma delle corde vocali di John Wetton, da grandi applausi per la sua eccellente e calda performance.

Applausi a scena aperta e bocche spalancate, subito dopo, anche per il solo di Steve Howe. Ad esso segue la morbida “The Smile Has Left Your Eyes”, arricchita da una seconda parte più elaborata ed aggressiva (come in “Live in Moscow” –1990).
Le tastiere e la voce filtrata elettronicamente di Geoff Downes introducono poi la bellissima “Open Your Eyes”, seguita prima da una possente “Wildest Dreams”, in cui Carl Palmer, autentica instancabile macchina del ritmo, dà sfoggio delle sue migliori doti tecniche, poi dal nuovo singolo “Finger On The Trigger”, qui in versione durissima e molto rock’n’roll, con uno Steve Howe quasi “metallaro”, ed infine dalla progressiva “Time Again”.
 

Dopo questo tris di brani “tosti”, ecco ancora un break morbido ed emotivo con “An Extraordinary Life” (da “Phoenix”), bilancio di vita dell’ottimo John Wetton; poi gli Asia proseguono via via  in crescendo verso la fine dello show con “The Heat Goes On” (con l’immancabile, prodigioso e divertente assolo di Carl Palmer), “End Of The World”, e la straordinarie e trascinanti “Here Comes The Feeling” e “Sole Survivor”, che hanno chiuso uno show impeccabile.
Inevitabili i bis (mica si può andare via senza “Heat Of The Moment”, no?), che si aprono con una sorpresa: “Go”, esempio di scintillante pomp-rock “anni Ottanta”, trascurata nei precedenti tour verosimilmente perché tratta da “Astra”, album in cui l’axeman non era Steve Howe, ed ironicamente dedicata alla nube vulcanica di cui sopra e, appunto, “Heat Of The Moment”, con tanto di botta e risposta tra Wetton ed il pubblico durante il ritornello.

Il pubblico torna a casa soddisfatto di un concerto la cui scaletta ha dimostrato di puntare con sicurezza su un repertorio “tutto-Asia”, senza i tuffi nei classici di Yes, ELP, King Crimson e Buggles dei tour precedenti, e caratterizzato non solo dalle canzoni del passato, ma anche da tanti brani post-reunion, a dimostrazione di una formazione ancora vivace e che non intende appiattirsi sull’effetto-nostalgia.
Da annotare che qualche die-hard fan, mezz’ora dopo la fine del concerto, ha atteso gli Asia all’uscita degli artisti dell’Auditorium per farsi autografare dai musicisti i loro CD e qualche consunta cover di vinili di ELP e Yes, districandosi tra i numerosi giovanissimi fans di un popolare cantautore italiano – di fama prevalentemente sanremese (che aveva suonato in contemporanea in un’altra sala) – del tutto inconsapevoli, ci è sembrato, del fatto che accanto a loro passavano dei miti assoluti della storia della musica moderna.

Line Up:

John Wetton: basso, voce
Geoffrey Downes: tastiere
Steve Howe: chitarre
Carl Palmer: batteria
 
Setlist:

   1. I Believe
   2. Only Time Will Tell
   3. Holy War
   4. Never Again
   5. Through My Veins
   6. Don’t Cry
   7. Steve Howe solo (including Mood For A Day)
   8. The Smile Has Left Your Eyes
   9. Open Your Eyes
  10. Wildest Dreams
  11. Finger on the Trigger
  12. Time Again
  13. An Extraordinary Life
  14. The Heat Goes On (including Carl Palmer solo)
  15. End of the World
  16. Here Comes The Feeling
  17. Sole Survivor

      Bis:

  18. Go
  19. Heat Of The Moment