TM Blast Beats #1: Brann Dailor (Mastodon)

Di - 20 Gennaio 2010 - 0:05
TM Blast Beats #1: Brann Dailor (Mastodon)

A cura di Stefano Testa, batterista membro degli Ananke, insegnante presso il centro Km33 di Trezzo Sull’Adda (Mi) e presso la Zona Played di Mezzago (Mi).

www.myspace.com/stefanotestadrummerwww.myspace.com/anankeitwww.ananke.it

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NUMERO 1

TM Carta d’Identità 
Nome Brann
Cognome Dailor
Anno di Nascita 1975
Gruppi

Mastodon, Today is the Day,

Lethargy, Discordance Axis,

Gaylord

 

Ed eccoci al primo vero appuntamento di questa rubrica!
Iniziamo con uno dei batteristi più in voga del momento, colui che è stato definito il nuovo fenomeno dell’heavy prog, uno dei fondatori della conclamata band Mastodon, Brann Dailor! Già da un primo ascolto si capisce subito che il ragazzo ci sa fare: con il suo drumming sostenuto, potente e privo di banalità riesce a creare una curiosità difficile da arrestare, trascinandoci rapidamente in un vero e proprio turbine di note.
Ma andiamo con ordine.
Nato e cresciuto in quel di Atlanta, deve il suo primo approccio con la musica alla famiglia, composta in gran parte da musicisti (strano no?). Le prime esperienze tangibili lo vedono dietro alle pelli per band quali Lethargy , Today is the day e Gaylord, per poi stabilirsi definitivamente nei Mastodon, dove lo troviamo tuttora. Con questi ultimi ha dato vita ad una discografia di tutto rispetto: tre album, due ep, una raccolta ed uno split album. Mi sento di poter dire che il buon Brann sia eccezionale praticamente in ognuno di questi lavori, raggiungendo risultati tali da rendermi impossibile il consiglio di una sua unica opera. Sarebbe utile procurarsi almeno gli ultimi tre album della band per avere un quadro globale di ciò di cui stiamo parlando e cioè “Leviathan”, “Blood Mountain” e “Crack The Skie”.

Tratto dal making of del DVD “Blood Mountain”

DRUMMING

Ovviamente per quanto riguarda un batterista come Brann, che così tanto dà alla composizione e allo stile del gruppo, è difficile dare un interpretazione del drumming senza parallelamente interpretare lo stile della band stessa. I suoi compagni si fondono con lui e lui con loro, è inevitabile. Tuttavia, nonostante non sia nostro intento discutere dei Mastodon, ci accorgeremo di come lo strumento per eccellenza meno melodico possa comunque delineare i tratti principali del sound di una band. Evidentemente ispirato al metal più classico, lo stile di Brann presenta un ampio numero di contaminazioni diverse tra loro. Ascoltandolo capiamo rapidamente di come generi quali il progressive rock o addirittura il jazz facciano da condimento ad un metal possente, quasi imperioso. Il suo lato più estremo presenta uno scarso numero di lunghi tappeti di cassa, ma una quantità infinita di fills e un uso frequentissimo del rullante per quanto riguarda le ghosts, con dinamiche però tutt’altro che basse. Se accoppiamo queste due caratteristiche a cambi frequenti e fantasiosi di battere/levare e alla presenza di tempi lontani da un semplice 4/4, capiamo che non risulterà affatto facile non farsi ingannare nel cercare di suddividere a orecchio le battute. Sarà invece più facile lasciarci trasportare dal suo drumming quadrato, inclinato inesorabilmente al riempimento costante degli spazi vuoti. L’altra faccia della medaglia da però buono spazio anche a originali marce di rullante, lunghe parti strumentali più tranquille e sperimentazioni progressive soprattutto, ma non solo, come nel caso dell’ultimo e discusso lavoro Crack The Skie. Molto presenti sono anche parti attendiste basate su scuri ritmi di tom e timpano, originalmente accoppiate alle chitarre e al basso e utilizzate in modo sapiente. Per quanto riguarda i piatti, come vedremo meglio analizzando il suo drumset, non possiamo certo ascoltare una grande varietà di suoni. Detto ciò dobbiamo però apprezzare un uso quasi spietato dei crash, che a volte perdono la loro natura di staccatori per trasformarsi in veri e propri strumenti polivalenti, venendo utilizzati a 360° senza paura alcuna. Uno studio degli ostinati quasi maniacale condisce il tutto, regalandoci un numero disarmante di combinazioni. Ci risulterà estremamente arduo annoiarci di fronte a cotanta creatività e a strutture cosi ben articolate.

DRUMSET

Come ogni professionista che si rispetti, Brann è ovviamente sponsorizzato. Ma se qualcuno già immagina di trovarsi di fronte ad uno degli enormi set tipici del metal si sbaglia. Potremmo definirlo invece come un kit minimale, che chiunque di noi riuscirebbe a portarsi dietro persino per esibirsi nel sottoscala di un locale di Cesenatico.
Il suo drumset è composto da:

Tama Starclassic Bubinga Drums
Cassa 18″x22″
Rullante 6″x14″ Warlord Masai o Spartan
Tom 6.5″x10″
Tom 7″x12″
Tom 7.5″x13″
Timpano 16″x16″

Meinl Cymbals
14” Mb20 Heavy Soundwave Hi-Hat
18” Mb20 Heavy Crash
20” Mb8 Medium Crash
22” Mb8 Medium Ride

Tama Hardware
Iron Cobra Power Glide Twin Pedal
Iron Cobra Lever Glide Hi-Hat Stand
1st Chair Ergo Rider Drum Throne
HC Series Boom Cymbals Stands
HT Series Tom Stands

Evans Drumheads
Bass EQ3
Tom G1, G2 Clear
Snare Power Center, Hazy 300, Blasters series

Vater Drumsticks
5B Wood

Come noterete, il numero di piatti e fusti è davvero limitato, per non dire esiguo, e la loro disposizione fa assomigliare il drumset ad una comune batteria da esposizione. La cassa, il rullante e il timpano presentano le misure standard di ogni set usato nel genere, mentre i tom hanno una profondità sicuramente inferiore. Sono i famosi Hyper-Drive Tom che mamma Tama sta tanto pubblicizzando negli ultimi tempi, ma, avendoli provati personalmente, posso dirvi che non mi hanno particolarmente entusiasmato, tanto da farmi preferire ancora le misure più profonde (e tanto da farli scegliere a Brann solo recentemente, sicuramente per esigenza della casa produttrice).
Tutti i fusti montano pelli Evans, oltre alle serie citate ne verranno impiegate sicuramente anche altre a seconda della situazione.
L’hardware è anch’esso interamente Tama, ovviamente il top della gamma, ed è costituito dai principali ed essenziali elementi.
A livello digitale non abbiamo trovato nulla che ci faccia pensare all’uso di centraline, trigger o altri effetti elettrici.
Per quanto riguarda i piatti la situazione si fa davvero critica. Splash, china o eventuali effetti sembrano essere stati assolutamente dimenticati, potremmo ipotizzare che Brann non sappia ancora della loro esistenza.
Un solo Hi-Hat, due Crash e un Ride compongono l’intero parco piatti, ovviamente hanno tutti caratteristiche adatti a superare le potenti distorsioni di casa Mastodon, gli Mb20 e gli Mb8 Meinl non sono certo per signorine.
Non possiamo che concludere facendo i complimenti al nostro ospite per il coraggio di una scelta cosi limitata e poco scenografica: in molti casi, soprattutto nel nostro beneamato mondo borchiato, ci imbattiamo in batterie enormi che risultano però poco sfruttate. Brann invece dimostra chiaramente a che livello artistico si può arrivare con una batteria composta da, diciamolo ad alta voce, solo 10 pezzi suonabili!
Da una sua intervista apprendiamo che questa decisione risale ai tempi dei suoi primi concerti, dove era impossibilitato a trasportare un maggior numero di pezzi. In poche parole, un’abitudine e attitudine a sfruttare ciò che è disponibile!
 

VIDEO

Ci congediamo lasciandovi alla visione di un paio dei tanti video che potrete trovare sui principali canali del web. Si tratta dell’esibizione di Brann al Modern Drummer Fest del 2006 e di parte del concerto dei Mastodon a Donington nel 2007.
Buona visione e alla prossima puntata.

Modern Drummer Fest 2006


Live at Donington 2007