Live Report: Full Of Hate a Trezzo Sull’Adda (MI)

Di Redazione - 25 Febbraio 2012 - 17:00
Live Report: Full Of Hate a Trezzo Sull’Adda (MI)

6 band rappresentanti tutte diverse sfaccettature del metal estremo raggruppate in un’unica giornata sotto la bandiera del Full Of Hate Tour 2012. Cannibal Corpse, Behemoth, Legion Of The Damned, Misery Index, Suicidal Angels e Nexus Inferis hanno calcato le assi del palco del Live Club di Trezzo Sull’Adda per dar vita ad una serata entrata nel cuore dei tantissimi fan che hanno riempito il locale. Ce n’è stato per tutti i gusti: dal thrash senza compromessi fino al brutal passando per il death/black e il grindcore. Insomma, una miscela di nomi studiata alla perfezione per accontentare un po’ tutti e, alla fine dell’evento, nessuno ha avuto nulla di cui lamentarsi.

Report a cura di Andrea Rodella, foto a cura di Amir Curic.

NEXUS INFERIS

L’apertura dei cancelli presenta già un nutrito gruppetto di metallari che sono in coda già da qualche ora, in attesa di poter presenziare al concerto che inizierà a breve. Infatti, quando i Nexus Inferis salgono sul palco l’accoglienza è data da un centinaio di irriducibili saldamente ancorati alle transenne. La band inglese propone un assaggio del suo primo album da poco uscito per NoiseArt Records e, purtroppo, complici dei suoni ancora in via di definizione ed una tenuta del palco da parte del frontman Veracity, il risultato non convince appieno, anche se il pubblico presente sembra gradire parecchio. La proposta del quintetto si assesta, a conti fatti, su un death/black metal marziale e venato di industrial con largo uso di campionamenti registrati che toglie parte di quell’energia che il live dovrebbe portare con sé. La carica e l’impatto della musica dei Nexus Inferis non sono sufficienti per farli restare a lungo nella mente degli intervenuti, i quali comunque riservano loro un caldo saluto una volta finito lo show.
Rivederli in azione in un contesto differente da quello di gruppo d’apertura porterebbe sicuramente degli enormi vantaggi alla band, ma il problema da superare è un rodaggio live ancora in corso e la ricerca di una maggiore confidenza con il palco.

 

SUICIDAL ANGELS

Si passa, dopo un rapido cambio palco, al thrash nudo, crudo e senza compromessi dei Suicidal Angels, i quali rileggono in maniera piuttosto fedele i dettami del genere. Il revival che si è generato negli ultimi tempi attorno alle sonorità figlie degli anni ’80 porta il quartetto a calcare le assi del Live Club allo scopo di dimostrare che il fenomeno che li ha portati a emergere non è solo un fuoco di paglia. E allora sin dalle prime note l’energia prodotta dagli ellenici è talmente tanta che si crea spontaneamente un già vasto circle pit e si assiste anche ad un riuscito wall of death.
Forti del nuovo disco Bloodbath, i quattro thrasher non si risparmiano affatto, tant’è che grossa parte del pubblico inneggia al loro nome con entusiasmo facendo quasi dimenticare il fatto che si tratti solo del secondo gruppo in scaletta. Nel frattempo, infatti, il numero dei presenti continua a crescere fino a ricoprire buona parte della superficie del locale (il pienone vero e proprio si avrà solo in occasione dei Cannibal Corpse) e, alla chiusura dello show dei Suicidal Angels si leva poderoso un clamore di assenso per una performance in linea con gli altissimi standard della serata.
Da segnalare anche un piccolo aneddoto: durante l’ultimo brano della setlist del quartetto è stato fatto salire sul palco un bambinetto che si è mostrato decisamente entusiasta dell’esperienza, tanto da ricevere approvazione anche dal pubblico, il quale ha applaudito il gesto con grande enfasi. Miracoli del metal, probabilmente.

 

MISERY INDEX

Arriviamo al lato più vicino al grindcore con gli statunitensi Misery Index i quali convincono grazie ad un approccio molto ben studiato e forte di ben due voci principali: quella del bassista Jason Netherton e quella del chitarrista Mark Kloeppel. L’impatto, elemento principale della proposta del quartetto, è garantito da una prestazione pressoché perfetta con una carica veramente notevole, tanto da ricevere continui incitamenti da parte dell’audience.
Anche nel caso degli autori di Heils To Thievery c’è stato un ottimo responso e, in effetti, la proposta musicale della band è perfettamente in linea con i canoni di brutalità attesi dalla serata. Infatti l’impatto generale dei Misery Index è ben bilanciato con dei suoni assolutamente all’altezza della situazione e tesi a rendere l’impasto sonoro fluido e lavico quanto basta per abbattersi con la necessaria furia sui presenti. Oltre ai suoni, comunque, i quattro musicisti hanno saputo creare coi loro strumenti un impianto sonoro di ottima qualità ed estremamente soddisfacente, tanto che si sono iniziati a vedere i primi esempi di crowd surfing tra i presenti.
Ansiosi di portare a casa la loro buona fetta di consensi, i Nostri non si risparmiano bilanciando in scaletta sia brani più veloci e brutali che altri caratterizzati da maggior groove. Determinante in questo senso l’apporto della sezione ritmica, la quale definisce il passo dell’intera band e sostiene un impianto sonoro che gode, dettaglio tutt’altro che banale, di ottimi suoni. Nel complesso un graditissimo antipasto al piatto forte.

 

LEGION OF THE DAMNED
Con gli olandesi Legion Of The Damned si va sufficientemente sul sicuro, almeno sul fronte live. Nati come Occult negli anni ’90, hanno avuto la fortunata idea di cambiare nome e da allora pare che il successo li abbia baciati grazie a un ottimo thrash moderno e dirompente. Volendo cercare il pelo nell’uovo di questo ormai scafato gruppo, si potrebbe dire che dal vivo la presenza di una sola chitarra limita un po’ l’impatto, ma in mezzo al pit e tra il pubblico sembrano farci caso in pochi.
Il biondissimo cantante Maurice Winkels cerca poco il contatto con la gente, forse per mantenere la concentrazione, ma ciò forse delinea un atteggiamento meno partecipe al concerto. Di contraltare va detto che i Legion Of The Damned hanno segnato un netto punto a proprio favore in quanto sono riusciti, pur non avendo dalla loro brani memorabili, a creare un’atmosfera assassina e dannatamente brutale, tanto da far insorgere spontaneamente un wall of death di discrete dimensioni.
Arrivando al nocciolo della questione, musicalmente forse il quartetto non avrà moltissimo da dire, ma dal vivo sa essere professionale e determinato nel portare a termine performance di altissimo livello. Che poi siano o meno apprezzati dalla critica, quello che conta è il responso dei fan e, a Trezzo Sull’Adda, quel responso ha decisamente dato ragione agli autori di Descent Into Chaos.


Setlist:
1 – Legion Of The Damned
2 – Death’s Head March
3 – Bleed For Me
4 – Pray And Suffer
5 – Son Of The Jackal
6 – Malevolent Rapture
7 – Werewolf Corpse
8 – Night Of The Sabbat
9 – Cult Of The Dead
10 – Taste Of The Whip

 

BEHEMOTH
Finalmente i Behemoth hanno ripreso il loro cammino dopo la dura lotta di Nergal (all’anagrafe Adam Michal Darski) contro una debilitante leucemia. Il leader incontrastato del quartetto sembra essere qui per dire ai presenti che è tornato più forte di prima e, in effetti, lo ribadisce anche al microfono durante una pausa tra due brani. Ma l’aspetto più interessante è la netta differenza tra le band che hanno calcato il palco finora e i quattro polacchi: la teatralità, il gioco di luci e la magniloquenza del loro show non avranno alcun eguale, così come la classe, la perizia tecnica e la presenza scenica dei singoli musicisti non verrà mai messa in discussione durante l’arco dell’intero show.
Nel complesso, infatti, si assiste ad uno spettacolo di grandissimo impatto visivo, ma ciò non toglie affatto nulla alla qualità della musica suonata dai Behemoth. Il dettaglio che non sfugge ai più attenti è che molte delle parti vocali una volta al solo appannaggio di Nergal vengono eseguite da Seth e Orion, rispettivamente secondo chitarrista e bassista della band. Questo segnale potrebbe portare a pensare che Adam non sia ancora in splendida forma, ma ciò è anche comprensibile, visto il bruttissimo momento da lui passato. In ogni caso il set dei polacchi ha riservato parecchie sorprese, visto il ripescaggio di alcuni brani provenienti dagli arbori della storia della band, anche se va detto che i pezzi più acclamati sono stati quelli più recenti, Alas, Lord Is Upon Me e At The Left Hand Ov God su tutti.
Chiuso il sipario resta la piacevole sensazione di aver assistito ad un grande ritorno e ad un concerto che segna la rinascita di un gruppo che ha ancora moltissimo da dire. E allora l’unico grido che si sente echeggiare dalla folla è un enorme “Bentornati!”.


Setlist:
1 – Ov Fire And The Void
2 – Demigod
3 – Moonspell Rites
4 – Conquer All
5 – Diableria (The Great Introduction)
6 – The Thousand Plagues I Witness
7 – Alas, Lord Is Upon Me
8 – Decade Of Therion
9 – At The Left Hand Ov God
10 – Slaves Shall Serve
11 – Chant For Eschaton 2000
12 – 23 (The Youth Manifesto)
13 – Lucifer

 

CANNIBAL CORPSE
Tanto teatrali e focalizzati sull’aspetto scenico sono i Behemoth quanto dritti al sodo sono i Cannibal Corpse. Senza fronzoli, intro o presentazioni di sorta i cinque americani si palesano sul palco per distruggere e annichilire tutto il Live Club, riuscendoci peraltro benissimo. Tredici brani di cui due estratti dal nuovo Torture, di prossima uscita, sono ciò che compone una setlist brutale come raramente si può sentire altrove. A proposito proprio di Demented Aggression e Scourge Of Iron, va detto che dal vivo rendono decisamente bene pur trattandosi di due esempi di death metal sufficientemente agli antipodi: il primo è il classico up-tempo tecnico e dall’incedere quasi grind, mentre il secondo è un brano dall’innato groove dove la sezione ritmica trascina tutto in un rallentamento funereo.
George Fisher riesce a compiere ancora una volta il compito di intrattenitore e il suo headbanging non dà cenni di cedimento nemmeno col passare del tempo, tant’è che sfida il pubblico a scuotere la testa più velocemente di lui sapendo di aver già in tasca la vittoria. Tra una battuta e l’altra vengono snocciolati classici come I Cum Blood, Fucked With A Knife (dedicata alle rappresentanti del gentil sesso presenti tra il pubblico) e le sempiterne Hammer Smashed Face e Stripped, Raped And Strangled, sapientemente poste in chiusura. Inutile dire che il grosso degli intervenuti è qui per godersi lo show di questi cinque macellai, i quali godono anche di ottimi suoni, cosa che non guasta affatto. Il basso di Alex Webster incanta tanto quanto il guitar work della collaudata coppia O’Brien/Barrett mentre il timido Mazurkiewicz pesta come un dannato dietro le pelli.
Con un saluto e un inchino Fisher e soci salutano tutti dando appuntamento alla prossima iniezione di death metal. La vecchia scuola colpisce ancora, direbbe qualcuno. E probabilmente quel qualcuno ha anche ragione…


Setlist:
1 – Evisceration Plague
2 – The Time To Kill Is Now
3 – Death Walking Terror
4 – Demented Aggression
5 – Scourge Of Iron
6 – I Cum Blood
7 – Fucked With A Knife
8 – Priests Of Sodom
9 – Unleashing The Bloodthirsty
10 – Make Them Suffer
11 – Devourde By Vermin
12 – Hammer Smashed Face
13 – Stripped, Raped And Strangled