11 settembre: il mondo della musica ricorda gli attentati terroristici

Di Lucia Cal - 11 Settembre 2011 - 17:47
11 settembre: il mondo della musica ricorda gli attentati terroristici

Questa domenica 11 settembre 2011 cade il decimo anniversario degli atroci attentati terroristici ai danni del World Trade Center e del Pentagono che causarono il crollo delle Torri Gemelle e 3.000 vittime, cambiando per sempre il futuro degli Stati Uniti e il corso della storia mondiale. Il mondo della musica non è rimasto indifferente nei confronti dell’avvenimento e della ricorrenza, intervenendo con parole di cordoglio e di supporto nei confronti di chi sente questa ferita ancora aperta.

Tom Hamilton (AEROSMITH): “E’ difficile per me dire se debba essere un giorno in cui tutti ricordano, di cui tutti parlano, rendendolo l’argomento Numero Uno del giorno. Se debba essere un giorno di cordoglio e di silenzio e nessuno debba svolgere la propria attività per lutto; o se debba essere un giorno in cui tutti escano, e con coraggio mostrino che noi non cambieremo la nostra vita per colpa di quelle persone. Non sono sicuro, è un saliscendi continuo. Penso che tutti debbano riflettere su questo giorno ma io non… non vorrei dare la soddisfazione ai criminali che sono stati la causa di tutto questo andando oltre e mostrando una sensazione di sgomento”. (The Pulse Of Radio)

Tom Araya (SLAYER): “Ero a casa mia a L.A. quando ho sentito la prima volta che cosa era successo. Il 10 settembre la band avrebbe avuto un meet&greet in un negozio di El Toro, in California, per la release dell’album ‘God Hates Us All’. Siamo tornati a casa alle 4 del mattino e stavo dormendo, quando Sandra, mia moglie, è stata svegliata da una telefonata che le suggeriva di accendere la televisione. Ci siamo ritrovati a guardare la prima torre in fiamme e ricordo di aver chiesto a Sandra: ‘Di cosa si tratta?’. Abbiamo visto l’aereo schiantarsi sulla seconda torre e ci è voluto un momento per elaborare tutto quello che stava succedendo. Quel giorno avremmo dovuto prendere un aereo e iniziare un tour europeo. In tutto il tempo che abbiamo guardato quello che si stava mostrando davanti ai nostri occhi, ho pensato, dentro di me ‘Non voleremo da nessuna parte per un pezzo!'” (AOL Noisecreep)

Steve “Lips” Kudlow (ANVIL): “Stavo lavorando facendo delle consegne per Choice Children’s Catering quando un annuncio è stato diffuso via radio, nel furgone che stavo guidando per le consegne. Mi ricordo di aver pensato ‘Come diavolo hanno fatto degli aerei a passare il rilevamento dei radar e finire su una no-fly zone sopra New York City?’. Ho pensato che tutto questo, era troppo per essere un incidente qualsiasi. Se il Paese stava per essere attaccato, non ci sarebbe dovuto essere una specie di protocollo? E’ stato terribile assistere alle persone che si lanciavano dalle finestre per scampare l’inferno. Il notiziario era incessante e distaccato nel riportare l’accaduto, quasi una sorta di soddisfazione nel raccontare lo scoop del secolo. E’ stato uno dei giorni più tristi della storia, unitamente agli assassinii di FK, Robert Kennedy e Martin Luther King. La storia che il nostro mondo si sta creando è davvero pittoresca!” (AOL’s Noisecreep)

Scott Ian (ANTHRAX): “Ero in tour nei pressi di Lincoln (Nebraska), la prima volta che ho sentito il notiziario ero nel parcheggio del viale nei pressi del posto in cui avremmo suonato. Mi sono svegliato per pisciare, con passo malfermo sono saltato già dalla mia cuccetta nel tour bus, mentre l’autista era nel salotto di fronte e guardava la tv. Ha esclamato ‘Un aereo si è schiantato nel WTC e ho pensato di dare un’occhiata a cosa stesse succedendo a NYC.’ Mi sono seduto e finalmente ho messo a fuoco le immagini in tv, vedendo il fumo avvolgere la prima torre così ho chiesto al nostro autista quanto fosse grande l’aereo. Era ovvio che non si trattasse di un piccolo aereoplano come avevo pensato. Sono stato seduto là, scioccato, a guardare il report della CNN quando il secondo aereo si è schiantato allora sono andato alle cuccette gridando a tutti di alzarsi. ‘Siamo sotto attacco, svegliatevi porca miseria!’ o qualcosa del genere. Abbiamo passato il resto del giorno come lo faceva il resto del mondo, incollati alla tv del tour bus, scioccati, spaventati e orrendamente atterriti da quello a cuistavamo assistendo. Niente sembra importare a quel punto, eccetto tornare a casa dalle proprie famiglie e abbiamo tutti iniziato a calcolare come potessimo tornare a casa il più presto possibile”. (AOL’s Noisecreep)

Joe Satriani (CHICKENFOOT): “Ero a casa mia a San Francisco, ho sentito degli attacchi non appena la mia sveglia elettronica ha suonato. Con incredulità ho acceso la TV e ho guardato con orrore, poi ho immediatamente preso il telefono e ho chiamato la mia famiglia a New York. Stavano tutti aspettando di sapere se mia cognata Linda fosse salva. Stava percorrendo il centro e poi il ponte di Brooklyn insieme a centinaia di altre persone quel giorno. Mi si è spezzato il cuore mentre ho fatto sedere mio figlio di otto anni per spiegargli cosa fosse accaduto. Ero talmente triste, arrabbiato e deluso che questo fosse il mondo che noi abbiamo creato per i nostri figli”. (AOL’s Noisecreep)

Charlie Benante (ANTHRAX): “Ero in tour quando mia moglie mi ha chiamato al cellulare dando di matto. Mi ricordo che volevo essere a casa con la mia famiglia, a New York. Ero così preoccupato per loro e i miei amici che lavoravano là. Sono tornato a New York qualche giorno dopo e sono andato giù , in quella zona. La prima cosa che mi ha colpito è stato il bagliore e l’odore nell’area dell’attacco. Aveva l’odore della morte”. (AOL’s Noisecreep)

Bret Michaels (POISON): “Ero in California a lavorare sul mio album ‘Songs Of Life’ quando per la prima volta ho sentito cosa stava succedendo. Ls sensazione è stata un autentico shock quando mi sono svegliato di fronte a quelle immagini. Ovviamente i miei primi pensieri sono stati per mia figlia Raine e sua madre Kristi. Ma essendo cresciuto sulla East Coast, sono stato attanagliato da pensieri di cordoglio per tutti gli amici di una vita e le famiglie che abitano là. Ho subito smesso di lavorare sul disco e mi sono chiuso in una stanza a scrivere il brano ‘One More Day’. La canzone racconta di quel pensiero che ha attraversato la mente di noi tutti quel giorno, ‘Cosa avessi fatto se avessi avuto un solo giorno in più?’. Ho subito contattato la Croce Rossa per capire come io e la mia compagnia, la Michaels Entertainment Group, avremmo potuto raccogliere fondi ed aiutare in qualsiasi modo possibile. Il risultato è stato un concerto solista per beneficenza tenuto a Burbank, in California, con il quale abbiamo raccolto parte della somma necessaria. All’epoca la mia famiglia era nella mia casa in Canada. Ricordo che mi sentivo così lontano da Raine e Kristi. Hanno bloccato il traffico aereo e chiuso le frontiere. Mi è stato detto che avrei potuto raggiungere il Canada dopo cinque giorni. Non vorresti mai che ti fosse detto di non poter vedere la tua famiglia. Ma in momenti simili, il dolore che attraversa il tuo cuore mentre sei distante dai tuoi cari è indescrivibile.
Per ricordare coloro che abbiamo perso, e per rendere omaggio alle truppe e ai civili americani che hanno avuto la forza di attraversare le ore più cupe della storia dell’America, e a coloro che stanno ancora combattendo per la libertà nel mondo; ai primi che hanno risposto e alle loro famiglie, molti dei quali ho personalmente conosciuto e stanno ancora soffrendo delle conseguenze dopo una decade, ho creato un video di ‘One More Day’ dedicato a questo decimo anniversario, canzone che ho scritto nel giorno che sarà impossibile dimenticare”. (AOL’s Noisecreep)

Il video di “One More Day“: