Live Report: Spider Rock Festival a Roma

Di Francesco Sorricaro - 14 Settembre 2010 - 19:21
Live Report: Spider Rock Festival a Roma

11 settembre 2010: una data particolare per una venue organizzata per promuovere e dare spazio totalmente e finalmente all’underground del metal italiano. Questo l’intento di Spider Rock Promotion in collaborazione con Extreme Agency che, in una bella serata romana, hanno portato sul palco dell’Init di via della Stazione Tuscolana alcune tra le migliori proposte dei loro roster.
Il programma del mini-festival prevedeva, oltre alle esibizioni di ben 7 band provenienti da tutta Italia e dalle più variegate estrazioni metalliche, varie iniziative in favore di giovani band e realtà artistiche in cerca di un contratto o anche solo di un consulto con qualcuno degli “addetti ai lavori” presente all’appuntamento.
Clima piacevole, atmosfera rilassata sia da parte dei musicisti, i quali bazzicavano di continuo sia la zona palco che la zona relax all’esterno del locale, sia da parte degli organizzatori, sempre disponibili e cordiali; l’unica nota dolente (e forse anche la più grave) è stata l’insufficiente presenza del pubblico capitolino. È questa, purtroppo, una vecchia ed arcinota problematica del pubblico italiano e di quello romano in particolare che non sempre si muove volentieri per sponsorizzare il metal italiano, preferendogli quasi sempre i grandi e “medio-grandi” nomi provenienti dall’estero.

 

Foto e report a cura di Francesco Sorricaro

A tal proposito intendo iniziare il racconto della serata col fare un plauso generalizzato soprattutto ai primi tre gruppi, concentrati nel cosiddetto “Blocco underground”, che hanno dimostrato professionalità e carica nonostante l’audience veramente sparuta delle prime ore.

 


Pisani e amanti del Gothic psichedelico più vicino ai The Gathering dell’era Van Giersbergen, hanno avuto l’ingrato compito di aprire il festival, ma lo hanno fatto con grande nonchalance, dimostrando sicurezza nei propri mezzi ed una buona presenza scenica. I quattro brani proposti hanno disegnato atmosfere piacevolmente malinconiche e la voce evocativa di Valeria, all’esordio assoluto sulle assi di un palco, è riuscita a coinvolgere i pochi ma incuriositi ascoltatori, facendo passare in secondo piano la pur comprensibile timidezza della cantante toscana.


I Matley da Venezia hanno proposto il loro groove metal stile anni ’90 con l’energia che compete al genere. I loro brani ricchi di influenze del mondo alternative rock sembrano fatti apposta per essere proposti dal vivo ed Igor è un ottimo maestro di cerimonie che cerca di sovente lo scambio emotivo con il pubblico. I suoni dissonanti e le ritmiche altalenanti tratte dall’ultimissimo EP promosso dal combo sono certo, in parte, risultati un tantino anacronistici ma sicuramente i quattro sanno fare bene il loro mestiere e l’hanno dimostrato anche in questa occasione.


Milanesi e dediti alla causa del thrash metal da più di dieci anni i Nowhere sono saliti sul palco dell’Init per proporre un sound molto cambiato rispetto ai loro esordi old-school. La loro esibizione non è riuscita però ad entusiasmare più di tanto: un po’ per la cattiva forma vocale di Ank, il quale ha preso più di una stecca durante l’esecuzione dei brani, nei quali era impegnato anche alla chitarra, un po’ proprio a causa dei pezzi proposti: ricchi sì di tecnica e di refrain dal sapore hard rock, ma anche privi quasi sempre di mordente o di qualche gustosa impennata di vera cattiveria. Da rivedere.

Con gli Stick it out si è voltata decisamente pagina. Il gruppo romano viene da cinque anni di intensa attività tra pubblicazioni ed esibizioni dal vivo ed è sembrato immediatamente uno di quei gruppi nato per vivere on the road, facendo continuamente su e giù da un palco. Dietro al microfono ora c’è il chitarrista Dave E Dee ma lo spirito punk ‘n’ roll stradaiolo della band non sembra aver perso un grammo della sua energia dirompente. Rock, goliardia e eye-liner sono stati gli ingredienti di un mix glam che ha condito pezzi vecchi e nuovi, ballate ed una cover degli idoli Misfits per il divertimento di un pubblico finalmente più numeroso che si è assiepato nel frattempo sotto il palco.

Hanno festeggiato proprio in questa serata i dieci anni di attività gli Ivory Moon, consolidata realtà dell’heavy metal capitolino con due full-lenght alle spalle ed uno nuovo in preparazione. Tanti elementi in formazione tra cui due voci (una maschile ed una femminile) hanno dato vita al loro metal sinfonico con sfumature prog. La grande esperienza del combo si è manifestata nell’esecuzione di brani complessi che svariano tra la solennità di alcuni passaggi che si avvicinano maggiormente alla musica classica e sgroppate più vicine al power metal teutonico. Il pubblico è sembrato apprezzare sufficientemente la proposta di una band che fa della tecnica dei singoli componenti il suo fiore all’occhiello ma ha una pecca nell’estrema staticità sul palco, rotta solo da qualche duetto ravvicinato delle due voci. Senz’altro, comunque, uno degli highlight della serata.

Per i Dragonhammer gioca a favore una indubbia “fisicità intrinseca” che fa presenza a sé…. Scherzi a parte, i cinque romani, anche loro con più di dieci anni e due dischi sulla schiena, hanno messo in scena il loro show incentrato su un power metal asciutto e diretto ma ricco di melodia e di tematiche fantasy, e lo hanno fatto con tutto l’impeto possibile, nonostante un’audience nuovamente irrisoria. C’è da dire che la loro proposta musicale non brilla certo in eterogeneità e l’abbastanza cospicua durata media dei pezzi non ha aiutato di certo a tirar via qualcuno in più dal banco del bar. I nostri ci hanno messo comunque tutta la volontà e lo spirito, anche quando il loro show è stato interrotto da un problema al rullante della batteria creando un insolito intermezzo in cui draghi e spade hanno lasciato il posto ad un blues improvvisato sul momento.


È davvero tardi quando finalmente salgono sul palco i bolognesi Neurasthenia, band salita agli onori della cronaca per essersi fatta apprezzare in ogni parte d’Europa con il suo thrash metal tiratissimo di scuola bay area e per un paio di dischi molto positivi come Possessed ed il più recente Your Omen; indicati da molti come alcuni tra i più importanti esempi di quella che qualcuno ormai vede già come una nuova fioritura del thrash “made in Italy”.
Rodati dunque da tour importanti sia da headliner che da spalla di importanti realtà internazionali, hanno portato sul palco dell’Init il loro solito spettacolo pieno di sana rabbia e furore. Al suono di brani indiavolati come Assassination e T.B.T (Thrash is back in town) sono riusciti a far vibrare i pochissimi fortunati che, resistendo fino alla fine, hanno potuto assistere ad una esibizione davvero sopra le righe. Il trio d’asce formato dal bassista “Lehmann” Grazzini, dalla prima chitarra Phill e dal mastodontico cantante Neil Grotti ha mostrato tutto il suo affiatamento sulle assi ed ha cercato continuamente il coinvolgimento del pit con urla ed incitamenti di ogni genere. Ottima la vena di Grotti, in possesso di una voce graffiante rinforzata dai cori puntuali dei suoi compagni, ma l’aspetto più godurioso della musica dei Neura sono quei riff taglienti come la lama di un rasoio, preludio di repentine cavalcate rompicollo che tanto fanno pensare alla macchina da guerra per antonomasia chiamata Slayer. Tanta è la veemenza ed il piacere di suonare degli emiliani che, verso la fine del concerto, il batterista Rudy Mariani si è ritrovato con la cassa letteralmente sfondata dai suoi colpi; evento, questo, che non ha minimamente urtato la professionalità estrema del combo il quale, dopo un brevissimo pit stop per sistemare alla meglio lo strumento, ha portato comunque al termine il suo set tra gli applausi di tutti.


                                


Tecnica, passione e professionalità: i Neurasthenia, e molte tra le band che hanno suonato prima di loro in questa serata, sono stati la dimostrazione di quanto, anche in Italia, si possa arrivare ad un alto livello di tecnica e professionalità con un grande e continuo lavoro per auto migliorarsi ed, ovviamente, con la grande passione per la musica.
Che non si sia riusciti ad avere una maggiore affluenza di appassionati è un vero peccato. Senza tirare in ballo sterili polemiche, bisognerebbe riflettere seriamente su questa cosa prima di lamentarsi di una scena che fatica da anni per venire a galla, al contrario di ciò che accade in altre realtà anche vicinissime a noi dove le band di casa vengono sostenute e seguite in maniera più concreta. Buona l’iniziativa di Spider Rock ed Extreme Agency intanto, in attesa che altri seguano il loro esempio.

Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro