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Odd Dimension (Gianmaria Saddi)

Di - 4 Giugno 2011 - 10:00
Odd Dimension (Gianmaria Saddi)

Immaginare una dimensione dispari in cui la musica fluisce in maniera diretta, ma al contempo complessa e ricca di fronzoli è un’impresa che ha stregato decine, se non centinaia di musicisti dediti al progressive rock e metal. La sorpresa, quindi, di veder arrivare un gruppo italiano uscito quasi dal nulla portare un nome così altisonante e riuscire a confezionare un’opera prima come Symmetrical è stata davvero spiazzante, tant’è che il disco ha riscosso un inevitabile successo di critica, collezionando un po’ ovunque recensioni entusiastiche.
Abbiamo quindi colto l’occasione per scambiare quattro chiacchiere con il chitarrista di questa band esordiente, Gianmaria Saddi, ed è venuto fuori il ritratto di un gruppo di persone umili, ma al contempo determinate ad ottenere ciò che meritano. A voi gli Odd Dimension!

Ciao Gianmaria, inizierei subito in quarta l’intervista chiedendoti se vi aspettavate un’accoglienza così calda da parte della critica e che riscontri avete avuto finora con Symmetrical, il vostro primo album.

Posso sicuramente dirti che non ci aspettavamo affatto un consenso così ampio ed è stata una cosa che ci ha fatto molto piacere. Per quanto riguarda il pubblico, devo dire che incontro molte persone entusiaste che attendevano l’uscita del disco nei negozi e, soprattutto quando abbiamo fatto lo show per la release party, abbiamo avuto modo di constatare che tantissima gente ci segue ed è già affezionata a noi. Tutto questo, ovviamente, non può che farci tanto piacere!

A livello di complessità va detto che Symmetrical non è affatto un disco semplice da ascoltare, ma immagino non sia stato facile nemmeno concepirlo e portarlo a termine…

C’è tanto di vero in ciò che dici perché comunque non è un disco preparato a tavolino, ma è nato da jam session in saletta registrate e poi riascoltate per poter carpire i passaggi migliori e portarli all’interno dei nostri brani. Essendo l’album di debutto puoi immaginare che avessimo tantissimo materiale dovuto ad anni di esperienza e di rodaggio alle spalle, ma nella fase di realizzazione vera e propria del disco ci abbiamo passato un anno circa tra registrazione, arrangiamenti e mastering.

Riguardo ai testi, invece? Mi sembra di capire che si tratti di un concept album…

Si, è un concept e non è nato per caso in quanto l’idea di fare un concept c’è stata sin da subito. Tutti i testi sono stati scritti da Gigi (Andreone, bassista, nda) e parlano di un viaggio che potremmo definire “dantesco” di un padre e di un figlio con un narratore che spiega determinate situazioni. Si tratta comunque di un viaggio introspettivo tra luci ed ombre, cosa che si può riscontrare molto nella musica con un incipit che si posa su atmosfere più cupe per poi sfociare in sezioni più solari.

Diciamo che un aggettivo per riassumere Symmetrical potrebbe essere “emotivo”, concordi?

Assolutamente si, hai trovato l’aggettivo giusto. Ci abbiamo messo tanto di noi all’interno e non avendo un produttore alle spalle, cosa che secondo me è un vanto, abbiamo potuto realizzare appieno ciò che sentivamo dentro di noi senza avere direttive esterne dal punto di vista stilistico.

Dal punto di vista della promozione dal vivo tramite concerti avete in programma qualcosa per portare in giro il vostro album?

Sicuramente sfrutteremo autunno ed inverno cercando di toccare più città italiane, in quanto riteniamo sia giusto partire dal nostro Paese, ma l’intenzione è quella di riuscire ad accompagnare qualche grande band in tour in giro per l’Europa. Al momento tale situazione è ancora da definire e ci sono ancora moltissimi punti interrogativi, comunque l’idea è quella di portare in promozione il disco.

Il grande pregio che ho riscontrato nell’ascolto di Symmetrical è quello che emerge un sound abbastanza personale e riconoscibile. Come siete giunti a questo risultato?

Anzitutto ti ringrazio per questa affermazione. Beh, penso che il raggiungere questo obiettivo sia stato frutto di una scelta controcorrente dal punto di vista della realizzazione: il nostro disco è tutto suonato. Non ci sono stati editing e metronomi, quindi la perfezione che si può ascoltare in altri album, se nel nostro caso è presente, è perché l’abbiamo ricreata noi suonando.

     
 
 

Questo si ricollega al discorso dell’emotività che facevamo prima.

Si, esatto. Abbiamo cercato il più possibile di utilizzare la tecnologia senza abusarne mai. Forse è per questo che suona differente da tanti altri lavori che si ascoltano in giro.

Federico (Pennazzato, il batterista) è membro, oltre che dei Secret Sphere, anche di un bel po’ di altri gruppi. Per voi questo rappresenta un limite e dovete sottostare alla sua “agenda” oppure non si sono mai create situazioni del genere?

Federico è “nato” con noi. Gli Odd Dimension esistono ormai da 10 anni e le altre band sono venute dopo. Lui è stato sempre uno degli elementi fondamentali a livello compositivo ed abbiamo sempre lavorato molto in saletta io, lui e Gigi. Non ha mai fatto mancare il suo impegno e tutte le volte porta del suo riconoscendo l’importanza della band, per cui per ora non ci sono mai stati problemi da questo punto di vista.

Sappiamo tutti molto bene che in Italia e soprattutto nel metal è molto difficile avere a che fare con musicisti di professione, quindi ti chiedo: quali sono le vostre occupazioni? Che mestiere fate per vivere?

Allora, io sono un ingegnere e quindi faccio il libero professionista, così come Gigi. Federico è un fonico ed ha il suo studio di registrazione, mentre Gabriele (Ciaccia, tastierista, nda) lavora nel campo elettrico e Manuel (Candiotto, cantante, nda) è un programmatore informatico. In mezzo a tutto questo riusciamo a ritagliarci il tempo e ad avere la disponibilità e le risorse per portare avanti il progetto.

Altra domanda scontata, ma sempre “scottante”: come vedi la situazione del metal italiano?

Eh, credo di poter dire che siamo decisamente indietro rispetto a tanti altri Paesi ed è una cosa ovvia. Ti faccio un esempio: la città di Alessandria, dalla quale noi proveniamo, è piena di band che propongono la loro musica con nomi come il nostro, i Secret Sphere e gli Hell In The Club, per esempio. Il problema è che i posti dove poterla proporre sono pochi ed è una situazione che coinvolge tutto il Nord Italia, tenendo anche presente che il metal in particolare viene spesso snobbato ed il metallaro considerato come un animale, cosa che infastidisce non poco. In realtà, a mio giudizio, il metallaro rimane uno dei pochi baluardi che smuovono l’economia musicale anche in un momento di crisi come questo. Legato a questo c’è anche da dire che ci sono in generale pochi soldi: i locali tendono a chiudere dopo un anno, così come la gente preferisce andare a sentire una cover band che non un gruppo che propone i propri pezzi con grande successo all’estero e che in Italia non riesce a suonare perché non ci sono strutture adeguate.

In questo senso mi verrebbe da tirare in ballo gli Elvenking, giusto per fare il primo nome che salta in mente…

Esatto! Io sono molto amico di Dave (Damnagoras, cantante degli Elvenking e degli Hell In The Club), un grandissimo frontman di una band che sicuramente ha riscosso molto più successo al di fuori della nostra penisola che non al suo interno. Dal nostro punto di vista il fatto che siamo riusciti a far uscire il disco per un’etichetta italiana è il raggiungimento di un grande obiettivo in quanto esportiamo il marchio italiano nella sua totalità, eheh!
Tornando al discorso di prima, mi auguro vivamente che le cose cambino, ma c’è veramente molto da lavorare ed anche duramente.

Hai parlato della vostra etichetta, la Scarlet. Come pensi stiano svolgendo il loro lavoro finalizzato a promuovere la vostra band, anche se ammetto che è un po’ presto per dirlo?

È vero, son passati pochi mesi dall’uscita del disco e non abbiamo ancora i risultati delle vendite, ma sappiamo che ci sono arrivati molti contatti da parte di fanzine estere ed interviste da parte di media internazionali. Come hai detto è presto per stilare un bilancio, ma sembrerebbe che comunque le cose stiano andando decisamente bene sia per quanto riguarda le vendite del formato digitale che fisico.

Bene, Gianmaria, io ho finito le domande e ti lascio il posto per concludere come preferisci quest’intervista ringraziandoti del tuo tempo ed augurandoti il meglio per la vostra band.

Ed io ringrazio le persone come te che, nonostante i tempi di crisi di cui parlavamo prima, si sbattono e supportano i gruppi tramite interviste e recensioni cercando di sostenere il più possibile il metal italiano. So che è dura per noi ed è dura per voi, ma siamo tutti comunque sulla stessa barca con un’unica passione ed è quella che ci spinge ad andare avanti.

 


N.B.: le foto che compaiono nello slideshow si riferiscono al concerto tenuto dagli Odd Dimension il 27/05/2011 in quel di Collegno (To) e vedono Marco Pastorino (Timesword, Secret Sphere) sostituire temporaneamente Manuel Candiotto alla voce.