Live Report: Freddie Mercury Tribute Concert, Londra (UK) 25/11/2011

Di Alessandro Zaccarini - 6 Dicembre 2011 - 12:03
Live Report: Freddie Mercury Tribute Concert, Londra (UK) 25/11/2011

“All children, except one, grow up”. È la primissima frase di ‘Peter Pan’ di Barrie ma é anche la storia di una voce incredibile, di un ragazzo che non é mai cresciuto, nei modi e nelle stravaganze, conducendo una vita all’eccesso che purtroppo ha chiesto il suo dazio molto presto. È anche la storia di tanti di noi, riuniti in un teatro di South West London – da sempre la tana dei Queen – per ricordare e celebrare questo ragazzo che non ha mai saputo né voluto crescere. Per commemorarlo lontano dai riflettori, in un’atmosfera intima e distante dalle riviste e dalle TV che lo inseguirono e quasi perseguitarono per anni, fino ai momenti piú tragici della malattia. Solo amici, solo personaggi della grande famiglia Queen, a differenza dell’irripetibile concerto del 1992 – continuo a non ricordare nessun evento che non sia stato il Live Aid, con una concentrazione di artisti simile – questa volta solo i parenti piú stretti hanno l’onore di salire sul palco, perché solo chi veramente vuole esserci, puó esserci. Anche questa volta non sono per ricordare Freddie, ma anche per sostenere la lotta contro l’AIDS della fondazione che porta il suo nome.

Un’atmosfera irreale, quasi rituale, per una serata che lascerá nei cuore dei presenti una sensazione particolare, perché é un’occasione speciale, troppo speciale. Francamente irripetibile.

So we grace another table
and raise our glasses one more time
there’s a face at the window
and I ain’t never, never saying goodbye.

We’ll remember. Forever.


La formula é semplice: tre brani a testa, per rendere omaggio al piú grande; poi le immancabili jam. A formare la spina dorsale attorno al quale gli ospiti si alterneranno c’é la SAS Band, ovvero Spike Edney (polistrumentista ben noto ai fan dei Queen), Jason Falloon (chitarrista della Roger Taylor Band che sostituisce Jamie Moses, momentaneamente in tour) e coppia ritmica formata da Steve Stroud e John Marter (Marillion, MGM… per chi cercasse garanzie).

Si parte con Kerry Ellis, attrice e cantante di teatro e rinnomata protagonista di diversi musical del West End: voce assolutamente incredibile, pulita, potente, dall’estensione travolgente. Una delle piú belle mai sentite in tanti anni di onorata presenza ai concerti di tutta Europa. Fu la prima “Meat” quando We Will Rock You debuttó dieci lunghi anni or sono – per la cronaca é ancora in programmazione e ogni sera registra il tutto esaurito. La  scoprí un tale Brian May che con lei poi ha realizzato anche un disco.


Il momento piú toccante della serata: Brian May che canta No One But You.


La prima strofa di No One but You (Only the Good Die Young) vola tra gli applausi di un concerto che inizia subito con uno dei suoi momenti piú toccanti, un pezzo scritto da May che segnó segnó l’ultimo tributo dei tre Queen uniti a Mercury, prima dell’abbandono di Deacon. Il Clapham Grand Theatre viene quasi scoperchiato dal boato quando una chioma argentata e riccioluta fa la sua apparizione sul palco. Brian May é visibilmente mosso dalla serata e dall’affetto, canta la strofa suggessiva poi recupera la sua immancabile Red Special. Qualche parola di ringraziamento e di ricordo e via con gli altri due brani del suo set a sorpresa – sempre in compagnia di Kerry Ellis – che pescano dai suoi amati anni ’70 con Somebody to Love e Tie Your Mother Down. Sono quindici minuti che spazzano via intere generazioni di musicisti. Sono quindici minuti di una intensitá e una passione indimenticabili. Sono quindici minuti che si condensano in un dei ricordi piú belli ed intensi di sempre per chi scrive.


Il momento piú esaltante della serata: May alla Red Special e Kerry Ellis alla voce.


May lascia il palco a un’altra figura che risulterá ben nota agli amanti del prog rock inglese e non: Chris Thompson, chitarrista dal curriculum assolutamente sconvolgente – Manfred Mann’s Earth Band , John Farnham, Gary Moore, Mike Oldfield, Steve Hackett ed Elton John, tanto per citarne alcuni. La prima coppia di brani é proprio targata Manfred Mann’s Earth Band ed é Davy’s On The Road Again e Blinded By The Light. Thompson é una garanzia e il suo apporto alla serata non finirá qui.

Spazio ancora alla carrellata di strepitose voci femminili che éiniziata con Kerry Ellis e ha in Patti Russo un’altra grande protagonista. Se il nome non vi dovesse dire molto, lei é la Theresa di Beethoven’s Last Night della Trans-Siberian Orchestra, oltre che una vecchia conoscenza di Meat Loaf. Per lei ci sono due brani dei Queen (Don’t Stop Me Now e Another One Bites the Dust) e uno di Aretha Franklin, una delle passioni vocali di Mercury. Il brano scelto é Chain of Fools, l’esecuzione é spettacolare.

È il momento di prendere le cose un pochino piú alla leggera e accogliere sul palco la geniale coppia che si esibisce con il nome di Fabba Girls, Susie e Zoe, cover band degli Abba a tempo perso ma voci incredibili che non a caso hanno avuto l’onore di affiancare artisti del calibro di Pavarotti, The Who, Beach Boys, Sting… e ovviamente Queen. Per loro un esilerante set tra gag e balletti, prima con Mamma Mia (il pezzo che scalzó Bohemian Rhapsody dalla vetta della classifica britannica dopo 9 settimane di assoluto dominio) e poi con Fat Bottomed Girls. Uno dei momenti migliori, sicuramente il piú divertente, cone le due in immancabile bianco Abba, che commentano a vicenda i propri fondoschiena. Dancing Queen chiude la prima parte di concerto: “abbiamo una certa etá, dobbiamo andare in bagno spesso” dice Spike Edney. Bhé caro Spike avercene di giovanotti che suonino con questa qualitá per tre ore…


Il momento piú divertente della serata: le Fabba Girls si esibiscono in classici di Queen e Abba.

Dopo una breve pausa il palco accoglie nuovamente un reduce del primo cast di We Will Rock You: Tony Vincent. Per lui un trittico tutto all’insegna dei Queen piú hard rock con Now I’m Here, I Want It All (in compagnia di Chris Thompson) e Hammer To Fall. Tra i momenti piú apprezzati dal pubblico sia per la qualita dell’esecuzione sia per una scelta che ricade su tre vigorosi brani che scatenano un certa soddisfazione sui piú hard dei presenti. Le lunghe chiome che si agitano qui e lá ne sono una dimostrazione.


Il mastro cerimoniere e direttore d’orchesta: l’unsung-hero, come lo definí May, Spike Edney.


Conclusa la prima parentesi di Vincent sul palco, tocca alla piú non giovanissima Madeline Bell – classe ’42, ma che voce – altra americana con la passione per il Regno Unito, vecchia frequentazione di casa Led Zeppelin e della SAS Band di Spike Edney. Decide di inaugurare il proprio set sulle note dei Queen e di I Want To Break Free, per il sottoscritto la sua voce soul non si adatta troppo allo spensierato estratto di The Works (molto meglio la versione di Lisa Stansfield, ma queste sono finezze). La scelta ricade di nuovo su Aretha Franklin con Natural Woman prima del classicissimo Heard It Through the Grapevine, pietra secolare del rock, originale dei Motown e giá passata rifatta negli anni ’70 dai Creedence Clearwater Revival.

È l’ultima delle esibizioni singole e il palco comincia a ripopolarsi pian piano dei vari ospiti, con Chris Thompson che torna in cattedra con Crazy Little Thing Called Love e si destregga in maniera assolutamente eccellente sulle difficili linee vocali e carature emotive di These Are The Days Of Our Lives e The Show Must Go On. È una serata stracolma di nostalgia e cosí Tony Vincent e Kerry Ellis riformano la coppia principale del cast originale di We Will Rock You per Under Pressure. Kerry Ellis é nuovamente, semplicemente, incantevole. È la fine del secondo dei set, ma non assolutamente la fine di una serata che ha ancora molto da dare.


Kerry Ellis e Tony Vincent di nuovo su un palco di teatro londinese dopo sette anni: Under Pressure.

Il primo encore é il piú classico dei finali Queen:  We Will Rock You e We Are The Champions vengono eseguite da un full-house di artisti sul palco. È il finale che, per tante serate, per tanti anni in giro per tutto il pianeta, ha chiuso gli show dei Queen. Anni troppo lontani per chi, come chi scrive, deve convivere con il grande rammarico, quasi il tormento, di non aver mai visto i Queen dal vivo. La musica non finisce e un secondo encore richiesto a gran voce si apre con la stupenda You’re the Voice di John Farnham, tra i cui autori figura proprio Chris Thompson. Per la cronaca You’re the Voice é stata recentemente inserita come contenuto speciale nel singolo di una band che ai Queen deve tantissimo: i Blind Guardian.


La coppia di asce della serata: Chris Thopmson e Jason Falloon.

Da un classico all’altro con una delle band preferite di Brian May, i Beatles. Sal celebre Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band arriva With A Little Help From My Friends. Il Clapham Grand Theatre é una voce unica. Cosa puó riservare il gran finale, che possa reggere il confronto con Queen e Beatles, sia mai vagamente possibile? La risposta é Frank Sinatra: lo show si chiude con una versione a cappella della sua All The Way. Ovviamente, per Freddie.

  

Finally, thanks to Roger for giving us his brilliant shots and more than anything else thanks to Jackie (Queenworld) for organising such a wonderlful night.

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini