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Cadaveria (Cadaveria, Flegias, Killer Bob)

Di Orso Comellini - 6 Ottobre 2012 - 22:53
Cadaveria (Cadaveria, Flegias, Killer Bob)

In seguito alla pubblicazione dell’album “Horror Metal”, i Cadaveria hanno concesso allo staff di TM l’occasione di parlare della loro ultima fatica e di approfondire la conoscenza del gruppo. Forse non tutti sanno, infatti, che non si tratta semplicemente del progetto solista della singer piemontese Cadaveria (ex-Opera IX), ma di una formazione compatta e coesa da più di dieci anni, che è riuscita a portare la propria musica ben oltre i confini nazionali e che tra le proprie fila può vantare “vecchie” conoscenze della scena HM tricolore, come vedremo.

Intervista a cura di Orso “Orso80” Comellini

 

-Innanzitutto complimenti per il vostro ultimo lavoro, “Horror Metal” e grazie per averci concesso l’intervista. La principale novità è l’ingresso del secondo chitarrista Dick Laurent: vorreste presentarcelo?
Cadaveria: La prima apparizione di Dick Laurent nei CADAVERIA risale al 2009, quando si è presentata la necessità di sostituire al volo Frank Booth, che per un imprevisto dell’ultimo momento non poteva suonare ad un live. Da subito abbiamo notato la bravura e l’impegno di Dick, che in pochi giorni ha imparato i pezzi alla perfezione. Da lì è nata una collaborazione più costante e abbiamo proseguito la stagione dei concerti 2009 presentandoci dal vivo con due chitarre. Inutile dire che il suono ne è risultato arricchito e potenziato, permettendoci di riproporre anche on stage le armonizzazioni incise in studio. La serietà di Dick e il feeling che si è creato col resto del gruppo ci ha convinto ad accoglierlo in pianta stabile nella band. Il fatto che lui sia un tecnico del suono ci agevola anche nei live odierni e si è rivelato un elemento prezioso anche in fase compositiva di Horror Metal. Sono molto soddisfatta di questa formazione, ognuno ha un suo ruolo ma andiamo tutti nella stessa direzione. Stiamo lavorando insieme a pieno ritmo da circa tre anni e abbiamo già raccolto i primi frutti.

-Come mai ci sono voluti circa quattro/cinque anni per rilasciarlo?
C: Abbiamo portato avanti la promozione di In Your Blood con date live all’estero (Francia, Spagna, Messico, Romania) fino al 2009 e nel frattempo io sono stata impegnata su altri fronti, sia personali che musicali. Nel 2010 con Killer Bob (John) ho realizzato il 2° album dei DyNAbyte e l’impegno è stato notevole. Il tempo è volato e solo nel 2010 abbiamo cominciato la pre-produzione di questo nuovo album, anche se alcune idee erano già maturate nel 2007/2008. Una volta entrati in studio ci siamo presi tutto il tempo necessario per realizzare un lavoro completo, maturo e che ci soddisfacesse al 100%. Il contratto con la precedente etichetta si era concluso con In Your Blood e non avevamo nessuno che ci corresse dietro obbligandoci ad uscire entro una specifica data. Così dopo un 2011 dedicato a registrazioni, mixaggi, revisioni, arrangiamenti e mastering, finalmente a fine gennaio 2012 è uscito Horror Metal.

-Chi si è occupato della produzione?
C: Abbiamo fatto tutto da noi. Anche se sulla carta siamo una band piemontese, in verità i membri del gruppo sono dislocati un po’ in tutta Italia (Piemonte, Liguria, Lazio, Sardegna), così ci siamo appoggiati ai nostri studi di registrazione in provincia di Vercelli, a Genova e a Roma, in modo che ognuno di noi potesse seguire la registrazione del proprio strumento da vicino e nel modo più agevole. Abbiamo deciso insieme l’impronta che doveva essere data al sound generale, ma poi è stato Killer Bob a Genova ad occuparsi materialmente del mixaggio e del mastering. Abbiamo prodotto innumerevoli versioni delle stesse canzoni, raddrizzando il tiro anche a distanza, attraverso lo scambio di file. A lavoro quasi ultimato abbiamo anche riregistrato delle parti di voce che non mi soddisfacevano e aggiunto degli interventi tastieristici. Insomma è stato un lavoro lunghissimo ed estenuante, ma almeno abbiamo fatto esattamente quello che volevamo.

-Come siete approdati alla Bakerteam Records e come mai si è interrotta la collaborazione con la Season Of Mist?
C: Fin dal 2006 quando firmammo con Season of Mist era abbastanza chiaro che la collaborazione sarebbe stata piuttosto breve. Va detto che il contratto era per un album solo, conclusosi il quale si sarebbe eventualmente ridiscussa l’opzione su un successivo. Sta di fatto che non siamo mai riusciti a lavorare in vera sinergia con l’etichetta, a parte nei mesi immediatamente successivi all’uscita di In Your Blood. Bakerteam è composta da persone che conosciamo e con cui abbiamo già collaborato in passato. L’intento è diverso, loro puntano su di noi, ci seguono e noi lavoriamo sodo per dare e avere dei risultati.


-Qual è secondo voi il punto di forza dell’album? Potendo, invece, cosa cambiereste?
Marçelo Santos: Partendo dal presupposto che non cambierei nulla di Horror Metal perché ci soddisfa appieno, direi che il suo punto di forza sta proprio in questo, ovvero undici tracce senza sbavature o cali di tensione, pieni d’atmosfere inquietanti. Ogni singola canzone ha la sua storia e il suo calibro particolare, ma messe una dietro l’altra le canzoni assumono caratteristiche e connotati diversi.
Insomma, penso che con quest’album la noia sia l’ultima cosa che possa venire in mente.

-Come lo state promuovendo? Ho letto di varie date all’estero oltre che in Italia…
Killer Bob: Da parte nostra stiamo cercando di suonare dal vivo il più possibile, sebbene, con i tempi che corrono, sia sempre più difficile e costoso spostarsi in Italia e all’estero. Inoltre abbiamo risposto a numerose interviste pubblicate in tutto il mondo per riviste, radio e webzine. La Bakerteam Records ha fatto una bella promozione inviando il promo praticamente a tutti gli addeti del settore, e infatti anche le recensioni che abbiamo ricevuto, quasi tutte positive, sono molto numerose, più che in passato. Tornando al discorso delle date all’estero, al momento di scrivere abbiamo in programma un paio di caoncerti in Francia, che quest’anno si è rivelato il nostro “mercato” migliore, mentre in passato avevamo più riscontri dal Sud America. Però, come dicevo prima, la crisi economica mondiale rende tutto più difficile, è praticamente un miracolo riuscire a fare una data coprendo i costi senza perderci dei soldi.

-Al di là delle etichette, come descrivereste la vostra musica ad un potenziale ascoltatore che ancora non vi conosce?
C: Una musica oscura fatta di sentimento.
M.S.: Arduo quesito… di fronte ad un potenziale ascoltatore rimango sempre sul generico, definendoci una band Heavy Metal. Così dicendo tralascio di fargli tutta la “pippa” sulle varie influenze e i mille riferimenti artistici da cui attingiamo ispirazione e lascio una porta aperta alla curiosità che spero di soddisfare una volta ascoltato un nostro album.

-Come si è evoluta la vostra musica (e il processo di songwriting) da “The Shadows’ Madame” (2002) a oggi?
M.S.: La musica si evolve con la maturità artistica e questo accade bene o male in tutte le bands.
Mentre per la composizione siamo passati da un semplice “esegui questa melodia” dei primi tempi, ad un progressivo coinvolgimento di tutti i membri della band.
Penso che sia un fattore naturale… s’inizia con un’idea di pochi e poi il progetto diventa grande quando a questo si uniscono altre menti interessate alla tua arte.

-La formazione è rimasta sostanzialmente invariata in questi anni, qual è il legante che vi tiene così uniti? Siete amici anche nella vita di tutti i giorni?
C: Io e Marcelo Santos (Flegias) ci vediamo praticamente tutti i giorni. Con gli altri, pur essendo lontani, ci si sente comunque molto spesso. Siamo tutte persone adulte e sincere e teniamo molto a quello che facciamo. Credo sia questo il segreto della nostra unione.

-Cosa ha portato all’uscita di Cadaveria e Flegias dagli Opera IX? Come siete entrati in contatto con gli altri compagni d’avventura?
C: Ci sono state forti divergenze di opinione, principalmente musicali, di stile e di immagine. I membri dei CADAVERIA invece li abbiamo reclutati nel panorama metal nostrano: John (Killer Bob) già lo conoscevamo in quanto bassista dei Necrodeath, Baron Harkonnen ce lo ha presentato John stesso e nonostante sia stato nei CADAVERIA come tastierista per poco tempo, ho tutt’ora rapporti con lui, in quanto è il chitarrista dei DyNAbyte. Quanto a Frank Booth, lui lo conoscevamo già perché possiede lo studio di registrazione dove ho registrato Sacro Culto con gli Opera IX.

-Siete rimasti in buoni rapporti con loro e cosa ne pensate del prosieguo della loro carriera e dei diretti sostituti?
C: Per molti anni dopo la rottura i rapporti sono stati inesistenti o molto tesi. Nell’ultimo anno c’è stato un riavvicinamento epistolare da parte di Ossian nei miei confronti, che mi fa capire che finalmente sussiste uno stato di non belligeranza. Personalmente era da tempo che avevo preso la mia strada e avevo sepolto ogni rancore. Ho visto qualche loro recente video su YT e mi sembra siano rimasti fermi al 2001. Senza dubbio questo denota una forte coerenza concettuale e stilistica, tuttavia la loro proposta musicale non rispecchia i miei gusti attuali. I sostituti non li conosco.

-Sui vostri lavori colpisce molto la bella voce di Cadaveria: quali sono i/le principali cantanti che ti hanno ispirata? Quali, invece, quelli che oggi segui con maggiore interesse?
C: Non ho avuto un vero mentore, ma ascoltare gli Holy Moses nel 1992 mi faceva sentire un po’ meno sola. Ad oggi se posso essere onesta non mi piace nessuna voce growl femminile mentre ascolto con attenzione le cantanti femminili con voce melodica. Non perché sia un genere che mi piace, anzi io ascolto prevalentemente Black e Death Metal, ma mentre il growl mi esce spontaneo, la voce pulita per farla ho dovuto studiare, quindi credo di avere qualcosa da imparare da Anneke & Co. La mia cantante preferita comunque è Skin.

-Come è nata la collaborazione con i Theatres Des Vampires?
C: Semplicemente sono stata contattata da Fabian che mi ha proposto il brano da cantare, dandomi molta libertà di esecuzione ed interpretazione. Per questo ho accettato e sono contenta del risultato.

-Siamo avvezzi a vedere Flegias in veste di frontman dei Necrodeath, mentre nei Cadaveria lo troviamo dietro alle pelli: da quanto tempo suoni la batteria? Quale dei due ruoli ti dà maggiore soddisfazione?
M.S.: La batteria la suono fin dai tempi del liceo. E’ sempre stato il mio strumento, mentre “il canto” è venuto dopo… un po’ per caso e un po’ per mettermi in gioco.
Paragonare i due ruoli è come chiedere cosa si preferisce nel sesso… Sono piaceri diversi, ognuno con il suo godimento ed entrambi appaganti.

-Nel tuo caso invece come sei entrato in contatto con gli Story Of Jade?
M.S.
: Conosco il batterista da tempo per via di un’amicizia legata ai Necrodeath e a qualche concerto fatto insieme. Quindi ho accolto con entusiasmo la loro richiesta. Sono dei grandi… e poi anche loro suonano “horror metal”!

-Passando a Killer Bob: quali sono i motivi dell’uscita dai Necrodeath e come si è evoluto il tuo percorso artistico fino all’ingresso nei Cadaveria?
KB
: Facciamo un po’ di chiarezza: sono entrato nei Necrodeath nel 1998 e nei Cadaveria nel 2000. Dopo 8 anni di militanza in entrambi i gruppi, nel 2008 ho lasciato i Necrodeath perché era venuto a mancare completamente l’entusiasmo e, nonostante continuassi a fare il mio “lavoro” senza lasciare trapelare nulla, temevo che questo potesse danneggiare la band di Peso e Flegias. Quindi ho deciso di farmi da parte. Naturalmente non me ne sono andato da un giorno all’altro, ma ne ho prima parlato con gli altri e la mia uscita dai Necrodeath è stata pianificata, in segreto, con mesi di anticipo rispetto all’annuncio ufficiale.
Per quanto riguarda i Cadaveria, quando ho cominciato a suonare con loro brancolavo nel buio più oscuro. Non ero abituato a certe soluzioni stilistiche e facevo una fatica enorme a capire i brani. Con il tempo ho imparato molte cose, per quanto riguarda la musica, soprattutto da Frank Booth che è un eccellente arrangiatore.

-Quali altri progetti hai in cantiere attualmente?
KB
: Dopo lo scioglimento dei Raza de Odio, altra band in cui ho suonato dal 2003 al 2011, mi è venuta improvvisamente voglia di fare qualche passo indietro e suonare rock ‘n’ roll “ignorante”. Così, insieme a Christo Machete (ex-Raza de Odio) e a LJ Dusk (aka Baron Harkonnen, DyNAbyte) ho messo su questo gruppo, i KillerBob and the Black Lodge, e facciamo una musica che ricorda molto i Motorhead, senza starci a girare troppo intorno. Siamo partiti con qualche concerto modesto, tanto per affinarci, e stiamo iniziando la produzione di quello che sarà il disco di debutto, che vedrà la luce nel 2013. Nel frattempo suoneremo ancora in giro per l’Italia, principalmente di supporto ad altre band di amici.

-Come avete (Flegias e Killer Bob) vissuto il ritorno sulle scene dei Necrodeath con “Mater Of All Evil” (1999), da nuovi entranti? Che clima si respirava? Li conoscevate già, immagino…
M.S
.: Si, conoscevo Peso e di riflesso tutti gli altri Necrodeath sin dai tempi del loro debutto sulla scena. Mi è stato offerto il posto di cantante nel 1998 proprio per via della nostra amicizia, ma questo non bastava ovviamente, per cui feci un normalissimo provino anche per convincere Claudio che non mi aveva mai sentito dietro un microfono.
All’inizio il clima era molto “elettrico”, adrenalina a mille e tantissima voglia di fare… insomma, non è cambiato nulla da allora.
KB: Anche lì è stata dura. Ricordo il primo concerto, prima che uscisse il “Mater of All Evil”, di supporto agli Immortal al Babilonia di Biella. Credo di non aver azzeccato neanche una nota! Mi sembrava che Peso andasse al doppio della velocità e non capivo nulla di quello che succedeva. Insomma non è cambiato nulla da allora!!! A parte gli scherzi, ricordo che il clima all’interno del gruppo era sì euforico come dice Marçelo Flegias, ma anche molto sereno, si scherzava e ci si divertiva, mentre all’esterno c’era un’aspettativa altissima e l’euforia dei fans a momenti sfociava nel delirio. Per me era la prima esperienza in una band di fama mondiale e mi sentivo quasi una rock star!

-Cosa ne pensate dell’attuale scena italiana ed estera? Quali sono i nuovi gruppi che vi hanno impressionato maggiormente e le “vecchie” glorie che continuano ad entusiasmarvi?
KB
: Per quanto riguarda la scena italiana, sento spesso musicisti che si lamentano perché la gente non va ai concerti, ma purtroppo devo aggiungere che le band nostrane che val la pena andare a vedere sono una percentuale piuttosto bassa. Certo l’impegno c’è da parte di tutti, ma il talento no. E non sto parlando di tecnica, sto parlando di saper scrivere delle canzoni. Personalmente, se un gruppo mi piace e lo ritengo valido, sono io che vado a cercarlo, magari per collaborazioni nei concerti o semplicemente per complimentarmi, quindi è inutile fare nomi, sapete chi siete! Della scena estera, rimanendo ovviamente nell’underground, ho visto, suonando in giro per l’Europa, che la situazione non è molto diversa. Ci sono tante band inutili e qualche band veramente valida. Ad esempio ricordo i rumeni Bolthard che mi avevano impressionato positivamente. E per quanto riguarda le “vecchie glorie” c’è poco da dire, ascolto praticamente solo i Motorhead.
C: Tra gli italiani mi hanno piacevolmente impressionata gli Hour of Penance che ho visto live al Metalitalia Festival. Quanto all’estero i Tool e gli Opeth non mi annoiano mai.

-Con quale gruppo avete condiviso più volentieri il palco e con quale vi piacerebbe? Qualche aneddoto? So che siete stati accolti in maniera calorosa in Sudamerica, per esempio…
C
: Le occasioni di fare da supporter a band di maggior calibro le ho vissute più che altro nel periodo Opera IX. Mi ricordo ancora oggi la piacevole esperienza con gli Absu con cui alla fine del concerto ci siamo scambiati le magliette zuppe di sudore. Tra gli aneddoti bè come scordarsi il cantante dei Sadistik Execution che si sputava addosso e si perforava con le spille da balia? Con i CADAVERIA suoniamo normalmente come headliner. A breve apriremo per gli Arch Enemy a Piacenza quindi ti saprò dire dopo il 13 ottobre. Mi piacerebbe in effetti imbarcarmi in un tour europeo a supporto di qualche band, magari Black Metal. Il nostro genere è piuttosto vario quindi credo si sposi bene a più occasioni. Con i Satyricon magari… Il Messico resta una delle più belle esperienze live fino ad ora. Oltre ad un pubblico numeroso e super caloroso ricordo gli stand che vendevano la nostra merchandise contraffatta: magliette, felpe, poster, cartoline prismatiche, polsini, tazze da colazione. Dei pazzi!

-Qual è la vostra esperienza diretta riguardo al “pay to play”? È sempre esistito oppure è un fenomeno recente?
C
: Mai pagato per suonare, non lo farei nemmeno per aprire per i Tool. Proprio la scorsa settimana ho ricevuto una mail con un’”offerta” da 1.200 euro per supportare due band poco più conosciute di noi. Non era una mail indirizzata a noi personalmente, ero evidentemente nella loro distribution list, comunque oltre ai 1.200 dovevi pagarti gli spostamenti tra una venue e l’altra per tutta Europa. Arrivava dall’estero quindi il fenomeno oggi tanto contestato in Italia è assolutamente internazionale. Io sono contro perché non è meritocratico e perché fa credere allo spettatore che quella band sia una figata solo perché è lì a suonare davanti a 500 persone (se gli va bene) che hanno pagato per vedere la band che suonerà per ultima.
KB: E’ uno scandalo e chi dice che questa pratica è sempre esistita mente. Negli anni passati, le case discografiche pagavano per mandare i gruppi in tour, mentre adesso l’investimento lo fa direttamente il gruppo. C’è una differenza enorme, perché nel primo caso il talent scout dell’etichetta sceglie quale musicista è valido e merita un investimento, mentre nel secondo caso è il musicista stesso che decide di essere talentuoso e che quindi vale la pena investire dei soldi. Manca il filtro critico del talent scout, una figura essenziale che purtroppo oggi è sparita. E’ per questo che ogni mese escono centinaia di dischi di band tutte uguali e mediocri ed è per questo che nei cartelloni dei concerti ci sono nomi di perfetti sconosciuti. In aggiunta, vorrei citare AC Wild dei Bulldozer che in una recente intervista su questo tema ha detto, molto saggiamente: “se i grandi nomi esteri non attirano abbastanza pubblico da rientrare nelle spese, perché continuare a chiamarli e far pagare i gruppi di supporto, che non ne traggono nessun vantaggio?”

-Quali potrebbero essere le soluzioni a questo “problema”?
M.S
.: Che tutti i gruppi si rifiutino a priori di accettare quelle condizioni.
Ma se qualcuno lo fa, evidentemente c’è chi crede anche in queste soluzioni e non sarò di certo io a dissuaderli. E comunque vorrei appurare che il più delle volte non è il gruppo che chiede soldi, bensì chi organizza. Questa cosa è sempre esistita, alcuni la chiamano promozione, altri furto… non mi ci metto a discutere, ma certo che se hai una major che paga per te il tour di supporto ai Metallica, la cosa è diversa e sta bene a tutti.

-Come mai, secondo voi, molte band italiane finiscono per essere conosciute più all’estero piuttosto che in patria? Il caso più eclatante sembrerebbero i nostrani Raw Power, ma non sono gli unici…
M.S
.: Il caso da te citato è abbastanza normale. L’hardcore italiano va fortissimo negli states, mentre nel nostro caso andiamo alla grande in Sud America e in alcune zone dell’Europa. Con i Necrodeath invece siamo gettonati in tutt’altri stati d’Europa e nell’est. Si tratta di generi che vengono più o meno recepiti da un certo tipo di audience. In Italia si ascolta un po’ di tutto ma rispetto ai grossi continenti non abbiamo numeri a sufficienza per decretare il successo (salvo che non si faccia del pop). Mettici anche un pizzico di esterofilia è il gioco è fatto.

-Cosa manca al movimento per la definitiva esplosione? Essendo tutti musicisti più che navigati vi sarete fatti un’idea…
M.S.
: Se parliamo a livello globale direi che un bel passo avanti si è fatto. Ora anche le grandi radio trasmettono rock e metal, i video vanno su MTV e i Lacuna Coil (tanto per citare un gruppo italiano) sono nelle classifiche. Se parliamo solo dell’Italia, manca la cultura del rock. In televisione ci fanno passare sempre per satanisti brutti sporchi e cattivi, senza prendersi la briga di venire a un nostro concerto o a bersi una birra con noi. La nostra arte sarà per la massa sempre una sorta di crimine, non saremo mai considerati allo stesso livello di un regista che fa film horror. Tieni anche presente la nostra vicinanza al Vaticano e ai suoi continui attacchi ingiustificati nei nostri confronti che scoraggiano comuni e organizzatori a diffondere la nostra musica.

-Cosa ne pensate della rete: croce o delizia?
C
: Per me è una croce perché mi occupo del mantenimento dei social networks e questo ruba tempo alla mia vita. La rete dà senza dubbio più visibilità e rende la musica più accessibile. La ritengo utilissima per comunicare velocemente ma spesso mi sembra di vivere in una realtà virtuale delirante. In sostanza abolirei Facebook ma terrei siti, skype ed email.

-I più giovani sembrano affidarsi molto a internet (non solo per scaricare), invece che alle consolidate riviste/libri cartacei, che tendenzialmente puntano più sulla professionalità: che ne pensate?
KB
: Rimanendo nel nostro settore, la differenza tra una rivista metal e una webzine metal non è solo la professionalità, ma anche la credibilità. Personalmente mi fido di più di una recensione di una webzine. E’ inutile che sulla rivista patinata mi metti la fantastica recensione del gruppo del mese, magari uguale a quello dei mesi precedenti, se poi giri pagina e c’è la pubblicità della casa discografica che ha pubblicato quel disco. E’ una presa in giro! Anche se, purtroppo, ultimamente le cose stanno cambiando, in peggio, anche tra le webzine.

-Cosa avete in serbo per il futuro prossimo? State già pensando al successore di “Horror Metal”?
KB
: Non troppo tempo fa ho ricevuto una e-mail da Dick Laurent con alcune idee per tracce nuove. Mi ha trovato completamente impreparato però è evidente che qualcuno sta già pensando al prossimo disco! Invece per il futuro più prossimo stiamo organizzando, anche se con fatica, un po’ di concerti, abbiamo voglia di fare chilometri, salire sul palco e suonare le nostre canzoni in tutto il mondo!

-Infine vi lascio lo spazio per togliervi qualche sassolino dalle scarpe, qualora ne sentiste il bisogno e per fare i saluti/ringraziamenti di rito.
KB
: Non mi sembra di dover recriminare niente, per cui ti ringrazio per lo spazio che ci concedi, saluto tutti i lettori e li invito ai nostri concerti. Tenetevi aggiornati su http://www.cadaveria.com per sapere quando passeremo dalle vostre parti!