Live Report: Jon Oliva’s Pain + White Skull + Kingcrow al Live Club di Trezzo

Di Daniele Peluso - 23 Luglio 2012 - 11:00
Live Report: Jon Oliva’s Pain + White Skull + Kingcrow al Live Club di Trezzo


 

Report a cura di Luca Cardani.


10 Luglio 2012, il Live Club di Trezzo sull’Adda ospita la data italiana dei Jon Oliva’s Pain, che per l’occasione riproporranno in toto, per il venticinquesimo anniversario dalla sua uscita, “Hall Of The Mountain King”, uno degli album più belli dei Savatage , che per una sera torneranno in vita, regalando emozioni a chi negli anni passati non ha avuto occasione di vederli in sede live. Occasione questa che ha trasformato un semplice concerto, in un mini festival con la presenza di ben quattro gruppi di supporto, tra cui i nostrani White Skull , con il ritorno al microfono di Federica “Sister”De Boni.
Il locale magnificamente climatizzato, ospita i primi presenti che tra una birra, e un giro tra i banchetti del merchandising delle band, attendono l’inizio dello spettacolo, che puntualmente ha inizio alle 19:30 come da running order.
 


A questo quartetto belga, viene affidato il compito di dare fuoco alle polveri, e convincere i pochi presenti con il loro heavy prog metal. I brani estratti dal loro debut album “Initial Process”, si dimostrano solidi come il granito, grazie al lavoro del chitarrista Damien, che oltre a essere in possesso di una buona tecnica, salta e si agita sul palco come un’ossesso, e al perfetto mix tra potenza e melodia che il cantante sa dosare perfettamente, e che rappresenta la vera punta di diamante, oltre che piacevole sorpresa, di questa formazione. Gli applausi che ricevono alla fine dei loro trenta minuti sono decisamente tutti meritati: band da tenere sott’occhio.  
 


Dopo il piacevole inizio regalatoci dai Max Pie, tocca ai capitolini Kingcrow portare avanti lo spettacolo. I sei ragazzi prendono posizione e partono subito spediti sulle note di “Evasion” brano estratto da Phlegethon. Il pezzo viene presentato, così come tutta la scaletta, con una precisione quasi al limite della perfezione. Se da un lato la prestazione scenica (e non vocale) del cantante lascia un pò a desiderare, la prestazione degli altri componenti della band è ineccepibile, e assolutamente professionale, e se dovessi scegliere il migliore tra loro la mia scelta ricadrebbe di certo sul bassista, artefice di pregevoli e complessi fraseggi tecnici. Le sonorità si alternano tra loro per tutta la durata dell’esibizione, prog rock, elettronica, folk, e anche una punta di reggae, dimostrano ancora una volta come la sperimentazione sia alla base della loro complessa ricerca musicale, cosa che purtroppo non riesce a fare leva sul pubblico, un po’ più numeroso rispetto all’apertura, che rimane distante e che svogliatamente applaude alla fine del loro show.
 


Dalle sperimentazioni, si ritorna a un heavy metal di stampo più classico e diretto come dimostra il brano d’apertura “No Need to Surrender” estratto dal loro secondo album “The Shape Of Things To Come”, di cui si conclude in questa serata la prima parte del loro tour promozionale che li ha visti protagonisti nei migliori club italiani. I brani del nuovo album sono più maturi e convincenti e dimostrano una maggior personalità compositiva, cosa che non si può dire di quelli vecchi come “Journey Through The Star”, ancora troppo legati al loro passato di tribute band degli Iron Maiden. Tutto sommato, i Clairvoyants si dimostrano padroni del palco, si divertono, coinvolgono il pubblico nei loro cori, oltre a scatenare un’ irresistibile voglia di head banging: promossi a pieni voti!
 


Dodici anni d’assenza e non sentirli, questo è l’essenza del messaggio che Federica “Sister” trasmette dal palco. I Teschi di Cavazzale, freschi del loro ultimo album “Under This Flag”, e del ritorno alla voce della prima cantante, scatenano sul pubblico tutta la loro potenza sonora e affidano all’esecuzione di “Tales from the North”, l’apertura della loro session.
Peccato che la partenza per “Sister” sia tutta in salita, anche se spalleggiata dai cori di Tony “Mad” Fontò, la nostra singer, complice anche un non impeccabile riscaldamento vocale, fatica nel proporre uno dei brani che ha fatto un po’ la storia di questa band. Fortunatamente, con il passare dei minuti, Federica dimostra di essere rimasta la stessa guerriera di un tempo, anche se in un certo senso sembra avere perso un pò il potere sui suoi compagni, che si lasciano andare a qualche momento di sana indisciplina sul palco, la presa sul pubblico rimane forte e decisa, impossibile non lasciarsi affascinare dal suo carisma. Impressionante Danilo Bar alla seconda chitarra, paragonabile a un Malmsteen molto più concreto e diretto. Con “Asgard” , termina la loro mezz’ora di spettacolo, e gli applausi dei presenti dicono solo una cosa : bentonati White Skull, bentornata “Sister”.

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Il momento che tutti stavano aspettando è finalmente arrivato, dopo un rapido cambio di palco e dopo aver posizionato il bianco pianoforte a coda di Jon, le luci si spengono sulle note di strumentale intro, fanno la loro comparsa i JOP. Giusto il tempo di un saluto al pubblico, un sorriso e si parte con “Gutter Ballet”, partenza così esplosiva che il microfono non ha retto, cosa che non ha inficiato sul cantato, visto che il pubblico ha sostituito Jon più che degnamente. Emozionante lo sguardo al cielo, e le scuse mandate al fratello Criss, per questo disguido tecnico.  Con la melodia di “Edge of Thorns” e la potenza di “Sirens”, dove per la prima si stacca dal piano, la conquista del pubblico è completa, e il calore e la potenza della sua voce, non sembrano essere stati intaccati dal trascorrere del tempo. Un appunto deve essere fatto sul volume del pianoforte, che da solo suonava perfettamente, ma che veniva soverchiato nel momento in cui le chitarre entravano in gioco, cosa che è durata per buona parte dello show. Non sono mancati pezzi dei JOP e dei Doctor Butcher, altro progetto di Oliva con un album all’attivo, ma a scaldare il pubblico sono i pezzi dei Savatage, come “Tonight He Grins Again”e la successiva “Ghost in the Ruins”, definito da Jon come uno dei pezzi più belli mai scritti con i Savatage, e impreziosito in questa serata dal fantastico assolo, dove la chitarra di un tecnicissimo Jerry Outlaw si alterna con quella di un più normale,ma mai banale, Joseph Diaz.
Con un po’ di più di fiato in corpo, arriva il momento di tutto “Hall of the Mountain King”, e “24 Hours Ago” colpisce i presenti con tutta la sua potenza sonora, le chitarre armonizzate in apertura e tutta la grinta di Jon fanno letteralmente tremare il Live Club, peccato solo che il microfono ancora una volta debba essere sostituito. “Beyond The Doors of the Dark”, “Legions”, scorrono una dietro l’altra come un torrente in piena, fino ad arrivare all’ esecuzione della title track, dove un Oliva stanco, sia fisicamente sia a livello vocale, raccogliendo le ultime energie residue porta lo show al suo apice.  Con le note di “Believe”, cantata da tutti i presenti, si chiude il concerto che per due ore filate ha visto protagonisti i JOP, per la gioia di circa 600 spettatori che hanno potuto ammirare una delle colonne portanti dell’heavy metal degli anni 80, cambiato nel fisico ma non nella voglia di stare sul palco, per regalare uno spettacolo difficile da dimenticare.

Setlist
1) Gutter Ballet (Savatage cover)
2) Edge of Thorns (Savatage cover)
3) Sirens (Savatage cover)
4) Don’t talk to Me (Doctor Butcher cover)
5) Power of the Night (Savatage cover)
6) Festival
7) Tonight He Grins Again (Savatage cover)
8) Walk Upon the Water
9) Ghost in the Ruins (Savatage cover)
10) 24 Hours Ago (Savatage cover)
11) Beyond the Doors of the Dark (Savatage cover)
12) Legions (Savatage cover)
13) Strange Wings (Savatage cover)
14) The Price You Pay (Savatage cover)
15) White Witch (Savatage cover)
16) Devastation (Savatage cover)
17) Prelude to Madness (Savatage cover)
18) Hall of the Mountain King (Savatage cover)
19) Believe (Savatage cover)

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