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Nile (Karl Sanders)

Di Emanuele Calderone - 5 Luglio 2012 - 0:04
Nile (Karl Sanders)

In concomitanza con l’uscita di “At the Gate of Sethu“, settimo controverso disco di casa Nile, abbiamo avuto l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere con un Karl Sanders gentile e loquace come sempre. Tra una battuta e l’altra, il cantante/chitarrista ha provato a spiegarci questo nuovo parto degli americani. Venite a scoprire con noi cosa ne è uscito fuori.

Intervista raccolta da Emanuele Calderone e Tarja Virmakari


 

01- Ciao Karl, innanzi tutto benvenuto su Truemetal.it. Come stai? Eccitato all’idea di rilasciare il settimo album dei Nile?
Karl: Assolutamente! Non vediamo l’ora che i nostri fans possano ascoltarlo. Abbiamo lavorato duramente per questo album; ci sono voluti oltre 10 mesi per scrivere le canzoni e registrarle. Cazzo sì, siamo davvero eccitati!

02- Il nome dei Nile è da sempre simbolo di originalità, tecnica e, soprattutto, grande qualità. Da dove traete l’ispirazione?
Karl: Credo che l’ispirazione venga soprattutto dall’aria che respiriamo ogni giorno. Ci svegliamo sempre pronti per suonare musica, che in fin dei conti, è tutta la nostra vita.

03- Qual’è il segreto che si cela dietro ai dischi della tua band?
Karl: La verità è che lavoriamo molto duramente sulla nostra musica! Diamo sempre il 100% e tutti, lavorando altrettanto duramente, possono riuscire a raggiungere ottimi risultati.

04- Ascoltando con attenzione la vostra discografia, si nota che, pur avendo sviluppato un sound riconoscibile, avete sempre sperimentato. Se “In their Darkned Shrines” è il vostro disco più atmosferico, “Annihilation of the Wicked” è il più brutale, “Ithyphallic” il più tecnico e “Those Whom the Gods Detest” il più equilibrato, con quale aggettivo definiresti il nuovo “At the Gates of Sethu”?
Karl: Direi grezzo e probabilmente onesto.


05- “At the Gates of Sethu” uscirà a breve. Karl, ti andrebbe di descrivercelo?
Karl: Le canzoni del disco incorporano al loro interno numerose influenze. L’album è principalmente basato sul guitar working e il cantato presenta una grande varietà di stili.
05 bis- (Tarja)Qual’è la differenza principale tra questo disco e il precedente “Those Whom the Gods Detest”?
Karl: Direi la produzione pulitissima di questo album.

06- Devo ammettere, non senza un pizzico di vergogna, che la prima volta che ho ascoltato la nuova “The Fiends Who Come to Steal the Magick of the Deceased” sono rimasto un attimo interdetto. Sentire Vesano cantare in quel modo mi ha davvero shockato: sarà uno stile di cantato che continuerete ad usare?
Karl: Veramente ancora non lo so: chi sa cosa faremo nel prossimo futuro? Io di sicuro no! Per il momento questo era ciò che ci serviva per quest’album. Il cd contiene diversi stili vocali, anche perché cogliendo le diverse sfumature della voce umana gli abbiam dato più “colore”.

07- Leggendo con attenzione i testi delle canzoni di “Those Whom the Gods Detest”, emergeva una certa spiritualità che non credevo potesse essere vostra. Il rapporto uomo entità “sovrannaturali” è un tema che è stato ripreso anche nel nuovo album?
Karl: E’ un po’ troppo presto per parlarne. Ancora non ho ben chiara la filosofia che “sostiene” le canzoni. Mi ci vorrà ancora del tempo per comprenderlo a pieno.
07 bis (Tarja): Karl, la nuova “The Fiends Who Come to Steal the Magick of the Deceased” come è stata accolta dalla critica e dai fan?
Karl: In realtà ci sono state differenti reazioni nei confronti del pezzo. Qualcuno l’ha amata, altri l’hanno odiata. Direi che è interessante assistere a reazioni così diverse. L’aver creato qualcosa di diverso dal solito, ha lasciato qualche ascoltatore di stucco.

08- Se dovessi scegliere la canzone che, all’interno della tracklist di “At the Gates of Sethu”, meglio rappresenta i Nile, quale sceglieresti? E soprattutto perché?
Karl: Sceglierei “Enduring the Eternal Flame” o la title-track. Questo perché entrambe le canzoni incorporano tutti i differenti elementi e gli stili che caratterizzano questo “At the Gate of Sethu”. In particolar modo, nel primo caso, siamo al cospetto di una canzone magniloquente, è brutale e allo stesso tempo progressive.

09- Anche in questo disco continuate ad esplorare la mitologia egizia. Avete mai pensato, in diciannove anni di carriera, di cambiare tema delle liriche? O pensate che ciò potrebbe snaturare l’essenza dei Nile?
Karl: Bella domanda. Dire che probabilmente anche quando facciamo qualcosa di leggermente differente, i nostri fan pensano che stiamo parlando di egittologia anche quando ciò non accade realmente. “Natural Liberation of Fear Through the Ritual Deception of Death” ad esempio è strettamente connessa al libro tibetano dei morti.
9 bis (Tarja): Continuo a notare che scegliete titoli sempre lunghissimi per le canzoni. C’è una ragione precisa per la quale ciò avviene?
Karl: No, intitoliamo le canzoni in base ai nostri gusti (ride).

10- Davide Nadalin (italiano), Michal Loranc e su quest’ultimo disco Seth Siro Anton: in base a cosa scegliete gli artisti che danno vita agli artwork (sempre suggestivi ed affascinanti) dei vostri album?
Karl: Per quanto riguarda quest’ultimo disco abbiamo scelto Seth, che è anche un amico di George, e mi sono fidato anche per l’ottimo lavoro che il ragazzo ha svolto con i Septic Flesh, dei quali sono un grande fan.

11- Avete già in preparazione un videoclip per una qualche canzone del disco?
Karl: Sì, ci abbiamo già pensato e stiamo già pianificando di girare un video per “Enduring the Eternal Molestation of Flame”.

12- Tarja: Se avessi la possibilità di tramutare in realtà un tuo sogno, come vorresti vederti da qui a cinque anni?
Karl: Vorrei continuare a suonare musica Metal, possibilmente con un’industria che dia ancora agli artisti la possibilità di registrare dischi.

13- Bene Karl, questa era l’ultima domanda. Ti ringrazio infinitamente per il tempo che ci hai concesso. A te i saluti.
Karl: Vorrei ringraziarvi per la bella chiacchierata e sono davvero eccitato all’idea di tornare in Italia e suonare un po’ di sano metal per i nostri fan italiani!