Live Report: Gods Of Metal 2010, il report in tempo reale (giorno 1, parte I)

Di Silvia Graziola - 25 Giugno 2010 - 18:00
Live Report: Gods Of Metal 2010, il report in tempo reale (giorno 1, parte I)

Gods Of Metal 2010

(25/06/2010 parte I)

 

 

25 giugno 2010: prende via una nuova edizione del Gods of Metal, festival nostrano da sempre in cima ai desideri degli amanti della scena rock e metal. Edizione inedita quella di quest’anno se si pensa che un’intera giornata è stata dedicata alla scena del metal “moderno”, ovvero quella che così tanto bene mescola componenti melodiche con sezioni ritmiche incalzanti e scandite da battute provenienti dalla potente scena hard-core statunitense. Una scena che nel corso degli anni è cresciuta e si è evoluta in generi in seguito inquadrati come metalcore, groove metal, deathcore…. I nomi più attesi di oggi sono i talentuosi Job For a Cowboy, gli As I Lay Dying e, oltre agli headliner Killswitch Engage, i Fear Factory, devastante macchina da guerra con atteso dietro le pelli il gigante Gene Hoglan (Dark Angel, Death, Devin Townsend, Forbidden, Old Man’s Child, Strapping Young Lad, Testament, Unearth). La giornata si preannuncia calda, nutrita di un discreto numero di presenti e, ahimé, particolarmente delicata per la questione zanzare, già minacciose di prima mattina…

(Nicola Furlan)

Stage 1

36 Crazyfists

Dopo un’attesa più lunga di quanto previsto sulla tabella di marcia finalmente i cancelli si aprono e decine di ragazzi corrono verso le transenne per accaparrarsi i posti migliori in prima fila. Sul palco si stanno preparando i 36 Crazyfists e, mentre l’arena diventa sempre più affollata, la band americana scatena tutta l’aggressività del proprio metalcore sugli spettatori. Nonostante sia la prima esibizione della giornata l’audio è potente e compatto con gli strumenti ben distinguibili tra loro e basta pochissimo al pubblico per entrare in sintonia con la band, rispondendo con un pogo violento. Sembra un buon inizio per questo Gods Of Metal 2010.


Stefano Vianello

 

Unearth

La temperatura sale e con essa anche la sete di metal che questa prima giornata del Gods of Metal sta trasmettendo agli affezionati accorsi a Collegno. Sete prontamente placata dagli Unearth, band autrice di un post-thrash rafforzato da consistenti dosi di groove e addolcito da convinceti refrain prettamente metalcore. Contraddistinta da un lavoro fonico di tutto rispetto, la compagine statunitense se l’è cavata davvero alla grande coinvolgendo i presenti. Salti, pogo e incitamento: non c’è che dire, il combo di Boston ha convinto alla grande!

Nicola Furlan

 


 

 

Job For A Cowboy

Terzo posto in scaletta per uno dei nomi più attesi di questa giornata d’esordio: i Job for a Cowboy, band rivelazione che nel 2007 ha attirato l’attenzione di media e fan grazie alla riuscita release intitolata “Genesis”. Il gruppo proviene dall’Arizona, è autore di un death metal potente e tecnico, già distante da quanto prodotto agli esordi. Molti sono infatti i pezzi proposti ed estratti dal secondo e ultimo full-lenght di carriera “Ruination”. Un cambiamento di sound certamente ispirato dall’ingaggio di uno straordinario Alan Glassman, già alle sei corde dei Despised Icon. I volumi altissimi e la cura digitale dei suoni hanno contribuito all’ottima esibizione del quintetto proveniente dall’Arizona, di certo i migliori di inizio giornata.

Nicola Furlan

 


Atreyu

Esibizione di puro metalcore come storia insegna quando a calcare il main-stage sono gli Atreyu, band metalcore formatasi a fine anni Novanta nell’Orange County californiana. Ben poco da dire per dare un’idea di come suonino i brani del quintetto: poco originali! Alle sezioni più tirate si alternano quelle sdolcinate dettate da melodie sostanialmente scontate e prevedibili. Non che i ragazzi non ci sappiano fare, ma al lato pratico lo show s’è trascinato senza toccare picchi di particolar qualità, senza lode alcuna. La scontata alternanza tra la tagliente tibrica di Alex Varkatzas e la corposa e modulata voce del batterista/cantante è quanto di più “già sentito” si potesse incontrare. Se a tutto ciò accostiamo una desolante carenza di assoli (…ma dagli All Thet Remains non impara nulla nessuno?) troviamo poco, pochissimo groove e la cover di You Give Love a Bad Name di Bon Jovi non fa che peggiorare la situazione. Ci si può quasi chiedere se, al posto di questa band, non poteva essere chiamata qualche nostra realtà -più o meno- underground… sarebbe andata di certo meglio.


Nicola Furlan

 

 

Stage 2

 


Death Army

Esordio col botto sul second stage: sono in scena i Death Army, folk metal band milanese che, seppur con all’attivo solo tre demo datati, ha davvero eseguito il proprio set in maniera impeccabile e con spiccata personalità. Il loro mix tra folk, gothic e metal ha rieccheggiato a lungo dopo la fine dell’esibizione. Il doppio cantato maschile/femminile ha convinto, come ha pur colto nel segno il songwriting. I brani, composti con perizia, hanno evocato istinti d’ogni sorta: dall’aggressività all’incontrollabile voglia di combattere, fino alla voglia di respirare epicità quando fanno da padrone le aperture goticheggianti enfatizzate dalla voce della cantante … Prova davvero convincente. A quando il disco d’esordio?

Nicola Furlan

 

Dragonia


È giunto il momento per i Dragonia di calcare il second stage di questa calda giornata. La band propone un classico power metal e, nonostante i membri della band siano solo quattro, il suond è carico di energia e gli spettatori apprezzano parecchio: da sottolineare il tributo al compianto Ronnie James Dio con un’emozionante “Heaven and Hell”. Molto appariscente il cantante che per l’occasione sfoggia un microfono ad archetto alla “Amici…” , ma che sa farsi valere sia nel cantato, sia con la sua sette corde Ibanez. I suoni sono buoni, anche se la tastiera, sfoggiata con una tracolla, rimane decisamente in secondo piano, passando quasi inosservata.

Stefano Vianello

 

Amphitrium


Death metal con chiare influenze thrash è quello che gli svizzeri Amphitrium propongono con un sound massiccio e trascinante. La folla apprezza il lancio di cd dal palco e la band macina un riff dietro l’altro non deludendo le aspettative. Buona la tenuta di palco da parte del frontman EvilS.A.M. che, saltellando da un lato all’altro dello stage, si attira le simpatie del pubblico. Nonostante i suoni e la dimensione del second stage non siano allo stesso livello del palco principale, la resa dell’esibizione rimane molto buona.
Si conclude quindi con un ottima prestazione da parte degli Amphitrium, la serie di esibizioni sul palco “minore” di questa edizione torinese del Gods.

Stefano Vianello
 


 

 

con Atreyu e Amphitrium si chiude la prima metà di questa giornata inaugurale dell’edizione 2010 del Gods of Metal. Ora pure un leggero venticello rinfresca i presenti. Tutti sembrano a loro agio nella contenuta location ricca di alberi, ombra e servizi che, oltretutto, stanno funzionando davvero bene: poche file ai ticket e diversi punti ristoro danno la possibilità di patir fame e sete per pochissimo da tempo dal richiamo del bisogno. A tirar le somme parziali in attesa della seconda parte del Gods, c’è da esser davvero soddisfatti per questa tanto criticata edizione, ma che al lato pratico sta piacendo e per davvero, anche in virtù di un’acustica di tutto rispetto!

Nicola Furlan