Live Report: Gods Of Metal 2010, il report in tempo reale (giorno 2, parte I)

Di Silvia Graziola - 26 Giugno 2010 - 13:02
Live Report: Gods Of Metal 2010, il report in tempo reale (giorno 2, parte I)

Gods Of Metal 2010

(26/06/2010 parte I)

 

 

Non che la giornata del 25 giugno abbia deluso, ma diciamocela tutta: il vero Gods of Metal inizia oggi. Nomi storici come Exodus e Raven, band in grado di cacciare fuori overdose di violenza come Behemoth, importanti realtà nostrane come i Sadist rappresentano nomi in grado di rappresentare degnamente il Gods of Metal, evento nato per portare on-stage il metal nella sua accezione più pura. Questa sarà anche una giornata sostanzialmente eterogenea. Sentiremo suonare brutal death metal, thrash, heavy, death metal tecnico, fino alla particolarissima e attesa prestazione degli israeliani Orphaned Land. Da tener d’occhio il second stage: i Sunhuman e Kaledon promettono fuoco e fiamme! Ormai il semaforo ha inziato ad accendere le luci rosse: tutti sulla linea di partenza, birra in mano e amplificazione pronta a deflagrare! Ragazzi che state a casa a studiare o che non avevate soldi per questa trasferta piemontese, state con noi, condivideremo assieme questa seconda giornata del Gods of Metal… non ve ne pentirete!

Nicola Furlan

Ex Deo

Piacciano o no, gli Ex Deo sono sempre una mezza sicurezza, ancor prima d’imbracciare gli strumenti per dar via al loro concerto. Il perché è presto detto: Maurizio Iacono è un personaggio incredibile. Già voce dei Kataklysm, il frontman italo canadese è quanto di meglio il pubblico potesse sperare per l’esordio di giornata. Ci sa fare e parla perfettamente italiano accattivandosi i piacere degli accorsi. Tra cori, incitamenti e tanta presenza scenica, i deathster se la cavano alla grande riscuotendo inaspettati applausi. Non c’è che dire, ottima esibizione d’apertura. Scaletta naturalmente improntata sui pezzi estratti dall’unico album pubblicato nel 2009, “Romulus”, vera chicca per gli manti del death metal dai connotati epici e battaglieri. I mid tempo scandiscono le accellerate ritmiche, gli assoli fendono gli echi in scream di Iacono e le distese aperture sinfoniche abbracciano la sete belligerante della discreta presenza sotto il palco. Esibizione riuscita, suoni più che soddisfacenti! Se queste sono le premesse, oggi ne vedremo delle belle…

Testo: Nicola Furlan

Foto: Stefano Vianello

 

 

Sadist

Ho sempre avuto un debole per i Sadist. Ogni volta che viene pubblicato un loro disco mi chiedo se mai e poi mai riusciranno ad eguagliare quanto fatto sul precedente. Occasione per risposta ai questiti è avvenuta quest’anno, anno della release di “Season in Silence”, sesto studio album dell’ormai ventennale carriera del combo genovese. Vi domanderete: perché Nik ci sta parlando dei dischi e non del concerto. Se non avete mai presenziato ad uno show di Trevor e soci non potete saperlo. I Sadist sono tanto bravi quanto lo sono su disco. Talentuosi tecnicamente, perfetti nell’esecuzione e attenti all’importanza interattiva con il pubblico. Una band che non lascia nulla al caso e che è un piacere anche solo da guardare. Un professionismo che s’è realizzato anche grazie ad un lavoro fonico e un’acustica di livello eccellente, a sto punto arrivati una delle peculiarità di questa edizione 2010 dell’atteso festival italiano.

Testo: Nicola Furlan

Foto: Stefano Vianello, Nicola Furlan, Hornsintheair

 

 

Kaledon

A inaugurare questo sabato il second stage tocca ai Kaledon, band romana, con il suo power metal rapido e potente. Il gruppo è carico di energia e i suoni rendono giustizia, infatti l’esibizione, seppur molto breve (verranno proposti solo quattro brani) riesce a scatenare il pubblico che, incitato dal singer Marco Palazzi inizia addirittura a pogare. La scaletta spazia tra i vari lavori della band, compreso l’ultimo album appena pubblicato, dal quale viene proposta Surprise Impact, e il precedente da cui viene suonata A New Man. La performance si conclude con uno scalmanato Palazzi che si arrampica fin in cima al muro di casse acustiche presenti sul palco, scatenando l’apprezzamento del pubblico che sembra divertirsi di gusto. Peccato per il poco tempo a disposizione, perché l’esibizione è stata davvero buona.

Testo e foto: Stefano Vianello

 

 

Orphaned Land


Arrivano direttamente da Israele gli Orphaned Land, il quintetto capitanato da Kobi Farhi che si presenta sul palco vestito con un’ampia tunica bianca e a piedi scalzi. Dopo un piccolo ma divertente contrattempo in cui lo staff non riesce a trovare la traccia introduttiva dello show dall’iPod, il gruppo porta in scela il brano di apertura di Mabool (2004), Birth Of The Three (The Unification), uno dei suoi brani forse più conosciuti e di impatto. Sebbene la musica che la band israeliana offre sia piuttosto complessa e meno immediata rispetto ad altre band che prendono parte a questo festival, il pubblico, trincerato sotto il sole a picco di primo pomeriggio pomeriggio, reagisce nel migliore dei modi agli incitamenti del cantante. Si vedono ragazzi saltare, applaudire e agitare le mani a tempo, mentre l’impianto audio rende giustizia alla musica raffinata degli Orphaned Land.

Testo: Silvia Graziola

Foto: Stefano Vianello

 

 

Subhuman

Le voci giravano fin dalla mattina tra i ragazzi venuti a supportare le realtà nostrane del second stage. Tra questi, uno dei nomi più gettonati era quello dei Subhuman, metal band pisana autrice di un thrashcore metal sfumato di death. Tante le influenze del vincente sound messo in atto dal quintetto. Si va dal thrash metal di purissima matrice californiana (bay  area docet!) alle accelerate in stile swedish. Il tutto coronato dalla follia infernale dello scream del cantante Zula. Spettacolo a non finire sulle note dei pezzi tratti dal disco d’esordio “Profondo Rozzo”. Male è invece andata alla mascotte “Orca”, pesce gonfiabile sacrificato al pubblico presente, disintegrato letteralmente durante lo sfrenato pogo sviluppatosi tra circle pit e salti furiosi. Band da seguire!

Testo: Nicola Furlan

Foto: Stefano Vianello

 

 

Behemoth

I Behemoth sono una delle più valide realtà in campo death metal, oggi ne abbiamo avuta l’ennesima conferma. I polacchi hanno tirato fuori dal cilindro una magia dietro l’altra, annichilendo i presenti con un grande concerto. Sul palco s’è vista una band in grandissima forma, un Nergal ispiratissimo e un Inferno tanto veloce quanto preciso. Ordinaria amministrazione per il gruppo proveniente da Gdansk, ma non per chi li segue. Ogni volta è un’esibizione straordinaria. L’unica forza in grado di fermare il quartetto sembra essere quella naturale, quando nella scorsa esibizione del MetalCampo furono obbligati a soccombere al nubifragio. A differenza dell’occasione citata, oggi i Behemoth hanno usufruito di un’acustica perfetta, di un tempo atmosferico incoraggiante (sebbene anche oggi qualche nuvola all’orizzonte abbia fatto capolino) e di un pubblico devoto, sempre pronto a sostenere e incitare. Omaggio ai presenti la proposizione di vere e proprie chicche tra cui Ov Fire and the Void, Demigod, Decade of Therion, Slaves Shall Serve, At the Left Hand ov God. Infine, la presenza scenica sempre molto curata (particolari le aste dei microfoni in ferro battuto) ha dato l’idea di come il gruppo sia davvero attento ai particolari, ami presentarsi al top davanti ai propri beniamini dimostrando di saper rispettare la musica. E i risultati si vedono, al momento in cui scriviamo: i migliori della giornata!

Testo: Nicola Furlan

Foto: Stefano Vianello