Live report: Incantation, Hate, Divine Eve, Nerve al Siddharta (Prato)

Di Redazione - 11 Febbraio 2010 - 11:00
Live report: Incantation, Hate, Divine Eve, Nerve al Siddharta (Prato)

Foto a cura di Valeria Biagini

 

 

Vista la scarsità, da un po’ di tempo a questa parte, di concerti estremi di un certo livello nella terra di Toscana, non potevo certo permettermi di mancare a questa gustosa occasione. Rifornita l’automobile di benzina e cibi vari, sabato 30 Gennaio siamo quindi partiti alla volta del Siddharta di Prato, in modo da assistere a una delle due tappe italiane del Vengeful Scapegoat Tour capitanato dagli Incantation.

La nostra mezzora abbondante di anticipo è stata prontamente ripagata dall’annuncio di un’ora e mezza di ritardo sulla tabella di marcia causa maltempo. Alle 19:30 mancavano ancora la maggior parte dei gruppi e la backline: cosa che si è ripercossa, poi, sulla durata effettiva dei concerti, forzatamente accorciati in modo da terminare intorno alla mezzanotte.

Ad ogni modo, una volta entrati è avanzato giusto il tempo per un veloce sguardo alle distro presenti prima di partire con il primo show della serata, ovvero quello dei genovesi Nerve. I quattro sono partiti convinti e affiatati, mettendo sul piatto un’ottima tecnica e una bella tenuta di palco. Purtroppo il difficile compito di opener e il genere proposto – un death metal groovy e melodico, parecchio influenzato dall’hardcore – non proprio in linea con il resto dei gruppi, ha impedito al pubblico presente di partecipare attivamente alla performance, la quale resta comunque decisamente sopra le righe. Belli i pezzi, specie quelli del nuovo album uscito a Gennaio chiamato Hate Parade, che dimostrano ormai la piena maturità raggiunta dal combo.

 

 


Alla fine veniamo a sapere che i Noctem, secondi in scaletta, sono probabilmente sperduti in qualche paesino coperto dalla neve del nord, e che quindi potevamo scordarci la loro esibizione. In compenso, questa defezione ha lasciato subito il turno al gruppo veramente “kvlt” della serata: i Divine Eve. Con una discografia che conta al momento solo un EP, uscito nel ’93 sotto la ancora giovane Nuclear Blast, un paio di demo e un nuovo mini fresco fresco, non sono mai riusciti ad uscire dal circuito underground e a pubblicare un vero e proprio full length. Tuttavia, fin dalle prime battute il pubblico si è avvicinato, ha cominciato a scaldarsi e a poco a poco il death old school e un po’ doomy dei nostri, di chiara scuola Asphyx e Autopsy, ha conquistato letteralmente i presenti. Sono cominciate le prime avvisaglie di pogo, mentre si sono susseguite sia tracce provenienti da As The Angels Weep, sia da Vengeful and Obstinate. Proprio con la title track del primo EP si è raggiunto l’apice della partecipazione, specialmente quando la stessa è esplosa letteralmente dopo il primo momento doom ed è scivolata in una cavalcata di tupatupa selvaggio, capace di trascinare nel mattatoio le prime file. Forti anche della presenza, dietro le pelli, di Kyle Severn (batterista degli Incantation) come turnista d’eccezione, i Divine Eve hanno convinto in pieno e hanno dato vita a una delle performance migliori della serata, come dimostrato dagli abbondanti applausi a loro dedicati.

Un veloce cambio di strumenti ed ecco che il sipario si apre sugli Hate, i secondi “Big” della serata.
Look in stile Behemoth, con corpsepaint e vesti lunghe ed elaborate e due omega rosso fuoco su entrambe le casse della batteria, a mo di avvertimento per il caos che da li a poco avrebbe spazzato il locale. Purtroppo non è mancato un degno rappresentante della stupidità umana, il quale, dal centro della sala, ha accolto a gran voce il gruppo con offese e gesti ben poco incoraggianti per poi sparire subito dopo. Una parentesi patetica che non ha impedito ai polacchi di devastare tutto con un concerto praticamente perfetto, con suoni relativamente puliti e un’esecuzione impeccabile. Velocità a vagonate con quintali di blastbeat, headbanging circolare e groove non sono mancati, con il pubblico che ha preferito seguire attentamente la performance piuttosto che pogare. Va segnalata comunque un po’ di freddezza da parte di tutti i componenti del gruppo, causata probabilmente dal simpatico umorista sopracitato. In ogni caso, sia i vecchi pezzi più brutali, sia la maggior complessità e ricercatezza delle tracce estratte dagli ultimi Anaclasis e Morphosis hanno fatto breccia nei presenti, i quali non si sono risparmiati dal riservargli un caloroso saluto.

Altro cambio, questa volta l’ultimo, a favore del piatto forte della serata. Il vero e proprio timewarp per tornare ai tempi dei pionieri del death metal americano: è il turno degli storici Incantation.
Accolti a gran voce dai presenti, i veterani americani hanno spaccato subito tutto con il loro stile classico che più classico non si può, scatenando nel pubblico la prima, vera dimostrazione di pogo feroce della serata. I suoni erano un po’ impastati, complice anche il non aver potuto effettuare un vero e proprio soundcheck a causa dei ritardi, ma la proposta è trascinante indipendentemente da tutto, a dimostrazione che la vera dimensione di questo tipo di sonorità è quella puramente live. Grande la prova vocale di John McEntee, che sembrava quasi senza voce quando dialogava con il pubblico, mentre invece devastava tutto con il suo basso growl sibilante e ruvido quando “cantava” nelle tracce. Gente che vola, gente che frulla viva dentro al pit durante le sfuriate di Kyle Severn, gente che segue con la testa tutti i tempi cadenzati delle parti più doom-oriented, gente che urla con John: quasi nessuno è impassibile nel locale ormai pieno. Un concerto in qualche modo lineare, senza cadute di tono, con la vetta forse in Dying Divinity del recente ma non troppo Decimate Christendom. Performance che non delude se non nella durata, visto il rigido orario a cui tutti hanno dovuto sottostare.

Alla fine, dieci euro di ingresso per quattro ottimi gruppi, di cui uno di culto, uno di altissimo livello e uno addirittura storico, sono senz’altro un affare alla portata di tutti. Rimane da augurarsi che il Vengeful Scapegoat Tour abbia risvegliato un po’ di voglia di incrementare i concerti di questo tipo in Toscana. Del resto, il locale satollo dovrebbe fungere da efficace cartina tornasole.


Michele “Panzerfaust” Carli