Judas Priest: Rob Halford ricorda i tempi di ”Screaming For Vengeance”

Di Stefano Burini - 13 Settembre 2012 - 0:10
Judas Priest: Rob Halford ricorda i tempi di ”Screaming For Vengeance”

Recentemente Toby Cook del sito The Quietus ha intervistato il frontman dei Judas Priest, Rob Halford, a proposito della nuova edizione di “Screaming For Vengeance”, celebrativa dei trent’anni dalla sua pubblicazione. Di seguito la traduzione di alcuni estratti del colloquio.

 

 

The Quietus: “Parlando dei tempi successivi all’uscita di “Point Of Entry”, il quale forse non aveva ricevuto l’accoglienza che si meritava, quali sono i tuoi ricordi relativi al periodo della pubbllicazione di “Screaming For Vengeance?

Rob Halford: “Beh, penso che sia giusto dire che ogni volta che abbiamo scritto canzoni per un nuovo album non abbiamo mai troppo pensato ad un “piano d’attacco”. E penso che questa sia stata una bella cosa perché ogni volta che un musicista inizia a pensare troppo o a mettere un ordine del giorno dietro ad ogni cosa, questo interferisce con il suo modo di scrivere la musica. Inizi a sentirti addosso della pressione inutile, quando la pressione c’è già, dal momento in cui cominci ad avere successo, te la senti addosso da parte di tutti. C’è pressione da parte della casa discografica, dagli agenti e dai promoter e se non fai attenzione può essere veramente distruttivo. Tutto ciò che posso ricordare dai tempi di “Screaming For Vengeance” è che eravamo davvero contenti di tornare a Ibiza, voglio dire: chi non lo sarebbe stato? Noi volevamo soltanto andare avanti facendo un altro disco per cui eravamo sotto contratto – e per cui avevamo qualche vincolo – e mandare l’album all’etichetta, e questo è stato. Ma è interessante, non sei il primo che cita il modo in cui “Point Of Entry” è stato accolto, ma quando parli di dischi che hanno avuto più successo di altri, io penso che possa essere pericoloso andare troppo in profondità, penso che sia ciò che ti rende umano. Credo che mostri il tuo lato umano, perché se pensi alle band che hanno avuto una lunga carriera nel metal o nel rock ‘n’ roll, ci sono dei frangenti in cui certi dischi funzionano meglio di altri, molta gente compra quelli piuttosto che altri e non puoi puntare il dito cercando dei colpevoli. Certamente dopo “British Steel”, che fu un disco di grande successo per i Priest qui in Gran Bretagna e anche altrove, venne “Point Of Entry”, come abbiamo detto, e penso che semplicemente avevamo fatto il meglio che potevamo all’epoca. Perciò non penso che sia andata del tipo “Avanti, signorine, dobbiamo provarci con più convinzione su “Screaming..”, cosa che invece a volte sembra poter essere accaduta. Penso che sia semplicemente il modo in cui le band vanno avanti in termini di crescita e sviluppo, stai semplicemente provando sempre a fare il meglio che puoi. Si è poi visto che per “Screaming For Vengeance” era semplicemente, realmente successo che tutte le cose fossero al posto giusto ed il disco che è venuto alla luce è diventato uno dei nostri maggiori successi.

 

 

 

The Quietus: “Quanto, arrivati a questo punto, la incrementata fama dei Priest ha influito sulla registrazione?

Rob Halford: “Beh, io penso che sia una cosa molto importante che le band devono tenere in conto. Quando stai dormendo nel retro di un furgone, e l’abbiamo fatto tutti, ti senti e ti comporti in maniera ovviamente differente. Come ai tempi in cui dormivamo tutti insieme in un furgone mentre registravamo “Rocka Rolla”, non è la stessa cosa che essere in un bello studio ad Ibiza. Ma, una volta che chiudi le porte dello studio, puoi essere ovunque sulla Terra, devi solo ricordarti chi sei veramente e cosa stai cercando di fare e, ancora, fare il miglior lavoro possibile. Io non credo che ti lasci andare quando ottieni il successo, se lo fai sei un idiota, perché la gente non compra merda! E’ il fondo del barile, se fai un disco scadente, non ha utilità né valore per nessuno e non penso che i Priest siano mai stati in una simile situazione. Abbiamo sempre fatto il meglio che potevamo.

 

 

The Quietus: “E questo fu anche il disco che fece fare il botto ai Priest negli U.S.A. Cosa fu che vi permise, con “Screaming..” di avere maggiore successo di quanto ne avevate mai avuto prima?

Rob Halford: “Semplicemente la connessione con le radio rock ‘n’ roll, vitali per ogni band in America. Non importa chi sei, se vuoi fare il botto negli States prima devi avere qualcosa che possa essere suonato per radio, anche nel mondo di Internet. Se non hai rapporti con le radio in America, farai meglio a scordartelo! Per noi era stata la canzone “Another Thing Coming” – l’avevamo piazzata verso la fine del disco perché è stata una delle ultime canzoni che abbiamo scritto – canzone che venne velocemente adottata da varie emittenti all’insaputa della casa discografica, loro spingevano per “Take These Chains Off”, la quale era stata scritta da Bob Halligan Jr. Così, come risultato di tutto questo ci siamo messi in fretta a lavorare sul video con Julien Temple per mandarlo su MTV. Quindi le due componenti importanti che funzionavano nell’America dei vecchi anni ’80 erano le parti relative ai videoclip e alle radio, questo fu ciò che realmente spinse in l’album in cima alle classifiche americane.

Per leggere la trascrizione integrale dell’intervista in lingua originale potete cliccare qui.