Live Report: Folkstone a Roma

Di Damiano Fiamin - 18 Ottobre 2011 - 17:57
Live Report: Folkstone a Roma

Folkstone + Quasar Post Mortem
Jailbreak – Roma, 16/10/2011

Report e foto a cura di Damiano Fiamin

Seconda calata in terra romana per i Folkstone. A poco meno di un anno dal loro ultimo concerto, i bergamaschi tornano a calcare un palco capitolino: questa volta si tratta di quello del Jailbreak, che accoglie gli spettatori in una veste ristrutturata e rimodernata. Ad aprire la serata i campani Quasar Post Mortem, death metaller collaudati e con gran voglia di spaccare tutto. Evidentemente, i Folkstone avevano lasciato una buona impressione durante la loro prima apparizione; la risposta del pubblico è stata buona, con gente che cominciava a riempire la sala già verso l’ora di cena.

 

Quasar Post Mortem
I Quasar Post Mortem arrivano dal Cilento e propongono un death metal vecchia scuola, caratterizzato da riff violenti e sporchi, growl e una batteria che picchia all’estremo. Nonostante il genere di musica proposto non abbia molta attinenza con quello degli headliner, questi ragazzi riescono a coinvolgere sufficientemente il pubblico: soprattutto nelle prime file, le teste si dimenano, i corpi si scontrano e la temperatura sale. Peccato che il settaggio sonoro non sia all’altezza: la voce del cantante viene prevaricata dagli strumenti in più di un’occasione e le chitarre risultano, in alcuni casi, fin troppo distorte. A dispetto delle problematiche tecniche, però, i Quasar Post Mortem si difendono in maniera egregia e ci mettono tutta la passione possibile, contribuendo sicuramente a scaldare gli animi già trepidanti per l’arrivo dei Folkstone.

 

Folkstone
L’ovazione riempie tutta la sala, i Folkstone fanno il loro ingresso trionfale, acclamati dal pubblico che si spinge già sotto il palco per avvicinarsi il più possibile ai propri beniamini. Il concerto parte subito a gran velocità e vede alternarsi brani “classici” del gruppo, provenienti dai primi due dischi, ad altri contenuti nell’ultima prova in studio della band, Sgangogatt. I Folkstone sono animali da palcoscenico, i loro spettacoli sono collaudati e forgiati dalle decine e decine di esibizioni dal vivo che realizzano ogni anno; l’esperienza c’è e si vede, riescono a fomentare il pubblico con pochi gesti e parole bene indirizzate. I nove musicisti e i loro ingombranti strumenti riempiono letteralmente il palcoscenico ma, nonostante la saturazione dell’ambiente, non mostrano segni di fastidio e continuano a dare sfogo alla propria carica energetica riuscendo, miracolosamente, a coordinarsi senza sbattere l’un l’altro. I pezzi si susseguono in maniera fluida, il pubblico si esalta ogni volta che vengono introdotti brani pompanti come “Briganti di montagna”, “In Taberna” e “Anime Dannate”, inframmezzati dall’abile avvicendamento di pezzi più intensamente melodici come “Vortici scuri” o la nuova “Nebbie”. Sfortunatamente, è necessario evidenziare alcuni problemi che avrebbero potuto adombrare la riuscita del concerto: in alcuni frangenti, l’amplificazione dei suoni alti, in particolare quella dell’arpa, tendeva a una sgradevole distorsione; inoltre, ma questo riguarda la logistica interna, i tavolini del locale avevano la molesta tendenza a conficcarsi nelle ossa degli spettatori che assistevano allo spettacolo nella parte più esterna della folla. Intendiamoci, nessuna di queste complicazioni ha pregiudicato il buon esito del concerto, ma certo sarebbe stato meglio farne a meno!

 

 

Encomiabile l’interazione con il pubblico da parte del gruppo; a dispetto di tanti altri musicisti che, una volta saliti sul palco, sono in grado solo di proferire frasi fatte e proclamare qualunquismi, i Folkstone cercano il contatto diretto con gli spettatori, sia verbalmente, sia fisicamente, protendendosi dal palcoscenico per salutare quanti si allungavano nel tentativo di salutarli e, addirittura, permettendo ad alcuni di loro di salire tra di loro e affiancarli nell’esecuzione dei brani. Comprensibile lo scorato disappunto degli addetti alla sicurezza, ma veramente una gran prova di affiatamento tra band e fan! Quando le luci si spengono, nella sala viene diffusa la registrazione della versione corale di “Rocce Nere”, proveniente da Damnati ad Metalla, trampolino di lancio per l’inevitabile bis, la travolgente “In Taberna”, cantata a piena voce da tutta la sala, in un tripudio di braccia alzate, corpi che sbattevano ed euforia collettiva. Si accendono le luci e i Folkstone salutano definitivamente gli astanti; andate in pace, il concerto è finito e anche questo report volge alla sua conclusione.

 

 

Per farla breve, anche questa seconda apparizione “meridionale” dei Folkstone sembra aver avuto successo; qualche piccolo intoppo non ha impedito al pubblico di godersi a pieno un’esibizione carica di energia e divertimento. Senza mai prendersi troppo sul serio, i nove musicisti hanno dato prova di affezione, affiatamento e potenza; indubbiamente, e senza nulla togliere agli album da studio, appartengono al palcoscenico e alle esibizioni dal vivo. Una gran bella serata, speriamo di non dover aspettare un altro anno per poter rivedere i Folkstone in azione al di sotto del Po!
 
Scaletta:
Nebbie
Briganti di Montagna
Alza il Corno
Anime Dannate
C’è un Re
Terra Santa
Sgangogatt
Folkstone
Frerì
Vortici Scuri
Lo Stendardo
Un’Altra Volta Ancora
Longobardia

Bis
Rocce Nere
In Taberna (in Vino Veritas)