Heavy

Intervista Savatage (1990)

Di Stefano Ricetti - 26 Gennaio 2010 - 9:10
Intervista Savatage (1990)

Intervista ai Savatage tratta dalla rivista H/M numero 88 del 1990 da parte di Piergiorgio “PG” Brunelli. La brusca e inaspettata chiusura del dialogo fra la band e il famoso giornalista/fotografo ricalca il problema di stampa occorso a Suo tempo all’interno del magazine. In pratica, per un errore, è stata riproposta una parte di testo due volte, che è andata a sovrapporsi alle tranche finali,  provocando il taglio dell’ultimo paio di domande e relative risposte. Questo è quantomeno quello che presumo.

In ogni caso buona lettura.

Steven Rich.

 

“Gutter Ballet” è un album di riscatto tanto atteso quanto valido, che ha premiato tutti quelli che dopo “Hall Of The Mountain King” si aspettavano non un altro passo falso ma un’entusiasmante conferma. Sentiamo che cosa hanno da dire, nell’intervista di P.G. Brunelli, i protagonisti dei due “atti” che compongono il nuovo esaltante 33 giri.

Passati da un robusto heavy metal con più di un’influenza di marca epic/dark, come testimoniato da passate release del calibro del debut-LP “Sirens” e dell’EP “The Dungeons Are Calling” i Savatage sono oggi approdati a una dimensione più “sinfonica” e di respiro. Le foto del servizio sono di PG Brunelli.

 

 

SAVATAGE

I Savatage sono una band che sfugge le mode. Hanno un suono un po’ vecchio, non hanno un’ìmmagine particolare, i loro testi saltano un po’ in qua ed in là: dai terroristi libici (“Of rage and war”) alle manie di una ninfomane (“She’s in love”). In questo andirivieni, sanno, però essere potenti e duri. A riguardo i loro primi lavori (‘The dungeons are calling” e “Sirens”, pubblicati dalla MFN in Europa) sono sicuramente i lavori più importanti. Non sempre, però, nella loro carriera hanno seguito la strada più dura per il loro suono. Quattro anni fa, l’album “Fight for the rock” fu una vera delusione. Era un LP banale e poco aggressivo che si staglia come punta negativa di una discografia, altrimenti, assai interessante. C’è chi ha detto che quell’album ha notevolmente tarpato le ali alle chance della band di assurgere velocemente all’olimpo del rock. Sull’argomento però, la band non sembra essere particolarmente d’accordo.

– Eravate soddisfatti di “Fight For The Rock”?

Savatage – No, non necessariamente. Purtroppo nessuno era presente al momento del missaggio. (perché? ndr) Il disco non è abbastanza aggressivo in molte parti. Non fu colpa della band o della casa discografica. Non ci interessa il passato…

– Molta gente dice che la vostra popolarità sia notevolmente scesa dopo quel disco.

Steve Wacholz- Forse, ma “Gutter Ballet” ha venduto in Usa in un mese più di “Hall Of The Mountain King” dalla sua pubblicazione due anni fa. Comunque sia, io non ho una copia di “Fight For The Rock”. Non suoniamo mai canzoni da quell’album. C’è un po’ di vero in quello che si è detto di noi dopo quell’album, ma “Hall Of The Mountain King” ha migliorato immediatamente la situazione e credo che quello sia passato remoto. Non siamo venuti in tour per “Hall”, a parte una data l’anno scorso in Olanda al Dynamo Festival, perché la casa discografica non voleva fare promozione ad un disco troppo vecchio. In questi due anni, poi, abbiamo avuto ogni sorta di problemi personali tra droga e mogli che hanno cambiato famiglia… ma quello è un argomento che non voglio toccare.

 

– Avete riguadagnato terreno girando in Europa con King Diamond.

SW – Assolutamente. Ci hanno trattato benissimo e credo che abbiamo guadagnato tanti fan nuovi. Potevamo fare da headliner, ma era un po’ troppo rischioso, meglio così. Credo che torneremo presto.

Criss Oliva – L’ultima sera con King Diamond ci hanno fatto ogni scherzo che tu possa immaginare e che una support band riesca a sopportare. Siamo stati coperti di birra…

SW – La cosa peggiore è successa al nostro cantante, perché Messiah dei Candlemass gli ha messo il suo saio da palco sulla testa e tutti sanno che lo lava uno volta ogni tre anni o giù di lì. E’ una cosa che senti dalla puzza a dieci metri di distanza.

– Voi avete fatto una tournée americana con Dio due anni fa. Credi che la vostra musica abbia più di un punto di collegamento con la loro?

SW – Si mescola bene. Noi abbiamo storie fantastiche, lui pure, ma musicalmente differiamo alquanto. Dal vivo la differenza si acuisce, perché noi siamo poco coinvolti nell’aspetto teatrale della musica come fa lui. Ci piacerebbe avere più soldi da spendere in effetti speciali, ma, per il momento, questo non accade, per cui ci limitiamo ad un attacco frontale di energia e basta. Negli States abbiamo molti “backdrops” (sfondi) con dipinti interessanti che si adattano alle varie canzoni, ma non arriveremo mai a fare le cose che fa RJD. Io ho una batteria enorme che non posso neanche pensare di portare in Europa.

CO – Noi siamo più interessati alla musica che non alle cose di teatro.

 

Il vostro album è, però diviso in due atti, come una rappresentazione teatrale.

SW – Abbiamo cercato di essere un po’ diversi dal solito.

– Che cos’è un “Gutter Ballet”?

CO – Si tratta di una storia di vita cittadina. Tutto l’album tratta di esperienze cittadine. li video è tutto girato a New York, dove abbiamo passato sette mesi a registrare il disco. Abbiamo avuto molti problemi là…

– Non ci sono studi decenti in Florida da dove venite?

CO- No, non mi pare.

– Gli Anthrax hanno registrato in Florida un paio di volte.

SW – Siamo troppo abituati alle donne, le palme e la spiaggia, volevamo un ambiente diverso. La band ha tutto il business basato a New York, ci passiamo tanto tempo. A noi piace la città.

CO – Solo il fan club è in Florida, lo gestisce sua Madre (di Steve ndr), per cui riceviamo e leggiamo tutte le lettere che ci arrivano.

 

– Il successo di una band, recentemente, viene misurato dal numero di album impiegati per raggiungere un discreto livello di successo. Come vedete la vostra situazione, dopo bene sei album?

SW – Roma non fu costruita in una notte. Noi preferiamo una crescita graduale in tutti i sensi. Questo ci ha permesso di assorbire abbastanza bene il colpo di “Fight”. Se fossimo stati un fulmine a ciel sereno, probabilmente quel disco ci avrebbe affondato totalmente. Se ci dobbiamo mettere dieci anni, che sia, la cosa non mi preoccupa. Musicalmente, con “Gutter Ballet” abbiamo aperto la strada ad aspetti più drammatici, ma diversi nei toni basati ora sul pianoforte come alternativa alla chitarra. In passato avevamo fatto uso di tastiere, per cui non si tratta di una novità drastica. Il talento di questa band è enorme. Potremmo fare ogni tipo di musica, dalla disco alla bossa nova, senza problemi. Abbiamo scritto trenta canzoni per questo disco: c’era solo l’imbarazzo della scelta. In sala prove inventiamo di tutto, ma non tutto quello che ne esce si adatta a quello che sono i Savatage (“The unholy… hip-hop…”).

CO – il mio flusso di ispirazione nello scrivere i testi è estremamente strano. Posso far passare sei mesi senza aver scritto una strofa, come potrei scrivere la canzone più bella della mia carriera nei prossimi dieci minuti.

SW – Entrambi i fratelli Oliva provengono da una famiglia di artisti: il padre è un pianista di professione.

CO – Lui suona musica classica, è un’influenza per me, ma questo non vuol dire che io e mio fratello ascoltiamo Bach o Mozart.

SW – Ci sono elementi simili, se vuoi, in certe parti della nostra musica (facciata A di “Gutter Ballet” ndr) quando usiamo violini, violoncelli, pianoforte ecc. per accentuare la drammaticità dei toni.

– Sull’album, c’è una nota (Explicit lyrics-Parental advisory) che, francamente, trovo assai fuori posto. Ho ascoltato l’album, ne ho letto i testi e non mi pare che ci sia nulla di drammatico, nulla che può scandalizzare un bambino.

SW – E’ la cosa più assurda che potessero escogitare. L’etichetta è arrivata per un “Son Of A Bitch” che appare in una canzone, “Of Rage And War”. Non credo che siano tanto puritani da considerare “She’s In Love” e “The Unholy” canzoni “proibite”. Credo che il “Son Of…” sia stato il motivo. E’ ridicolo, perché si tratta di un’imprecazione così leggera che, sicuramente, non merita un adesivo di preavviso sul disco. Sfortunatamente, quell’etichetta, previene la vendita del disco ai kid di età inferiore ai diciotto anni. E’ ovvio che chiunque può mandare il fratello maggiore a comprarlo, ma è indubbiamente uno svantaggio per noi. E’ una legge nuova, non in vigore in tutti gli stati americani. Ci vuole la carta d’identità per comprarlo. E’ ridicolo che i dischi dei Motley o dei Guns’n’Roses siano pieni di “fucking” e “sucking” ecc. e non c’è niente perché sono usciti prima di noi.

 

PIERGIORGIO BRUNELLI

 

Articolo a cura di Stefano “Steven Rich” Ricetti