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Subhuman (Matteo Buti)

Di Francesco Sorricaro - 30 Ottobre 2009 - 4:45
Subhuman (Matteo Buti)

Resoconto di una gustosa chiacchierata con Matteo Buti, chitarrista e mastermind di una delle più folgoranti giovani realtà del panorama thrash metal italiano: i toscani Subhuman.

In occasione della nascita della prima irriverente creatura “subumana”, il debut album Profondo Rozzo, recensito recentemente sulle pagine di TrueMetal.it, abbiamo cercato di approfondire ciò che può aver originato l’impatto aggressivo della loro musica, ideale ed esplosivo mix di thrash e death metal, senza farci sfuggire alcuna curiosità riguardo ad una scelta coraggiosa: quella di proporsi ad un mercato internazionale con liriche totalmente in lingua italiana.

La parola a “irButi”.

 

Salve Matteo e complimenti per l’ottimo lavoro svolto su Profondo Rozzo!

Ciao Francesco, grazie mille per i complimenti! Dopo tanto lavoro fa sempre un gran piacere riceverne…

La scena toscana è sempre stata una delle più prolifiche di grandi band per il metal italiano. Qual è il motivo secondo te?

Non saprei cosa risponderti… ecco, già si comincia male l’intervista. AHAHAHAH! A parte gli scherzi, penso che la cosa sia dovuta semplicemente al caso anche perché, specie negli anni passati, la scena metal toscana non mi pare sia mai stata più sviluppata di quella delle altre regioni.

La tranquilla realtà quotidiana di un piccolo borgo toscano come quello di Bientina come è riuscita negli anni a creare una macchina da guerra come i Subhuman?

Beh, contando il fatto che solo io abito a Bientina ti racconto di come sono andate le cose per me eheheh… Tutto ebbe inizio nell’estate del 1990, quando all’età di 11 anni un amico mi fece ascoltare “Seventh Son of a Seventh Son” degli Iron Maiden: rimasi sconvolto e cominciai da subito ad avere una insana passione per l’heavy metal. Qualche anno più tardi vidi la VHS di “Maiden England” e guardando Dave Murray mi accorsi di quanto fosse figo suonare veloce: da quel momento decisi di imparare a suonare la chitarra. Negli anni successivi suonai di tutto: dall’epic al black, dal thrash al progressive, ma il “colpo di grazia” mi arrivò nel 1998, quando scoprii dischi come “Millennium” dei Monstrosity o “Domination” dei Morbid Angel. Non avevo mai sentito roba così brutale eppure tecnicamente sopraffina: fu in quel periodo che realizzai che aggressività e tecnica erano i due aspetti che volevo sviluppare nel mio stile. Da qui ha cominciato a prendere forma lo stile che poi sarà dei Subhuman. Il resto, come si dice, è storia.

Come è arrivato il contatto con la Maple Metal Records di John Belrose?

Una volta registrato il disco abbiamo mandato un pacchetto promo a centinaia di case discografiche sparse per tutto il globo. Tra tutte le proposte arrivateci, quella della Maple Metal Records era la migliore, quindi abbiamo deciso di firmare per loro. È un esordio per entrambi visto che “Profondo Rozzo” è il primo album che hanno fatto uscire, ma confidiamo nel fatto che John farà un buon lavoro per i Subhuman.

La vostra musica possiede un impatto molto aggressivo: è l’ideale mix tra la potenza del death metal e le trame articolate del thrash. Come spirito però, vi sentite più vicini all’immaginario death o a quello thrash? Quanto c’è dell’uno e dell’altro genere nei Subhuman?

È vero, musicalmente ci poniamo a metà strada tra i due generi, ma nasciamo come gruppo thrash e attitudinalmente è a questo che ci sentiamo più vicini: riprendiamo dal death l’amore per l’esagerazione e per tutto quanto è grottesco, ma è il thrash che ci ha insegnato la sfrontatezza e il non prendersi troppo sul serio.


                               


Ho notato molte volte nel sound delle chitarre e nella costruzione dei riff il retaggio dell’opera di un grande come Dimebag Darrell. È stato per voi un riferimento importante o solo una delle tante influenze?

Sono un fan enorme dei Pantera: penso siano stati l’ultima grandissima band metal, capace di riunire tutti i fan della musica pesante, di vendere milioni di dischi e riempire le arene. Nonostante la stima per Dimebag però, i Pantera non sono una delle maggiori influenze dei Subhuman, almeno non “consapevolmente”. L’aver paragonato il mio riffing a quello di Dimebag è comunque un grosso complimento per me, grazie davvero…

Quali sono le band che vi hanno ispirato o che ancora vi ispirano dal punto di vista musicale o anche solo per l’attitudine che dimostrano su palco?

Senza peccare in superbia, ti dico che ci sentiamo parecchio originali se non unici nell’attitudine live. Per quanto riguarda invece il lato musicale, ci sentiamo ugualmente influenzati da death floridiano (Cannibal Corpse, Monstrosity, Deicide) e dal thrash della Bay Area (Slayer, Testament, Dark Angel). Nessuna tendenza melodica o “Metal Core” però: i nostri modelli sono quelli della vecchia scuola.

I vostri live hanno la nomea di essere vere e proprie esibizioni incendiarie di violenza sonora. Cosa significa per voi il concerto dal vivo? Come procede la vostra attività on stage?

Sono veramente contento che i Subhuman si siano costruiti una buona reputazione live: amiamo esibirci dal vivo e lo consideriamo l’aspetto più importante della nostra attività. Ci piace considerare il live come una “festa”, un’occasione di ritrovo per gente con in comune la passione per la musica estrema, e pensiamo sia importantissimo divertirci e far divertire il pubblico. È per questo che abbiamo un’attitudine così “cazzona” sul palco, anche se ci tengo a dire che cerchiamo di essere più professionali possibile… Per adesso non ci lamentiamo dell’attività dal vivo: non è da tutti i gruppi del nostro livello suonare in tutt’Italia, isole comprese. Ancora ci manca qualche esperienza all’estero, speriamo quindi che “Profondo Rozzo” ci aiuti a varcare i confini nazionali.

La vostra maggiore particolarità è senza dubbio il fatto di avere liriche totalmente in lingua italiana. Avete mai avuto esitazioni nel seguire questa strada, e se no, qual è la ragione che vi ha spinto a perseverare in questa direzione?

Sì, cantiamo in Italiano e non abbiamo mai avuto neanche un attimo di esitazione a seguire questa linea. È forse l’elemento di originalità più forte che abbiamo e la gente ci riconosce tra le altre band anche per questo. Zula riesce a far suonare benissimo questa lingua col suo stile inconfondibile, e in più è una figata vedere gente che capisce i testi e li canta ai nostri concerti. Perché cambiare, dunque?

I vostri testi possiedono quell’umorismo e quell’estrema attitudine provocatoria che può essere solo dei Toscani doc. A mio parere le opinioni e le verità spiattellate duramente in faccia possono offendere solo gli imbecilli e quindi sono sicuro che qualcuno che si è scandalizzato delle vostre liriche lo avrete incontrato. Hai un episodio divertente a riguardo da raccontare ai nostri lettori?

Penso che il pubblico Metal, abituato com’è ad ogni tipo di argomento “forte”, non si stupisca più di nulla ormai. Più che altro qualche critica “scandalizzata” ci è arrivata per via della nostra attitudine live: storico fu l’episodio in cui una webzine/forum toscana si rifiutò di recensire un nostro concerto e di pubblicare le foto per un paio di bestemmie di troppo… Ma quelli (incredibile ma vero) erano soliti censurare sul loro forum anche i nomi di gruppi come Rotting Christ o Impaled Nazarene in quanto offensivi nei confronti dei cattolici, quindi non fanno testo. AHAHAHAH!


                               
 

Da dove viene la scelta di coverizzare “Il bersagliere ha 100 penne”?

L’idea nacque qualche anno fa, quando un’associazione delle nostre parti decise di realizzare una compilation di canti partigiani coverizzati da band della zona. Fummo contattati anche noi, accettammo la proposta e ci venne assegnata proprio “Il Bersagliere ha 100 Penne”. Visto che sarebbe stato impossibile riadattare la melodia al nostro stile, abbiamo deciso di costruire un pezzo completamente nuovo attorno al suo testo. Ne è venuta fuori una canzone diretta, velocissima e carica di groove.

Come vedi la scena estrema italiana? Trovi che si stia riuscendo ad avere un ricambio generazionale o che si vedano in giro sempre gli stessi 3, 4 nomi?

Gruppi validi ci sono sempre stati, oggi più che mai, ma si tratta sempre di underground. In tre parole direi che qualitativamente siamo cresciuti (vedi gruppi come Eyeconoclast) ma che alla fine, ahimè, nessuno è ancora riuscito a fare il salto…

Per concludere domanda a la Marzullo: secondo i Subhuman, quali sono gli atteggiamenti subumani nella società che viviamo oggi?

Stiamo vivendo un’epoca assolutamente buia: la politica è sempre più schiava del mercato e i danni fatti all’ambiente sono ormai irreversibili. E cosa c’è di più subumano di una specie che in nome del profitto distrugge il pianeta in cui vive?

Grazie mille Matteo ed un in bocca al lupo per il futuro. Un messaggio per i lettori di Truemetal.it?

Grazie mille a te e Truemetal per il supporto, siete veramente i migliori. Ai lettori consiglio di venire ai nostri concerti e di visitare la nostra pagina www.myspace.com/subhumanweb, magari vi potremmo pure piacere. Saluti a tutti… HORNS UP!

Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro