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Seventh Wonder (Andreas Blomqvist)

Di Massimo Ecchili - 3 Dicembre 2010 - 12:36
Seventh Wonder (Andreas Blomqvist)

In occasione della release di The Great Escape, nuovo studio album degli svedesi Seventh Wonder, abbiamo contattato il bassista della band Andreas Blomqvist per farci raccontare le sue impressioni sul nuovo disco, le sue aspettative per la band e la sua opinione su alcuni altri argomenti, non da ultimo il peso della diffusione musicale su internet.
Buona lettura.

 

 

    

 


 

Ciao Andreas, sono Massimo e sono molto contento di averti come ospite sulle pagine di truemetal.it.
Partiamo da The Great Escape (che, per quanto mi riguarda, è l’album dell’anno). Quanto c’è voluto per comporre questo disco?

Grazie per la tua generosa considerazione! Anche questa volta sono stato io a scrivere la prima nuova canzone dopo l’album precedente, e ricordo di avere iniziato a scriverla piuttosto velocemente dopo la registrazione di Mercy Fall. Credo di aver cominciato a strimpellare qualcosa durante l’autunno del 2008, ma ha richiesto parecchio tempo per essere finita. In seguito abbiamo tenuto più concerti di quanti non ne avessimo mai fatti prima, cosa che ci ha rallentati. So per certo che quando suonammo al ProgPower Europe verso la fine di Settembre del 2009 avevamo già registrato le demo per tre tracce, e altre due o tre erano a buon punto e quasi complete. Abbiamo cominciato a lavorare sulla più lunga (la title track, n.d.r.) in novembre, e ci sono voluti poco meno di due mesi per scriverla tutta. Credo che abbiamo imparato l’ultima parte del nuovo materiale all’inizio di Marzo. Suppongo che questo sia un modo lungo per dire che (la composizione del nuovo album, n.d.r.) ha richiesto probabilmente 12-18 mesi, ma questo lasso di tempo include anche l’intero tour di Mercy Falls, quindi direi metà di quel periodo, più o meno.

Come nasce una canzone dei Seventh Wonder? Partite dalla melodia, da un riff o dal testo?

Non partiamo mai dal testo, questo è sicuro. Attualmente, almeno per quanto mi riguarda, tutto ha inizio da un’idea sul tipo di canzone che mi piacerebbe scrivere. Quindi io inizio, e da quando non abbiamo più molto tempo a disposizione per jammare insieme come negli ultimi due anni, la canzone è più o meno finita quando la propongo ai ragazzi, tranne che per quanto riguarda la voce; e funziona più o meno allo stesso modo quando il pezzo viene scritto da Johan o da Tommy (rispettivamente Liefvendahl, chitarrista, e Karevik, cantante, n.d.r.). Quindi Tommy mette a punto tutte le linee melodiche per il cantato e alla fine o io o lui scriviamo il testo.

Ascoltando questo nuovo disco possiamo ancora riconoscere qualche influenza di altre band, come per esempio in .The Angelmaker, che mette in risalto tutta la vostra ammirazione per i Symphony X. Ma d’altro canto possiamo affermare che The Great Escape è un disco dei Seventh Wonder al 100%; quello che voglio dire è che il vostro sound è cresciuto molto in personalità anno dopo anno. Sei d’accordo?

Sì, penso che tu abbia ragione. In qualche modo, senza realmente sapere come o perchè, credo che abbiamo raggiunto un modo di fare le cose nel quale ci sentiamo veramente a nostro agio, e da qui il resto viene naturale. I Symphony X sono una grande fonte di ispirazione, e sono sicuro che questo traspaia qua e là come tu hai sottolineato, ma con il passare degli anni abbiamo passato molto meno tempo ad ascoltare le altre band, cosa che credo abbia giocato un ruolo fondamentale nel permetterci di approdare ad un nostro stile personale.

 


    

 

 

Siete soddisfatti dell’evoluzione del vostro sound? E’ proprio questo quello che avevate in mente quando avete iniziato a suonare assieme?

Wow, sai, non c’è mai stata una grande visione o qualcosa del genere a riguardo quando abbiamo iniziato. Volevamo solamente scrivere materiale che sarebbe stato divertente tanto da suonare quanto da ascoltare. Ma guardandomi indietro devo dire che sì, sia per quanto riguarda le canzoni che la produzione sono più soddisfatto di quanto avrei mai pensato di essere.

Puoi dirci qualcosa di più a proposito del vostro primo singolo Alley Cat? Suona come una canzone pop dentro un brano progressive metal, e il risultato è assolutamente brillante. Come siete riusciti nell’impresa di mischiare questi due generi così differenti?

La canzone, ad eccezione delle parti vocali, è quello che definirei il tipico brano di Johan. Lui ne ha scritto la struttura portante e poi Kyrt (Andreas Söderin, il tastierista, n.d.r.) ci ha aggiunto alcune parti interessanti. Puoi riconoscere che è una sua tipica canzone dai cori in stile eighties a dalle abbondanti parti solistiche di chitarra. Poi Tommy, quando ha scritto le melodie vocali per quel pezzo, ha reso tutto “poppeggiante”, e il mix è riuscito alla grande, motivo per il quale abbiamo capito che avremmo dovuto farlo uscire come singolo e video promozionale.

Il video di Alley Cat è piuttosto oscuro, e la cosa è in forte contrasto con il brano che è allegro e melodico. Dove e quando lo avete girato e chi se n’è uscito con un’idea del genere?

Il concept del video si basa sul tema centrale e sull’artwork del nuovo album. Infatti da un certo punto di vista hai ragione, il video ha poco a che fare con la canzone in sé, ma molto di più con l’intero album. D’altro canto però la storia di Alley Cat è piuttosto triste se la analizzi…

Parliamo un po’ del brano The Great Escape, il quale dura, più o meno, mezzora. Perchè avete scelto questo lavoro di Harry Martinson? Puoi raccontarci qualcosa a riguardo del concept?

Dopo aver deciso di comporre un pezzo epico, una specie di mini-concept, ero alla ricerca di argomenti sui quali scrivere. Per caso mi sono imbattuto nel vecchio libro di Aniara nella libreria di mio padre. Ho cominciato a leggerlo e me ne sono innamorato immediatamente, sia per la trama che per il linguaggio fantastico. E’ una storia sulla fuga, secondo la mia interpretazione; interpretazione dalla quale deriva il nome della nostra versione. L’umanità è costretta a lasciare la terra a causa del fatto che l’abbiamo rovinata in modo eccessivo. Per questo motivo, conseguentemente, la nave spaziale Aniara viene spedita a vagare all’infinito nel vuoto. Le persone a bordo tentano di affrontare in vari modi questa difficile situazione per sfuggire alla realtà nella quale sono imprigionate.

E per quanto riguarda i testi del resto del disco? C’è qualche argomento che vi ispira maggiormente o preferite guardare in tutte le direzioni?

Ci piace mescolare un po’ di tutto. A volte l’ispirazione arriva direttamente dalla vita reale, altre dalla finzione. Anche folklore e storia sono delle grandi fonti d’ispirazione quando scriviamo i testi.

I Seventh Wonder sono, al giorno d’oggi, un punto di riferimento per il progressive mondiale. La vedete anche voi a questo modo? Che ne pensi a riguardo?

Non so se c’è realmente qualcuno che lo dice, a dire il vero, ma se fosse vero, o se sarà vero un giorno, questo mi riempirebbe di orgoglio. Intraprendere il genere che ami e per il quale vivi e poi sentirsi dire che, di fatto, gli hai permesso di compiere un altro passo verso una nuova direzione ed effettivamente lo hai fatto progredire…questo è veramente meraviglioso!

Quali sono le tue influenze fondamentali come musicista?

Se stiamo parlando del mio strumento, che è il basso, le influenze maggiori sono Marcel Jacob e Thomas Miller dei Symphony X. Il motivo per il quale ho inizialmente imbracciato il mio basso tuttavia è perchè lo suonavano Steve Harris, Cliff Burton e Geezer Butler, anche se non hanno mai
influito sul mio modo di suonare. Se parliamo di chi ha influenzato la musica che scrivo le risposte sono più o meno le stesse, ma per questo aspetto di sicuro sono comprese band quali Rush, Symphony X e Dream Theater.

Se dai un’occhiata al panorama musicale contemporaneo, quali sono gli artisti che ti piacciono di più, e perchè?

Vado sul sicuro con i Symphony X, che sono ancora i miei più grandi idoli tra coloro che a tutt’oggi sono in attività. Per molto tempo ho tenuto fieramente in alto il vessillo dei Maiden, ma da qualche parte, da Dance Of Death, hanno semplicemente smarrito il filo conduttore di ciò che li aveva resi grandi…Se devo menzionare una band alquanto più giovane, sono seriamente impressionato dai Circus Maximus, davvero grandiosi. Altri artisti che adoro sono Jørn Lande e Neal Morse, devo possedere tutto quello che fanno uscire!

Qual è la tua posizione in relazione alla diffusione della musica su internet? La vedi come un’occasione per le nuove band per emergere o come un danno assoluto per gli artisti?

E’ sicuramente una faccenda complessa, ma fondamentalmente negativa. Ecco cosa penso a riguardo di quest’argomento: innanzitutto dovete tutti sapere che i discorsi secondo i quali la vendita di dischi non sarebbe stata danneggiata dal download (illegale n.d.r.) sono un mucchio di stronzate.
Sicuramente le grandi compagnie non ne sono state danneggiate più di tanto, ma queste sono anche società di produzione, promoter di eventi, e società di management e distribuzione al tempo stesso.
Se pensi al numero di etichette indie/underground o piccole case discografiche che hanno fatto bancarotta negli ultimi 5-10 anni il loro numero è enorme. E anche tutti gli investimenti economici sono quasi scomparsi.

Sono il primo ad ammettere che internet ci ha portato moltissimi nuovi fans, e probabilmente più di quanti ne avremmo avuti senza di esso, MA, e questo è un grande ma (ce ne sarebbero alcuni, a dire la verità…) questo è quello di cui dovreste essere tutti al corrente:

1) Ovunque andiamo, in ogni mail che ci arriva, in quasi ogni thread nel nostro forum, le persone ci chiedono di andare a suonare da qualche parte. Vuoi sapere perchè non possiamo farlo? Perchè nel music business non ci sono più abbastanza soldi (per gli artisti minori) cosicchè ognuno deve anticipare il denaro e assumersi il rischio finanziario di portare una band in tour. Questa è la pura e semplice verità. Molto più probabilmente riusciremo ad andare esclusivamente ai festival, dove la situazione è differente, o dove ci sarà qualche persona molto coinvolta che ci metterà del suo per aiutarci (cavalieri italiani, amici finnici eccetera).
E’ veramente ironico: l’unica cosa che non si può scaricare è l’esperienza di vedere una band dal vivo e incontrarla, ma allo stesso tempo quando scarichi distruggi proprio la possibilità che questo possa avvenire.
La realtà in tutto questo è che sebbene io sia, da un punto di vista artistico, più felice con qualche migliaio di fans in più che scaricano la nostra musica, se questi non comprano l’album o non vengono a vederci in tour, stanno contribuendo alla nostra causa meno delle persone che se ne fregano di noi del tutto.

2) Non  facciamo quello che facciamo per denaro. Pausa. Tuttavia potremmo arrivare al punto da non riuscire più a farlo, perchè non potremo più permetterci di andare avanti in questo modo.
E con questo non sto parlando solo di soldi per pagarci le spese. Sapete tutti che Johnny (Sandin, il batterista, n.d.r.) ci sta lasciando, giusto? Pensi che lo avrebbe fatto se riuscissimo a guadagnarci da vivere con questo lavoro? O anche solo a guadagnare metà di quello che serve per una vita decente? NO! Non lo avrebbe mai fatto.
Non sono sicuro che tu ti possa render conto della nostra situazione. Innanzitutto lavoriamo 40-50 ore a settimana, e abbiamo le nostre case di cui occuparci, così come mogli e figli. Una volta che abbiamo fatto tutto questo puoi immaginarti quanto tempo ci serva per scrivere una canzone come Break The Silence, The Great Escape o Not An Angel, solo per nominarne qualcuna? Ti sto dicendo che non è una questione di 2 ore. A questo punto forse puoi immaginare quante innumerevoli ore passiamo ad imparare a suonare i pezzi insieme e ad arrangiarli, poi aggiungi la registrazione (pagata da noi, ed eseguita durante le notti dei giorni lavorativi). Quindi viene l’esercizio per essere in grado di suonare nel modo in cui lo facciamo…
Poi aggiungi l’andare a suonare dal vivo, non in un jet privato, attenzione, nemmeno in un tour bus, e neanche con l’autista, ma spesso noleggiando una macchina e guidando per 30000 miglia schiacciati uno contro l’altro dentro un minivan assieme a tutta la strumentazione, per raggiungere posti differenti.
Ora, fai uno sforzo: pensi che sia giusto che siamo pagati, tutti e cinque complessivamente intendo, 1 Euro (circa) per copia venduta o questo è chiedere troppo? A conti fatti sono 25 centesimi a testa prima della tassazione…

Sicuramente continueremo a farlo in ogni caso, perchè la musica è quello che ci guida, quello che ci appassiona e che ci fa sentire vivi. Possiamo andare avanti così per sempre? No. Possiamo tirare avanti un altro anno? Vedremo.
Di sicuro gli spiccioli non aumentano grazie alle persone che scaricano, e questa è la realtà. Quelli tra voi che pensano di farci un piacere farebbero bene a cominciare a fare qualcosa a riguardo.
Ogni persona che scarica e che compra l’album è perdonata. Ogni persona che non lo fa per me non è un fan.

 

      
 
 

 

Torniamo ai Seventh Wonder. Uno degli aspetti vincenti della vostra musica sono i ritornelli melodici, e penso che l’incredibile voce di Tommy giochi un ruolo fondamentale in questo. Sei d’accordo?

Oh, assolutamente! Lui è un aspetto integrante del nostro sound al giorno d’oggi. Scrive le melodie per le linee vocali e lo fa come nessuno dovrebbe o potrebbe fare. Dopodichè le interpreta in una maniera che è altrettanto assolutamente unica. E’ la fusione perfetta dell’orecchiabilità, o semplicità se preferisci, e della complessità. Siamo sempre stati propensi a scrivere grandi ritornelli, ed è quello che facciamo e abbiamo sempre fatto, sin dai nostri esordi su demo all’inizio del 2000.

Qual è la canzone che ami di più nella vostra intera discografia, e perchè?

Ouch! Alla tua salute per avermi posto una delle domande più difficili che abbia mai ricevuto…Wow, non lo so…Per quanto mi riguarda personalmente, e sono sicuramente influenzato per il momento in cui siamo, The Great Escape è una canzone che mi appassiona più o meno da quando l’ho scritta, cosa che è stata, come puoi probabilmente immaginare, davvero un’esperienza. Poi ci sono tre canzoni alle quali sono molto legato, ma non sono affatto le mie preferite, e sono What I’ve Become, Waiting in the Wings a Break the Silence. Ci sono fortemente legato perchè mi ricordo di quando le stavo scrivendo. Ed ora la mia favorita che vince a mani basse…forse Devil’s Inc o Hide and Seek, non lo so in verità. Mi sento un po’ delirante.

La mia recensione di The Great Escape termina con “the sky’s the limit”, in riferimento alla crescita della qualità della vostra musica e della vostra popolarità. Qual è il vostro prossimo obiettivo, se ne avete uno?

Beh, sai, dopo aver fatto uscire quattro album tra il 2005 e il 2010, questa è probabilmente la prima volta, durante questi anni intensi, nella quale la prenderemo con calma e senza affrettare le cose. Per dirla meglio, dovremmo andare in tour più o meno dopo capodanno a suonare in ogni posto disponibile per circa un anno, e poi inizieremo a focalizzarci sul prossimo album. Ma su cosa ci sarà di nuovo non ne ho ancora idea…Per la prima volta da quando abbiamo cominciato a suonare non ho grandi idee da sviluppare. Staremo a vedere.

E a proposito del prossimo tour? Possiamo sperare di vedervi in Italia con un headlining act?

Sai, questa è una delle cose che, se dovesse succedere, mi renderebbe più felice! L’ultima volta nella quale ci siamo stati l’Italia è stata fantastica, e speriamo veramente di riuscire a tornarci nuovamente nella prossima primavera.

E per quanto riguarda un live cd/dvd? C’è qualche progetto del genere?

Se n’è parlato un po’, ma poi tutto si è raffreddato sempre per gli stessi motivi: soldi e tempo, che ci mancano entrambi. Detto questo, mi piacerebbe molto se riuscissimo a farlo.

Questa era la mia ultima domanda. Grazie infinite per la tua disponibilità e per la tua musica, Andreas. Vuoi salutare i nostri lettori?

Voi siete tra i i più fantastici fans che abbiamo incontrato in giro. Spero davvero di avere la possibilità di tornare: perciò quando succederà passate a salutarci!