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Epica/MaYaN (Isaac Delahaye)

Di - 18 Luglio 2011 - 10:00
Epica/MaYaN (Isaac Delahaye)

Poco prima che salissero sul palco del Gods Of Metal 2011, gli Epica hanno concesso a noi di TrueMetal una piacevole intervista. L’interlocutore, il chitarrista Isaac Delahaye, si è dimostrato affabile e decisamente chiacchierone, tant’è che durante i minuti a nostra disposizione ha toccato molti argomenti inerenti i suoi attuali progetti (Epica e MaYaN) e parecchie altre cose. La parola va ad Isaac!

Ciao Isaac, come stai?

Oh, tutto bene, grazie! Un po’ scombussolato dalla routine del tour, ma direi bene, eheh!

Se per te va bene dividerei in due parti quest’intervista, una prima dedicata agli Epica per poi parlare dei MaYaN.

Perfetto! Nessun problema, amico!

Molto bene. Con gli Epica siete in fase di tour promozionale per Design Your Universe da diverso tempo…

Ormai sono più di due anni che il disco è uscito e siamo in giro per il mondo per portare ai fan la nostra musica in un tour che sembra essere piuttosto lungo, in effetti (ride, nda)! In realtà ora ci aspettano alcuni festival estivi e poi non credo che inizieremo un nuovo tour in quanto stiamo lavorando al nuovo disco che uscirà probabilmente l’anno prossimo. Al momento ci stiamo occupando della pre-produzione di circa quindici canzoni, anche se si tratta solo dello “scheletro” di esse perché fino a quando non entreremo in studio nulla sarà definitivo.

Guardando un attimo indietro, siete soddisfatti del risultato ottenuto con Design Your Universe?

Assolutamente si! All’epoca io non ero ancora nella band, ma comunque conoscevo i ragazzi da diverso tempo e con il mio ingresso credo di aver portato anche del mio all’interno della musica degli Epica. Ciò che sto notando è che nei nuovi pezzi c’è un approccio differente alla scrittura: prima venivano scritti i riff e successivamente tutte le orchestrazioni, mentre ora si cerca di dare una continuità ai brani scrivendo ritmiche ed orchestra allo stesso tempo. Credo sia una questione di fluidità ed appunto per il nuovo album si prospettano ulteriori passi avanti in questa direzione.

Hai parlato del fatto che alcune canzoni sono già state in parte scritte. Che cosa ci possiamo aspettare da esse? Avete un’idea più precisa di quanto potremo ascoltarle?

Sarà la logica prosecuzione del discorso iniziato con Design Your Universe e quello che ti posso dire è che, dal punto di vista delle chitarre, ci sarà un riffing più tecnico e più assoli, mentre so che Simone vorrebbe tornare ad un cantato più classico con toni lirici, ma in effetti è ancora un po’ presto per parlarne debitamente. Non credo, comunque, che cambierà così tanto il nostro sound per quanto sarebbe comunque stupido rimanere immobili a livello stilistico.
Con Design Your Universe ci siamo guadagnati definitivamente un posto di tutto rispetto nella scena metal. Non siamo i nuovi Lacuna Coil o gli ultimi cloni degli Within Temptation, piuttosto che dei Nightwish, ma abbiamo un’identità che ci porta verso lidi più metal rispetto a queste formazioni.
Tornando a parlare del nuovo disco, credo sarà disponibile verso Marzo del 2012, ma anche in questo caso è troppo presto per definire una data precisa. Sarebbe bello poter rispettare questa data e faremo il possibile perché ciò avvenga, però dovremo lavorare veramente sodo.

Ormai è qualche anno che fai parte degli Epica. Quanto è stato difficile trovare il feeling giusto con gli altri componenti del gruppo?

Non è stato per nulla complicato perché ci conoscevamo già da molto tempo. Nel 2003, all’epoca del primo disco degli Epica, mi capitò di unirmi a loro per un paio di settimane di tour come sostituto del loro chitarrista di allora (Ad Sluijter, nda) e da allora siamo rimasti in ottimi rapporti. È capitato più di una volta di incontrarci ad alcuni festival in cui ho suonato coi God Dethroned, ma non solo: ho frequentato la stessa scuola di musica di Coen (bassista, nda) ed Arien (batterista, nda). Sono stato io a consigliare ai ragazzi di ingaggiare Arien come turnista per la registrazione di The Divine Conspiracy quando Coen mi ha chiamato chiedendomi se conoscessi un buon batterista, ma anche Ad, una volta lasciata la band, ha fatto il mio nome come suo possibile sostituto.
Sin dal primo giorno che mi sono unito agli Epica mi sono messo a lavorare per imparare il più velocemente possibile i brani, soprattutto quelli di Design Your Universe. Avevo le dita incrociate nella speranza che ai ragazzi piacesse il mio stile e mi sono allenato parecchio per poi sentirmi dire che era esattamente ciò che stavano cercando. In effetti da parte loro è stata una scelta sensata, in fondo ho abbastanza esperienza anche a livello di tour, non solo in studio, per cui credo che da entrambe le parti si possa dire che ci abbiamo guadagnato qualcosa.

La vostra etichetta, la Nuclear Blast, ha fatto sapere che il vostro tour nordamericano è stato quello di maggiore successo nella storia della casa discografica. Che ricordi hai di quei concerti?

Oh, è possibile (ride, nda)! Effettivamente è stato un tour molto bello, ci siamo divertiti parecchio. Quando ci hanno proposto di suonare da quelle parti eravamo un po’ scettici perché comunque ci è stato detto che ultimamente la gente che viene a vedere gli show dal vivo sta calando parecchio, anche del 30%, ma alla fine abbiamo potuto constatare che c’erano molte più persone del previsto e che c’è stato un notevole incremento dei biglietti venduti rispetto alle date statunitensi che avevamo tenuto in precedenza.
Gli Stati Uniti sono un mercato estremamente difficile in quanto bisogna essere presenti sul posto molto spesso e più si suona da quelle parti, più la gente verrà a sentirti. È molto complicato seguire questa logica perché abbiamo molte zone da coprire: Europa, Sud America, Giappone e così via. Non è affatto facile far fronte alla mole di impegni che porta suonare in Nord America, ma devo dire che alla fine il pubblico ripaga di ogni sforzo.
Una volta uscito il nuovo album credo che ci imbarcheremo nuovamente per una serie di date da quelle parti, ma è una cosa ancora in fase di definizione e non c’è nulla di confermato al momento. Sai, è un mercato immenso ed un Paese veramente grande con un numero di band incredibilmente alto, cosa che spesso porta le persone a dimenticarsi in fretta di ciò che hanno visto poco tempo prima.
Alla fine, però, è bello vedere che ovunque andiamo ci sono persone che si complimentano con noi per il lavoro svolto e che ci supportano, è qualcosa a cui, quando sei in all’interno di una band, non potrai mai abituarti. L’altro giorno, ad esempio, ho visto che il video di Cry For The Moon ha raccolto sul nostro canale YouTube 11 milioni di click e la cosa mi ha sorpreso parecchio (ride, nda)! Una volta che fai parte di un gruppo non pensi a quanto puoi essere famoso o quanto stai vendendo con i tuoi dischi, ma solo a fare buona musica ed a suonare in giro perché questo è quello che ti piace fare, altrimenti ti dedicheresti ad altro, credimi!
Inoltre, me ne stavo quasi dimenticando, ci hanno anche chiesto di fare da headliner al ProgPower Festival di Atlanta. È incredibile, non trovi? Siamo molto carichi per questa cosa e speriamo davvero di rendere onore a questa grande manifestazione.

Sono molto contento per voi! Ora passiamo, invece, alla seconda parte dell’intervista, quella incentrata sui MaYaN. Ti chiedo, anzitutto, di presentare la band ai nostri lettori.

Prendi due piccioni con una fava (ride, nda)! Tutto è comunque partito da Mark (Jansen, chitarrista sia degli Epica che dei MaYaN, nda) in quanto aveva parecchio materiale che considerava troppo pesante per gli Epica, così ha deciso di mettere insieme questo progetto insieme ad altri musicisti: Jack Driessen, il primo tastierista degli After Forever e Sander Gommans, sempre ex-After Forever, ma che ha poi deciso di lasciare la band. Alla fine si trattava solo di un progetto estemporaneo nato allo scopo di divertirsi e basta, ma poi le cose si sono pian piano fatte più serie fino ad arrivare alla realizzazione dell’album vero e proprio. In realtà, una volta cominciate le registrazioni, è stato chiaro che non poteva trattarsi di una “riunione di amici” estemporanea, ma c’era bisogno di una vera band e così Mark ha chiamato me e tutti gli altri fino a completare una lineup. Oltre a me, Mark e Jack, ci sono anche Rob Van Der Loo (ex-Delain, Sun Caged) al basso, Frank Schiporst (Control Human Delete) alla chitarra ed Arien alla batteria.
Se da un lato potrebbe disorientare il fatto che nei MaYaN ci siano tre membri degli Epica, dall’altro basta ascoltare i brani che compongono Quarterpast per capire che hanno poco a che fare con la nostra band “madre”. I MaYaN hanno dato vita a quella che si potrebbe definire una symphonic death metal opera che incorpora anche moltissimi ospiti: Simone Simons (Epica, nda), Floor Jansen (ReVamp, ex-After Forever), Henning Basse (Sons Of Season, ex-Metalium). Si tratta comunque di un lavoro molto complesso ed anche io che l’ho registrato ho dovuto ascoltare moltissime volte il materiale prima di comprenderlo appieno, soprattutto per l’approccio estremamente tecnico dei brani.

Possiamo quindi considerare i MaYaN come una vera band oppure si tratta comunque di un progetto di lusso?

Senza dubbio una vera band, anche se l’intento di partenza non era quello, ma da quando è stata presa la decisione di incidere il disco e di firmare con un’etichetta come la Nuclear Blast, siamo definitivamente diventati un gruppo. L’obiettivo è quello di riuscire a suonare molto dal vivo, cosa che in parte abbiamo già realizzato con degli show da headliner tenutisi in Olanda, ma mi rendo conto che molte persone ci etichettino solo come un side project che vede la partecipazione della metà dei componenti degli Epica. Comprendo questa presa di posizione, ma invito chi la pensa così ad ascoltare il nostro disco per farsi un’idea di quello che proponiamo, infatti abbiamo lavorato molto per fare in modo che il tutto non suonasse come gli Epica, soprattutto per il primo album.

Come siete riusciti a convincere Jeroen Paul Thesseling (Pestilence, ex-Obscura) a suonare su Quarterpast? Mi sembra che il vostro sound non sia molto vicino a quello che lui suona abitualmente…

In realtà non è stato affatto difficile coinvolgerlo, anche se lui ha collaborato solo per quanto riguarda la registrazione del disco. Jeroen è uno dei più tecnici bassisti che puoi ascoltare in ambito death, così come Frank è un chitarrista sopraffino ed Arien un batterista estremamente esperto. L’aspetto fondamentale dei MaYaN è stata la totale libertà: tutti noi abbiamo contribuito in maniera personale alle composizioni, facendo esattamente ciò che avevamo in mente senza alcun tipo di limite. Forse il fatto di essere una squadra così preparata, se posso dirlo, ha influito sulla musica composta in modo da renderla anche più difficile all’ascolto, ma in realtà penso che questo sia un bene perché fa in modo che l’ascoltatore presti attenzione a ciò che sente e reagisca attivamente agli stimoli a cui viene sottoposto.
Personalmente mi piacciono molto i dischi criptici e non immediati, quelli che devi per forza sentire più volte per poter comprendere appieno ogni particolare. In questi termini, ad esempio, credo che l’ultimo lavoro dei Dimmu Borgir sia un album veramente ben riuscito, così come molti dischi dei Dream Theater.
Tornando al discorso di prima, credo che un musicista debba addentrarsi sempre in nuove sfide e non debba mai considerarsi “arrivato” per proporre brani degni di nota. In questo senso i MaYaN svelano una parte differente dei nostri stili individuali, qualcosa che le persone magari non sanno che siamo in grado di fare e che potrebbe essere una sorpresa per parecchia gente. Ora stiamo lavorando per un tour vero e proprio, magari a partire dal Sud America, ma l’importante è portare in giro la nostra musica e tenersi occupati.

Prima hai parlato di Floor, la quale appare come ospite sul lavoro dei MaYaN. Com’è avvenuto questo coinvolgimento?

Alcuni pensano che ci sia astio tra Mark e gli After Forever in quanto lui fu licenziato da quella band, ma in realtà non è assolutamente così, almeno non lo è più. Con Floor vale lo stesso discorso, tenendo presente che lei è la sorella di Mark, quindi a maggior ragione non c’è assolutamente competizione tra i due, come testimoniato dal fatto che siamo stati diverse volte in tour con i ReVamp. Era quindi un passo abbastanza logico il fatto che sarebbe stata coinvolta nel progetto, anche se solo come semplice ospite, in quanto è un’ottima cantante ed alcune parti richiedevano semplicemente la sua voce e nessun’altra.

Sempre in merito a Floor, so che ha avuto un esaurimento nervoso. Come sta ora?

Beh, direi meglio, anche se non bene. Ha cancellato un intero tour sudamericano e comunque non è cosa da poco. Ne parlavamo giusto ieri con Mark e comunque credo che quest’ultimo periodo sia stato piuttosto difficile per lei tra lo scioglimento degli After Forever e quant’altro. Non conosco esattamente quello che le è successo e penso che solo lei lo sappia, ma mi auguro che questa pausa la possa aiutare a ristabilirsi in pieno.