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The Poodles (Pontus Egberg)

Di Fabio Vellata - 22 Maggio 2011 - 22:00
The Poodles (Pontus Egberg)

Da poche settimane di nuovo in circolazione con un album che ne conferma la bontà artistica, gli svedesi The Poodles sono una delle punte di diamante più scintillanti del recente movimento rock scandinavo.
Dopo averlo incontrato in occasione della loro seconda uscita “Sweet Trade”, è un vero piacere ritrovare sulle nostre pagine uno dei fondatori del gruppo, l’ottimo Pontus Egberg, per fare un po’ il punto della situazione sull’evidente stato di grazia dei sempre più maturi “barboncini” nordici.

Intervista raccolta da Fabio Vellata.
 

Prima di ogni altra cosa, bentornato Pontus!
Bene, “Performocracy” è il vostro primo studio album con Frontiers, dopo il live “No Quarter”. Posso domandarti come è avvenuto il contatto?

Abbiamo parlato di possibili collaborazioni sin dai tempi di Clash of The Elements, disco edito nel 2008. Volevano davvero lavorare con noi da parecchio ed abbiamo pensato che con questo nuovo cd i tempi fossero finalmente maturi. Devo ammettere che, a posteriori, siamo realmente contenti della scelta e di come le cose si stiano sviluppando.

Sarà piuttosto gratificante, anche l’essere inseriti in un roster che include terrificanti nomi storici come Whitesnake, Mr.Big, Journey ed ultimamente addirittura Def Leppard, credo. Vi sentite un po’ come il “futuro” che incontra il “passato”?

Come ovvio, tutte le band che hai citato, rappresentano qualcosa con cui siamo cresciuti e che amiamo profondamente. Penso sia molto significativo notare come la scena rock abbia tenuto in vita gruppi di questo calibro, incentivandoli a proseguire nella loro carriera, incidendo e suonando dal vivo, ancora dopo tanti anni.
Un tributo dovuto ai grandi.
Noi però siamo un po’ all’opposto della questione. Il nostro momento migliore deve ancora arrivare e non c’è nulla di sbagliato nell’affermare che siamo una band nuova ed in rampa di lancio, con una carriera ancora da costruire.
L’essere paragonati a certi nomi fa molto effetto ed è piacevole, ma ci sono comunque differenze notevoli!

Parliamo del vostro nuovo “Performocracy”, partendo per un istante dal titolo. So che ha un significato particolare che meriterebbe un minimo di spiegazione…
 
Certamente. Significa “il potere della performance” o meglio ancora, “il dominio della performance”. È un titolo che ha pensato Henrik. Enfatizza il nostro modo di vivere, focalizzato nell’essere sempre on stage ed esprime il potere del rock n’roll.

Sono dell’idea che il vostro songwriting sia in costante e continua evoluzione, esattamente come potrebbe testimoniare un eventuale confronto tra il cd di debutto “Metal Will Stand Tall” e la vostra ultima uscita. Possiamo quasi affermare che “Performocracy” è una sorta di disco della maturità? Un album che pone della basi definitive per il futuro?

Rappresenta essenzialmente i Poodles nel 2011. Desideravamo esplorare qualche aspetto della nostra musica che puoi reperire anche nei nostri primi album, ma che qui abbiamo sviluppato in modo differente. Del resto, sarebbe impossibile rimanere cristallizzati all’interno di un unico genere e ripetere le stesse cose per dieci album…
Le nostre ispirazioni arrivano da molte direzioni diverse, motivo per cui ogni nuovo disco dei Poodles è potenzialmente una fonte di sorprese che speriamo sempre, possano comunque poi piacere ai nostri fan.

In effetti “Performocracy” sembra un po’ un album che riesce a porsi in maniera trasversale, mantenendo cioè, uno spirito hard rock, amalgamato con spunti commerciali. So che in Svezia ad esempio, sta vendendo tantissimo, tanto da essere in cima alle classifiche. Pensate di aver riscoperto forse, la magica formula degli anni ottanta? Quella del rock melodico che riusciva a piacere a larghe fasce di pubblico?

Beh, lo speriamo proprio! Siamo felicissimi per i risultati e per come il disco sta andando. E speriamo che l’effetto si possa espandere anche in Europa e nel resto del mondo!
Chiunque è un fan di hard rock in fondo al cuore. È quello che abbiamo sempre pensato e che sta un po’ alla base del nostro successo attuale, sebbene l’interesse per questo genere, non sia per nulla un meccanismo, per così dire, “automatico”. Te lo assicuro, lavoriamo ed abbiamo lavorato davvero durissimo per ottenere ogni minimo risultato!

Focalizzanoci per un attimo sui brani nello specifico, mi diresti qualcosa in più su “Father To Son” e sull’eccellente singolo “Cuts Like a Knife”?

Father To Son l’ha scritta Jakob ed è una canzone molto profonda, incentrata su pensieri ed emozioni relativi all’esperienza con suo padre. Ma al contempo, anche sul rapporto padre-figlio più in generale. È un tributo in un certo senso, un riconoscimento di tutte quelle cose buone che un padre trasmette al figlio. Un rapporto che è quasi un’avventura, fatto sempre di nuove possibilità e scoperte che si spera di mantenere a lungo.
“Cuts Like a Knife” è molto meno personale come brano, ma è comunque significativa. È l’osservazione di come spesso, per amore o desiderio, molte persone accettino di subire quasi ogni cosa.
 


Ora però, vorrei soffermarmi su di una domanda leggermente più curiosa. Mi piacerebbe avere da te, un commento su di ogni singolo disco che avete realizzato sin qui. Ovvero, cosa ha rappresentato per voi, che memorie vi suscita, partendo come naturale, da “Metal Will Stand Tall”:

Dunque, con “Metal” eravamo nel turbine degli eventi, quelli che ci stavano portando a diventare un nome noto in Svezia. È stato fatto velocemente ma con grandissima passione. N’è uscita una gran cosa e lo amiamo tantissimo ancor oggi!

Poi, è arrivato “Sweet Trade”:

I follow up sono sempre complicati, ma credo che anche “Sweet Trade” abbia proposto qualcosa di molto buono. Abbiamo avuto un po’ più di tempo, sia per scrivere le canzoni sia per registrarle, ed il risultato è stato un buon disco con alcune ottime canzoni e qualche collaborazione di prestigio. Lo ascolto ancora ogni tanto e mi piace abbastanza.

Quindi, “Clash Of The Elements”:

Con “Clash Of The Elements” eravamo finalmente nel pieno controllo d’ogni cosa. Programmato, registrato, pubblicato, pagato…abbiamo pensato e pianificato ogni cosa di persona. Anche questa volta, un grande set di buone canzoni con una produzione davvero sopra le righe. La nostra prima collaborazione su larga scala con Mats Valentin.
Ogni minimo aspetto, dall’artwork sino all’outro “Wings Of Destiny”, secondo il mio parere, è grandioso!

Per finire con il nuovo “Performocracy”:

Nella sostanza, uno sviluppo ed un ampliamento di “Clash Of The Elements” per molte ragioni, tra cui la collaborazione di Mats nel processo di songwriting. Le parti dark ed epiche di “Clash”, quelle che si sentivano in “Heart Of Gold” e “Dream To Follow”, in “Performocracy” sono state portate ad un livello superiore d’espressività. È uscito ancora da pochissimo, ma credo sia un punto di svolta nella Poodles-saga che vogliamo ampliare e proseguire ulteriormente…

Suppongo che anche in questo caso, abbiate avuto pieno controllo su produzione e registrazione…

Si, esattamente. Abbiamo avuto il controllo artistico completo, così, tutto ciò che ci è sembrato in un primo tempo al di sotto delle nostre aspettative, abbiamo potuto rifarlo da capo senza problemi. Siamo compiaciuti di come si sono presentati i risultati una volta terminato il lavoro ed il processo di registrazione è stato ancora una volta piacevolissimo grazie a Mats Valentin. I giorni da trascorrere in studio con lui, sono qualcosa di speciale, qualcosa che conoscendolo, non vedi l’ora di poter sperimentare di nuovo. Dalle passate esperienze, posso dirti che non è sempre così con tutti.

Allargando per un momento l’obiettivo, potremmo parlare della scena scandinava, un ribollire continuo di ottime band che insieme a voi, si stanno facendo strada alla grande. Te ne cito qualcuna, dimmi cosa pensi di loro.

Ad esempio, gli H.E.A.T.:

Spesso nostri compagni d’avventure, l’ultima volta nella primavera del 2010, ed un gruppo di ottimi ragazzi. Sono destinati a cose grandissime, non ho dubbi!

Wig Wam?

Jakob conosce molto bene il loro singer, Åge Sten Nilsen e da quel che ci ha raccontato, anche loro sono dei personaggi davvero in gamba. Devo ammettere che hanno scritto qualche canzone parecchio bella e catchy.

Crashdiet?

Loro hanno combattuto contro parecchie avversità e ne sono usciti. Massimo rispetto!

Reckless Love?

Hummm, questi, mi devi perdonare, non li conosco proprio…

Crazy Lixx?

Sporchi e selvaggi! Li adoriamo!

…e infine, quei mattacchioni dei Lordi.

Ah, loro non sono altro che dei fan dei Kiss. Null’altro, ok?
 
Senti, un attimo fa ti ho citato gli H.E.A.T. Li conosci bene quindi mi potrai dare un parere sulle dimissioni di Kenny Leckremo e sull’avvicendamento con Erik Grönwall. Pensi che abbiano visto giusto e che la scelta sia azzeccata?

Mah, speriamo davvero che Erik possa soddisfare perfettamente le loro aspettative. Dopo tutto, i ragazzi degli HEAT sono gente di grande talento, quindi se sono convinti della scelta e credono di potercela fare con Erik, la cosa funzionerà di certo. Ne sono sicurissimo!

Un piccolo e veloce salto indietro nel tempo. Anni fa, avete partecipato all’Eurovision Festival, un contest che qui da noi non viene sempre visto di buon occhio. Che ricordi hai di quell’esperienza?

Solo ricordi bellissimi. È stata un’esperienza fantastica farne parte, un evento di massima professionalità dall’inizio alla fine. Lo raccomanderei a chiunque abbia la possibilità di parteciparvi: ogni genere è il benvenuto attualmente, e non andarci, anche solo come pubblico, sarebbe un peccato.
 
Per finire, qualche domanda divertente. Ok, immagina di poter trasformare i Poodles in una grande band del passato…

Led Zeppelin, Aerosmith, The Eagles, KISS, Bowie, Rush, Deep Purple…avrei solo l’imbarazzo della scelta. Ciò che queste band hanno in comune è l’aver contribuito allo spirito del rock, muovendo millioni di cuori e menti verso di esso. Inclusi i nostri. Insomma, non saprei scegliere…

Ma nell’essere un gruppo di grande successo, ci sono di certo cose interessanti, ma pure svantaggi ed aspetti noiosi e sfiancanti, tipo i lunghi tour, le ore in studio, le interviste pallose magari come questa…

Ehi direi di no! Nessuno svantaggio! La vita è bella e piena di soddisfazioni! Non abbiamo il minimo rimpianto e non ci manca nulla del nostro passato. D’altro canto, riconosciamo e facciamo tanto di cappello a tutti quelli che sono venuti prima di noi e ci hanno un po’ tracciato la rotta. Per noi questa è una bella avventura, una cosa che può succederti una volta sola nella vita. Pensi che potremmo mai lamentarci di qualcosa relativo a ciò che abbiamo raggiunto? Assolutamente no…

Quindi, avanti così per il futuro…

Certo! Abbiamo intenzione di suonare e far concerti come dei pazzi. Siamo in tour promozionale in Svezia al momento in cui parliamo e vogliamo fare del nostro meglio per mantenere “Performocracy” in alto il più possibile…poi passeremo al resto d’Europa e cercheremo di farci vedere anche dalle vostre parti. Tenete d’occhio il nostro sito www.poodles.se, per ogni news…

Qualche convocazione per l’Eurovision festival?

Eh no, nulla di quel tipo all’orizzonte purtroppo. Ma se dovessero offrircelo, lo prenderemmo di certo in considerazione senza indugio!

Grazie per l’intervista gradevole e stimolante. Avrei molte altre cose, ma rischierei di portarti via troppo tempo. Ti lascio però la parola, come vuole il cerimoniale, per un saluto ed un augurio ai fan italiani.

L’Italia la sentiamo come un paese di fratelli spirituali, e speriamo di vedere molti di coloro che apprezzano la nostra musica nei prossimi concerti. Intanto ascoltate “Performocracy” per avere un altro esempio di cosa sono fatti i The Poodles.
Musica e amore sono la risposta!

 

Fabio Vellata

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Discografia:

Metal Will Stand Tall (2006)
Sweet Trade (2007)
Clash Of The Elements (2009)
No Quarter – Live (2010)
Performocracy (2011)

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Sito ufficiale The Poodles