Heavy

Beppe Riva Pillars: recensione Melissa (Mercyful Fate)

Di Stefano Ricetti - 11 Ottobre 2019 - 9:38
Beppe Riva Pillars: recensione Melissa (Mercyful Fate)

Di seguito la recensione di Melissa, debutto discografico sotto forma di full length dei danesi Mercyful Fate, così come uscita originariamente all’interno delle pagine di Rockerilla numero 40 del dicembre 1983, a firma Beppe Riva. Curiosamente, il noto giornalista, prima di entrare nel merito dei sette pezzi che vanno a costituire l’album, si lancia in una intro seguita da una retrospettiva, atta a inquadrare il momento storico e l’attesa che circondava il combo capitanato da King Diamond (qui sua intervista del 1984), che aveva suscitato parecchio hype successivamente all’uscita dell’Ep omonimo, quello con raffigurata la (probabile) suora crocifissa messa al rogo da alcuni demoni travestiti da frati, del 1982.   

Una precisazione: i confini di genere e le stesse definizioni, in quel periodo, erano ancora molto labili. 

Buona lettura,

Steven Rich

 

Mercyful Fate   LOGO

 

 

INTRO

Gusto del demoniaco, strisciante presenza di energie incontrollabili che operano nei nostri meandri subconsci o nelle insondate profondità della natura e del corpo sociale, si sono ripresentati in epoca attuale con un crescendo che costringe al turbamento e all’incertezza di chi crede ancora nelle forze della ragione. Ci si chiede se la fantasia demoniaca appartenga ad ogni età e cultura, o se non sia piuttosto un’emergenza eccezionale della condizione presente. Il clima del secolo à favorevole alla corsa verso la non-ragione, che hai i suoi due versanti nella violenza quotidiana e nella fuga verso le mistiche e le esperienze di margine.

IL DIAVOLO È LA CLASSICA GUIDA VERSO GLI UNIVERSI DI QUESTE ESPERIENZE

Se le raffigurazioni apocalittiche del Medioevo incarceravano il demonio in una sua visibilità corposa, si può dissolvere l’enigma del male in un referente concreto e visibile anche nell’odierno microcosmo del BLACK METAL: e quale personaggio può meglio balenare «devil eyes» dalla sua maschera di morte, se non King Diamond, tiranno dei Mercyful Fate? Un dato è certo: con l’occulta setta danese, la sindrome demoniaca riprende a sovrastare il versante oscuro della rock music!

 

king diamond and nun

 

STORIA

Mercyful Fate nasce alla fine dell’80 dalla «collisione» fra due band danesi: Brats, che avevano inciso un LP per la CBS, «1980 Brats», con il tandem di solisti Hank Shermann e Michael Denner, che si sciolgono dopo la pubblicazione dell’LP per divergenze musicali, ed accanto ai due chitarristi subentrano King Diamond, che già da quattro anni si occupava di satanismo suonando la chitarra ritmica nei Black Rose, ed il bassista della stessa line-up, Timi Grabber. Con la fausta decisione di King Diamond di assumere il ruolo vocale, e con la travagliata ricerca di un drummer, Kim Ruzz, il quintetto di Copenhagen era completo. Rapidamente veniva registrato un demo, che instaurava un seguito da culto per i Mercyful, soprattutto in Olanda, Inghilterra e California. Due successivi demo, fra i quali un incendiario «live» in cui si ode King Diamond aizzare il pubblico con allusioni orrorifiche: «Siete pronti per l’Inferno stanotte?», non facevano che rafforzare la sinistra notorietà dei danesi «maledetti».

All’inizio dell’82, Mercyful Fate realizzano le loro prime recording session in Gran Bretagna. Incidono due brani, «Black Funeral» e «Walking back to Hell» per la Ebony Records, ma finora, solo il primo brano ha visto la luce, sulla compilation «Metallic Storm». Le label danesi continuano ad ignorarli, pretendendo il canto nella loro lingua, benché la popolarità della band sia ingigantita in patria con tournée al fianco di Gillan, Uriah Heep ma soprattutto Girlschool. Sottolineo queste ultime, perché al loro show di Copenhagen  è legata la fama paranormale di King Diamond: il tenebroso vocalist avrebbe avvertito una voce che profetizzava qualcosa di grave, se le Girlschool fossero montate sul palco dopo lo show dei Mercyful. Ed in effetti Kim McAuliffe (secondo altre fonti Kelly Johnson) subiva un’elettrocuzione in scena!

La prima release di Mercyful Fate è un mini-Lp di 22 minuti per la Rave-On Records edito a fine ’82: quattro titoli incredibili fra cui spicca una delle massime allucinazioni apparse su vinile, “A Corpse Without Soul”. Trattasi del più straordinario debutto europeo (Inghilterra inclusa) dell’anno, e il suono rincorre a ritroso associazioni con le trame più dark dei primi Sabbath e Judas Priest, ma con un gusto particolarissimo delle laboriose concatenazioni musicali, pur in un contesto estremamente FEROCE. Mercyful Fate promuovono il disco con deliranti show che prevedono come punto focale il mostruoso King Diamond, il quale, fra scheletri fumanti e ossa incrociate a supporto del microfono, appicca il fuoco a croci durante un rito blasfemo.

Nell’83, mentre si fa pressante l’attesa dell’Lp che inizialmente doveva uscire per la Rave-On in maggio, intitolato «Into the Coven», Mercyful Fate fanno da supporto ai Savage in U.K. ed «aprono» ad un orario ingrato (le 13 pomeridiane, per un gruppo di figli della notte!) l’HM Festival di Aardshok (Eindhoven).

Contrasti con la casa discografica olandese ed il successivo accordo con la Music For Nations, rimandano ad oggi uno degli avvenimenti discografici salienti dell’anno.

 

MERCYFUL FATE

«Melissa»

Roadrunner/Music For Nations

1983

 

mercyful fate   melissa   album cover

 

Finalmente il ribattezzato «Melissa» è sul mercato, con un look di copertina che ricorda un vecchio album degli Steppenwolf, in cui troneggia un teschio smisurato, ed aggiungo subito che, in questo 1983, solo «Into Glory Ride» dei Manowar mi ha avvinto così ineluttabilmente! Ma ciò che gli americani offrono in senso mitico-eroico, persino liberatorio, i danesi lo uguagliano con fremiti d’angoscia, secondo itinerari più persecutori e atroci. L’insanabile dilemma fra epic-horror e dark metal… Occultatevi fra gli anfratti rocciosi di «Into the Coven», ad assistere al dispiegarsi senza uguali della «fredda potenza» di questo suono: un intro quasi menestrellare, che evoca visioni di grotteschi folletti, provoca uno stridente contrasto con l’ingresso di un solista che geme, «sentendo» letteralmente il dolore: e la musica si appropria allora totalmente della sua ansia mostruosa, con l’urlo «posseduto» del cantante, la voce più sepolcrale ascoltata dai tempi dell’Ozzy di «Black Sabbath».

«Curse of the Pharaohs» riesplora i reami del popolo egizio, il più misteriosamente fascinoso dell’antichità, ed un riff convulso, sfrenato, dimostra come i Mercyful Fate siano forse i soli capaci di essere evocati senza cedere in rapidità d’esecuzione. Che la band sia il perfetto totem macabro del momento, capace di ogni segreto nell’ambito del dark metal, lo testimonia «Satan’s Fall», un brano dove risiedono tutti i trucchi (riff, crescendo, vocal licantropiche) del primo Sabba Nero. Unica traccia già incisa, «Black Funeral» si ripropone con la carica negativa ed infedele che già le riconoscevamo.

Dietro a queste barriere stregonesche, King Diamond espone una concezione quasi intellettuale del satanismo, che implica l’idea di libertà elevata a rango di primo comandamento, affermando:

«Il satanismo aspira alla liberazione dei corpi e delle anime, indipendentemente dalle costanti economiche imposte dalla società avanzata»

ma in concerto il suo approccio si avvale di mezzi più spettacolari se è vero che ipotizza un palcoscenico trasformato in cattedrale, con un altare consacrato a Satana, dove verranno immolate numerose croci. Dulcis in fundo, assisteremo alla crocefissione di una suora (un fantoccio, rassicuratevi) alla quale verrà fatta esplodere la testa. Credo che ogni mio ulteriore commento sia del tutto superfluo.

 

BEPPE RIVA

Articolo a cura di Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

Elenco – con link incorporato – delle puntate precedenti:

 

CIRITH UNGOL

DEATH SS

HEAVY LOAD

MANOWAR

SAXON

JUDAS PRIEST

IRON MAIDEN

METALLICA

MOTORHEAD

MOTLEY CRUE

VIRGIN STEELE 

RIOT

RUNNING WILD

WARLORD

SWORD