Power

Intervista Divine Ascension (Jason Meracis)

Di Marco Giono - 25 Gennaio 2015 - 12:00
Intervista Divine Ascension (Jason Meracis)

Liberator, album uscito lo scorso novembre, si è rivelato un buon disco di power-progressive metal. Abbiamo voluto intervistare il loquace e simpatico Jason Meracis, bassista del combo, per farci raccontare del nuovo album, di musica e d’Australia.

Ciao Jason, sono Marco, benvenuti su Trumetal. Prima di tutto mi piacerebbe sapere qualcosa in più della genesi del nome della band. Da dove proviene? È in relazione con la vostra musica o qualcosa a se stante?

Felice di poter conversare con te! Dare il nome a una band è sempre un’impresa difficile. È quel momento in cui le speranze e le idee di ognuno confluiscono in una specifica identità. È come dare il nome a una nuova creatura, che nelle nostre speranze vivrà a lungo, quindi è meglio che suoni bene!
Il nome Divine Ascension è il risultato di un brain storming. Nel frattempo alcune canzoni erano già state scritte e la band aveva cominciato a sviluppare il proprio suono e una determinata personalità.
Ci piaceva il nome “Ascension” che significa “levarsi verso l’alto, ascendere” e contemporaneamente in molti avevano descritto la voce di Jennifer Borg come divina. Il resto è storia.

Mi piacerebbe, inoltre, sapere come sia possibile creare una band power-progressive metal in Australia con tutte quelle onde splendenti e quel sole così alto? Ho letto di un aneddoto circa un annuncio su di un sito di ricerca online…

[Ride, n.d.a.] Sì, siamo tutti di Melbourne e da quelle parti le onde splendenti, il sole cocente durano per poche ore, poi il tempo cambia all’improvviso. Noi australiani abbiamo un modo di dire circa il nostro paese: tutte le stagioni in un solo giorno a Melbourne! In questo modo però abbiamo davvero tanto tempo per lavorare sulla nostra musica.
Hai ragione, poi, la band si è formata online. A Melbourne abbiamo un sito, molto popolare e attivo da parecchi anni dove i musicisti possono cercare membri per le proprie band o trovare un gruppo con cui suonare. Robert Inglis [chitarrista, n.d.a.] ha messo lui stesso un annuncio, in cui cercava una band power-progressive metal ed è a quel punto che è venuto in contatto con Luke  Wenczel [batterista, n.d.a]. Così lentamente grazie a quel sito si sono formati i Divine Ascension.

Anteprima

Definiamo la vostra musica come power-progressive metal, ma penso sia anche molto di più, infatti il vostro ultimo album, Liberator, sembra muoversi lontano rispetto ai confini del genere. Potresti gentilmente descrivere la musica del vostro ultimo disco mettendolo a confronto con il tuo primo album As the Truth Appears (uscito nel 2011)?

Prima di tutto ti ringrazio, perché il tuo è un grande complimento. Come band cerchiamo di crescere costantemente. Ogni membro contribuisce con il proprio unico stile e la propria personalità alla nostra musica, quindi tutto questo certamente definisce ciò che sono i Divine  Ascension.
As the truth Appears è il nostro primo album. A mio modo di vedere è stato un gran risultato e siamo davvero contenti di ciò che abbiamo creato. Gran parte del materiale, poi confluito nell’album, è stato scritto mentre la band si stava ancora formando e quindi ci stavamo ancora conoscendo. C’è un senso di eccitazione, di voglia di provare in As the truth Appears e le canzoni riflettono questo stato d’animo.
Diversamente, Liberator è il nostro nuovo album e penso rifletta ciò che siamo come band al momento. Così abbiamo fatto confluire tutte le peculiarità di ogni componente della band e, al contempo, abbiamo ricercato che vi fosse però equilibrio tra le canzoni.
Rispetto al primo lavoro le chitarre sono in maggiore evidenza, prima, invece, era più marcato l’aspetto sinfonico dettato dalle tastiere. Inoltre l’album ha subito dei mutamenti, legati ai cambi in line-up, infatti alcune canzoni erano state scritte e arrangiate con componenti poi sostituiti, così sono state poi riviste dai nuovi componenti, che sento ormai come line-up stabile dei Divine Ascension.
Liberator non è un concept album, tuttavia mentre assemblavamo i brani abbiamo notato un tema comune. Così i testi sono incentrati sul concetto di liberare le persone dalle proprie inibizioni facendole esprimere per quello che vorrebbe essere veramente. Ci piace pensare che non sia una semplice compilation di brani, ma qualcosa da ascoltare nella propria interezza.

Hai delle canzoni preferite per Liberator al momento? A mio avviso ci sono tanti grandi brani da suonare live oppure ascoltare a volume sostenuto…

È davvero buffo perché mentre ascoltavamo Liberator ognuno aveva le proprie canzoni preferite, ma quando abbiamo completato il CD, quelle canzoni sono cambiate.
Personalmente una canzone che mi piace ascoltare e suonare è “My Contender Lies”. Riesce a essere oscura e allo stesso tempo a muoversi come in una danza macabra. Poi tra le mie preferite ci sono anche “Machine” e “Sorrow’s Sacrifice”.
Invece per quanto riguarda l’aspetto live, i pezzi con più energia sono certamente “Stronger”, “The Final Stand” e “Hideaway”. Grandi brani che non vedo l’ora di suonare dal vivo!

Anteprima

In copertina viene posta al centro una sfera infuocata e una sorta di mago. L’immagine è collegata ai testi? Che cosa significa esattamente Liberator?

L’immagine al centro della copertina proviene da un’altra nostra sessione di brainstorming in cui abbiamo discusso cosa significasse per noi Liberator e come rappresentare visualmente l’idea stessa.
Abbiamo deciso così fare nostro il concetto di Yin e yang usando fuoco e acqua (distruzione e creazione), che rimanda all’idea di liberarsi dalle proprie inibizioni di cui abbiamo già parlato. Il mago invece è la rappresentazione dei nostri pensieri più profondi, oscuri e del nostro Io. La figura trattiene una sfera di fuoco che diviene rappresentazione delle speranze e dei sogni, ma anche paure e preoccupazioni.

Quando penso all’Australia mi viene in mente Nick Cave, un’artista che aveva più di altri un’attitudine estrema, quasi metal per certi versi non molto diverso in fondo dagli Ac/Dc. Potresti raccontarmi qualcosa della scena musicale australiana? Quali sono le vostre influenze metal e non metal?

Questa è un’ottima domanda. L’Australia si trova dall’altra parte del mondo e questo, prima dell’avvento d’Internet, ci ha tenuto isolati dagli altri musicisti. Così artisti come Nick Cave o gli Ac/Dc appunto hanno lavorato duramente con i pochi mezzi che avevano disinteressandosi di quello che gli altri pensavano di loro. È proprio un modo di essere metal. Qualcosa che è in fondo è anche connaturato con il modo di vivere degli australiani stessi.
Noi della band siamo ovviamente grandi fan di band come Symphony X, Dream Theater, Evergrey, Iron Maiden, Queensrÿche e sono parte del nostro modo di concepire la musica stessa. Siamo cresciuti in fondo ascoltando musica rock e metal di band degli anni Ottanta e Novanta. Ogni volta che facciamo un soundcheck non possiamo esimerci dal suonare “The Final Countdown” degli Europe.
Un aspetto con cui dobbiamo confrontarci spesso è il fatto di essere paragonati ad altre metal band con una voce femminile, ma pensiamo che le influenze dei nostri sei membri crei un suono unico che può essere distinguibile e facilmente riconoscibile.
Una delle nostre influenze non metal è quella delle colonne sonore filmiche, così siamo grandi fan di Danny Elfman, John Williams e Hans Zimmer tra gli altri. Ognuno di loro riesce a mettere in musica ciò che proviamo vedendo determinate scene e allo stesso tempo ci sorprendendo sempre. Jennifer [Borg, la cantante, n.d.a.], poi, è una fan della musica di teatro che è anche una sua influenza ed ispirazione anche nel modo in cui si approccia sul palco. In realtà noi tutti amiamo ogni tipo di musica, jazz, pop, classica, metal, rock e traiamo da queste ogni genere d’ispirazione per comporre la musica dei Divine Ascension.

Anteprima

Jennifer Borg, ospite on stage dei connazionali Eyefear

Ultima domanda. Ho letto che avete tenuto un concerto supportando i Kamelot a Melbourne, potresti raccontare qualcosa in merito a quell’esperienza? Suonate le canzoni modificandole rispendo all’album?

Aver supportato i Kamelot per il loro concerto a Melbourne è stata un’esperienza indimenticabile!
Siamo loro grandi fan e siamo stati onorati di aver potuto suonare nella stessa serata. Era stato il loro primo tour in Australia e a noi è stato affidato il compito di scaldare il loro numeroso pubblico che li vedeva sul palco per la prima volta. È stato bellissimo poter suonare la nostra setlist e Karl Szulik (il nostro chitarrista) mi ha raccontato che Thomas Youngblood ci ha guardato per tutto il tempo mentre suonavamo. È stato grandioso!
Quando suoniamo live tendiamo a riprodurre fedelmente ciò che sentite su disco. Solo che non sempre è possibile, perché ovviamente ci sono delle parti che sono funzionali alla registrazioni e non riproducibili in concerto, però questo ci dà la possibilità di esasperare determinati suoni e rendere più divertenti le canzoni quando suoniamo dal vivo.

È stato davvero bello poter parlare con te, spero di vedervi presto in tour in giro per il mondo a suonare e a caricarci con la vostra musica…

Molte grazie Marco [Meracis qui si esprime in italiano, n.d.a.] e Truemetal! Speriamo davvero di vedervi presto ai nostro show!