Power

Intervista Luca Sellitto

Di Francesco Maraglino - 15 Dicembre 2019 - 10:09
Intervista Luca Sellitto

Intervista a cura di Francesco Maraglino

 

Luca Sellitto cover

 

 

All’indomani dell’uscita del suo primo album da solista, abbiamo intervistato il chitarrista Luca Sellitto, mastermind anche degli Stamina.

Ciao Luca, come stai? E’ un piacere parlarti in occasione dell’uscita del tuo primo, ottimo, album da solista, “The Voice Within”!

Piacere mio!

Per prima cosa, ci racconti quali sono state le prime reazioni all’album?

Per ora posso dire che la maggior parte delle reazioni siano state decisamente positive. Non solo la critica sta accogliendo bene l’album, ma anche diversi colleghi musicisti ben noti e che stimo molto, a cui ho voluto spedirne una copia, lo stanno apprezzando molto.

Prima di continuare a parlare del tuo disco solista, facciamo il punto della situazione degli Stamina. Com’è andato il vostro disco dal vivo “Live in the City of Power”, uscito qualche mese fa? La band è adesso su stand-by o avete già qualche progetto in cantiere?

Generalmente il nostro live cd+dvd è stato ben accolto dalla critica e dai nostri fan di vecchia data. Credo che sia una pubblicazione preziosa soprattutto per questi ultimi, in quanto rappresenta un’occasione di vederci in azione dal vivo, anche per chi tra loro magari vive in altri continenti o comunque non ha mai avuto occasione di venire a sentirci in Europa. In realtà non avevamo in programma di pubblicare un live album, ma l’occasione ci è stata offerta dagli organizzatori del “City of  Power Fest”, tenutosi a Zgierz in Polonia lo scorso anno; sono stati gli sponsor dell’evento a finanziare le riprese video e le registrazione audio. Come band siamo ancora più attivi che mai, soltanto che abbiamo avuto problemi di line-up negli ultimi mesi e stiamo riprogrammando un po’ di cose a livello organizzativo. Presto annunceremo la nuova formazione, nuove date dal vivo come band di supporto ad un noto artista di fama mondiale e sicuramente un nuovo album nel 2020, che sarà il nostro quinto lavoro in studio.

Torniamo a “The Voice Within”. Come mai hai sentito l’esigenza di realizzare un disco a tuo nome?

In realtà da tanti anni sognavo di pubblicare un album che mi riportasse alle mie origini, ovvero al metal neoclassico e sinfonico in stile Yngwie Malmsteen’s Rising Force, Stratovarius, Royal Hunt e primi Symphony X, ma gli impegni con gli Stamina mi hanno sempre costretto a procrastinarne la realizzazione. Ovviamente le influenze neoclassiche sono sempre state presenti anche in molti dei brani che ho scritto per gli Stamina in passato, ma contestualizzate in un quadro più poliedrico e fuse con  influenze progressive, AOR e fusion. Il mio album solista è invece prettamente in stile shred neoclassico e power metal scandinavo. Non sarebbe stato dunque opportuno pubblicarlo con il monicker “Stamina”, in quanto solo parzialmente in linea con quanto fatto sui quattro album precedenti.

Parliamo un poco dei tuoi compagni di viaggio in quest’avventura. Com’è avvenuto il contatto con la tua prestigiosa  sezione ritmica, Patrick Johansson (batterista per Yngwie Malmsteen, Impellitteri, Vinnie Moore) e Svante Henryson ( Malmsteen, Joey Tempest). Che effetto ti fa aver suonato con loro?

Per questo disco così speciale per me mi sono detto : “O lo realizzo con alcuni dei miei musicisti e cantanti preferiti, o non se ne fa niente”. Questo perchè volevo che fosse un qualcosa di unico sia per me (in fondo, lo ammetto, ho voluto innanzitutto farmi un gran bel regalo dopo quasi vent’anni di attività!)  che per gli amanti di queste sonorità. Il primo musicista che mi è venuto in mente è Svante Henryson, grandissimo bassista e violoncellista con cui da sempre sognavo di riuscire a collaborare. Per chi non lo sapesse, Svante ha impreziosito con le sue linee di basso i dischi “Eclipse” e “Fire and Ice” di Yngwie Malmsteen (a mio parere dischi favolosi), oltre ad aver suonato anche con Joey Tempest, Brazen Abbot, Steve Gadd e tanti altri. Il fatto che Svante abbia accettato subito dopo aver ascoltato le demo che gli ho inviato mi ha dato la giusta carica ed il giusto entusiasmo per contattare tutti gli altri ospiti noti. Trovare il batterista ha richiesto un po’ più di tempo, in quanto Patrick Johansson ha risposto alla mia prima email dopo ben due settimane, spiegandomi che a causa di lavori in corso nella zona della sua abitazione in Florida non aveva potuto connettersi a internet. Da lì in poi ci siamo sentiti di frequente telefonicamente e tutto è andato liscio. Patrick ha una lunga esperienza in ambito power metal/neoclassico, dal momento che ha suonato per circa quindici anni con Yngwie Malmsteen (il che è un grande record!). Ha collaborato anche con altri chitarristi che ammiro molto, tra cui Vinnie Moore e Chris Impellitteri.

Una curiosità: avete suonato insieme, oppure la collaborazione si è svolta con scambio di files?

Tutto via internet con scambio di files. Avevo invitato Svante a venire a registrare in Italia, ma i suoi molteplici impegni in ambito concertistico non gliel’hanno permesso. Ho comunque avuto l’immenso onore e piacere di conoscerlo di persona proprio durante il periodo in cui era alle prese con le registrazioni del mio album, in quanto per una fortuita coincidenza ha tenuto un concerto all’isola di Capri, a solo un’ora e mezza da casa mia. Stessa cosa per i cantanti, il tutto è avvenuto tramite scambi di demo e messaggi in chat. L’unico che è venuto a registrare qui a Salerno è Henrik Brockmann. E’ stata un’esperienza surreale per me averlo ospite in casa per quasi una settimana, anche se ero già stato io una sera a cena a casa sua l’anno scorso. Sono un grandissimo fan dei Royal Hunt ed Henrik ha rappresentato uno dei miei idoli adolescenziali. In realtà abbiamo trascorso solo un pomeriggio in studio a registrare le sue parti di voce per il brano What if?, per il resto si è trattato di trascorrere giorni bellissimi al mare ed in giro per la Campania a visitare luoghi meravigliosi, come ad esempio i noti scavi di Pompei, da cui Henrik è rimasto molto affascinato. Abbiamo scattato anche una foto insieme lì, finita poi sul booklet. Così come ho scattato delle foto con Svante a Capri.

Veniamo ora ai “tuoi” cantanti. Cominciamo con Göran Edman (già con Malmsteen e John Norum) e Henrik Brockmann (ex Royal Hunt e Evil Masquerade). Se non sbaglio, avevano in passato collaborato anche con gli Stamina, giusto? In base a quali criteri li hai scelti per le singole canzoni?

Sì, è corretto. Avevo già collaborato sia con Göran che con Henrik: il primo è presente sui brani Breaking another string e Just before the dawn, contenuti nel terzo album dei miei Stamina “Perseverance”, pubblicato nel 2014; il secondo invece figura sul brano Burn your fears, tratto dal secondo album “Two of a kind” del 2010. Proprio il fatto di aver già testato in passato la loro enorme professionalità e bravura nell’interpretare ciò che gli viene commissionato mi ha spinto al voler ripetere l’esperienza. Conosco alla perfezione le loro voci, avendo ascoltato i loro lavori letteralmente migliaia di volte sin dall’adolescenza, fino al punto che sono in grado di immaginare nella mia mente come suonerà una certa melodia cantata da loro, prima ancora che la registrino. Pertanto, non è stato difficile per me rendermi conto di quali fossero i brani più adatti alle loro caratteristiche vocali. C’è poi da dire che ho scritto la canzone Land of the Vikings nel 2010, appena di ritorno da un viaggio in Svezia durante il quale ebbi il grande privilegio di conoscere Göran Edman di persona e prendere con lui un caffè alla stazione centrale di Stoccolma. E’ un brano scritto su misura per lui ed infatti quando lo ha condiviso sul suo profilo Facebook tanti fan hanno espresso lodi ed apprezzamenti per la sua eccellente performance.

Che mi dici, invece, di Rob Lundgren (The Mentalist)?

Ho scoperto Rob su Youtube un paio di anni fa credo, grazie alla sua cover del brano Rising Force di Malmsteen. Mi è piaciuto molto da subito e il suo ampissimo range vocale gli ha permesso di interpretare al meglio brani come Second to none e Shadows of love, che hanno melodie vocali molto acute.

Ascoltando “The Voice Within” ho avuto l’impressione che abbia voluto ripercorrere tutte le tue principali passioni ed ispirazioni in ambito prog-power e neo-classico…

Certamente è una giusta impressione. Come accennavo prima, il mio intento era proprio quello di tributare le sonorità neoclassiche. Di prog, a mio avviso, ce n’è invece molto poco in questo disco, se non qualche lieve reminiscenza in qualche soluzione a livello strumentale.

Malgrado nel tuo genere siano fondamentali, oltre che l’ispirazione, anche tecnica e maestria strumentale, l’impressione è che esse, nel tuo disco, non siano mai sterilmente  fini a se stesse ma orientate  alla costruzione delle canzoni (e dei brani strumentali) e del loro feeling. Mi sbaglio?

Questo è per me il complimento migliore, grazie mille! Ritengo tecnica e controllo dello strumento fattori molto importanti, ma senza composizioni sufficientemente valide risultano ben poco utili ai fini dell’espressione artistica. Da sempre ho lavorato e continuo a lavorare sul miglioramento del mio songwriting. Per me le melodie vocali, o strumentali nel caso di brani senza parti cantate, sono la cosa più importante. Nessun grande assolo di chitarra può di per sé rendere memorabile un brano povero di contenuti di rilievo a livello compositivo. Il mio è un album di canzoni equilibrate e brani strumentali molto melodici, certamente non scevro di virtuosismi chitarristici, ma quest’ultimi rappresentano solo una parte, seppur importante, di un quadro compositivo più ampio e non il focus esclusivo.

Bene, Luca, grazie della tua disponibilità ed in bocca al lupo per la tua carriera artistica. C’è qualcosa che vorresti aggiungere, anche per salutare i lettori di TrueMetal?

Crepi il lupo! Grazie infinite a voi di Truemetal.it per lo spazio gentilmente concessomi ancora una volta! La cosa mi onora davvero, essendo io stesso un vostro appassionato lettore da tantissimi anni. Saluto con spirito di fratellanza tutti gli appassionati di musica metal ed in particolare invito coloro che adorano i vecchi dischi di Malmsteen, Stratovarius , primi Symphony X, Vinnie Moore, Tony Macalpine e simili a dare una chance al mio album , ascoltando qualche anteprima su Youtube, Spotify o simili. Se vi piace molto ciò che sentite e volete riceverne una copia autografata e con dedica personale potete contattarmi tramite la pagina della mia band Stamina: www.facebook.com/staminaitalianband Saluti a tutti e grazie ancora!