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Live Report: Batushka + Ad Noctem Funeriis + Vajass + Zolfo @Demodè Club – Modugno (Bari)

Di Giuseppe Casafina - 18 Settembre 2018 - 17:30
Live Report: Batushka + Ad Noctem Funeriis + Vajass + Zolfo @Demodè Club – Modugno (Bari)

Per la prima volta in Puglia, in assoluta esclusiva per il suolo meridionale dello Stivale per merito dei ragazzi del team di Metal Symposium, ecco arrivare una delle rivelazioni assolute nel panorama estremo degli ultimi anni: i doom/black metallers polacchi Batushka, con tanto del loro singolare comparto scenografico, in compagnia dei blacksters Ad Noctem Funeriis (questi in particolare ben noti sul suolo nazionale ormai) e Vajass, più dei doom/sludgers Zolfo.

Bene, vediamo com’è andata la serata…facendo eccezione per quel dannato Google Maps che ci ha fatto sbagliare tragitto (ma in maniera epica proprio…roba che da Modugno a momenti ci stava facendo andare a Foggia) sia all’andata che al ritorno: il problema, alla’andata, è quello di essere arrivato/i con un discreto ritardo, quasi alla fine dell’esibizione della prima band.

 

 

 

…ecco, mi scuso in anticipo per essere arrivato solo verso la fine dell’esibizione, ma la colpa è stata di Google Maps!

Cioè, Google Maps una cosa è programmato per fare, dico una, e me la sbaglia pure…comunque entriamo nella sala ‘big’ del Demodè quando i Zolfo eran già belli carichi sul palco. Uno Stoner Doom pesantissimo, sporco, psichedelico, venato quel che basta di un rozzo e malato scream Black Metal. I suoni, purtroppo, si rivelano sin dal primo momento (in cui son giunto) impastati, soprattutto quelli delle due chitarre che non riescono a distinguersi l’una dall’altra, senza contare il microfono del cantante che ha mostrato problemi per così dire di ‘silente funzionalità’…ma precisiamo una cosa: si tratta di difetti di certo non imputabili in alcun modo alla band, e che il pubblico sotto il palco pare aver percepito in minima parte. I primi ‘capoccioni a ritmo’ c’erano già, anche se molta della gente in questa prima parte del concerto è stranamente ancora nell’era esterna del concerto, così come la prestazione al fulmicotone della band la quale, incurante delle problematiche di palco, ci ha dato dentro come fabbri. I riff ci sono e con tanto di sound carico di frequenze medio/basse annichilenti, mentre l’impatto della sezione ritmica è sembrato bello massiccio nonostante abbia potuto assistere a solamente due dei quattro pezzi proposti stasera. La cosa purtroppo davvero fastidiosa è stata dover assistere ad un vocalist che urlava, sì, ma che per via del microfono ‘silente’ risultava spesso assolutamente inudibile: la band (decisamente capace) certamente non si meritava tutto questo, ma è anche vero che problematiche simili posson capire a tutti, purtroppo. Nonostante tutto i cinque ragazzi ne escon fuori promossi, con la speranze di sentirli nominare spesso in futuro (qui il Bandcamp ufficiale).

Il pubblico invece…la solita sindrome della band di apertura, che vi vogliamo fare…è come lottare contro i mulini a vento.

Ormai sempre più volte mi chiedo cosa paghi a fare certa gente il biglietto se non vuole godersi appieno tutte le band della serata: sarò problematico io forse?

Setlist Zolfo:

– Phosphene
– Floaters
– Inner Freeze
– The Deepest Abyss

 

 

Tempistiche velocissime, questa sera.

I Vajass salgono sul palco in men che non si dica, dopo giusto il tempo di un breve soundcheck. La formazione pugliese, che vede alla voce il frontman degli Ad Noctem Funeriis, band successivamente in scaletta, sale sul palco con alle sue spalle (o dinazi a se stessa, dipende dalla prospettiva…) un pubblico decisamente più gremito di quello accorso per la band precedente e le magliette della band indossate dai molti presenti è testamento anche di una fama sempre più crescente (e meritata, a giudicare dall’esibizione) nell’underground locale. Ho visto i Vajass esattamente un anno fa, in un’area piccolissima in occasione di un evento disperso tra le campagne dell’entroterra barese a supporto degli Handful Of Hate, e già in quell’occasione mi fecero un’ottima impressione per via della carica mostruosa che si portavano On Stage anche solo davanti a poche decine di persone, con il risultato di portarle tutte dalla loro parte. Rivedo i Vajass oggi, ancora più carichi e con una convinzione che trasuda energia nera e voglia di sfondare i Sacri Cieli: un solo brano conosciuto e ben tre inediti ancora senza titoli i brani presentati questa sera, che mostrano l’incedere epico e maestoso del Black Metal stile Vajass. Le sonorità sono classiche, ma hanno quel qualcosa in più in grado di distinguere la band dal foltissimo calderone del Metallo Nero tricolore grazie a dei riff di chitarra decisamente più epici e granitici della media (dal l’atmosfera quasi ‘pugliese’, oserei dire…), uniti ad una voglia di ‘addentare’ il palco che non teme confronti. La formazione non è mai del tutto statica come spesso avviene nel caso di molte band Black anzi ogni singolo membro spende una cospicua dose di energie per buttar giù ogni nota, grazie a movenze dure e carismatiche. Il frontman, dal canto suo, è come sempre un’autentica bestia da palcoscenico, impegnato com’è nei suoni anatemi contro Cristo, intento a lanciare chissà quale arcana maledizione contro i seguaci della Luce.

L’ovazione alla fine di ogni brano è copiosa. Sul finale, questa diviene assordante: missione compiuta, la Bestia ha soddisfatto come da suo dovere i suoi fedeli e poco importa che i suoni fossero sempre leggermente impastati (almeno dalla mia porzione di palco, fatto constatato anche da moltissimi dei presenti ma che non ha rappresentato chissà quale problema insormontabile per la fruizione del concerto).

Setlist Vajass:
– Three Nails in the Wood
– Inedito 1
– Inedito 2
– Inedito 3

 

 

Cosa dire, degli Ad Noctem Funeriis ormai? Visti da poco in occasione della edizione numero ventiquattro dell’Agglutination Metal Festival e già ampiamente tributati dal sottoscritto in merito a quella specifica occasione (link), si ripresentano questa sera con una setlist leggermente allungata rispetto a quella presentato presso il popolare festival lucano. Il suono degli Ad Noctem è sicuramente di stampa più tradizionalista rispetto a quanto proposto dalla band precedente, ma non per questo derivativo mentre il suono On Stage a mio personale giudizio migliora, anche se di poco. Tornando alla setlist ci sono sì i medesimi tre brani inediti, ancora senza titolo, presentati anche in quella occasione, ma il tutto si arricchisce aprendo le danze con ‘Luce e Fiamme’, brano facente parte del loro ultimo split (uscito lo scorso anno) con un’altra solida realtà del Black Metal italiano, vale a dire gli Infernal Angels, e i Catechon. Stessa carica mostruosa come mostrato nella precedente esibizione sopra accennata ovviamente, con una ‘Black Legion’ dedicata a tutto il pubblico presente, definito come ‘…custode della più Sacra Fiamma Nera’ dallo stesso frontman, oltre che caratterizzato dalle continue ovazioni verso il pubblico durante ‘Litanie a Satana’ e dall’enorme croce di legno (…rigorosamente rovesciata, occhio ai dettagli che fanno la differenza!) imbracciata dal frontman durante l’esecuzione dell’ormai tradizionale conclusione affidata a ‘Fuck Christian’s Cross’.

Trionfo di pubblico, ormai decisamente numeroso.

Insomma, spendo poche parole non a caso: gli ‘Ad Noctem’ (così son chiamati in gergo nel giro del metal pugliese) sono una fottuta garanzia di Metallo Nero come la Notte.

Servirebbero proprio, altre parole?

Setlist Ad Noctem Funeriis:
Luce e Fiamme
Inedito 1
Inedito 2
Black Legion
Litanie a Satana
Inedito 3
Fuck Christian’s Cross

 

 

Bene…la tensione è palpabile. Certamente per un metallaro abituato ai grandi festival esteri o anche solo i piccoli/medi eventi nell’area Nord dello Stivale saranno ormai cosa vecchia, ma per un metallaro meridionale quella dei Batushka è una vera e propria occasione imperdibile, in quanto prima vera e propria calata (…e forse anche l’ultima? Di questi misteriosi mascherati non si sa veramente nulla…) dei preti polacchi qui al Sud Italia. La scenografia della band, già sfondo di palco per tutte le band precedenti, qui si amplia tra candele, ‘santini sconsacrati’ (…ehm? Come definirli diversamente?) ed un forte odore d’incenso. L‘oscurarsi del palco, con tanto di introduzione corale di stampo monastico, mette la pelle d’oca e fa seguire a sé un boato di pubblico ed è segno che la band sta davvero per sul palco: l’incappucciata sezione ritmica giunge per prima, per poi lasciare il posto anche ai due chitarristi e tre coristi. Un intro acustico inedito, a cui segue porta all”introduzione vera e propria del primo brano di “Litourgiya”: tempo dell’esplosione elettrica che il boato del pubblico, che ormai riempie quasi totalmente la sala ‘big’ del Demodè, si fa estremamente assordante. La presenza scenica della band è unica nel più puro senso del termine: statica, lenta, tutte caratteristiche che puntano unicamente sull’evocatività di palco, lasciando rinunciare del tutto il proprio pubblico a qualsivoglia forma di pogo. I Batushka conducono una vera e propria esibizione teatrale, sacrale e dissacratoria al tempo stesso, a cui assistere rigorosamente in religioso silenzio. La formazione polacca ripropone ovviamente, in perfetto ordine così come in perfetta esecuzione tecnica, l’esatta scaletta dell’unico disco rilasciato finora e  lascia il pubblico con il fiato sospeso fino alla fine. Il pregio maggiore è anche il più grande per così dire difetto dei Batushka, vale a dire uno spettacolo sicuramente d’impatto ma che ogni volta si ripete uguale a se stesso, nel medesimo copione: staserà però, data anche l’esclusività della data, i boati del pubblico si fanno sentire non sono alla fine dei pezzi ma anche durante i numerosi intermezzi acustici presenti nei brani.

I coristi son richiamati a sedersi ogni volta che il loro operato è da considerarsi nullo, mentre sul finale il frontman lascia inchinare ogni componente della band al cospetto dell’immagine di copertina del disco, vale a dire quella dissacrata versione de La Madonna col Bambino, in una versione precisa ma sinistra al tempo stesso. Sfuma l’ultimo brano, i sinistri monaci della band pian piano abbandonano il palco dopo aver sommerso il pubblico di quella che in parvenza pare…ehm, Acqua Santa, mentre il chitarrista, ultimo a lasciare il palco, si inchina al pubblico, incassa un ultimo applauso, per poi abbandonare anch’esso il palco. Ricompare nell’impianto la medesima nenia corale iniziale, per poi spegnere del tutto le luci di scena. La Messa (Nera?) dei Batushka è giunta al termine, voi blasfemi seguaci siete liberi di andare in pace a raccontare in giro di questa serata a dir poco unica ed irripetibile per tutti i presenti, o almeno, quelli che han gradito il singolare show della band…chissà se mai ci sarà un secondo disco e chissà come si evolverà in tal caso la situazione live dei Batushka.

Sicuramente i monaci polacchi non lasciano indifferenti…poco ma sicuro.

Poco importa che il sound di palco spesso non sia stato proprio il massimo auspicabile, ma in questo caso ci sarebbe da ammettere che la fortissima riverberazione del Demodè (vero tallone d’Achille del locale e poco a cui possa rimediare un qualsiasi fonico, logicamente, non dimenticandosi mai che il Demodè nasce e rimane principalmente come discoteca) ha donato parte di quell’atmosfera ‘da Concattedrale’ tipica del disco in studio.

Setlist Batushka:
1. Ектения I: Очищение     
2. Ектения II: Благословение     
3. Ектения III: Премудрость         
4. Ектения IV: Милость     
5. Ектения V: Святый вход     
6. Ектения VI: Упование     
7. Ектения VII: Истина     
8. Ектения VIII: Спасение

 

 

La serata si è svolta bene, senza intoppo alcuno ed una presenza di pubblico ben più che discreta, soprattutto se si considera che la serata è avvenuta di lunedì e che, per giunta, è coinciso anche con il primo giorno di scuola di molte giovani metallari under 18. Poco da eccepire sull’acustica che, appunto, nel caso del Demodè è e sarà sempre quella, ma che almeno nel caso dei Batushka ha funto da marcia in più. Complimenti ai ragazzi del team Metal Symposium per la riuscita organizzazione serata (a breve riprende la serie del “Voices From The South” curata dal sottoscritto e ad intervenire ci saranno proprio questi ragazzi) e saluti ad amici, conoscenti e nemici (…ebbene sì, tutti noi possiamo vantarci di avere qualche nemico, non è vero?) accorsi presso la serata.

Continuate così!

Giuseppe “House” Casafina

Redazione TrueMetal.it