Power

Live Report: Sabaton, Delain e Battle Beast a Milano

Di Marco Giono - 6 Febbraio 2015 - 0:00
Live Report: Sabaton, Delain e Battle Beast a Milano

 

Anteprima

 

Prologo
Polpette, l’Olandese Volante e la Bestia
 

La prima volta che sentii parlare di loro è stato per via di una maglietta. C’era scritto qualcosa del tipo “la migliore cosa della Svezia non è Ikea, ma i Sabaton”. Ecco, io l’ho messa in prosa e suona meno divertente, però dubitai che la Svezia desse il meglio in polpette e con questi Sabaton, ma certamente non era finita lì…Poco tempo dopo mi misi ad ascoltarli, era appena uscito la loro ultima fatica intitolata “Heroes” del 2014 e pur continuando a pensare che vi sia di meglio in Svezia, il loro era un album più che buono e valeva la pena di percorrerne a ritroso la discografia. Forse il punto più alto è “Carolus Rex” del 2012, ma ogni album contiene brani che live diventano detonazioni, creando quella quarta dimensione che li ha portati a fare centocinqua concerti in un anno. Pensare poi che sono stati scoperti da un’etichetta italiana, la Underground Synphony, nel 1999; la quale ha distribuito il primo demo e il primo album intitolato “Metalizer”. Non molto tempo dopo  prenderanno il volo. 

I Delain? Un manifesto pubblicizzava di un evento dal nome non equivoco Metal Femal Voices, credo fosse il 2013, si sarebbe tenuto in Belgio. Nella bill c’erano proprio i Delain: la loro cantante è una rossa dalla voce incantevole e non solo. Quello che non sapevo e che  i nostri destini si sarebbero incrociati presto. Infatti mi ritrovai ad ascoltare “The Human Contradiction” del 2014 per via di una sequenza di link evidentemente non del tutto casuale. Malgrado fossi esausto di voci femminili su power chord questi olandesi mi piacevano. A volte rimbalzano dal metal sinfonico più cupo e pesante verso l’hard rock melodico, sconfinando nel pop. Altro album davvero ben fatto è “We are Others” del 2012. 

Battle Beast: i loro album hanno gran bei pezzi quasi sempre. Però a volte ho l’impressione che il cd sia per loro un formato davvero troppo stringente. Ogni volta che li ascolto poi mi sento solo. Dov’è il pubblico? Manca l’adrenalina del coro da concerto che piace tanto. Il loro terzo e ultimo album “Unholy Savior” malgrado spinga verso melodie più ariose non tradisce quell’energia marchio di fabbrica del gruppo. Lecito quindi aspettarsi tanto dalla loro sessione live, considerate anche le loro molteplici date in tour e festival vari.  Poi questi signori hanno da giocarsi l’asso: Noora Louhimo, la bestiale voce femminile. Scometto che non potrebbe fare altro se non combattere assieme ai suoi compagni su tutti i palchi della galassia.  

Adesso dovrei inventarmi qualcosa sul perchè sono state messe assieme questo trio nel concertone in quel di Milano, località Alcatraz. Forse la nazionalità? Aehm. No. I Sabaton, svedesi. I Delain, olandesi. I Battle Beast, finlandesi. Dai suonano stessa roba. Metal…no? Certo, certo, a spanne si. A questo punto perchè non metterci dentro pure i Burzum? No, deve esserci dell’altro, magari qualche equazione complessa probabilmente ricavata dallo studio dei frattali… ci fregasse di meno! Qui c’è gente che si aspetta solo di vedere un bel carro armato….per cui allaciate il giubbotto antiproiettili. Si va in prima linea a testa bassissima. 

 

Capitolo 1  
La bestia è tra noi
 

Per la giornata del 3 febbraio prevedevano neve. Non amo le previsioni, ma i primi fiocchi del mattino mi costringevano a scandagliare il mondo metereopatico della rete. Tutto sotto controllo. L’Alcatraz sarebbe stato raggiungibile. In marcia attraverso il gelo, sotto il cielo plumbeo di Milano e incuranti di un altro evento metal similare in quel di Assago (si sarebbe tenuto il concerto degli Slipknot che in qualche modo ha limitato l’affluenza complessiva della serata; l’Alcatraz sarà pieno per metà).

 

 

Ore 19.00. La sua voce abbatte qualsiasi ostacolo, quell’acuto poi diventa urlo. E’ come se il famoso dipinto di Edvard Munch prendesse vita e diventasse metal per pochi attimi. Noora Louhimo ci accoglie così e scordatevi espedienti mitologici quali tappi di cera nelle orecchie o pali a cui legarsi. Pure Ulisse in 3D iniziarebbe a scuotere la testa e pogare. Così “Far Far Away” dal loro album più melodico “Unholy Savior” del 2014 diventa altra cosa, frullato al napalm e il pubblico è con loro. Da subito. 
Black Ninja” tratta dal bellissimo album omonimo del 2012 non cede di un millimetro all’assalto sonoro del gruppo Finlandese che sul palco si muove a suo agio guidata dal capitano Anton Kabanen (chitarra). Noora ci chiede se vogliamo ballare. Il pubblico è incerto, anche no mi pare di intuire, vogliono qualcosa di acciaio e invece si beccano “Touch in the Night”, disco anni 80 riletta dai Battle Beast con cori alla Wasp. Mi guardo attorno, qualcuno la canta timidamente, isolati casi di movimenti incosulti del bacino, altri aspettano. Kabanen invece è infastidito dalle luci viola. Dice che sono pur sempre un gruppo metal, non fate così. Risate.  E il duo finale “Madness” e  “Out of Control” spazza via qualsiasi dubbio. Metal da concerto per orchestra da strada. La Bestia è tra noi e non fà prigioneri.
 
setlist

1.    Far Far Away
2.    Black Ninja
3.    Touch in the night
4.    Madness
5.    Iron Hand
6.    Out of Control

 

Capitolo 2
Un sorriso Rosso

 

 

Ore 19.45  Il locale, separato in due da un tendaggio, incomincia a riempirsi. I Delain danno il via alle danze in distorsioni piuttosto pesanti, qualcosa però sembra alterarne la resa, interferenze tra gli strumenti e i suoni paiono in alcuni momenti leggermente più acuti, un po’ più metallici. Nulla di così fastidioso o che non si possa tralasciare grazie al gioioso sorriso e alla voce incantevole di Charlotte Wessels. Sono per certi versi all’opposto dei Battle Beast. Qui la melodia sempre elegante viene appesantita e  elettrificata dalle distorsioni e dalle ritmiche orchestrate da Timo Somers (sostuito a causa di impegni da Merel Bechtold per tutta la durata del tour europeo) alla chitarra e Ruben Israel alla batteria. “Mother Machine” è manifesto di suoni e intenti. La reazione del pubblico è tiepida, migliorerà con il passare del tempo, forse incentivata dall’assenza di una giacchetta che occultava per le prime canzoni la bella Charlotte, forse sospinta dalle belle melodie di canzoni più recenti (tratte da The Human Contradiction del 2014): “Army of Dolls” ed in particolare “Stardust” in cui suonerà la chitarra anche Anton Kabanen dei Battle Beast.
I Delain chiuderanno il loro concerto con “We are Others”, motivo orecchiabile, verso la musica dance, qualcuno saltella, altri non sono preparti e ondeggiano timidamente la testa. Bella prestrazione del gruppo olandese che diventa momento più disteso in attesa dei Sabaton.

setlist

1.    Mother Machine
2.    Get the Devil out of me
3.    Army of Dolls
4.    Go Away
5.    Pristine
6.    Sleepwalkers Dream
7.    Stardust (con Anton Kabanen dei Battle Beast)
8.    Not Enough
9.    We are the Others

 

Capitolo 3
La Divisione Fantasma (nemmeno troppo)
 

…la metà del locale ora è colma. La tensione aumenta. Sul palco grande che ha visto esibirsi i Battle Beast prima e i Delain poi, si muovono rapidi quelli della crew dei Sabaton in mimetica a testare l’arsenale del battaglione Svedese. L’incursione è imminente. 

 

Ore 21. Gli Europe diventano inno nazionale. Il salto temporale è piacevole. “The March to War”  è chiamata alle armi, i Sabaton non si fanno di certo pregare. Lo sguardo non si stacca da quel carro armato che si staglia minaccioso come non mai. Rumore di cingolati. “Ghost Division” piomba sul pubblico assieme alla carica  di Joakim Brodén è subito delirio. I suoni diventano  bombardamento da raid aereo. Il pubblico sull’attenti intona i primi tre brani senza tregua. E’ facilmente intuibile il compiacimento del cantante che si mostrerà scherzoso per tutta la durata del concerto sempre pronto a intrattenere il pubblico, zittendolo quando chiede a gran voce “Swedish Pagans” per poi stracciare la scaletta. Il gruppo diventa strumentale suonando Master of Puppets, ma per poco, perchè è già tempo di virare verso “Resist and Bite”. 
Poi ci pensa un ragazzino di tredici anni a suonare la chitarra, assolo compreso. I Sabaton l’hanno visto su youtube che a dieci li coverizzava. Tristan viene ora chiamato sul palco a suonare “The Lion from the North”. 
Ci sa fare. Un possibile arruolamento in futuro nel battaglione svedese non è da escludersi. Per il momento avrà l’onore di scegliere la canzone successiva. Propende per “Uprising”. I Sabaton instancabili abbattono qualsiasi possibile pregiudizio di sorta. Prestazione deflagrante. “Night Witches” conferma che anche l’ultimo album “Heroes” è ben riuscito e dal vivo il marchio Sabaton pare tatuato in ogni singola nota. Chiudono “Primo Victoria” e “Metal Crue” un concerto imponente in cui nessuno si è risparmato. Il pubblico ancora in adrenalina faticosamente abbandona le transenne per tornare a casa seppur esortato dallo staff. C’è da spostare un carro armato.

setlist

(preludio) The Final Countdown
(intro strumetale) The March to War
1.    Ghost Division
2.    To Hell and Back
3.    Carolus Rex
4.    Soldier of 3 Armies
5.    Gott Mit Uns (in svedese)
6.    The Art of War
7.    7734
8.    Swedish Pagans
9.    Covers Medley (Master of Puppets) (Joakim alla chitarra)
10.    Resist and Bite (Joakim alla chitarra)
11.    The Lion from the North (Tristan alla chitarra)
12.    Uprising 
13.    Far from the Fame
14.    40:1
15.    Night Witches
16.    Primo Victoria
17.    Metal Crue
 

Epilogo
Au Revoir Charlotte!!!

Ore 22.45. Sgombrato il campo di battaglia rimangono i ricordi di una serata che ha offerto gruppi di ottimo livello. Le urla che inneggiano ai Sabaton diventano echi di un concerto epico. Invece gli acuti violenti dei Battle Beast? Quelli li portiamo a casa volentieri, roba da conservare nel tempo, speranzosi di rivederli presto, magari con più tempo a disposizione. I Delain non solo un bel sorriso, ma quello e l’avvenenza di Charlotte rendono ancora più eleganti i loro brani. 
Si torna a casa presto stavolta.

We remember, no surrender
Heroes of our century

Smoking Snakes, Sabaton

 
 Marco Giono