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Recensione libro: (Confessioni di un Eretico – Nergal, Behemoth)

Di Stefano Ricetti - 8 Febbraio 2017 - 12:30
Recensione libro: (Confessioni di un Eretico – Nergal, Behemoth)

 

Adam Nergal Darski

CONFESSIONI DI UN ERETICO

Tra sacro e profano nei Behemoth e oltre

Tsunami Edizioni

I Cicloni 28 – 272 pagine + 16 a colori – 16×23

ISBN 978-88-96131-96-1

20 Euro

 

 

Confessioni di un Eretico, tra sacro e profano nei Behemoth e oltre, è un libro di 272 pagine – più sedici centrali di sole foto a colori – che ripercorre la storia di Adam Nergal Darski, citato più volte nell’ultima creatura della Tsunami Edizioni semplicemente come “Ner”. L’opera, traduzione italiana dalla versione inglese operata da Stefani Renzetti, consiste un una lunghissima intervista al chitarrista/cantante/tuttofare del combo Black’N’Death polacco che a oggi vanta dieci full length di musica estrema in bacheca in più di cinque lustri di attività.

Non di soli Behemoth si ciba Confessioni di un Eretico, l’intera sfera affettiva di Nergal viene vivisezionata, così come una miriade di argomenti vengono passati al setaccio. Al musicista, nettamente radicale in certe sue affermazioni, va riconosciuta una cultura generale da non sottovalutare e un’educazione di fondo nei confronti del prossimo rara, che permette alla narrazione di non scadere di livello vista la tipologia tipicamente a trabocchetto di alcuni degli argomenti trattati: rapporti con il gentil sesso, Black Metal, occultismo, soldi, amicizia, politica, apostasia, cameratismo, famiglia e morte.

La prima parte del libro si sviluppa su di una critica all’ingrosso nei confronti della Religione Cattolica a fronte di domande reiterate e talvolta ridondanti. Come sparare sulla Croce Rossa, insomma, da un po’ di decenni a questa parte nei quali moltitudini delle più diverse forme musicali se la sono presa con il Vaticano e affini. Indicativo viceversa il passaggio nel quale Nergal ritrae prontamente il piedino dall’acceleratore nel momento in cui l’interlocutore spinge il giochino un po’ più in là, toccando altre tipologie di credo…  

Fa specie dover sottolineare uno scivolone clamoroso da parte di Tsunami Edizioni, realtà da sempre contraddistinta da classe ed eleganza insita nel momento in cui ci si imbatte in una doppia bestemmia scritta ben bene e ancor meglio scandita lungo l’excursus del racconto. Tecnicamente la cosa poteva essere sicuramente bypassata, senza per questo perdere un’oncia di pathos, se di pathos si vuole parlare, nella fattispecie. E sia ben chiaro: non è questione di “bacchettonismo” o meno, si tratta semplicemente di una valutazione legata al buon gusto piuttosto che al cattivo gusto. Evidentemente la casa editrice è caduta, anzi è sprofondata attraverso le spire del secondo, per questa volta. L’imbarbarimento mediatico al quale siamo continuamente sottoposti giorno dopo giorno dagli input più svariati si alimenta anche attraverso queste cose. Come scritto anche in Confessioni di un Eretico: Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.

Poi il mood del libro cambia registro, nettamente, elevandosi su piani molto migliori, nel momento in cui il protagonista rivive i momenti della propria malattia, la leucemia, che lo hanno portato a cogliere da vicinissimo l’aroma  ferroso dell’affilatissima lama della falce imbracciata dal Grim Reaper. I giorni costretto in un letto di un ospedale polacco, i dubbi e le paure di un essere umano che non ha alcun timore di mettersi a nudo, dimostrando tonnellate di coraggio. Ci vuole proprio del coraggio per piangere e le risposte di Nergal, per quanto possibile, contribuiscono ad accrescere questa convinzione.

Una volta superata la drammatica situazione, la narrazione si addentra più compiutamente nella vita e nella storia legata ai Behemoth, alle varie fidanzate e ai vari progetti per il futuro del protagonista, accompagnandosi a una buona dose di aneddotica, senza mai far gridare al miracolo però.  

Per chiudere, Confessioni di un Eretico è probabilmente destinato, per sua natura, a dividere le coscienze: figlio del Ner-pensiero al 100% non è lettura accomodante e va riconosciuto all’intervistato di non essersi risparmiato, di aver intrapreso una certa strada sino in fondo, forse anche per motivi opportunistici, essendo un personaggio pubblico soprattutto in Polonia, ma ciò non gli toglie il merito di aver portato a termine un’operazione tutt’altro che facile.    

Un libro con molte luci e ombre, insomma. Sta alla sensibilità di ognuno discernere le une dalle altre così come percepirle in maniera strettamente personale. La prefazione è opera di D. Randall Blythe dei Lamb of God.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

NERGAL CONFESSIONI DI UN ERETICO