Doom

Recensione libro: Magister dixit – La leggenda di Jacula e Antonius Rex

Di Stefano Ricetti - 17 Marzo 2015 - 12:30
Recensione libro: Magister dixit – La leggenda di Jacula e Antonius Rex

Magister dixit. La leggenda di Jacula e Antonius Rex

di Eduardo Vitolo

Tsunami Edizioni

Pagine: 272

Euro 21.50

 

La Divinità, senza un suo antagonista, non ha senso…

Di personaggioni e di band già facenti parte dell’epopea dell’Acciaio, l’heavy metal italiano ne possiede un discreto numero. Per far sì che talune vicissitudini non vengano disperse inesorabilmente dallo scorrere del tempo o, peggio  ancora, bellamente dimenticate, un manipolo di autori, accompagnato dalle case editrici Crac e Tsunami, ha pensato bene di cristallizzarne su carta la storia, negli ultimi anni. 

Magister Dixit di Eduardo Vitolo è la recente uscita griffata Tsunami Edizioni che narra la leggenda esoterica di Jacula e Antonius Rex. Come ben rappresentato sulle pagine web della casa editrice milanese, c’è un regno in cui si fondono fatalmente e orribilmente soprannaturale, musica e medianità, esoterismo e sperimentazione, visioni e segreti.

Quel regno ha la forma di un castello gotico, edificato sulla montagna, il cui sentiero impervio e nebbioso può essere percorso solo da spiriti eletti: uno di questi è Antonio Bartoccetti: filosofo, teologo, chitarrista, spiritista, psichiatra, compositore e molto altro ancora. Un artista faustiano per antonomasia che, nel corso di una o più esistenze, ha gettato le basi di tutti gli umori più oscuri e misteriosi che il rock abbia mai vomitato dall’alba dei tempi.

Magister Dixit, la leggenda esoterica di Jacula e Antonius Rex, è la prima biografia ufficiale del Maestro del progressive più estremo e innovativo. Un viaggio che si snoda tra album sperimentali e inimitabili, scomparse inspiegabili, riti innominabili e predizioni avveratesi dal mondo spiritico fino ad arrivare alla profezia terrificante sull’imminente fine del mondo.           

 

Approcciare a dovere una personalità come Antonio Bartoccetti, classe 1947, ha probabilmente costituito  per Eduardo Vitolo il parametro fondamentale affinché lui potesse redigere un’opera fruibile per tutti coloro i quali si interessano a quanto pulsa parallelamente al mainstream. Già, perché di band e autori fottutamente commerciali è piena l’aria anche in ambito heavy metal mondiale, basti dare un’occhiata a certi numeri piuttosto che buttare lo sguardo alle ricerche di mercato per licenziare il prossimo oggetto griffato, che ovviamente con la musica in senso stretto non c’azzecca nulla.

In completa antitesi con codeste logiche di business è da sempre il percorso di Antonio Bartoccetti, mastermind di progetti oscuri quali Jacula, Invisible Force e Antonius Rex. Realtà per tanti ma non per tutti che da decenni segnano un cammino artistico particolarissimo, senza dubbio peculiare, capace di percorrere trasversalmente universi artistici inesplorati. Difficile se non addirittura impossibile incasellare la musica prodotta dal nostro: dark, progressive, gothic, doom, industrial, ambient, horror si mescolano e vivono di vita propria all’interno della galassia Bartoccetti, a costituire un unicum che il mondo ci invidia. Ad alimentare il mistero, perfettamente in linea con il personaggio, line-up che non si fermano a soli musicisti, ma che coinvolgono anche medium, veggenti e sensitivi. Lutti ancor oggi enigmatici all’interno delle varie formazioni e pochissimi concerti dal vivo contribuiscono a creare il giusto alone di mistero accanto ad Antonio e Doris Norton, sua compagna di una vita.

In Magister Dixit il protagonista si mette completamente a nudo, per la prima volta in carriera, come è giusto e corretto che sia per un libro che nel tempo diverrà un totem per la letteratura di genere. Vitolo,  attraverso le 272 pagine dell’opera, per di più in assenza di refusi, riesce a conferire un buon ritmo alla lettura, obiettivo per nulla scontato. Antonio Bartoccetti si pone da sempre  contro la banalità del quotidiano, in netta opposizione al denaro, ai piaceri della carne, alla falsità ,alla violenza, ossia alle stupide regine del mondo contemporaneo. In un contesto del genere, ovvio che non si possa godere della leggerezza della fruizione che sa regalare ad esempio un romanzo di altra natura, ed è proprio per questo motivo che l’autore va apprezzato.   

Innumerevoli gli spunti di riflessione che sa fornire Magister Dixit: in primis l’onestà intellettuale dello stesso Bartoccetti – numerosi i suoi interventi in prima persona – quando ammette di aver ceduto a delle marchette artistiche pur di sbarcare il lunario, in tempi di magra, così come quando, analizzando le sue realizzazioni, ammette senza pudore di aver scritto qualche boiata pazzesca, che di certo non va ad inficiare gli altri capolavori inarrivabili, molti dei quali ristampati dalla label Black Widow Records di Genova. Incredibile ma vero scoprire che uno dei suoi pezzi – Witch Dance – venne passato in heavy rotation nel palinsesto di Radio 105, in piena antitesi con il concetto di diffusione di alcuni dei suoi dischi, i quali talvolta vennero distribuiti in modalità carbonara in ambienti socio culturali molto chiusi, al di fuori di qualsivoglia logica commerciale. All’interno del libro scorrono le recensioni approfondite di tutte le sue realizzazioni insieme con molte foto e immagini, tutte rigorosamente in bianco e nero. Intrigante scoprire la posizione del protagonista nei  confronti della religione cattolica, le connessioni grafiche con i fumetti anni Settanta – Jacula, appunto, ma anche Zora –, il dramma vissuto da Sandra B. giunta al suicidio dopo essere rimasta vittima di una possessione diabolica e le morti misteriose di soggetti quali Albert Goodman e Charles Tiring, due figure oltremodo caratterizzate e caratterizzanti.      

Quattro interviste molto interessanti in coda, rispettivamente ad Antonio Bartoccetti, suo figlio Rexanthony (attuale tastierista di Jacula e Antonius Rex oltre ad essere un noto autore), Svetlana Serduchka e la medium Monika Tasnad. Stride davvero non poter leggere il punto di vista di Doris Norton in alcun modo: oltre all’intervista totalmente assenti risultano suoi eventuali incisi. Un vero peccato.

A chiudere il libro, un extra contenente le opinioni di alcuni addetti ai lavori in riferimento alle uscite targate Jacula e Antonius Rex.      

Prima di calare definitivamente il sipario sulla recensione in oggetto, una constatazione squisitamente personale. Geograficamente parlando, fermandosi alla disamina della sola zona dell’Italia centrale che volge verso il Mar Adriatico nasce spontaneamente una riflessione: val davvero la pena di guardare con curiosità oltreconfine quando proprio in quelle lande pregne di Storia e leggenda sono nate e cresciute primizie artistiche quali Death SS, Jacula, Requiem, Paul Chain Violet Theatre, Antonius Rex e The Black?

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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