Hard Rock

Recensione libro: Too Much Too Boohoos

Di Stefano Ricetti - 20 Aprile 2015 - 12:30
Recensione libro: Too Much Too Boohoos

Roberto Russo

Too Much Too Boohoos

Crac Edizioni

2015

Pagine 250

€ 15

 

 

C’è vita su Marte?

Non del solo sangue fuoriuscito dalle “botte” provocate da tonnellate di Acciaio Tonante in mezzo ai denti – sotto forma di musica, s’intende – sono scritte le pagine dell’epopea dell’hard &  heavy italiano. Gli irripetibili anni Ottanta della Nostra penisola furono segnati anche da formazioni che il Rock, quello con la erre maiuscola, lo vivevano nella sua accezione più ampia, dalla mattina alla sera. Giornate prosciugate ad altissima velocità, di pari passo con il contenuto di talune bottiglie dalla base quadrata e dall’etichetta nera prodotte oltreoceano. Notti magiche, proprio come quelle che ci si attendeva di vivere nei Mondiali di calcio che segnarono la fine dei coloratissimi Eighties nel nostro Paese, guidate dalla presenza The Hoo, bruciate sulla strada del Rock’N’Roll dai Boohoos, gruppo difficilmente catalogabile ma certamente più vicino ai New York Dolls e agli Stooges che non agli Aerosmith

Una band vera, viscerale, tutta sudore, tacchi alti e altre tamarre amenità, esattamente l’opposto di quelle fintamente brutte, sporche e cattive create a tavolino fra le mura di qualche casa discografica a partire dagli anni Novanta in poi, assurta alle cronache metallare non solo per i dischi – un demo, due album e un Ep – ma per la militanza in formazione di alcuni pilastri della scena HM tricolore del calibro di Paul Chain, Erik Lümen e Baka Bomb, personaggi noti per le gesta artistiche fra le file di Death SS, Paul Chain Violet Theatre e Revenge. Scorrendo le duecentocinquanta pagine del libro, scritto con un registro letterario di finissima fattura da parte di King Robert Jones, è impossibile non riandare con la memoria a quel periodo e chiedersi come fosse possibile che un fazzoletto di chilometri affacciati sul Mare Adriatico fossero stati capaci di sfornare, oltre ai Boohoos, band con gli attributi   dai nomi altisonanti della portata di Death SS, Revenge, Run After To, Paul Chain Violet Theatre, Gunfire, Unreal Terror, Requiem e The Black.      

Too Much Too Boohoos (Crac Edizioni) non è solamente la storia di The Mighty Fuss (chitarra), Alex (voce), dello stesso autore (chitarra), Adov Stone (basso), Paul Chain (organo, tastiere) e Pantera (batteria) ma un viaggio nel tempo privo di censura – lungo il quale King Robert Jones coraggiosamente si mette a nudo – capace di scoperchiare nomi di locali mitici, varie situazioni oggidì improponibili e una serie di eccessi in totale trip Rock’n’Roll. I Boohoos seppero capitalizzare al meglio cinque anni (1985 – 1989) di vita artistica riuscendo incredibilmente a scardinare il noto ostracismo verso qualsiasi cosa realizzata dai gruppi italiani da parte della bibbia hard’N’heavy cartacea Kerrang!  ottenendo addirittura alcuni Osanna da parte della critica musicale d’oltremanica. The Sun the Snake and the Hoo e Moonshiner furono uscite di grande valore, fottutamente RRRRock, così naturali nella loro genesi e nel loro sviluppo da sembrare guidate da una forza esterna, che dall’alto – o dal basso, dipende dai punti di vista – portò i pesaresi a un pelo dal successo, quello vero. Poi accadde il patatrac, il fattore K si impossessò dell’anima e del cervello dei Boohoos e la band venuta da Marte ripiombò precipitosamente sul pianeta Terra, lasciando ai posteri l’Hard Rock contenuto nell’album Rocks for Real come ultima testimonianza ufficiale. Ma per molti, compreso l’autore del libro, quelli non erano più i “veri” Boohoos, definitivamente evaporati nel momento in cui The Hoo si rifiutò di continuare a condurli per mano attraverso le pericolose strade del Glam Rock Psichedelico…                      

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

TooMuchTooBoohoos

 

boohoos Estrellita