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Dark Lunacy (Mike Lunacy)

Di Lucia Cal - 27 Novembre 2010 - 18:02
Dark Lunacy (Mike Lunacy)

Tornati da poco sul mercato con Weaver Of Forgotten, disco uscito a seguito del cambio radicale della line up, i Dark Lunacy hanno confermato ancora una volta di essere una delle migliori realtà della scena estrema nostrana. Abbiamo raggiunto il mastermind, Mike Lunacy, per approfondire le tematiche legate a questa nuova uscita e di altro ancora. Buona lettura.

Intervista a cura di Angelo D’Acunto

Ciao Mike, ti va di cominciare parlandomi di cosa è successo con la vecchia line up dei Dark Lunacy?

Certamente Angelo. Dopo la pubblicazione di The Diarist, vi era all’interno della band la consapevolezza che ci saremmo giocati  tutto. Era finalmente giunto il momento di fare il fatidico salto di qualità…non potevamo permetterci di fallire.  Ma quando ti giochi tutto, devi essere pronto a tutto. La band era mentalmente stanca perché The Diarist ci aveva chiamato ad uno sforzo sovraumano sia dal punto di vista operativo che umano…e questo è stato determinante. Le soddisfazioni che arrivarono nei periodi seguenti, non furono più apprezzate, tantomeno condivise. Al contrario esse erano puntualmente offuscate da una sorta di malumore. Lentamente ma inesorabilmente, questo mal’essere ha rosicchiato i cardini che ci sorreggevano e – uno alla volta – i ragazzi hanno cominciato a chiamarsi fuori. Così,  alla fine del 2009, dopo una serie infinita di compromessi per cercare di ricucire lo strappo, realizzai oltre ogni ragionevole dubbio che il nostro avvenire si era arenato in un vicolo cieco. Scelsi di non arrendermi e oggi, eccomi qua con te in questa piacevolissima chiacchierata a parlarti del nostro futuro…credo che questo sia il simbolo oggettivo che andare avanti è stata la scelta giusta.

Dove hai trovato la forza per andare comunque avanti con i Dark Lunacy? Non ti ha mai sfiorato il pensiero di poter abbandonare tutto e, magari, mettere su un progetto con un altro monicker?

Se ti dicessi di non aver mai vacillato, di non aver mai avuto paura o di non essermi mai sentito smarrito, sarei davvero un ipocrita. Ma non potevo rinunciare. Ho deciso di prendere in pugno la situazione guidato in primo luogo dal rispetto che ho verso la storia di questa band. Non potevo permettere che la fine dei sogni altrui, uccidesse anche i miei. I Dark Lunacy sono stati creati da un sogno che porto nel cuore da quando ero bambino. La musica è la mia vita…non posso smettere di credere in lei imputandola di non essere stata capace di lenire le mie pene. La musica mi ha salvato tante volte; offenderla con una resa senza lotta mi avrebbe dato un  rimorso troppo pesante da sopportare. Dark Lunacy è la passione che nasce dentro, il mio grido di dolore e di libertà allo stesso tempo.  Il Moniker sarebbe cambiato solo se avessi deciso di ripartire rinnegando il mio nome…va da se che questo non sarebbe mai potuto accadere.

Come ho sottolineato nella recensione, se la maggior parte delle band, a seguito di un periodo di crisi e un cambio radicale della line up, rischiano di risentirne, i Dark Lunacy non hanno dato il benché minimo segno di cedimento, traendone anzi nuova linfa vitale.
Qual è stato il contributo effettivo che sono riusciti a donare i nuovi elementi per la realizzazione di “Weaver Of Forgotten”?

La tua considerazione mi onora. Questa per me è stata la sfida più grande. Cambiare atteggiamento senza perdere l’enfasi evocativa che ci contraddistingue da sempre. La prima grande diversità che si incontra in Weaver Of Forgotten è certamente l’atteggiamento delle liriche e delle musiche, in quanto sono state scritte totalmente da chi ti sta parlando. Era la prima volta che mi trovavo a scrivere un progetto senza il confronto con i miei compagni e soprattutto senza Enomys, da sempre la colonna portante di tutta la storia compositiva della band. Ero ben consapevole che l’impresa era ardua, ma mentre scrivevo, nota dopo nota, parola dopo parola, cominciavo ad innamorarmi di ciò che vedevo nascere. Così, quando entrammo in studio per iniziare le registrazioni dell’album, le canzoni erano già strutturate. Tuttavia, l’anima di Clode e la preparazione dei nuovi ragazzi è stata determinante. Hanno saputo interpretarle le canzoni con grande personalità, prendendole letteralmente per mano dando a ciascuna di loro la propria identità,  il giusto colore. Tutto segue un disegno preciso, tutto e studiato nei dettagli…ogni sfumatura, ogni sospiro. Una caratteristica che non è mai venuta meno nei Dark Lunacy ma che in questo album la puoi percepire con miglior nitidezza perché le pertiture più riflessive e meno violente a livello ritmico ti lasciano il tempo di poterle  interpretare al primo ascolto. In studio ognuno sapeva cosa fare, come farlo ma soprattutto sapeva fin dove poteva spingersi; cercando cioè di valorizzare al massimo il proprio strumento, ma rispettando costantemente l’arrangiamento del compagno. Questo vuol dire essere una band matura.


Tenendo conto del fatto che ogni elemento della band proviene da gruppi stilisticamente differenti, quanto è stato difficile mettere assieme i nuovi “pezzi” in modo da non intaccare troppo l’anima (e il sound) dei Dark Lunacy?

Mi sento davvero fortunato ad aver incontrato questi nuovi compagni di viaggio. Già al primo incontro, si notava grande sinergia tra di noi; non tanto per qualità tecnica (quella è ineccepibile e sottintesa) ma soprattutto per predisposizione emotiva. Dopo un paio di concerti per rodare il feeling, eravamo pronti ad entrare in studio per la realizzazione del nuovo album… e così è stato. Daniele Galassi (chitarra), Alessandro Vagnoni (batteria), Andy Marchini (basso), non hanno bisogno di grandi  presentazioni. Chiunque mastichi di death metal nazionale, ha di certo in casa un disco di Sadist e Infernal Poetry. Poi c’è Claudio Cinquegrana… un talento assoluto non solo al proprio strumento (chitarra) ma anche nelle vesti di arrangiatore. A mio avviso, il valore aggiunto del nuovo progetto Dark Lunacy, è l’unione di musicisti di grande valore  ma con differenti personalità, dettate appunto dalle loro origini. È davvero interessante quello che può nascere da identità così distinte ma altresì accomunate da una sorta di istinto primordiale. A completare tutto è poi arrivato quello che ti accennavo prima…la loro emotività. Suonare nei Dark Lunacy, vuol dire sentire il pezzo talmente tuo, che sei portato a commuoverti mentre lo stai suonando.

In effetti qualcuno si sarebbe aspettato un cambio radicale del sound, ma così non è stato… seppur si notino alcune differenze già rispetto al disco precedente,  “Weaver Of Forgotten” resta comunque fedele ad uno stile che, ormai, è una sorta di marchio di fabbrica per i Dark Lunacy. Sei d’accordo con me?

Assolutamente d’accordo. Weaver of Forgotten è un disco diverso per come è stato concepito e per i retroscena che porta con se ma di certo non manca in nostro marchio di fabbrica. Quella passione che cambia forma a seconda della predisposizione emotiva che in quel momento ci spinge a lavorare e che – se pur in forme sempre diverse – viene messa puntualmente in primo piano. Un album dei Dark Lunacy non può essere mai paragonato al precedente perché ognuno di essi viene creato con amore, passione e disciplina. Ogni opera, ci chiama a dare tutto…senza esclusione di colpi.

Il concept racchiuso all’interno del disco è molto introspettivo e, se devo dirla tutta, anche un po’ cupo. Ti va di parlarmene in maniera più dettagliata e, magari, dirmi da dove è arrivata l’ispirazione?

Ho scritto questo concept guidato da sensazioni che porto da sempre nel cuore. L’argomento in se è abbastanza semplice perché è normale che ognuno di noi porti con se il ricordo di un proprio caro con grande intimità. Quello che ho voluto esprimere e sottolineare è che troppo spesso, le difficoltà della vita ed il naturale istinto di sopravvivenza che ne consegue, ci impediscono di ricordarli come meritano. Ecco perché ho voluto dedicare loro una preghiera lunga un album intero. Un modo personale per dire loro quello che non ho fatto in tempo a dire in vita. Ovviamente il mio pensiero è criticabile…ma non importa. Per me era fondamentale farmi sentire in questo modo. Il mio intento e quello di far passare un messaggio preciso: la cupezza che inizialmente pervade l’ascoltatore, lentamente – canzone dopo canzone – si trasforma e senza che tu te ne accorga, ti ritrovi in un mondo tuo, intimo e carico di commozione. Una dolce malinconia, che ti porta a riflettere su quanto la nostra vita sia preziosa nella sua semplicità, negli attimi che ci regala ma proprio perché attimi, non sappiamo valorizzare. Una esperienza importante, diviene sempre un ricordo indelebile. Spetta a noi trovare in queste memorie la parte più dolce. L’amarezza e i rimpianti non sono difficili da ricordare…fortunato è colui che dalle macerie della propria vita, riesce comunque a trovare una fonte di rinascita.

Il precedente “The Diarist” poteva essere considerato come il disco più maturo dei Dark Lunacy, eppure “Weaver Of Forgotten” si spinge ancora oltre, soprattutto per via delle atmosfere decisamente più marcate e che, a mio avviso, si adattano ancor di più al concept. E questa la linea che seguirà la band anche per il futuro, oppure possiamo aspettarci ulteriori passi in avanti?

Come ti accennavo prima, il livello di maturità in un disco dei Dark Lunacy non può essere misurato sulla base dei lavori precedenti perché ogni album viene creato in circostanze differenti. Ogni opera (rapportata ai periodi in cui le abbiamo create), ci ha sempre chiamato a dare tutto. In questo concept, la cupezza iniziale diventerà poesia di luce. Il prossimo lavoro che andremo a scrivere, sarà certamente diverso da questo. Sono fermamente convinto che la storia di una band, debba lascare al mondo, un epitaffio indelebile. Questo può avvenire solo se i protagonisti, avranno il coraggio di rimettersi costantemente in gioco. Sarà come un libro formato da capitoli. Ogni capitolo deve essere una storia importante, capace di preservare il proprio fascino ma sempre con grande personalità. Il titolo del libro da il tema della storia. I capitoli la raccontano.


Sempre a livello atmosferico, è notevole anche l’adattarsi delle tue linee vocali, le quali restano comunque prevalentemente di natura “death”, ma che, in molti casi, riescono anche ad essere molto più espressive e teatrali.

Ti ringrazio per questa domanda. Io non mi reputo un cantante, ma l’interprete delle mie emozioni. Il mio compito è raccontare una storia attraverso la musica. Se mi limitassi a rispettare i canoni di un genere solo per vincoli di appartenenza, non riuscirei a dare quella sensazione di passione e coinvolgimento che tu stesso hai notato.

Credo che, già rispetto a “The Diarist” (il quale comunque aveva una serie di orchestrazioni a dir poco impressionati), ad avere un ruolo fondamentale nelle composizioni è nuovamente il quartetto d’archi. Gli strumenti non si mettono mai in primo piano, ma devo dire che a livello di accompagnamento svolgono un ottimo lavoro, contando anche che è grazie al loro se il livello atmosferico di ogni singola traccia riesce ad essere così alto.

Diciamo che il quartetto d’archi è, e sarà sempre la nostra fedele anima accompagnatrice. Tuttavia, in Weaver of Forgotten  il suo atteggiamento è stato volutamente modificato. Avevo bisogno di creare una sorta di ombra perpetua capace di dare le giuste sfumature all’intera struttura del disco ma senza mai scavalcare il proprio ruolo ed il suo preciso compito…mi spiego meglio. Se vuoi fare un apertura melodica che consenta alla canzone di esplodere in un impeto emozionale, è troppo facile chiamare in aiuto la classica armonizzazione evocativa fatta di accordi struggenti. Considerando poi che il disco tratta un concetto che porta inevitabilmente ad intervenire con melodie malinconiche e dirette, il difficile era appunto far passare il messaggio, in maniera inaspettata e quanto mai personale. Quindi,  contrariamente a quello che tutti si aspettano, in questo disco le emozioni non sono più compito dei violini, ma delle sferzate ritmiche di chitarre più aggressive che mai. Questa era una delle tante sfide del disco…sono soddisfatto per come questo sia venuto alla luce.

Come consideri, dal tuo punto di vista, l’evoluzione che ha subito il sound della band nel corso di questi anni?

In parte la risposta precedente è testimone di come questo periodo abbia messo i Dark Lunacy su una strada ricca di scoperte, innovazioni e rinnovata motivazione. Naturalmente in dieci anni di carriera, il gruppo ha cambiato impronta. L’esperienza e il lavorare sempre per obbiettivi precisi, creano gia di per se una continua evoluzione. Naturalmente c’è anche un discorso più oggettivo. Quando ci mettiamo al lavoro per un disco nuovo, abbiamo l’appoggio di una produzione di altissimo livello. Lavorare nella consapevolezza di un management che finanzia e pensa ad ogni faccenda burocratica, che ti mette sempre nella condizione ideale per lavorare e fa si che il tuo lavoro sia esportato in tutto il mondo, ha sicuramente il suo peso.

Guardandoti indietro, sapresti dirmi quali sono state le soddisfazioni maggiori e, se ce ne sono, anche i rimpianti?

Userò una frase scontata dicendoti che non ho rimpianti….ma è la verità. Certo, alcune cose potevano essere fatte meglio, si sarebbero potute evitare alcune mosse, si sarebbe potuto agire diversamente per questo o per quell’altro motivo… ma questa è statistica. Chi non vorrebbe ripercorrere certi passi per avere un’altra occasione? La cosa che conta è che Mike è ancora qui a dire la sua. Dieci anni fa, non mi sarei immaginato nemmeno lontanamente di essere il portavoce di un gruppo che ha saputo farsi conoscere in tutto il mondo…di essere addirittura alla vigilia di un tour per presentare il quarto disco dei Dark Lunacy….mai avrei pensato di perdere i compagni con i quali ho condiviso la vita stessa… e mai avrei immaginato con la sofferenza del loro abbandono, di incontrare compagni di viaggio altrettanto importanti. Ecco dunque il giro delle opportunità che se da un lato si chiudono, dall’altro si aprono. Questa è la bellezza del credere in qualcosa.

Tenendo conto della diversa provenienza geografica dei vari elementi e, non da meno, il fatto che ognuno di loro suona anche in altre band in attività, quanto è ardua l’impresa di organizzare anche le varie date dei Dark Lunacy?

Daniele è di Ancona, Alessandro di Porto San Giorgio, Andy e Claudio di Genova…io di Parma. Se poi aggiungiamo  – come hai fatto giustamente notare – i vari impegni, la situazione dal punto di vista organizzativo a prima vista sembrerebbe assai ardua. In realtà non è così. Gli accordi sono chiari. Pochi concerti ma di alto livello, tour esteri di breve ma efficace durata, lavoro in studio. Mensilmente, a tavolino si stila un calendario di impegni comuni, ci si scambiano le opinioni via mail e ci si organizza in base agli impegni personali. Tieni anche conto che il valore tecnico dei singoli musicisti è talmente elevato che non abbiamo bisogno di fare molte prove. Detto questo, delineata la linea da seguire e i giorni di calendario nei quali lavorare, il problema è risolto. Tra le nostre città di provenienza, Parma si trova più o meno in mezzo, quindi, il quartier generale è la dependance di casa mia, dove si trova il mio studio personale.  In un gruppo che vuole ottenere dei risultai, la serietà, il rispetto reciproco e la chiarezza nei rapporti su ogni questione che riguardi la band, devono essere impeccabili. Chiarito questo, la distanza non conta.

A tal proposito, che programmi avete per la futura attività live?

Per quanto riguarda le date di presentazione al nuovo album, stiamo allestendo insieme al nostro produttore un calendario. A parte una parentesi in dicembre in cui suoneremo a Bergamo (17/12) per testare come suonano i nuovi pezzi, il tour ufficiale inizierà non prima di febbraio 2011. Avendo molti fans all’estero, credo che inizieremo da li. Per l’Italia faremo una cosa studiata al meglio per dar modo ai nostri fans nazionali di ascoltare il nuovo album.

Questa era la mia ultima domanda. Lascio a te le ultime parole per concludere l’intervista.

Caro Angelo…credo che si sia detto davvero tutto…l’unica cosa che a questo punto posso aggiungere è un grazie dal profondo del cuore. Grazie per avermi permesso di fare il punto della situazione ai nostri fans in modo così dettagliato e di avermi permesso di presentare i Dark Lunacy ai tutti coloro che ancora non ci conoscevano.
A presto.

Mike