Vario

Pino Scotto

Di Stefano Ricetti - 25 Agosto 2011 - 0:10
Pino Scotto

Intervista a Pino Scotto, personaggio a tutto tondo del Rock’N’Roll che da qualche tempo a questa parte si sta sbattendo parecchio per il progetto Rainbow Belize, nato per raccogliere fondi atti a costruire case per i bambini orfani o vittime di abusi nel Belize, in Sud America.  

Buona lettura.

Steven Rich

 

Pino, penso di non sbagliare asserendo che in questi ultimi anni sei l’artista hard’n’heavy italiano che ha suonato di più dal vivo. Hai intenzione di mantenere questa media anche per gli anni a venire oppure c’è in cantiere qualcos’altro?

Sicuramente. Negli ultimi quattro anni, a parte l’interruzione di quattro mesi fra il Tour di Datevi Fuoco e l’inizio del Buena Suerte Tour abbiamo raggiunto la quota di 350 date circa. Mi rendo conto che la cosa è abbastanza incredibile e massacrante, ma io ho sempre detto che sarei andato in qualsiasi luogo dove mi avessero chiamato e mi sembra di aver mantenuto la parola alla grande. Perciò grazie a tutti i fan e al rock‘n’roll che mi tiene sempre vivo!

A tua sensazione, percentualmente, quanta gente viene ai tuoi concerti perché unicamente e curiosamente mossa dal personaggio televisivo che rappresenti?

Fino a cinque anni fa tantissimi ragazzi venivano ai miei concerti conoscendo solo la mia musica trasmessa a Rock Tv e venivano anche per il personaggio, che hanno appoggiato fin dagli inizi del programma. Col passare del tempo, invece, quando tutti si sono informati veramente su chi ero e su cosa avevo fatto, hanno continuato a venire ai miei concerti portando anche tanti loro amici ed è per questo che continuo a fare tante date, perché fortunatamente ai miei concerti vengono tantissimi ragazzi di cui tanti molto giovani.
 


Sono anni che su Rock TV conduci il tuo spazio di Database, trasmissione settimanale che ti ha regalato una grandissima visibilità. Da parte tua hai pensato a un eventuale epilogo oppure continuerai ad oltranza a mandare messaggi alla gente tramite la televisione?
 
Veramente ho pensato a candidarmi nel ruolo di Papa… Certamente che continuo: finché mi permetteranno di urlare le mie verità e di mandare affanculo i falsi profeti della politica e della musica io continuerò su questa strada.

Sei d’accordo con quella corrente di pensiero che ritiene il tuo personaggio svilito dal turpiloquio che abitualmente utilizzi per esprimere le tue idee?  

Quello che tu chiami turpiloquio è solo un modo più diretto per arrivare alle nuove generazioni. Tanto gli adulti o ci sono o sono già fottuti, perciò l’unica speranza è cercare di risvegliare le coscienze di questi ragazzini.

Rimanendo in quest’ottica, tutti si chiedono quanto ci sei e quanto ci fai…    

Io nella vita ho sempre avuto un grande problema. Prima di parlare non metto mai in moto il cervello. Perciò siatene certi che nel bene e nel male tutto quello che dico sono le mie verità.

Di tanto in tanto capita di vederti ospite all’interno della trasmissione di Piero Chiambretti. Come nasce l’invito da parte della produzione nei tuoi confronti? Accetti sempre o poni delle condizioni?    

Tutte le volte che sono stato da Chiambretti le mie condizioni erano che mi avrebbero lasciato essere me stesso e in questo senso non ho mai avuto nessun problema, perciò io andrò in qualsiasi posto in cui mi inviteranno dove mi daranno la possibilità di urlare la rabbia di tanti giovani che in questo paese sono ridotti a un livello di sudditanza totale.

Il fatto di diventare un personaggio riconosciuto anche dai non fan legati all’hard rock e all’heavy metal ha inevitabilmente suscitato il mormorio da parte dei “duri e puri” della musica dura i quali sia in termini sibillini che direttamente ti hanno più volte additato come “traditore della fede”, soprattutto per le tue collaborazioni con artisti non allineati alle sacre tavole del Metallo. Cos’hai da dire a riguardo?       
         
Premettendo che del giudizio degli altri non me n’è mai fregato un cazzo, io ho sempre pensato che il rock‘n’roll va contaminato, altrimenti morirà sul serio, cosa che negli ultimi anni sta succedendo. Perciò apriamo le nostre menti e i nostri cuori perché il messaggio della musica è una cosa molto importante e la storia l’ha dimostrato.

Il leitmotiv di questa intervista riguarda però il tuo progetto Rainbow Belize, dove da quest’anno ti sbatti tantissimo per raccogliere fondi atti a costruire case per i bambini orfani o vittime di abusi nel Belize, in Sud America.  

Il progetto Rainbow Belize nasce da un’idea della dottoressa Caterina Vetro che da anni si impegna in missioni umanitarie nei paesi del Sud America, tra cui il Belize. E siccome in questo paese nessuno fa niente: vanno tutti in Africa, Brasile etc. abbiamo deciso insieme di fare questo progetto di cui trovate tutte le informazioni su www.rainbowbelize.org   Il progetto prevede il sostegno alla costruzione di una scuola di musica e, ancora più importante la costruzione di casette ecologiche dove ospitare bambini violentati e traumatizzati chiusi in queste specie di orfanotrofi dove non ti fanno neanche entrare perché lo Stato vuole che il mondo pensi al Belize come alla terra della barriera corallina, delle spiagge incontaminate etc. E guarda caso siccome è da qualche anno sto lavorando parecchio con la musica, mi sono sentito in dovere di investire parte dei guadagni e di raccoglierne altri con eventi, concerti etc. cosa che dovrebbero fare tutte quelle merde che guadagnano milioni di euro e non fanno un cazzo per nessuno. Amen.
 

Onestamente, ai tempi dei Pulsar, quindi trentadue anni fa, ti saresti aspettato di fare un carriera come quella attuale?

Tu la chiami carriera, io lo chiamo un percorso di vita sempre coerente alle mie idee e ai miei sogni. E poi, se avessi deciso di farne una carriera, sicuramente mi sarei comportato come tutti gli altri invece di mandare a fare in culo ogni malessere sociale, politico e specialmente musicale. Perciò invece di chiamarla carriera io la chiamerei la continuazione di un sogno che si chiama dignità.

 

Se potessi idealmente scegliere i nomi della formazione ideale con la quale vorresti esibirti dal vivo, chi convocheresti intorno a te?       

La domanda è difficile, comunque se proprio devo scegliere mi invento la mia band ideale: Zakk Wylde e Randy Rhoads se fosse ancora vivo alle chitarre, Billy Sheehan al basso e alla batteria Mike Portnoy e non sarebbe male cantare qualche brano insieme a Glenn Hughes.

HM anni Ottanta italiano: da tempo si sprecano le reunion e le vecchie compagini spesso tornano più agguerrite che mai. Che idea ti sei fatto del fenomeno?    

Naturalmente è inutile raccontarci palle. La maggior parte delle reunion sono fatte solo per soldi, addirittura da gente che fino al giorno prima si sarebbe sputata in faccia. Questo non preclude il fatto che ci sia, in alcuni casi, la vera voglia di tornare a suonare insieme. Comunque che ognuno faccia il cazzo che vuole e non vada in giro a dire stronzate invece di dire le vere motivazioni per cui si rimettono insieme.

Un tuo commento flash per ognuno di questi artisti tricolori.

BULLDOZER – E’ una band che già negli anni Ottanta aveva anticipato in Italia quello che poi sarebbe diventato il fenomeno del thrash metal.

EXTREMA – Extrema è una band che ha avuto delle grandi possibilità e come noi Vanadium il problema è stato essere nati in Italia.

ELEKTRADRIVE – Elektradrive dopo una lunga pausa sono ritornati con un grande album dimostrando di non aver perso niente del loro potenziale, anzi!

STRANA OFFICINA – A parte tutte le loro vicissitudini, i cambiamenti e i tanti progetti paralleli, rimangono una realtà ben solida dell’heavy metal in questo paese.

SKANNERS – Sicuramente conosco bene il nome, ma né la loro storia né la loro musica.

VANEXA – Dei Vanexa ricordo un ottimo album degli anni Ottanta poi li ho persi di vista

 

Sempre a livello tricolore e sempre a livello di Hard’n’heavy, quali sono secondo te le maggiori differenze fra chi iniziava a far musica dura negli anni Settanta/Ottanta rispetto a oggi?

Negli anni Ottanta era difficile. Oggi è impossibile.     

Fra gli highlight del tuo percorso di vita, quali sono quelli secondo te più significativi?

Come tu ben sai, sono uno che il giorno dopo dimentico quello che ho fatto il giorno prima e non mi lego assolutamente al passato. Perciò la risposta che posso darti è che rifarei tutto quello che ho fatto magari evitando qualche stronzo che ho conosciuto nel mio percorso.

Stai lavorando a un nuovo disco. Puoi anticipare qualcosa a riguardo?   

L’unica verità è che come Buena Suerte sarà un disco potente e carico di Rock‘n’Roll, in italiano: ormai la sfida è lanciata. E naturalmente i testi non parleranno d’amore e di cuore. Lo registrerò in gennaio e uscirà in primavera e poi di nuovo on the road a macinare chilometri nel nome del Dio del Blues e del sano RNR!
 


Stefano “Steven Rich” Ricetti