Vario

Martiria (Andy Menario e Marco Capelli)

Di Stefano Ricetti - 8 Settembre 2011 - 0:10
Martiria (Andy Menario e Marco Capelli)

Intervista ai Martiria raccolta da Marco “Dreki” Turco.

Autori di un Epic Metal di classe e dalle forti tinte melodiche, gli italiani Martiria hanno appena dato alle stampe “On the Way Back”: un disco che va a ripescare nel passato, presentandoci una tracklist “d’annata”, ripresa dai primi demo della band capitolina. E facendoci così scoprire il sound cupo e “doomeggiante” da i Martiria nacquero nel 1987. Ne abbiamo parlato con il chitarrista, Andy “Menario” Menarini e con l’autore di tutti i testi del disco, Marco Capelli. Un’intervista che va a ripercorrere tutta la vita della band…

 


Ciao Andy, e benvenuto su Truemetal.it. Partiamo ovviamente dal nuovo disco, “On the Way Back”. Il titolo è tutto un programma: una tracklist che ripesca dai vostri primi due demo, datat 1987 e 1988. Perché, a 25 anni di distanza, hai sentito il bisogno di guardare indietro? Una sorta di omaggio alla vostra carriera, nel quarto di secolo di vita?

(Andy) Ciao Marco. Sì, direi che hai colto nel segno. Ho sempre considerato i brani che oggi compongono “On the way back” dei grandi pezzi, e sentivo forte l’esigenza di immortalarli in un album.

I brani sono stati ripresi nella struttura originale, o sono stati riarrangiati?

(Andy) Sono tutti stati riarrangiati. È ovvio che la gran parte delle strutture e dei riff sono rimasti uguali agli originali, ma sono stati completamente rivisitati per renderli più vicini al “nuovo” sound dei Martiria.

È vero che per questo disco avevi pensato di chiamare al microfono Massimo Di Vincenzo, il primo cantante dei Martiria in quei demo, al posto di Rick Anderson (singer della band dal 2004, nonché nome storico che militò nei leggendari Warlord con lo pseudonimo di “Damien King III”)

(Andy) Si, esatto. Mi sembrava corretto chiedere a Massimo di registrare la voce su questo album. Ma dati i suoi diversi impegni lavorativi e il poco tempo a disposizione per prepararsi, Massimo ha preferito non cimentarsi nella registrazione.

Ci racconti qualcosa dei Martiria del 1987? Come nacque la band, cosa ricordi di quegli anni e dei vostri primi lavori? E cosa accadde nel periodo che va dall’uscita dei demo e la vostra “rinascita”, nel 2004?

(Andy) Guarda, ho dei ricordi piuttosto limitati. All’epoca non ero nemmeno maggiorenne e mi sono ritrovato a suonare finalmente con dei musicisti seri, che si impegnavano in ciò che facevano e per me era come volare in quel periodo. Con loro ho condiviso la mia prima volta in studio, con un demo registrato in presa diretta (“Twilight of Rimembrance”, 1987 – ndr) ed un altro registrato su un otto tracce a bobina (“Gilgamesh Epopee”, 1988 – ndr). C’era completamente un altro clima, si andava in studio ed era un evento, ci preparavamo con lunghe prove (all’epoca meno “ritocchi” c’erano e meno si spendeva, quindi….). A me sembrava di stare nel paese dei balocchi! Non so nemmeno esattamente per quale motivo si sciolse la band. Diciamo che tutti più o meno eravamo presi da altre cose, quindi pian piano la cosa andò scemando. In quel buco di più di dieci anni, ognuno ha percorso una strada diversa. Per un periodo suonai con il vecchio batterista in un’altra band prog-gothic, poi in diverse cover band pop, rock….ed infine, con altri amici, per gioco ho voluto riaprire il capitolo Martiria.

 

Il sound di “On the Way Back” mostra una svolta netta: più cupo, più tetro, più doom: canzoni lunghe, oscure, complesse. Come mai questa svolta?

(Andy) Era il sound dell’epoca, che in questa rivisitazione abbiamo voluto rendere più scuro, grazie anche ai testi di Marco. M sono sempre piaciute le atmosfere doom.

(Marco) Personalmente mi sono trovato subito a mio agio lavorando con le atmosfere di questo nuovo album. Premesso che mi trovo da sempre in sintonia quasi perfetta con la musica di Andy, la mia ispirazione è però (forse) più “doom” che “epic” (lo metto tra virgolette, perché odio le etichette, anche se ammetto che, qualche volta, servano per rendere l’idea). Questo nuovo lavoro, con le sue atmosfere cupe, i rintocchi di campana di “On the way back” ed i cori biblici di “Ashes to Ashes” mi ha permesso di tirar fuori il lato più oscuro della mia creatività, con risultati che… beh, mi hanno sorpreso. Sono forse i testi migliori che ho scritto fino ad ora, sicuramente i miei favoriti. Speriamo che non sia un canto del cigno!

Questo disco viene dopo quello che ritengo essere il più diretto della vostra discografia: in “Time of Truth” ci sono brani epici e decisamente più agguerriti. Come vedi oggi, i… “Martiria di ieri”!?

(Andy) Come una perfetta evoluzione. I Martiria nascono come progetto di totale libertà espressiva. Oggi ci “catalogano” come band epic, prog, metal, doom….ognuno ha la propria percezione di ciò che facciamo: questo è per noi la conferma che stiamo facendo bene. Non siamo legati a schemi, suoniamo solo ciò che ci va di suonare. Siamo già a lavoro su del nuovo materiale, di sicuro avrà delle sonorità diverse dai precedenti, ma sempre uno stesso stile, quello dei Martiria. Vedremo questa volta quale etichetta ci accosteranno.

(Marco) In effetti, a scrivere per Andy non ci si annoia mai… né c’è tempo per riposarsi sugli allori!

 

Le tematiche che si accompagnano alle canzoni riflettono lo stile musicale: tutti i testi sono estremamente riflessivi e a tratti drammatici. L’ispirazione viene dalle musiche, o i testi erano già in cantiere da tempo e aspettavano melodie adatte a darle sostegno.

(Andy) No, il lavoro con Marco è sempre step by step. Io gli mando le basi, talvolta si parla degli argomenti da trattare, talvolta lavora in massima libertà. Ormai con Marco, c’è totale alchimia, spesso non c’è nemmeno bisogno di sentirci. Comunque, i testi sono stati solo in piccola parte ispirati ai vecchi brani.

(Marco) Confermo! Tutti i testi sono stati scritti per l’occasione (beh, ovviamente tranne quello di “Song”, che ha E.A.Poe…). Alcuni riprendendo la traccia originale impostata da Massimo di Vincenzo (“The sower”, ad esempio o “You Brought me sorrow”), altri seguendo l’ispirazione del momento ed, ovviamente, la struttura musicale del pezzo.

Tutti i testi sono ancora una volta opera di Marco R. Capelli “quinto membro dei Martiria. Forse è una domanda che ti è già stata rivolta mille volte, ma… come mai una scelta singolare come quella del “paroliere esterno”? Come nasce un testo dei Martiria?

(Andy) Quando ho ripreso in mano il progetto Martiria, non sarei mai stato in grado di gestire anche la creazione delle liriche. Quindi cercai on line, qualche scrittore-poeta folle che volesse cimentarsi in questo. Bene: con il passare degli anni, ho scoperto che Marco è dannatamente folle, ahahahaha! Per la… parte seria della domanda, lascio a lui la risposta.

(Marco) Ah, perché c’è una parte seria? Scherzi a parte, questa è una domanda che ci viene rivolta spesso. Diciamo che incontrarci è stata una coincidenza quella di scoprire di essere adatti a lavorare insieme, una fortunata casualità. Non è una cosa così strana, la maggior parte dei matrimoni funziona così… La verità è che c’è una sintonia naturale tra l’ispirazione musicale di Andy e le mie “visioni”. Ascolto quel che lui compone, e tento di tradurre in parole le immagini che si formano nella mia mente. A volte sono caotiche, a volte oscure, ma sempre sufficientemente definite da essere catturate. Il difficile, semmai, è incastrarle nella metrica! E quando mando il tutto ad Andy, mi pare quasi di vederlo annuire e dire: “Esatto, era questo che stavo pensando!”. Il che non vuol dire che non ci siano aggiustamenti, ritocchi, precisazioni, tagli. Qualunque produzione “artistica” è fatta al 5% di ispirazione ed al 95% di… fatica! (questa non è mia, l’ho presa dal signor Wilde, lo dico just in case).

 

In molti brani di questo disco, in più passaggi, viene a galla il tema della morte: posso chiederti cosa rappresenta per te, per voi, la morte?

(Andy) Personalmente, un passaggio, una tappa necessaria, sicuramente non una fine…anzi sono più che convinto che potrà solo che essere un nuovo inizio.

(Marco) È una brutta bestia, che ciascuno di noi, in qualche modo, deve addomesticare. Io l’ho incontrata presto (per mia sfortuna), perché ero poco più che un ragazzo quando è morto mio padre e, come tale, ho passato un sacco di tempo a rimuginarci su. Adesso che sono diventato padre anche io, e che gli anni che mi restano sono probabilmente meno di quelli che già ho speso, ci penso pure di più… ma di risposte, ancora, ne ho trovate poche. Di sicuro, però, non mi arrendo (né perdo la speranza) e continuo a cercare. Se ne troverò di interessanti, mi farò sentire…

Il sottoscritto ricorda, con parecchio entusiasmo, di avervi visti live al Play It Loud del 2008, nel vostro primo show con Rick alla voce. Cosa ricordi di quel concerto? Pensi sarà possibile anche per la promozione di questo nuovo disco un concerto con Rick?

(Andy) Anch’io ricordo di averti visto in quell’occasione, ehehe! È stato un momento più che esaltante, davvero una grande esperienza. Siamo stati insieme per una settimana e ci siamo proprio divertiti a fare musica insieme. Non so se ci sarà occasione nuovamente di ripetere un evento come quello. Noi siamo pronti, la nostra disponibilità è sempre al 100%, chissà che ci sia qualche nuovo “santo” (come Giuliano Mazzardi della “My Graveyard Productions”) che vorrà rimetterci in condizione di riproporci on stage al completo.

 

 


Gli show dei Martiria sono un’occasione rara, rarissima: è solo dovuto alle difficoltà legate alla presenza del singer, o è una scelta vostra?

(Andy) È una scelta di chi non ci chiama, ahahaha! Ti ripeto, le proposte per suonare live ci sono arrivate con il contagocce, posso solo dirti che tutte le volte che ci hanno proposto qualcosa, l’abbiamo presa al volo…il problema unico e solo, sono le proposte.

Domanda d’obbligo: cosa hanno in cantiere i Martiria per il futuro, vicino e lontano?

(Andy) Vicino, molto molto vicino. Come detto, “On the way back” è un album nato per celebrare i vecchi brani della band. Ma abbiamo quasi pronti tutti i nuovi brani che comporranno il prossimo (che vorremmo tentare di fare uscire per inizio 2012), inoltre abbiamo appena finito le registrazioni per due tributi che usciranno a breve per “My Graveyard”, uno sui Black Sabbath e un altro su un’altra grande band.

(Marco) Sto scrivendo, Andy, giuro che sto scrivendo…

L’Epic Metal italiano, negli ultimi anni, sta finalmente guadagnando la visibilità che merita, con dischi di valore sempre più alto che escono fuori da band come la vostra, e i vari DoomSword, Holy Martyr, Wotan, Dark Quarterer, Rosae Crucis, Battle Ram e compagnia. Come giudichi questa “scena”?

(Andy) Citando un termine tanto caro al signore delle tenebre (Ozzy): è cazzuta! C’è tanto sudore e passione nella musica che fanno queste band come in tante altre, la visibilità purtroppo è ancora poca, ci vorrebbe davvero qualche plurimilionario metallaro italiano, che abbia voglia di investire forte su queste ed altre band per dare veramente una svolta a questa scena.

Ok, intervista finita: a voi le conclusioni e il saluto finale, e grazie per la disponibilità!

(Andy) Okay Marco, ringrazio te e Steven Rich per il supporto che ci dimostrate e Truemetal.it per lo spazio. Voglio ringraziare tutti coloro che ancora oggi tra mille difficoltà e crisi, continuano ad acquistare Cd e continuano a supportare le band live. Continuate cosi, poi se avete voglia di qualcosa di nuovo procuratevi il nuovo “On the way back”, a presto con nuove notizie! Stay Epic!!!

Marco “Dreki” Turco