TM Blast Beats #10: Inferno (Behemoth)

Di Angelo D'Acunto - 8 Giugno 2010 - 15:27
TM Blast Beats #10: Inferno (Behemoth)

A cura di Stefano Testa, batterista membro degli Ananke, insegnante presso il centro Km33 di Trezzo Sull’Adda (Mi) e presso la Zona Played di Mezzago (Mi).

www.myspace.com/stefanotestadrummerwww.myspace.com/anankeitwww.ananke.it

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NUMERO 10

TM Carta d’Identità 
Nome Zbigniew Robert
Cognome Promiński
Anno di Nascita 1978
Gruppi Behemoth

Cari lettori, eccoci tornati a Tm Blast Beats!
Prima di tutto vi voglio ringraziare dei numerosi click e commenti ricevuti
nel corso di questi mesi, grazie a voi la rubrica ha avuto un excursus
piacevole e risultati molto positivi. Di conseguenza non posso fare altro
che darvi appuntamento alle altre interessanti rubriche che si susseguiranno
nei prossimi tempi su Truemetal.it. Come avrete capito, questo che segue
sarà l’ultimo numero di Tm Blast Beats.
Colgo l’occasione anche per ringraziare Paola e tutta la redazione per il
loro ineccepibile lavoro ed encomiabile passione, senza le quali questa
rubrica cosi come il portale intero non avrebbe modo di esistere.
Tornando alla rubrica, come ringraziamento per coloro che più ci hanno
seguito, il nostro ospite odierno sarà proprio colui che più di chiunque
altro ha ricevuto favori dai lettori come possibile analizzato e cioè il
signor Zbigniew Robert Promiński, meglio conosciuto come Inferno. Il polacco
è stato dietro alle pelli per numerose death band quali Azarath, Witchmaster,
Damnation, Artrosis e Devilyn, e dal 1997 è membro fisso dei più famosi
Behemoth.
Grazie alla sua estrema velocità e sbalorditiva tecnica si è ritagliato un
ruolo preponderante nel panorma death mondiale, venendo considerato uno dei
maggiori esponenti del genere, capace di influenzare schiere di giovani
batteristi.

 

DRUMMING

Come
è facile immaginare, il drumming di Inferno è costantemente caratterizzato
da una serie infinita di blast beats e colpi di cassa a ripetizione,
infatti, come altre centinaia di suoi colleghi, fa della velocità il punto
di maggiore forza del suo drumming. Per raggiungere tale livello non pare
prendere in considerazione l’uso di particolari tecniche, a parte l’ovvia
finger technique, ma porta i colpi sul bersaglio esclusivamente attraverso
colpi singoli, su rullante o cassa che sia. Colpisce sin da subito per la
durezza e meccanicità del suo drumming, è una vera e propria macchinetta
spara proiettili, di certo non musicale o bello da vedere come un Kollias o
un Mounier ma sicuramente efficace e portentoso.
Proseguendo nell’ascolto si capisce poi velocemente come la direzione
primaria non sia un suddividere le parti suonate in modo riconoscibile ma al
contrario sia il ricoprire gli altri strumenti di fills, combinazioni,
incastri e raffiche di rullante. Tutta questa roba può apparire ad un primo
ascolto, oltre che musicalmente devastante, anche alquanto sconclusionata e
casuale ma proseguendo attentamente ci si accorge che la ripetizione di tali
grooves è cosa cadenzata nelle esatte sezioni di strofa, ritornello o bridge
che sia. Si può facilmente immaginare come questo sia cosa estremamente
difficile e non alla portata di chiunque.
Altra peculiarità che mai prima d’ora mi era capitata di trovare cosi
evidente, è la snaturalizzazione così estrema dei componenti del set.
Piatti, tom e timpani si trovano senza differenziazione alcuna nella quasi
totalità delle battute, andando ad evidenziare accenti o ad accompagnare
voce e strumenti con una varietà e fantasia unica. Soprattutto gli ostinati
perdono totalmente la lora natura di accompagnatori, ma sono composti da
tutti i piatti indifferentemente, accostati con le più svariate
combinazioni. Anche rullante e cassa presentano caratteristiche simili ma,
per loro natura, compaiono in modo palese nei blast più basilari, comunque
pochi e velocemente snaturati; i tappeti di doppio perdono spesso costanza
in favore di ulteriori stacchi mentre sporadiche rullate si trovano lontane
dai canoni più seguiti.
C’è poco altro da dire su Robert senza andare ad intricarci ulteriormente,
ma importante è citare l’uso che fa di una delle più importanti tecniche in
campo metal, l’headbanging!!

 

 

 

DRUMSET

Il drumset di Robert è un classico esempio di kit improntato verso un uso
unicamente black/death senza compromessi, privo di quelle finezze tali da
differenziare le dinamiche ma ricco di piatti, ferraglia sostenitiva e
ovviamente immancabili trigger.

Spaun Custom Series Kit
Tom 8”x8”
Tom 9”x10”
Tom 10”x12”
Tom 11”x13”
Tom 12”x14”
Timpano 16”x16”
Timpano 16”x18”
Cassa 18”x22”
Cassa 18”x22”
Rullante 7”x13”
Rullante 8”x14”

Sabian Cymbals
Sabian AAX Metal Hi-hat 14”
Sabian AAX Metal Ride 20”
Sabian HHX Evolution China 14”
Sabian AA China 20”
Sabian AAX Metal Crash 16”
Sabian AAX Dark Crash 17”
Sabian AAX Metal Crash 18”
Sabian AAX China 18”
Sabian AAX Extreme China 17”

Gibraltar Hardware
Drum Rack
Cymbal Booms and Stands

Trick Pedals
Trick Pro 1-V Big Foot Pedals

Evans Drumheads
Tom/Timpani battente – Genera G2 Clear
Tom/Timpani risonante – Genera Resonant Clear
Rullante – Evans HD Dry
Cassa – Evans Emad Clear

Vic Firth Drumsticks
2B American Hickory

Electronics
Alesis DM5 Drum Module

Nel corso degli anni Robert ha cambiato più di una volta kit e
configurazioni, possiamo facilmente trovare sue immagini con batterie Tama o
Pearl, con tre oppure cinque tom, con rack o con semplici aste.
Questo che andremo a prendere in considerazione è il set che, speriamo
definitivamente, trova spazio ormai da alcuni anni senza cambi sostanziali.
Per quanto riguarda i fusti, il nostro ospite ha deciso di dotarsi di
un’artigianale Spaun, marca quasi praticamente sconosciuta che però, a
vedere la Custom per lui prodotta, sa farsi notare nell’immenso mercato
internazionale. Ben cinque tom e due timpani, due casse e due rullanti vanno
a comporre il set di tamburi, dei quali si fanno notare subito l’8 e il 10
sospesi sopra all’Hi-hat, una soluzione adottata anche dal più famoso Dave
Lombardo. Ne esiste anche una versione in vendita a noi comuni mortali in
una finitura violacea incredibile, che però non sono riuscito a trovare
usata da Inferno, per lui il nero va più che bene.
I piatti hanno misure molto ampie e sono di tipologie utili al genere, Dark
e Metal, ma più di tutto impressiona il fatto che l’intero set presenti più
China che Crash. La loro disposizione non presenta stranezze, strano invece
è non trovare l’ormai famoso doppio Hi-hat od un qualsiasi Splash.
Tutto quanto è sostenuto, come già accennato, da un Rack Gibraltar e
relative aste, davvero tra i top delle meccaniche per batteria, infatti
questa azienda non produce altro che pregevole ferraglia a buon prezzo.
Sempre nell’hardware troviamo il famosoTrick, pedale di nuova generazione
che sostituisce la vecchia molla con un cardano regolabile in durezza.
Presenta varie versioni tra le quali Inferno pare abbia scelto quella con la
pedana più lunga, il Big Foot appunto.
Le pelli Evans sono, come è normale che sia, di serie adatte all’uso e al
genere estremo proposto, niente di singolare o rilevante.
Infine per la sezione elettronica troviamo una famosissima Alesis DM5 e
relativi trigger, niente che ormai non conosciamo già o di cui non abbiamo
ampiamente discusso.

DRUMSET

Eccoci ai video. Ne ho scelti alcuni tra i più interessanti, ma se avrete
desiderio di approfondire l’argomento ne potrete trovare a dozzine anche da
soli.

 


Eccoci alla fine, con questo vi ringrazio ancora e vi
saluto, sperando di non avervi annoiato troppo e di ritrovarvi numerosi
prossimamente!!