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While Heaven Wept (Tom Phillips)

Di - 22 Aprile 2011 - 10:00
While Heaven Wept (Tom Phillips)

Un fiume in piena. Altro modo per definire Tom Phillips non c’è, visto l’entusiasmo e la loquacità con cui risponde alle domande che gli vengono poste. La chiacchierata con il chitarrista degli americani While Heaven Wept, una delle migliori sorprese uscite sul mercato negli ultimi anni, si trasforma quasi in un monologo che riflette tutta la gioia di un musicista umile, ma al contempo sicuro dei propri mezzi e delle proprie scelte. Nelle sue parole, quindi, il concetto fondamentale che ruota attorno alla sua band, cioè che, se le cose sono fatte con il cuore, allora andranno sempre per il verso giusto. Ecco il resoconto di questa piacevolissima telefonata.

Ciao Tom e benvenuto sulle pagine di TrueMetal! Inizierei subito con la prima domanda: questo è il secondo album che registrate con Rain Irving alla voce. Perché decidesti di lasciare il ruolo di cantante e cosa ne pensi della performance di Rain sul nuovo Fear Of Infinity?

Ciao Andrea, grazie del benvenuto! Allora, comincio subito col dire che fino a qualche tempo fa occupavo il posto di cantante per un motivo molto semplice: non avevamo ancora trovato nessun singer che facesse al caso nostro. Poi è arrivato Rain ed è anche da dire che la nostra musica ha cominciato a diventare sempre più complessa da eseguire, per cui fare sia il chitarrista che il cantante sarebbe stata per me un’impresa veramente ardua. Oltre a questo tieni presente che la chitarra è il mio vero strumento, quello con cui mi muovo meglio e suonare e cantare pezzi come The Furthest Shore o To Wander The Void (brani d’apertura del precedente Vast Ocean Lacrymose, nda) avrebbe richiesto anni ed anni di allenamento.
Altro fattore che ha imposto questa scelta è che non mi è mai piaciuta più di tanto la mia voce. Sai, i miei cantanti preferiti sono John Arch (primo ed indimenticato cantante dei Fates Warning, nda), Bruce Dickinson e Freddy Mercury, quindi persone con delle voci pazzesche, mentre io non sono certo alla loro altezza. Ok, magari la mia voce suona in modo abbastanza personale, cosa che non necessariamente è un male, ma anche quando formai il primo nucleo degli While Heaven Wept col nome di Dream Wytch, mi occupavo solo ed esclusivamente della chitarra con un cantante che ricopriva solo quel ruolo. La stessa cosa avvenne quando cambiammo nome in quello che tutti conoscete, ma dopo la dipartita di questo singer non abbiamo trovato nessuno che interpretasse bene i nostri pezzi, quindi mi sono proposto io come rimpiazzo temporaneo, anche se questo rimpiazzo è durato 18 anni (ride, nda)!
So che per molte persone la mia voce è un tratto distintivo del sound della band, ma la voce di Rain è meravigliosa: ha delle sfumature che si avvicinano alla mia, quindi è in grado di interpretare perfettamente i pezzi vecchi, ma ha anche un controllo maggiore delle sue corde vocali. La cosa curiosa è che non è un cantante impostato con degli studi alle spalle, ma è completamente autodidatta. Io stesso ho dovuto prendere lezioni per poter sfruttare al meglio la mio voce, ma a lui questa cosa riesce in maniera del tutto naturale. Oltretutto è un cantante estremamente versatile, interpreta benissimo qualunque tipo di stile: da Klaus Meine degli Scorpions fino a Devon Graves degli Psychotic Waltz o ancora Don Dokken!
Comunque molti mi chiedono il motivo per cui non ho cercato un altro chitarrista per dedicarmi al ruolo di singer, invece del contrario, ma la verità è quella che ti ho detto: il mio strumento è la chitarra e Rain è un grande cantante. La sua performance su Fear Of Infinity, ma anche su Vast Ocean Lachrymose è grandiosa e la cosa bella è che nelle parti più lente e riflessive lui sa esprimersi attraverso tonalità medio/alte più epiche, mentre nei riff più tirati l’ho spinto ad un cantato più aggressivo rispetto a tutto quello che aveva mai fatto in precedenza.

Ho letto in una vostra vecchia intervista che Fear Of Infinity è una sorta di collezione di outtakes presi direttamente dalle sessioni del vecchio disco. Si tratta della verità?

In realtà non parlerei di outtakes. Quando ci siamo ritrovati in sala prove per scrivere Vast Ocean Lachrymose abbiamo cominciato a tirar giù anche pezzi come Hour Of Reprisal, To Grieve Forever o Unplentitude che poi invece non sono finiti su quel disco. L’unica eccezione è Finality che invece è stata scritta dopo la registrazione di quell’album, ma per il resto sono tutte canzoni che erano state create per quell’occasione.
È poi successo che i brani hanno preso una piega così epica che non si sarebbero inseriti nel naturale flusso di Vast Ocean Lachrymose e quindi sono stati messi da parte. Semplicemente non avrebbero avuto la giusta visibilità all’interno di un discorso così diverso rispetto a quanto espresso da loro stesse. Non si tratta di materiale che consideriamo peggiore o inferiore a livello di qualità, ma solo fuori contesto rispetto al resto dell’album.
Quindi si, in effetti le canzoni di Fear Of Infinity, ad eccezione di Finality, esistevano già da diverso tempo, circa da metà degli anni ’90, ed alcune di queste come To Grieve Forever ed Unplentitude le registrammo addirittura parecchi anni fa per includerle nel nostro primo disco, Sorrow Of The Angels. Infatti proprio Unplentitude è già stata rilasciata in due versioni: una per la compilation del 2002 dal titolo Chapter One: 1989-1999 e l’altra, rimasterizzata, sempre in occasione di una raccolta pubblicata quest’anno dal titolo The Arcane Unearthed. Molte persone, però, non hanno mai sentito queste canzoni perché si trovano solo in edizioni speciali e cose così, ma bisogna anche sottolineare che abbiamo sottoposto questi pezzi ad un restyling pressoché totale e quindi presentano arrangiamenti molto diversi rispetto agli originali.
Se qualcuno comunque si chiede perché il feeling di Fear Of Infinity assomigli molto a quello di Sorrow Of The Angels, ecco spiegato il mistero (ride, nda)!

Il nuovo album presenta un suono più ricco di arrangiamenti orchestrali e di tastiere rispetto al passato con un gran lavoro armonico ed atmosfere estremamente epiche. Come scrivete le vostre canzoni, solitamente?

Non c’è un modo o una ragione particolare per cui scriviamo i pezzi, succede e basta. Bisogna però considerare da dove viene l’ispirazione per le canzoni, cosa che in questo caso specifico arriva da episodi particolari accaduti nella mia vita, piuttosto che da interazioni avute con altre persone. Inoltre tieni presente che il mio lavoro è quello dell’insegnante di chitarra, quindi ho la chitarra in mano tutto il giorno. Talvolta capita che io cominci a suonare senza la minima intenzione di scrivere qualcosa di nuovo, ma inevitabilmente finisco per creare un suono o una sensazione che poi, sviluppati, portano all’ossatura di un nuovo brano. In effetti mi è piuttosto chiaro quando un certo riff o una serie di accordi si possano adattare al sound degli While Heaven Wept, ma in realtà non c’è una formula precisa con la quale scrivo le mie canzoni, dipende tutto dal momento e dal contesto. L’unica cosa che non deve avvenire è la forzatura: se un’idea non rispecchia quello che è il trademark della band, allora si scarta senza rancore.
Per darti un’idea generale, le situazioni in cui si vengono a creare pezzi nuovi sono le più diverse: capita che ci sia prima la musica o il testo, oppure che questi due aspetti si sviluppino in parallelo. Non c’è una linea guida e nemmeno uno strumento principale sul quale compongo, tant’è che spesso gli spunti sono venuti da linee scritte sulla tastiera, ma soprattutto capita che magari un riff o una melodia rimanga incompleta per anni, fino a quando l’ispirazione non interviene per collocarla a dovere in un brano.
Se scrivessi a comando non uscirebbe nulla di sincero da me, per cui semplicemente mi prendo il tempo che ci vuole per sviluppare a dovere le idee che saltano fuori dalla mia mente, che si tratti di mesi o, come spesso accade, di anni. Con questo non voglio dire che il mio sia il modo corretto di lavorare o l’unico possibile, ci sono tantissimi che adottano metodi differenti ed è giusto che sia così, ma personalmente mi trovo bene in questa maniera e per quel che riguarda la mia band trovo che sia quella più onesta e leale possibile.

Il sound che caratterizza gli While Heaven Wept è qualcosa di unico e trovare una definizione calzante non è per niente facile. Come descriveresti la vostra musica?

Effettivamente è molto complicato descrivere la nostra proposta perché lungo tutto il corso della nostra discografia, così come all’interno di ogni singolo album, ci sono diverse sensazioni che possono trasparire. Sarei propenso a dire che si tratta di universal metal, coppia di parole che copre molti stili differenti, ma posso anche descrivere il tutto sotto la semplice definizione di metal fatto col cuore.
Durante la nostra carriera siamo stati descritti in mille modi: epic/doom metal, progressive metal, power metal, gothic metal, symphonic metal e tantissimi altri nomi. La verità è che nessuno di questi, se preso singolarmente, si adatta perfettamente allo spirito della band, ma si tratta di un insieme di tutti questi elementi a cui ne vanno aggiunti tantissimi altri. Sarebbe quindi molto lungo descrivere esattamente la musica degli While Heaven Wept, ma quello che si può dire di noi è che facciamo canzoni comunque pesanti, malinconiche, melodiche, emozionali ed emozionanti. Diversamente non saprei cosa dire in proposito senza usare meno di 100 parole a qualcuno che non ci ha mai sentito nominare: suoniamo come i Metallica? Si. Suoniamo come i Bon Jovi? Si. Suoniamo come gli Obituary? Un’altra volta si (ride, nda)! Magari però questi paragoni valgono solo per un momento specifico di una singola canzone, per cui credo che il modo migliore di definirci sia semplicemente universal metal.

Cosa mi dici a proposito del tour europeo che intraprenderete con i Primordial e gli Alcest? Conosci queste band? Le ascolti regolarmente?

Certamente! Sono due tra le band che mi piacciono di più perché hanno veramente qualcosa da dire: entrambe incorporano sia elementi nuovi che suggestioni provenienti dalla vecchia scuola. Probabilmente ad alcune persone questo pacchetto potrebbe sembrare strano, visti i diversi generi cui apparteniamo, ma ancora una volta non si tratta di gruppi chiaramente identificabili in un unico genere. I Primordial, per esempio, sono influenzati dal black metal, ma non si può certo dire che suonino esattamente quel tipo di musica, visto che ci sono influenze folk ed epiche. Lo stesso discorso vale per gli Alcest, i quali possono essere racchiusi nella categoria del post-black, ma comunque si tratta di una definizione stretta.
Unire le nostre band in un unico tour dimostra un’ottima intelligenza di fondo, in quanto c’è il filo conduttore dell’emozione che tutti noi riusciamo a suscitare in chi ci ascolta. Purtroppo, per quel che ci riguarda, non suoniamo così spesso dal vivo e ci troviamo costretti a compiere delle scelte sia a livello di date che di scaletta, avendo comunque 21 anni di storia da portare on stage.

Sai dirmi il motivo per cui l’Italia non è stata inclusa in questo tour? Ci sarà qualche possibilità di vedervi da queste parti nel corso dei prossimi mesi?

La realtà dei fatti è che molti dei membri dei vari gruppi coinvolti, soprattutto nostri e dei Primordial hanno figli piccoli o lavori dai quali non possono assentarsi a lungo, quindi non ci è possibile fare dei tour così estesi come vorremmo. Quando la nostra agenzia di booking ha messo in piedi questo pacchetto di date ha dovuto necessariamente tener conto di questi aspetti, ma credimi quando dico che mi piacerebbe moltissimo portare il tour ovunque perché penso sia una grande selezione di band.
Il discorso di suonare in Italia è, in particolare per noi, una di quelle cose da fare il prima possibile, ancor di più se pensi che nella nostra carriera abbiamo lavorato con due etichette italiane (la Eibon Records prima e Cruz Del Sur fino al disco precedente, nda). Si tratta di qualcosa che ci piacerebbe moltissimo fare e spero si possa avverare entro il prossimo anno, ecco.

L’intervista è finita, Tom, ti ringrazio moltissimo per il tempo che ci hai concesso e lascio a te la conclusione!

Ed io ringrazio te per avermi dato l’opportunità di parlare del nuovo disco e spero di poter passare prossimamente per l’Italia con un bel tour. A presto!