Live Report: Eldritch + Anticlockwise a Travagliato (BS)

Di Stefano Burini - 21 Novembre 2012 - 0:10
Live Report: Eldritch + Anticlockwise a Travagliato (BS)

 

ELDRITCH + ANTICLOCKWISE 

17/11/2012 @ CIRCOLO COLONY, TRAVAGLIATO (BS)

 

 

Serata all’insegna del metallo italiano, quest’oggi, in quel di Brescia e precisamente al Circolo Colony di Travagliato. In pista troviamo degli, ormai, veterani della scena prog/power tricolore, gli Eldritch, band livornese tra le punte di diamante del genere, assieme a gruppi come Labyrinth e Vision Divine e, a sostegno, gli Anticlockwise, giovane realtà bergamasca dedita ad un ibrido di thrash e progressive metal.

 

 

Il concerto inizia alle 22 e 40 e purtroppo il locale è ben lungi dall’essere pieno; non è tuttavia fattore che spaventi in alcun modo gli apripista di questa sera, come dimostra la veemenza con cui gli Anticlockwise, dopo una breve intro, rompono il ghiaccio martellando senza pietà con l’opener “Photograph”. La voce pare inizialmente un po’ “indietro” ma già dopo pochi istanti la situazione migliore e la resa sonora finale è di buon livello, il growl rende bene e il cantante, Claudio Brembati, pare trovarsi decisamente a proprio agio anche su tonalità care a Warrel Dane.

In “Pure Steps” permangono certe assonanze con i Nevermore e forse il termine di paragone più azzeccato può essere quel piccolo grande capolavoro che rispondeva al nome di “Inside Four Walls”, risalente ai tempi di “Dead Heart In A Dead World”, per quanto la personalità degli ACW venga facilmente a galla grazie a un interessante melodia e alle ottime digressioni strumentali affidate a chitarra e basso. La terza canzone, annunciata come la title track del concept album attualmente in lavorazione ed ispirato al romanzo “The Road” di Cormac McCarthy, ha qualcosa del vecchio Devin Townsend, anche e soprattutto grazie all’istrionica prestazione di Claudio, e l’intermezzo strumentale scandito dalla potente batteria di Daniele Gotti mantiene alta la tensione prima della reprise. Con “Leaves They Fall No More” è il momento del “lento” della serata ma le virgolette sono più che mai d’obbligo, vista l’intensità e il voltaggio della canzone, e a guadagnarsi menzione sono di nuovo Pietro Baggi e Michele Locatelli, rispettivamente alla chitarra e al basso.

“This Sacrament” paga il giusto tributo alla band di Dane e Loomis con un esecuzione impeccabile del classico estratto da “The Politics Of Ecstasy”, mentre procedendo verso il finale dell’esibizione incocciamo la durissima “Hunger For More, thrash metal a tinte progressive oscuro e tiratissimo, e la conslusiva “Soul Aching”, inaugurata da un thrash attack che non stonerebbe in un pezzo dei Machine Head. Claudio osa moltissimo sulle vocals, alternando screaming acidissimi a vocalizzi per una volta non del tutto efficaci, ma l’intermezzo strumentale dagli accenti jazzati offre nuovi motivi di interesse. C’è tempo per un encore e i bergamaschi decidono di proporre la datata “Dystopia”, un’altra scheggia di metal nevermoriano cupo e claustrofobico illuminata dalla miglior prestazione vocale di un Brembati in gran forma. Ottima prestazione per gli Anticlockwise e una speciale dedica ad alcuni fan giunti addirittura dall’Umbria per vedere questo show.

 

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Setlist

01. Intro
02. Photograph
03. Pure Steps
04. The Road
05. Leaves They Fall No More
06. This Sacrament (Nevermore cover)
07. Hunger For More
08. Soul Aching

Encore

09 Dystopia

 

 

 

Gli Eldritch entrano in scena alle 23 e 30 circa e il loro power/progressive metal colpisce nel segno fin dal principio, seppur la resa sonora non sia inizialmente delle migliori, grazie ad una batteria molto presente, alle frequenti armonizzazioni di chitarra e ai vocalizzi melodici di Terence Holler. “Still Screaming” e “Ghoulish Guft” mettono in scena un susseguirsi di assoli supersonici, duelli chitarra/tastiera e linee melodiche nel più puro solco del power/prog metal mentre “The Blackened Day” e più potente e cadenzata ma illuiminata da un ritornello molto efficace. Tuffo nel passato con “Heretic Beholder” canzone dalla forte vena thrashy, tratta dall’album forse più conosciuto e apprezzato dei livornesi, quell’”El Niño” che li aveva definitivamente lanciati sulla scena ben 14 anni or sono. “Everything’s Burning” è il primo singolo estratto dal nuovo album “Gaia’s Legacy” ed è caratterizzata da un tappeto ritmico martellante, con la batteria in primissimo piano e impegnata in stacchi di matrice progressiva sui cui si innestano le vocals per una volta nervose più che armoniose di Holler, prima di sfociare in un altro ritornello melodico. Notevoli, come al solito, gli inserimenti della chitarra solista di Eugene Simone.

“The World Apart”, tratta da “Portrait Of The Abyss Within’” si apre con un bel riff di matrice heavy e si fregia della miglior prestazione vocale della serata da parte del cantante italo-americano, mentre la successiva “Lonesome Existence” dopo un intro affidata ad arpeggi di chitarra melanconici, propone un prosieguo giocato su tonalità più spinte. “Our Land” si muove su territori cari ai Labyrinth e a condurre il gioco sono di nuovo le chitarre e la tastiera di Gabriele Caselli. Ancora un estratto dall’ultimo disco e con “Mother Earth” è il turno di una semiballata cui spetta il compito di spezzare un po’ il ritmo finora molto sostenuto, anche in virtù di una delle migliori melodie sentite finora. “Save Me” pesta con convinzione e il refrain cantabile fa salire definitivamente d’intensità lo show degli Eldritch. Avviandosi verso la conclusione c’è tempo per l’heavy/power thrasheggiante di “Like A Child” e per “No Direction Home”, una delle canzoni più note della band livornese, penalizzata, tuttavia, da un esecuzione un po’ farraginosa. “Reverse” torna a macinare del buon thrash ad alta intensità, con ottimi riff e ritmiche coinvolgenti e la chiusura è affidata a “Bless Me Now”, un buon pezzo di commiato per una band ormai storica del panorama metal italiano, impegnata in una serata positiva ma purtroppo non condita da un pubblico da grandi occasioni.

 

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Setlist

01. Deviation
02. Still Screaming
03. Ghoulish Guft
04. The Blackened Day
05. Heretic Beholder
06. Everything’s Burning
07. The World Apart
08. Lonesome Existence
09. Our Land
10. Mother Earth
11. Save Me
12. Like A Child
13. No Direction Home
14. Reverse
15. Bless Me Now

 

Report a cura di Stefano Burini, foto per gentile concessione di Daniele Valloscuro.