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HammerFall (Oscar Dronjak)

Di - 23 Maggio 2011 - 10:00
HammerFall (Oscar Dronjak)

Con l’uscita del nuovissimo Infected gli HammerFall si ripresentano sul mercato forti di un approccio più compatto e solido rispetto al passato. L’ottavo album in studio porta una ventata d’aria fresca nel songwriting degli svedesi, i quali siglano il loro ritorno grazie ad un disco solido e compatto, seppur caratterizzato da qualche leggero calo d’ispirazione. Oscar Dronjak, chitarrista e fondatore del gruppo, è stato interpellato da noi di TrueMetal per far luce sulle ultimissime novità in casa HammerFall.

Ciao Oscar, come stai?

Ciao Andrea. Non c’è male, grazie!

Inizierei subito con la prima domanda: come mai hai deciso di cambiare il colore dei tuoi capelli e farli diventare biondi?

Diciamo che la domanda corretta dovrebbe essere perché decisi a suo tempo di tingerli di nero, visto che quello attuale è il mio colore naturale (ridacchia, nda).

Ok, allora parliamo di cose serie…

Non preoccuparti, sarai la quinta persona che me lo chiede solo di oggi, quindi non è un problema (ride, nda)!

Infected è il titolo del vostro nuovo disco. Cosa puoi dirmi a proposito della fase di songwriting? Ci sono stati dei cambiamenti nel modo in cui solitamente scrivete i brani?

No, in linea di massima si è trattato del solito procedimento: Joacim ed io abbiamo scritto la maggior parte dei pezzi e Pontus (Norgren, chitarrista, nda) e Fredrik (Larsson, bassista, nda) hanno contribuito ad una canzone ciascuno. In più c’è anche una cover (si riferisce alla versione live di Hallowed Be Thy Name rilasciata nella versione limitata del singolo One More Time, nda) per un totale di 11 brani, per cui niente di nuovo, almeno da questo punto di vista.

Per la prima volta dai tempi di Crimson Thunder non avete registrato l’album in compagnia di Charlie Bauerfeind (produttore noto per i suoi lavori con Blind Guardian, Angra, Gamma Ray e gli stessi HammerFall). Come mai avete deciso di cambiare produttore?

Abbiamo deciso di registrare il disco da soli, utilizzando la vastissima conoscenza del mixer di Pontus. Negli anni lui ha lavorato a molte produzioni, quindi abbiamo deciso di provare questa via. D’altronde oggi non è così difficile registrare un album come lo era anche solo 10 o 15 anni fa, non serve più essere in possesso di attrezzature dispendiose, ma è sufficiente un buon computer e la giusta dose di esperienza per poterlo fare. Infatti Infected è stato registrato per la maggior parte (chitarre, basso e voce) a Goteborg nel nostro studio, che è anche la nostra sala prove, mentre la batteria è stata incisa in un altro luogo e poi siamo andati a rifinire il tutto a Nashville con James Michael (in passato al lavoro con Motley Crue, Meat Loaf e Scorpions, nda). La più grande differenza tra Charlie e quest’ultimo è che il primo è un tipo di produttore che segue i lavori dall’inizio alla fine, mentre a James abbiamo fornito del materiale già finito e lui ha più che altro messo mano alle registrazioni delle linee vocali, oltre che al mixaggio finale.

Ascoltando il nuovo album ho notato delle differenze rispetto ai suoi predecessori: si tratta di un lavoro più orientato all’heavy metal propriamente detto, piuttosto che al power roccioso a cui ci avete abituato in passato. Si è trattato di una scelta voluta o di una progressione naturale?

No, nulla è stato voluto, questa è semplicemente la musica che ho dentro di me. In realtà ho sempre considerato gli HammerFall come una heavy metal band ed anche quando abbiamo iniziato la nostra carriera negli anni ’90 il nostro genere non era affatto apprezzato. Oltretutto il power metal come lo si conosce ora non esisteva ancora a quell’epoca, è per questo che dico che noi suoniamo heavy metal. Poi è vero, nell’ultimo disco ci siamo focalizzati verso canzoni ancora più pesanti, più potenti e questa è una cosa che si deve al processo di registrazione, durante il quale abbiamo sprigionato una grandissima energia per raggiungere questo obiettivo.

Anche Joacim ha svolto un buon lavoro, cantando in modo decisamente più aggressivo rispetto al passato…

Si, penso proprio tu abbia ragione. Ha lavorato veramente sodo insieme a James per ottenere un risultato il più possibile in linea coi pezzi e credo che abbia raggiunto un livello di performance mai toccato prima d’ora. È stato molto importante per lui riuscire a concepire e cantare linee così aggressive e variegate al contempo, ma anche più difficili ed intense.

Per la prima volta non compare su una vostra copertina il famigerato cavaliere che da sempre rappresenta i vostri dischi. Perché?

Non l’abbiamo messo perché non crediamo rappresenti il feeling del disco. Se avessimo proseguito nel porre in copertina la nostra mascotte non avremmo dato il giusto impatto a quelle che sono le tematiche affrontate nell’album, ma il motivo è anche stato quello di segnalare in maniera palese il cambiamento di direzione intrapreso con Infected, partendo anche dall’artwork. Era tempo di interrompere anche questa abitudine, giusto per mantenere un aspetto fresco e non stantio della nostra proposta. Con questo non voglio assolutamente dire che non apprezzo quello che abbiamo fatto prima, ma si tratta di non ripetere all’infinito le stesse cose, tutto qua.

Per quanto riguarda invece il tour che seguirà alla pubblicazione dell’album che cosa puoi anticipare? Ci sono già dei piani in proposito?

Assolutamente si! Il tour vero e proprio inizierà verso la fine dell’anno in quanto l’album sarà pubblicato a maggio e per l’estate parteciperemo a dei festival, quindi non ci sarà tempo per fare un tour prima di quel tempo. Credo partiremo dagli Stati Uniti all’incirca a settembre per poi tornare in Europa per il grosso delle date nel periodo di novembre o giù di lì.

 

     
 
 

 

Ora parliamo un po’ del passato: sei tuttora soddisfatto di quanto inciso nei vecchi dischi degli HammerFall?

In nessun album cambierei qualcosa perché ognuno riflette esattamente com’eravamo in quel periodo. Sono molto fiero di quanto fatto in passato e di quanto tutto quello su cui abbiamo lavorato abbia portato notevoli risultati, riuscendo anche a riportare in alto l’heavy metal. Quando abbiamo iniziato la nostra carriera il genere musicale che suonavamo e suoniamo tuttora era considerato quasi alla stregua di uno scherzo. Molte persone non riuscivano a prendere sul serio il fatto che ci fosse ancora qualcuno che suonava heavy metal, ma non ci siamo dati mai per vinti ed alla fine siamo riusciti, nel nostro piccolo, a far riguadagnare il rispetto della gente per il tipo di musica che ci è sempre piaciuto.

In effetti avete cominciato a farvi strada in un periodo dominato dal grunge…

Esatto! Il grunge è un genere che personalmente trovo odioso (ride, nda)!

Nel 2006 Hearst On Fire è diventata l’inno della nazionale svedese femminile di curling ai Giochi Olimpici Invernali di Torino. Cosa ricordi di quell’esperienza? Sei stato a Torino durante l’evento?

Mi sarebbe piaciuto molto esserci, ma purtroppo non ce l’ho fatta. Sarebbe stato stupendo presenziare ad un evento olimpico e poter assistere alle gare, però ricordo che tutti noi della band siamo stati in contatto costante con le ragazze della squadra durante quel periodo e loro ci raccontavano tutto quello che succedeva. Prima di ogni match ascoltavano Hearts On Fire per darsi la giusta carica ed è bello sapere di aver fatto, seppur marginalmente, parte di un’Olimpiade.

Invece due anni dopo Joacim è stato scelto per partecipare in veste di giudice e caposquadra alla trasmissione Korslaget (una sorta di X-Factor svedese). Pensi che la sua presenza a questo show abbia in qualche modo aiutato la band?

Speravo che questa sua partecipazione avrebbe reso più popolari gli HammerFall anche fra gente che non ascolta metal, facendo così incrementare più che altro il pubblico che ci segue dal vivo. In realtà questo aumento non l’abbiamo visto, ma d’altronde si è trattato di uno show trasmesso da una rete televisiva di livello mainstream in prima serata, quindi le persone che l’hanno seguita non sono tipi da venire ai concerti. Probabilmente ho sbagliato io a crearmi queste aspettative

Il prossimo anno il vostro primo album, Glory To The Brave, compirà 15 anni. Festeggerete in qualche modo questo anniversario?

Possibile, ma non credo che faremo uscire qualcosa di speciale apposta per l’occasione. Credo si tratterà più di qualche show in cui proporremo una scaletta particolare giusto per ricordare il nostro passato. Ad essere onesti, comunque, non ci avevo ancora pensato finché tu non me l’hai detto (ride, nda).

Ora l’ultima domanda, Oscar: so che sei un fan dei videogiochi. A quali titoli ti sei appassionato ultimamente?

Sono cresciuto con il vecchio Nintendo ad 8 bit, quindi con Super Mario, però i miei giochi preferiti restano gli FPS (First Person Shooter, cioè sparatutto in prima persona, nda) come Resistance 2 o Gears Of War. Considero questi videogiochi dei capolavori e li ho veramente consumati a forza di giocarci!