Vario

Empty Tremor (tutta la band)

Di Silvia Graziola - 10 Ottobre 2010 - 3:50
Empty Tremor (tutta la band)

“Non c’è stata serata dove non ridevamo, a volte fino alle lacrime: hai male alla pancia e sei ancora lì che ridi per quattro cazzate. È stato sempre divertente. Secondo me si sente che siamo in sintonia per suonare in questa maniera”Marco Scott Gilardi


Le parole sopra sono state pronunciate a fine dell’intervista che leggerete sotto. Le ho scelte come introduzione perché esprimono un aspetto assolutamente non trascurabile per gli Empty Tremor: l’amicizia e l’alchimia profonda che li lega.
In occasione della pubblicazione di Iridium, quarto studio album per la band romagnola, abbiamo fatto una chiacchierata con la band al completo via skype (Marco Guerrini, Christian Tombetti, Giò De Luigi e Dennis Randi in Romagna; Marco Scott Gilardi in diretta da Londra e Dario Ciccioni incontrato per pura coincidenza dal vivo a Napoli poche ore prima dell’intervista agli altri componenti).

Buona lettura!

Antonio “kunstwollen” Guida


Ciao ragazzi! È un onore poter esordire con voi in qualità di intervistatore per truemetal.it e vi do un caloroso bevenuto!
Prima di cominciare volevo dirvi che ho incontrato Dario Ciccioni a Napoli poche ore fa in occasione dei clinic che sta tenendo in Italia con John Macaluso. Avendogli detto che da lì a poco vi avrei intervistato, mi ha incaricato salutare da parte sua sia voi, sia tutta la community di truemetal!


Marco Scott G.: Ciao Dario! (con grande entusiasmo, nda)


Bene, direi di cominciare con l’intervista. In casa Empty Tremor attualmente ci sono non poche novità. Ma, prima di parlare del presente, vi andrebbe di partire dagli inizi? Come è nato il progetto? Cosa si intende per Empty Tremor concettualmente?
 

Marco Guerrini: il progetto Empty Tremor nasce fondamentalmente perché, dopo aver passato anni e anni a far tutte le cose che fanno tutti gli undicenni e i dodicenni di paesino, ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto: “e se facessimo qualcosa di carino, tipo suonare?”. Christian al tempo era l’unico che aveva messo le mani sulla chitarra. E così ho iniziato ad ascoltare ACDC, Guns’N’Roses e quant’altro. Abbiamo scelto ognuno quale strumento suonare e il 21 febbraio 1993 si è deciso cosa fare.
Abbiamo iniziato ad andare a lezioni e la cosa assurda è che non ci ha preso bene ma benissimo! Facevamo sette prove a settimana tutte le sere, sabato e domenica suonavamo anche di pomeriggio. Passavamo più tempo tra di noi che con le nostre famiglie o qualsiasi altra forma di essere vivente.

Dennis: Natale e primo gennaio incluso

Marco Guerrini: Quelli sono stati gli anni fantastici. Il rapporto era di amicizia folle, quindi veniva tutto in automatico. Ovviamente si è partiti dalle cose semplici (semplici per modo di dire) come Guns’N’Roses, Led Zeppelin. Dopo un paio di anni abbiamo pensato da soli di fare qualcosa di nostro e lì abbiamo conosciuto Daniele Liverani. Daniele essendo a quel tempo musicista già affermato (chitarrista, tastierista molto bravo) e membro di altre band locali ha detto: “proviamo”!
A noi la tastiera mancava; avevamo solo due chitarre, basso, batteria e voce. Dobbiamo dare assolutamente merito a Daniele perché ci ha guidato verso una modo più concreto di fare le cose. Da quando è entrato lui abbiamo subito detto:”Ok, facciamo l’album!”.

Quindi il fulcro eravate voi e Daniele vi ha guidati per la maggiore esperienza…

Dennis: E’ stato lui a venire da noi. Stavamo suonando alla sagra del prosciutto a Lugo e lui ci ha visti suonare Ytse Jam (la strumentale dei Dream Theater) e ha detto: “io voglio raggiungere questi ragazzi perché mi piace come suonano” e ci ha contattato. Lui suonava la chitarra ma ci ha detto che all’occasione si sarebbe prestato alla tastiera, visto che era stato il suo primo strumento e abbiamo cominciato a fare delle prove con lui. Vedendo che la cosa funzionava è diventato membro stabile degli Empty Tremor. La formazione di allora non era ancora quella definitiva perché alla voce c’era ancora il nostro primo cantante, nonché nostro vicino di casa. Come ti ha detto Marco non solo abbiamo cominciato così per gioco, ma abbiamo cominciato proprio noi perché siamo vicini di casa. Quindi sono due coincidenze che sono state fondamentali per riuscire a continuare a suonare anche quando arriverà la crisi. Ogni altra band si sarebbe sciolta; noi no!

Empty Tremor invece? Perchè lo avete scelto come nome della band?

Dennis: Vuoi saperlo? Le alternative erano Tetrametri Trocaici Catalettici e l’altra variante insieme a Empty Tremor era Jambi Coriambi. Abbiamo fatto dei bigliettini e sorteggiato. Alla scritta Empty Tremor all’unanimità abbiamo deciso ma non ne siamo ancora convinti (risate, nda).

Negli anni la line-up è stata stabile. Da The Alien Inside in poi gli equilibri sono stati alterati: Daniele Liverani abbandona la band e viene sostituito da Marco Scott Gilardi. Esce anche Stefano Ruzzi ed entra in formazione Dario Ciccioni; Anche Gio’ De Luigi lascia il posto a Oliver Hartmann. Cosa è successo esattamente all’interno del gruppo?

Giò: Ho registrato i primi due dischi con gli Empty Tremor (Apocolokyntosys, Eros And Thanatos). Poi nel 2000 ho deciso di trasferirmi a Milano per una serie di coincidenze ma soprattutto perché ero curioso di capire come funzionasse in Italia il mondo della discografia e volevo percorrere una strada che fosse mia. Ci tengo a dire che con i ragazzi mai ci sono stati problemi di nessun tipo. E’ stata una scelta personale riguardo appunto la mia carriera. Ho abitato a Milano per due anni e mezzo. Poi sono tornato a Ravenna (che è la mia città) e quando i ragazzi mi hanno ricontattato per organizzare una cena tra amici (siamo sempre rimasti in ottimi rapporti negli anni) mi hanno detto: “sai Giò, abbiamo il nostro quarto disco a buon punto, ci piacerebbe fartelo ascoltare”. Il primo pezzo che mi hanno fatto ascoltare è quello che poi è diventato Friends in Progression . E io ho detto immediatamente di sì; il materiale mi sembrava molto interessante e rieccoci qua!
Per quanto riguarda Daniele, lui è stato sempre un artista pieno di idee e molto prolifico anche per quanto riguardava la sua carriera solista. Dopo il terzo disco (quello dove non ho cantato io) The Alien Inside, gli Empty Tremor si sono trovati in una situazione di stallo (compositivo più che altro). E quindi per Daniele (io non c’ero ma credo di aver già sentito questa cosa), il gruppo era diventato una sorta di peso. Tanto che ha deciso di concentrarsi in quel periodo solo ai suoi progetti solisti. Questa paradossalmente è stata la nuova linfa e che ci ha dato il via alla scrittura di materiale nuovo. Anche e soprattutto con l’ingresso di Scott nel gruppo ha dato la voglia di buttare giù il nuovo materiale anche senza una figura molto importante come Daniele. E’ bene sottolineare che Daniele ha qualche anno più di noi e magari oggi questo si avverte meno. Ma all’epoca era abissale. Noi avevamo diciassette anni e uno come Marco ne aveva tredici, mentre Daniele aveva venticinque-ventisei anni. All’epoca, io stesso che ne avevo diciotto, ricordo che lo vedevo come un uomo maturo e lui era già sulla scena da tanti anni. Quindi per gli Empty Tremor è stata soprattutto una sfida ritrovarsi senza Daniele in una fase così produttiva quale è stata la stesura di Iridium.

Christian: Ti apro una piccola parentesi al volo: un giorno tornando dagli allenamenti di pallacanestro (e ancora non avevo mai imbracciato una chitarra), vidi per caso in un concerto Daniele Liverani che suonava con la chitarra dietro la schiena. Questo capitava ancora a Ravenna, quindi era il 1990-1991. Ancora dovevamo iniziare a suonare la chitarra e già lui suonava Malmsteen con la chitarra dietro la schiena.

 


L’ultima domanda sul vostro passato ed è questa: qualcuno ha identificato gli Empty Tremor  unicamente con Liverani in quanto membro fondatore. Ma nel concreto qual è stato l’apporto all’arricchimento del sound da parte di tutti gli altri voi?

Dennis: Però non abbiamo parlato di Stefano, non mi sembra giusto trascurare. Secondo me è un batterista bravissimo ma  ad un certo punto della sua carriera musicale ha dovuto abbandonare la band per i suoi problemi personali. Non era più presente.

Marco Guerrini: Dal 2002 al 2006 (quindi in mezzo c’era il supporto ai Dream Theater comunque) Stefano non si è mai presentato in sala prove e Liverani era abbastanza assente. Considera che noi siamo andati comunque a fare le nostre prove e cercare di creare The Alien Inside e poi avevamo messo giù qualche brano di Iridium. Poi è stato ripreso completamente nel 2007, quando è entrato Scott ufficialmente. Sono stati cinque anni difficili. Molti ci hanno detto: “avete fatto spalla ai Dream Theater ed è stato il momento in cui avete reso di meno”.

Dennis: Perchè il gruppo non c’era più da oltre un anno ormai.

Scott tu di cosa ti occupavi in quel periodo?

Marco Scott G.: Io ho suonato in diverse band e comunque mi ricordo che ai tempi di Apokolokyntosys conobbi prima Dennis in quanto compagno di classe di un mio amico. Mi ricordo ancora della giornate in sala prove degli Empty Tremor facendo fondamentalmente jam-session, suonando qualcosa dei Dream Theater (naturalmente) e improvvisando. Infatti sono nei ringraziamenti anche di Apokolokyntosys e mi ricordo che Liveranni disse qualcosa tipo: “questo ragazzo tenetelo d’occhio nel caso un domani vada via io”. A me, al tempo, da fan loro fece molto inorgoglire. Sono passato praticamente da fan e amico della band (ancora prima che il cantante ufficiale fosse Giò) a parte del gruppo.

Arriviamo al presente. In questi giorni è nei negozi disponibile il vostro quarto lavoro in studio: Iridium. Con esso torna nella band la voce storica (Gio De Luigi) e due new entry: Marco Scott Gilardi (tastierista e ingegnere del suono) e Dario Ciccioni (batteria).  Come ha preso forma il  sodalizio con Giò, Marco (Scott) e Dario?

Dennis: Eravamo alla fine del 2006 e ci siamo trovati io, Marco e Christian a voler fare qualcosa. Però senza batteria, voce e tastiera non è che si fa il prog. Quindi Marco (Guerrini) ha dovuto imparare a suonare la batteria. Se n’è comprata una e ha cominciato a suonare; quindi il problema della batteria è stato ovviato (in parte) in questo modo. Mancava però la tastiera. Io e Scott abbiamo preso parte a un progetto pop e allora io l’ho proposto ai ragazzi dicendo: “guardate che c’è Scott ed è un grande tastierista/arrangiatore e non è che potrebbe anche cantare a farci da voce-guida nei nuovi Empty Tremor? Fatto sta che Scott è arrivato e ci ha stupito. Il primo mese l’abbiamo passato a riuscire a parlare lo stesso linguaggio musicale. Poi è entrato sulla nostra lunghezza d’onda e da quel momento lì siamo andati all’unisono. Abbiamo fatto quadrato proprio noi quattro. Ci vedevamo in sala prove ed era una festa. Mangiavamo pasticcini e gelato; suonavamo e mangiavamo.

Marco Guerrini: Considera che nel 2006-2007 non abbiamo composto. Abbiamo suonato come cover band e facevamo Queen, Elio e le Storie Tese, Toto, Van Halen. Lì è stata solo una crescita di feeling tra di noi. Ci siamo realmente ammazzati di risate e divertiti un casino.
Alla fine del 2007 ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: “visto che ci troviamo bene insieme a suonare, perché non proviamo a comporre qualcosina”? Scott era carichissimo e ti posso assicurare che è stato l’uomo-miracolo a livello compositivo perché ci ha dato una linfa incredibile. Da lì è stato facilissimo iniziare a comporre. Tant’è che nel giro di un anno l’album allo stato embrionale era lì, tranne il brano “Iridium“. Quindi ci siamo trovati noi quattro nel 2008 a terminare la composizione e la pre-produzione. La batteria suonata da me era quella che era però andava bene.
Il ruolo di Dario è stato di ascoltare la pre-produzione e di fare le magie che senti nell’album. E’ stato un turnista in questo senso. Ha avuto una pre-produzione in mano, l’ha studiata e ha registrato l’album. Quindi a livello compositivo non ha preso parte.
Mentre Giovanni è stato per noi una cosa strepitosa. Noi avendo finito di comporre l’album che in  pre-produzione era cantato da Scott (e ti posso assicurare che era cantato molto bene), ci siamo detti: “quanto ci starebbe bene Giò qui dentro”? Quindi con una piccola “gabola” abbiamo invitato Giò ad una cena per ritrovarci. Gli abbiamo fatto sentire l’album e fortunatamente se n’è innamorato.

Christian: Gli abbiamo cucinato il piatto preferito. La salsiccia in Romagna è molto deliziosa, quindi è impossibile dire di no! (risate, nda)

Marco Guerrini: E alla fine abbiamo realizzato che tutti volevamo suonare in quell’album con quella formazione.

Qual è il tema che sta a monte e conferisce il titolo a Iridium?

Marco Scott G.: Dennis, è tua!

Marco Guerrini: Anche Apokolokyntosys ed Eros and Thanatos vengono da questa testina qua (riferendosi a Dennis, nda)

Dennis: Allora, Iridium al contrario di quello che puoi pensare vedendo la copertina, non è riferito all’iride. Iridium è un elemento chimico, l’iridio. È al settantasettesimo posto della tavola periodica ed è presente in grandi quantità ogni volta che c’è un impatto di meteoriti. Quindi si pensa che i dinosauri si siano estinti proprio a causa, non solo dell’impatto del meteorite, ma anche alla quantità di iridio che si è depositato sulla Terra al momento dello schianto (cioè sessantacinque milioni di anni fa). Questo vuol dire che l’iridio negli strati geologici della crosta terrestre segna uno dei più grandi cambiamenti della storia dell’umanità. Si passa quindi da un’epoca ad un’altra. Non è detto che sia la migliore ma solo il tempo può dire se la nostra epoca durerà oppure ci estingueremo. Tutto il futuro, come è scritto nel testo di Iridium, è nelle nostre mani. È un po’ il tema dell’album che si basa sull’amicizia, sulle difficoltà del lavoro, sull’amore e sul fatto che siamo noi protagonisti del nostro presente e futuro. Il fatto che Iridium chiude anche concettualmente l’album e lascia intravedere un futuro quinto album, infatti dice che “sorgerà l’era di Gemini”. Gemini sarà il titolo del quinto album. E se Dio ce la manda buona portiamo a casa anche quello. Una grossissima parte dei testi sono stati finalizzati da Marco Scott Gilardi al quale vorrei passare la palla.

Marco Scott G.: Il tema dall’inizio alla fine di Iridium (proprio tutto l’album) è la capacità di fare con le proprie mani, la voglia di sopravvivere. Come i piccoli mammiferi hanno avuto maniera di sopravvivere e avere poi il dominio sul pianeta Terra, l’uomo in particolare. Un po’ così è stato. Cioè io sono arrivato con Marco, Christian e Dennis e ho trovato proprio la voglia di fare. Il fatto che finisci le prove alle due ma devi svegliarti presto per il lavoro, però un secondo prima di andar via magari uno ha un’idea e dice: “aspetta te la faccio ascoltare”. Stiamo noi lì tutti in sintonia a sentirla. E’ proprio la voglia di fare. La voglia di sopravvivere come band c’è e tanta.

Prima i testi o la musica per il nuovo album? E in generale, seguite un processo compositivo definito?

Marco Scott G.: Diciamo che il genere prog richiede molta attenzione nella musica. Infatti anche durante la parte cantata c’è sotto un arrangiamento molto originale secondo me e che ha senso anche se ascolti solo la base. Quindi è nata prima la musica. Ha subìto vari processi di selezione. Dopo questa scrematura abbiamo cominciato a mettere giù delle melodie con i na-na-na . Registrati al volo, col microfono in mano, giusto per imprimere le note della melodia e poi in base a quello che era il mood della canzone (quello che ci ispirava) si è cominciato a pensare ad un argomento semplicemente. E’ stato scritto il testo canzone per canzone e di nuovo messo mano alla musica perché una volta che hai il testo, le idee sono più chiare. Quindi lo strumento comincia ad assumere un suo ruolo. Se vogliamo è nel musical, nel teatro. Quando senti le chitarre frazionate nella strofa di Breaking The Mirror dà l’idea di pezzi di vetro. C’è un forte legame fra testo e musica. Addirittura i cori assumono le entità di personaggi. Spesso quando hai un dialogo interiore e ogni coro ha la sua dimensione e il suo senso col testo. Quindi dopo i testi è stato di nuovo rimesso mano alla musica e anche questo è stato fatto secondo me con molta cognizione. Da parte di tutti c’è stato un grosso lavoro su tutto. Quando è arrivato Giò, anche una frase, l’ha presa e l’ha fatta sua facendola fiorire in una maniera eccelsa. Ricordo la pelle d’oca che ancora adesso ho quando ascolto certi punti e son lì e rimango senza fiato per il suo contributo alla cosa.

Marco Guerrini: Quando abbiamo scritto le linee vocali sottoforma di na-na-na , le abbiamo scritte in cuor nostro pensando a Giovanni. Quando ci ha detto di sì è stato strepitoso.

Giò: O mi facevano causa a quel punto o cantavo sul disco (risate, nda)

Avete già risposto alla domanda che stavo per farvi ed era: è stato un lavoro di squadra o più vicino a idee individuali? Quindi direi di proseguire.

Dennis: Giusto per integrare, vorrei dire che i pezzi sono scritti quasi esclusivamente nella sala prove. Non è che uno arriva, proponga la sua idea e poi imponga agli altri di procedere in un verso.

Christian: Noi partiamo sempre da una scintilla, un’idea embrionale, un riff, un riferimento o altro. Lavoriamo comunque insieme. Si parte da un’idea che può essere individuale o sono comunque dei bozzetti, riff chitarristici/tastieristici e poi si arriva insieme al risultato definitivo.

Dennis: Non essendoci un leader negli Empty Tremor, per arrivare ad un risultato definitivo devi sempre operare dei compromessi per non scontentare nessuno. Quando c’era Liverani lui magari aveva l’ultima parola. Poteva far pendere un’idea piuttosto che un’altra. Poi uscito Daniele per arrivare a qualcosa che facesse contenti tutti abbiamo dovuto lavorarci un po’ di più. E’ per quello che ci abbiamo messo così tanto. Non a finire l’album ma a finire gli arrangiamenti dell’album perché dovevamo essere soddisfatti tutti.

Chi ha curato l’aspetto grafico di Iridium? E che messaggio si è voluto dare con esso?

Christian: La parte grafica l’ho seguita interamente io (ad esclusione delle foto, fatte da Paolo Zauli). Come già ti aveva detto Dennis, per tutto il significato di Iridium (nuova era, iridio, dinosauri, catastrofe etc), paradossalmente ho voluto seguire una pista stilistica “errata”, intenzionalmente voluta appunto da un errore: l’errore si riferisce ad una interpretazione sbagliata di Iridium, che non ha niente a che vedere con l’Iiride dell’occhio; sicchè ci siamo detti: “bene ragazzi, facciamo una grafica, di impatto, che spicchi subito all’occhio”….e occhio fu! Poi se vogliamo estrapolare un significato più profondo allora possiamo aggiungere che l’occhio è comunque lo specchio dell’anima (ciò che abbiamo
scritto e musicato all’interno dell’album), l’occhio inteso come punto nostro di osservazione ma anche dal punto di vista di chi ci osserva, (…chi è che ci sta osservando? Siamo sempre noi? O qualcosa più grande di noi?!).
Il pianeta Terra invece vuol dare un significato che sta per arrivare qualcosa (il meteorite che estinse i dinosauri) ho voluto escludere graficamente i dinosauri e la catastrofe altrimenti sarebbe venuta fuori una  grafica mixata tra Jurassic Park e Independence Day. Il retro della track-list ha i tratti un po’ à la Matrix/Stargate. L’ho immaginata come una sorta di documento che la vecchia era ha lasciato nella vita precedente e che la nuova forma di vita della nuova era ha ritrovato e reinterpretato graficamente con le loro tecnologie disponibili. Mi immagino una forma aliena che ritrova questo documento (non chiedermi perché o come) e ne sono fortemente attratto. Ogni brano invece è contornato da tinte forti e nette, in particolar modo su brani di impatto (sia tematico che musicale) raffigurati con esplosioni, giochi di luce, metafisiche, astratte, appunto per non dare nessuna certezza nè di forma ne di colore, immagini e colori di libera interpretazione, ma dai toni forti e decisi. Gli occhi all’interno nelle foto singole invece sono un tributo e un richiamo all’occhio della cover. Gli occhi che vedi sono dei nostri amici e parenti (tutti coloro che ci hanno stimato e supportato per la riuscita di quest’album). Il sotto CD invece porta la frase della chiusura del brano Iridium (Night is falling, skyes are burning, …a dawning for age of Gemini). Semplicemente sta a dire che non è finita qui e  che probabilemnte il prossimo album si chiamerà Gemini.

 


Come descrivete il vostro sound pre- e post-Iridium?

Christian: Quando c’era Daniele Liverani nel gruppo indubbiamente si sentiva il suo contributo perché aveva una forte influenza su di noi e, avendo molta esperienza, la sua impronta musicale si sentiva parecchio. Con l’uscita di Daniele abbiamo seguito la nostra natura. Abbiamo lavorato tutti insieme e ci siamo trovati come un pittore su una tela bianca. Il sound che senti è la fusione di quattro teste perché fondamentalmente abbiamo lavorato in quattro. Come dicevamo, Dario non ha dato contributo compositivo ma è stato un esecutore. Questa miscela è secondo me spontanea e naturale e infatti siamo nati come Empty Tremor in quanto gruppo di amici. Su Iridium il gruppo di amici è venuto fuori.

Quanto tempo ha richiesto la registrazione delle tracce presenti sul nuovo disco?

Marco Scott G.: Quando abbiamo cominciato a registrare la batteria era il 23 luglio 2009. Quindi da luglio fino a febbraio 2010, contando anche il mastering.

Dell’intera produzione ti sei occupato tu Scott, giusto?

Marco Scott G.: Sì, me ne sono occupato io.

Più che in passato, musicalmente, risalta fra le tante cose la costante ricerca della melodia. Ognuno di noi può sentirci diverse influenze. Personalmente ascoltando il disco mi sono venuti in mente i Queen e i Dream Theater.  Qual è il vostro background?

Marco Scott G.: Tutto?! (risate, nda)

Qualche nome?

Marco Guerrini: La Tatangelo e Lady Gaga (risate, nda). Sembra un po’ rispondere alla domanda di prima ma con Daniele sembrava si volesse seguire per forza il filone metal. Il fatto che Liverani non ci sia ha permesso che siano venute fuori tutte le nostre influenze.

Marco Scott G.: Noi ascoltiamo di tutto, dal metal al rock; dal pop ai cori di voci bulgare.

Dennis: Ho letto qualche recensione in cui siamo stati criticati perché non siamo stati abbastanza “cattivi”. Però sai, non è una nostra mancanza il fatto di non essere incazzati come il mainstream del prog di adesso vorrebbe; è stata una nostra scelta.

Marco Scott.: Se posso dire la mia su questa…secondo me l’essenza del prog è proprio la libertà di poter fare un pezzo in 5/8 piuttosto che in 7/16. Siamo arrivati ai 5/16 in Autumn Leaves. Se vuoi fare un brano da dodici minuti dove ripeti sessanta volte lo stesso concetto, fallo di due minuti che è meglio. I Dire Straits hanno fatto Telegraph Road che è un brano da da undici-dodici minuti; dal momento in cui inizia a quello in cui termina, tu non avverti la pesantezza della canzone perché avevano dodici minuti di cose da dire, come per i Pink Floyd. Quindi c’è questa libertà nel prog che è lo spirito più bello del genere stesso. Ma non del prog metal ma del prog.
È logico che abbiamo sonorità anche metal perché è fortemente parte di noi, ma la libertà che c’è nel prog ti permette di fare fondamentalmente quello che vuoi. Quando non hai idee è facile rifugiarsi nella tecnica. Quando sei a metà di un assolo improvvisato e non hai più niente da dire, cosa fai? Metti su una cascata di ottomila note e stupisci. È più difficile avere qualcosa da dire, è facile rifugiarsi nella cattiveria, nella chitarra “pesa”. A volte quella mi risulta un filo scontata. Ci sono chitarristi come Steve Vai che mi ha anche formato musicalmente, aprendomi la mente a un tecnicismo che sprizza gusto da ogni poro con una passione da vendere.
Secondo me è facile rientrare in uno standard di progressive metal. Quello che abbiamo fatto noi era esattamente quello che ci andava di fare. Ci sono momenti funky in mezzo, c’è l’inizio di Iridium che è molto pinkfloydiano se vuoi. C’è una citazione da Apokolokyntosys nei brani, però riproposti nella versione che sembra quasi pop.

Giò: Ci sono tutte le influenze come non c’erano mai state. Questo è l’album dove vengono fuori tutti i background diversi di ognuno di noi e si fondono in un disco unico. E Antonio ha colpito; il gruppo che tu trovi sono i Queen, ma quelli di Bohemian Rhapsody, no? C’è molto dagli anni Settanta. È un album con sonorità fortemente settantiane; è l’unico disco in cui compare uno strumento come l’hammond. Tutta questa commistione di nostri background individuali si sono riuniti e sfociati  sia nel lavoro di compositore, sia di esecutore.

 

 


Nuovo contratto con SG Records: l’etichetta nostrana ha avuto fiducia negli Empty Tremor. Cosa vi aspettate da essa? Pensate di poter fare ulteriori passi avanti con il loro supporto?

Marco Guerrini: Abbiamo cercato in lungo e in largo, dall’Europa all’America un’etichetta che si prendesse in carico l’album. Risposte negativissime! Non tanto legate all’album quanto all’impossibilità di prendersi carico del disco in questo periodo. C’è chi non prende più demo per i prossimi due anni, ci sono etichette che non rispondono alle mail perché non esistono più. SG è stata molto brava: ha dato fiducia a noi (e siamo contentissimi) e noi abbiamo dato fiducia a loro perché sono piccoli rispetto ad altre realtà, però si stanno muovendo bene. Stanno facendo tutto quello che possono fare; i contatti ce li hanno, li sentiamo quasi quotidianamente. Non so cosa possiamo aspettarci in futuro; magari la cosa svanisce in questo mese di promozione. Mi auguro tanto di no!  Anche perché abbiamo già una bonus-track che dovrebbe entrare nella versione di Iridium per il mercato di Corea e Giappone. Mi piacerebbe che tu avessi la bonus per sapere cosa pensi.

NOTA: in questo momento i ragazzi mi inviano la bonus-track tramite skype intitolata “The Ballad of Life” e comincia il download mentre proseguiamo l’intervista.

Le prossime due domande riguardano anche Dario, che ho avuto occasione di incontrare a Napoli e a cui ho chiesto: vedremo gli Empty Tremor on stage a breve?

Marco Guerrini: Noi la voglia ce l’abbiamo e se capiterà occasione faremo il tutto per esibirci. Questa si riallaccia alla domanda che hai fatto prima e cioè dipende molto da SG Records. Nel senso che noi non sappiamo a questo punto come vorrà condurre la promozione, cosa potrà proporci. Sicuramente noi faremo di tutto per organizzarci e poterlo fare.

Dario è implicato in più progetti musicali noti al mondo heavy metal: Empyrios, Twinspirits (solo per citarne alcuni). Visti i suoi impegni, riuscirà a supportarvi anche dal vivo o verrà sostituito?

Marco Guerrini: Ci supporterà eccome, nei limiti dei suoi impegni!

Qualcun altro ha progetti paralleli a quello Empty Tremor?

Giò: Tornando al discorso di prima (quando mi invitarono alla cena), in quel periodo stavo iniziando a lavorare al mio primo disco solista. Ero concentrato su questo lavoro. In quel momento venne fuori Iridium dove il lavoro era sicuramente in una fase già avanzata. Ho deciso molto volentieri di congelare il progetto mio solista e di buttarmi anche io nell’avventura Iridium. Adesso il mio lavoro da solista ha preso una nuova direzione (inaspettata per me) perché stavo lavorando solo ai testi su questi miei brani in questo caso gli Empty Tremor sono confluiti nel mio progetto. Marco, Dennis, Christian e anche Scott stanno collaborando con me. Nonostante Scott si trovi a Londra riusciamo a lavorare bene anche a distanza. Quindi quest’inverno sarà tutto all’insegna del mio album ma anche di Gemini, quinto disco degli Empty Tremor.

Marco Scott G.: Anche io ho i miei progetti paralleli. Suonare negli Empty Tremor non è come suonare nei Dream Theater, nei Toto e dici: “Ok, faccio questo di professione e basta”. Vuoi con la crisi che c’è, vuoi che non siamo gli Iron Maiden, oggi come artista sei impegnato in diverse cose. Come è stato in passato per il progetto Nausicaa in cui ha preso parte anche Dennis. Diversi progetti come musical passati (sempre Dennis era coinvolto).

Dennis: Io sono il compagno di merende di Scott (risate, nda). Nausicaa è il progetto pop di cui accennavamo prima e col quale sono riuscito a coinvolgere Scott negli Empty Tremor.

Marco Scott G.: Anche il progetto pop è stato definito da noi stessi p(r)op perchè c’è del prog anche lì dentro. Come commistione di generi mi viene in mente l’intro di Unconditional Love dove c’è la voce di Giò, il pianoforte e l’orchestra sinfonica non scritta da tastierista. Cioè non buttando le mani sulla tastiera ma con parti divise di violini primi, violini secondi, viole, violoncelli e contrabbassi. Per dirti proprio la varietà. Un approccio molto più classico e quindi nel prog ci sta proprio tutto. Ognuno di noi ha diversi sfoghi comunque. Come siamo riusciti a lavorare prima, andiamo avanti anche per il prossimo così.

NOTA: In questo momento la bonus-track arriva sul mio pc.

Dennis: Adesso ti facciamo noi una richiesta. Ti diamo 3’39” e ascolti il brano. Poi ci dici le prime due parole che ti vengono in mente appena lo hai sentito.

Dunque le due parole che mi vengono: elegìaca e teatrale, complimenti! Poi penso anche che viziate troppo i Coreani e Giapponesi! (risate, nda).
Ai tempi  di The Alien Inside avete aperto gli show per i Dream Theater. Che ricordi avete di quei momenti?  

Marco Guerrini: Quel tour credo che lo racconteremo ai nostri figli, ai nostri nipoti. È stato qualcosa di incredibile! Considera che a parte un’avventura per arrivare a Roma alla prima data dove abbiamo fatto fuori il furgoncino che avevamo preso in noleggio. Sulla E45 succedeva questo: volevamo arrivare il venerdì sera, il giorno prima di suonare e siamo arrivati alle 5.30 del mattino con un furgone senza freni. Arrivati a destinazione solo grazie a Stefano Ruzzi (incosciente da questo punto di vista) che è riuscito a portare questo mezzo a Roma. Quindi già l’ansia, la tensione per dover aprire un concerto così importante e la primissima cosa va storta (perché abbiamo rischiato realmente la vita). Siamo saliti sul palco e abbiamo spaccato. Abbiamo dato il massimo che potevamo dare; probabilmente neanche ci siamo accorti di quello che stavamo facendo. A livello emotivo proprio non ci siamo resi conto. Mi ricordo solo che quando siamo usciti dal palco, abbiamo aperto le tende e siamo andati dietro, ci siamo abbracciati tutti quanti perché quasi non credevamo di aver suonato per quella occasione. In  questo momento ho la pelle d’oca.

Piccola parentesi già che siamo in argomento: è notizia recente il fatto che Portnoy abbia lasciato la band. Che futuro prevedete per i Dream Theater  senza Mike?

Marco Scott G.: I Dream Theater sono comunque dei musicisti spaventosi dal punto di vista del gusto e li vedi dal vivo: sono fenomenali! Quindi non è che va via Portnoy e i Dream Theater non esistono più. È logico che da membro fondatore era una bella mente Mike. Sicuramente avrà altri progetti interessanti. È anche facile fare delle critiche. Gente su internet che dice “ha fatto bene, ha fatto male”, ma quello che puoi fare è rispettare le decisioni e supportarli. Quindi sicuramente rispettiamo le decisioni che hanno preso sia Mike che gli altri.

Marco Guerrini: Sai la cosa bella qual è? I Dream Theater per l’ennesima volta ci hanno dato una lezione. Hanno insegnato che uno come Portnoy, membro fondatore della band, per rispetto di quello che ha amato (la sua band), ha deciso di andarsene senza fermarli. Ha dato una dimostrazione a livello personale/umano di come si fa a mandare avanti una band quando c’è qualcosa che non va come si vorrebbe.

Ritornando a noi: entrando nella vostra sala prove (noi che siamo molto curiosi) cosa troviamo? Dal tipo di strumentazione fino all’atmosfera che vivete…

Marco Scott G.: Posso dire una cosa che devi tagliare? Tonno e merda (risate, nda).

Marco Guerrini: una cosa che deve esserci assolutamente è il divano!

Dennis: Allora la risposta seria la dà Dennis. La sala prove è stata una conquista che abbiamo avuto nel 2003. Prima suonavamo a casa di Stefano. Però sei sempre a casa di un altro con i problemi che ne conseguono. Quando erano attaccati l’asciugacapelli e il forno la corrente saltava e dovevamo andar fuori e riattaccare e tutti questi inconvenienti qui. Alla fine abbiamo pressato al nostro comune e ci hanno dato una stanza dismessa dove ci passavano le tubazioni di scarico del bar. Quindi abbiamo fatto qualche anno di aroma-terapia (risate, nda). Scott che arrivava dopo aver fatto le prove dei musical col suo tonno, era davvero un misto di tonno e merda.

Ecco, ora è chiara l’associazione…

Dennis: Non abbiamo mai avuto una rimostranza dai vicini nonostante suonassimo al centro del paese. A parte il fatto che quando attaccavamo gli strumenti non si vedesse Rai1 nelle case circostanti (risate, nda). Adesso invece abbiamo una sala prove in campagna, a casa di mia zia che ci ha gentilmente offerto la possibilità di avere una sala bellissima, anche questa con divano, e che adesso dobbiamo ripristinare. Nella nostra sala prove non manca niente.
Abbiamo una bella strumentazione ma non siamo gente che cambia amplificatore e chitarra ogni due mesi.

Considerando la media nel tempo delle pubblicazioni passate, per avere nuova musica marchiata Empty Tremor aspetteremo ancora molto?

Marco Guerrini: Noi vorremmo farne già il prossimo giugno ma sarebbe anche brutto non supportare Iridium.  Di idee ne abbiamo tante. Come hai visto il rapporto fra noi è esplosivo sia a livello umano che professionale. Quindi vorremo fare tutto al meglio: dalle scene live per proporre Iridium, tornare in studio per completare l’album di Giò, per finire Gemini e anche l’album di Scott. Insomma abbiamo voglia di fare tante cose. Quindi non è detto che dipenda solo da noi.

Ragazzi vi do un enorme in bocca al lupo per i vostri impegni come band e lascio la parola a Voi per concludere l’intervista. Grazie per il tempo dedicatoci!

Grazie a te e a truemetal! (in coro, nda).

 

PS: L’intervista chiude con un omaggio a cappella da parte degli Empty Tremor: simulazione di cornamuse perfettamente a tempo nonostante la differita (causa skype!)

Antonio “kunstwollen” Guida