TM Blast Beats #6: Jason Rullo (Symphony X)

Di Angelo D'Acunto - 7 Aprile 2010 - 17:42
TM Blast Beats #6: Jason Rullo (Symphony X)

A cura di Stefano Testa, batterista membro degli Ananke, insegnante presso il centro Km33 di Trezzo Sull’Adda (Mi) e presso la Zona Played di Mezzago (Mi).

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NUMERO 6

TM Carta d’Identità 
Nome Jason
Cognome Rullo
Anno di Nascita 1972
Gruppi Symphony X, Redemption

Ed eccoci ad un nuovo appuntamento della nostra rubrica!
Abbiamo ormai attraversato un buon numero di stili e approcci batteristici, ma ancora non siamo sbarcati nel variopinto mondo del progressive power. Lo faremo oggi con uno dei batteristi più particolari che mi sia mai capitato di sentire, Jason Rullo dei Symphony X.
Il nostro ospite, membro della band fin dai suoi albori, si è reso protagonista di una produzione tanto viva quanto assolutamente moderna e creativa e, forte di varie pubblicazioni, è entrato di diritto tra i migliori batteristi della scena prog. La nostra analisi prenderà in esame praticamente tutta la discografia dei Sx, ad eccezion fatta per “Twilight in Olympus” al quale Jason non ha preso parte, con particolare attenzione agli ultimi tre lavori e cioè “V: The New Mythology Suite”, “The Odyssey” e “Paradise Lost”.
 

DRUMMING

Ovviamente, per un batterista della scuola stilistica di Jason, non possiamo che giungere già da un primo ascolto alla conclusione che sia perfettamente integrato con il resto dei compagni per praticamente la totalità di tempi, riff, groove, stacchi e marce. Evidentemente sono il sound della band e il genere proposto a spingere verso questa soluzione, gli strumenti viaggiano sempre ritmicamente all’unisono. Detto questo, dobbiamo però fare un piccolo passo indietro perché il suo stile presenta un grandissimo numero di varietà musicali diverse tra loro, certamente non si limita a seguire il resto della squadra. Ascoltandolo a fondo capiamo rapidamente come generi quali il progressive, il power e anche un accenno di heavy siano gli ingredienti principali del gustoso cocktail che è il suo drumming. Il suo lato progressivo presenta una quantità disarmante di variazioni, tempi dispari e fills al limite dei generi sopracitati, sforando a volte in grooves rintracciabili agli antipodi del metal. Questo discorso può certamente riguardare anche la band stessa ma, come abbiamo già affermato, è un meccanismo che avanza solo se tutti i componenti sono ben oliati e volti a perseguire un risultato comune. Inoltre, al fine di incrementare ancor di più il tasso tecnico in tali sezioni, è sovente utilizzare le maggiori bizzarrie che il suo set, come vedremo in seguito, propone. L’altro ingrediente è certamente un power ben più classico, caratterizzato da lunghi tappeti di cassa e un rullante e dei crash perfettamente adoperati per marce evocative e stacchi imperiosi. Molto presenti sono anche normalissimi ritmi di tom e timpani, 4/4 tenuti in modo elementare e parti in crescendo a dir poco basilari. La cosa che però sicuramente lascia felicemente imbarazzati di fonte all’ascolto del nostro ospite è che queste due facce del suo stile sono clamorosamente affiancate e mischiate senza paura alcuna! Capita ad esempio di passare da un tempo base a fills di chiusura di rara fantasia e bellezza, da cavalcate di doppia cassa a grooves progressive rock, da tempi dispari a bombardate degne dei Rhapsody Of Fire; e non si tratta di particolarità, questo è il vero e proprio modo di suonare di Jason, aggiungendo alle composizioni targate SX una scarica impressionante di variabili stilistiche. Inoltre chi pensa che questo possa risultare confuso e poco musicale avrà solo da ricredersi, poiché tutto questo popo di roba è collocato e composto con preciso filo logico e ordine, senza mai sforare in ciò che comunemente è chiamato over-playing.
Come se questo non bastasse riesce anche ad integrarsi perfettamente nelle vere e proprie sinfonie come “The Odissey”, aggiungendo percussioni nella giusta portata e nei momenti giusti.
Insomma un batterista tutto da scoprire, che mai vi farà annoiare e che sicuramente vi strabiglierà positivamente per la sua incredibile destrezza e fantasia.
 

DRUMSET

Anche per questo numero ci troviamo davanti ad una Tama, comincio ad essere alquanto basito nel constatare che almeno la metà dei batteristi da me presi in esame per la rubrica siano sponsorizzati da codesto marchio. Per quanto riguarda invece i piatti, Sabian offre l’intero set.

Tama Starclassic Bubinga Drums
Cassa 18″x22″
Rullante 5,5″x14″
Tom 8″x8″
Tom 8″x10″
Tom 8″x12″
Tom 12”x14”
Tom 14″x16″

Tama Percussion
Gong Bass 14”x20”
Octobans (7850N4L)

Tama Hardware
Iron Cobra Power Glide Twin Pedal
Iron Cobra Lever Glide Hi-Hat Stand
1st Chair Ergo Rider Drum Throne
HC Series Boom Cymbals Stands
HT and MT Series Tom Stands
PMD Series Rack

Sabian Cymbals
HHX Stage Hats 14″
AAX Splash 8″
AAX Splash 6″
HHX X-Plosion Crash 15″
AAX X-Treme Chinese 15″
Max Splash 9″
Paragon Splash 10″
Paragon Crash 16″
AAX Mini Chinese 12″
HHX Power Ride 20″
Paragon Crash 18″
APX Hats 13″
AAX Chinese 18″
HHX X-Plosion Crash 17″
HHX Evolution O-Zone Crash 18″

Il drumset risulta essere quanto di più adatto al genere proposto dal nostro eroe, presentando una varietà ed una quantità tale di componenti da permettere a Jason di sfruttare appieno le possibilità artistiche offerte dalla propria band.
Innanzitutto i numerosi e variopinti fusti Tama hanno misure e caratteristiche tutt’altro che comuni: i tre tom frontali presentano stranamente un’identica profondità di 8”, lasciando ai due soli timpani sospesi la possibilità di continuare la loro naturale evoluzione in pollici. Scelta rarissima anche l’uso di un Gong Bass, timpano caratterizzato dalle enormi misure e dalla sola pelle battente, dislocato all’estrema destra. Come se non bastasse troviamo anche due coppie di Octoban rispettivamente piazzate a sinistra l’acuta e a destra la grave. Dulcis in fundo una sola cassa con relativo doppio pedale è davvero la ciliegina sulla torta, ci saremmo aspettati chiaramente una massiccia e scenografica doppia cassa.
Il discorso prosegue anche per quanto riguarda i piatti che, sebbene piazzati in posizioni abbastanza classiche, sono numerosi e di diverse tipologie. Lasciando stare il ride e l’immancabile doppio hi-hat, notiamo una ricercata varietà di misure e serie, che va ad includere nel set piatti che navigano a 360° nel catalogo Sabian.
Ben quattro Splash, Paragon, AAX e Max, e cinque Crash, Paragon, HHX X-Plosion e addirittura un HHX Evolution O-Zone, ci fanno capire come Jason desideri avere sempre a disposizione il timbro adatto, e il discorso non si diversifica molto anche guardando ai tre China, AAX, Mini ed X-Treme.
L’hardware è interamente, neanche a dirlo, Tama e presenta tutti dispositivi classici ad eccezion fatta per il rack, montato con ben due barre orizzontali per lato in modo, a detta del suo proprietario, da avere una maggiore stabilità.
Jason fa parte poi della famiglia dei batteristi cosiddetti analogici, omettendo in toto l’uso di trigger, centraline e qualsiasi altro componente elettrico.
Che altro dire, un set veramente fantastico che sa offrire ben più di un normale numero di sonorità!
 

VIDEO

“Of Sins A Shadows”

 

“Set The World On Fire”