Live Report: Thin Lizzy, Night Ranger, Foreigner e Journey a Milano

Di Angelo D'Acunto - 21 Giugno 2011 - 18:57
Live Report: Thin Lizzy, Night Ranger, Foreigner e Journey a Milano

Foto e report a cura di Angelo D’Acunto

Ad aprire questa prima giornata (nonché il live report in tempo reale) di quello che potremmo definire come il pre-Gods Of Metal 2011, ci sono i Thin Lizzy. Il nome è storia, la formazione attuale è a tutti gli effetti una all-star band e, ovviamente, una garanzia di qualità. Sotto un sole che picchia con decisione sulle teste dei presenti e di fronte ad un pubblico che non ha nessuna intenzione di accomodarsi sulle sedie messe a disposizione nell’area concerti, la band dà il via alle danze con la tripletta d’assalto Are You Ready?/Waiting For An Alibi/Jailbreak, seguita da una breve ma intensa carrellata di classici. Suoni decisamente buoni, gruppo in forma smagliante (soprattutto un Marco Mendoza letteralmente da applausi) e pubblico poco numeroso, purtroppo, ma comunque decisamente reattivo, sono gli ingredienti giusti per uno show che è sì di breve durata (soli 45 minuti), ma che si piazza già per diritto fra i migliori momenti di questa giornata.

Sul palco, in questo momento, si stanno esibendo i Night Ranger. A dopo per il resoconto anche della loro esibizione.

 

Foto a cura di Massimo Ecchili, live report a cura di Andrea Rodella

Mancavano dall’Europa dal 1985 e non erano mai passati prima dall’Italia. I Night Ranger vogliono recuperare alla grande con un concerto degno del nome che si portano dietro e, va detto sin da subito, ci riescono alla grande. Un inizio zoppicante a causa di suoni ancora da bilanciare non fa perdere d’animo i cinque rocker che, una volta risolti i problemi tecnici, infiammano l’ancora poco folta platea dell’Arena Fiere di Rho. Dai grandi classici come (You Can Still) Rock In America, Touch Of Madness e Don’t Tell Me You Love Me fino alla nuova Growin’ Up In California passando per un estratto dal progetto Damn Yankees, i Night Ranger inanellano uno show ipnotico, complice anche una presenza scenica da urlo da parte del bassista/cantante Jack Blades.
Tra inviti da parte del frontman ad andarlo a trovare in California fino alle sue mosse da rocker navigato, i tre quarti d’ora a disposizione del quintetto volano nascosti dietro ai ritornelli delle loro canzoni.

Ora spazio ai Foreigner, i quali saliranno tra poco sulle assi del palco dell’Arena Fiere ed a cui aspetta l’arduo compito di succedere a due show ad altissimo tasso adrenalinico.

 

Foto a cura di Massimo Ecchili, live report a cura di Lucia Cal

Kelly Hansen sa fare il suo lavoro di frontman, ma anche quello di free climber. Uno che gli anni ’80 li mastica nelle parole e nella voce, una presenza scenica da capogiro che trebbia standing ovation e incide la tensione emotiva di un pubblico che pende letteralmente dagli strumenti dei Foreigner.  E’ con la triade ‘Double Vision’, ‘Head Games’ e ‘Cold As Ice’ che, tra un’arrampicata sulle impalcature e un tuffo nella folla, inaugura il solito, imprevedibile spettacolo. Microfono alla cintola e riff nelle mani, il quintetto intarsia una melodia che si avviluppa nei ricordi di pochi presenti, scatenando una platea tiepida e forse sin troppo esigua sulle note di ‘Dirty White Boy’ e ‘Urgent’. Menzione d’onore a Mick Jones, uno che sa mettere a segno l’ennesimo successo nella propria carriera celebrando il culto di una fiamma che sembra non estinguersi mai.

E ora, sotto con i Journey.

 

Foto e live report a cura di Massimo Ecchili

 

Ore 21.45: salgono sul palco, per la loro prima assoluta in Italia, i Journey, storica band rappresentante di un genere (l’AOR) che ha di fatto fondato qualche decennio fa. Quando dalla tastiera di Jonathan Cain partono le prime, inconfondibili note di Separate Ways (Worlds Apart), esplode l’entusiasmo dei (non molti, a dir la verità) presenti, già scaldati a dovere dai tre precedenti set. Va tutto per il meglio: i suoni sono ottimi, i protagonisti (tutti) in buona serata e il pubblico partecipa, canta e risponde ad ogni cenno di un incredibile Arnel Pineda che non si ferma mai, passando l’intera durata dell’esibizione a correre, saltare, dialogare con i presenti ed incitarli, con tanto di calata dal palco durante il bis finale (Anyway You Want It) per salutare da vicino chi era in prima fila. L’entusiasmo maggiore c’è stato, ovviamente, per i classici, con picchi durante Escape, Faithfully e l’evergreen Don’t Stop Believin’, ma sono stati ben accolti anche gli unici due pezzi proposti dal recente Eclipse (City Of Hopes e Edge Of The Moment). Complimenti a Castronovo, oltre che per la solita prova rocciosa alla batteria, anche per la prestazione vocale su Keep On Runnin’; ma anche questa, ormai, non è più una novità.

In definitiva quella odierna è stata una bellissima giornata all’insegna del rock. Chi era presente si sarà sicuramente divertito. Gli altri? Hanno perso un’occasione.

Setlist:
Separate Ways (Worlds Apart)
Ask The Lonely
City Of Hopes
Stone In Love
Keep On Runnin’
Edge Of The Moment
Lights
Keyboard solo
Open Arms
Wheel In The Sky
Escape
Be Good To Yourself
Faithfully
Don’t Stop Believin’

Encore:
Any Way You Want It