Live Report: Alice Cooper a Roma

Di Damiano Fiamin - 17 Ottobre 2011 - 14:50
Live Report: Alice Cooper a Roma

Alice Cooper + The Treatment
Atlantico – Roma, 12/10/2011

Report a cura di Damiano Fiamin
Foto a cura di Francesco Sorricaro

In occasione del tour per promuovere il suo ultimo album, “Welcome 2 My Nightmare”, Alice Cooper torna nel nostro paese per tre date cariche di aspettative; soprattutto nella Capitale l’attesa dei fan era quasi spasmodica, Vincent Furnier mancava da oltre un decennio e non erano pochi coloro che attendevano il rientro di uno dei signori assoluti del rock ‘n’ roll. Come sempre, quando si parla di musicisti che hanno fatto la storia, ad assieparsi fuori dai cancelli c’era un pubblico di estrazione più che varia: dai fan della prima ora a ragazzi che potrebbero essere i nipoti del cantante, maschi e femmine, professionisti in giacca e cravatta provenienti direttamente dal posto di lavoro e motociclisti borchiati. In perfetto orario, i cancelli vengono aperti e la folla comincia la sua transumanza dal piazzale del parcheggio dell’Atlantico all’ingresso del capannone che ospiterà il concerto.

The Treatment:
Ad aprire il concerto i giovanissimi The Treatment. Questo gruppo di ragazzi inglesi non si lascia certo intimorire dal pubblico che già comincia a gremire la sala; è evidente che vogliono mostrare le loro doti e spingono al massimo per ottenere i favori degli astanti. La musica proposta dal quintetto albionico è un frullato di tutti i più grandi gruppi hard rock degli anni’80, con assoli sfrenati, voci sporche e ritmi sostenuti; nella parte mediana dell’esibizione agganciano forse un numero eccessivo di pezzi melodici e abbassano troppo il tono, ma riescono sicuramente a intrattenere con efficacia il pubblico nella mezzora che gli spetta. Non male! Sebbene abbiano sicuramente ancora modo di migliorarsi, vista la giovane età e la carica che hanno dimostrato, sono sicuramente un gruppo da tenere d’occhio. Ovviamente, applausi sentiti da parte del pubblico, ma non credo che nessuno abbia rimpianto troppo a lungo la loro uscita di scena: Alice Cooper stava per salire sul palco!

 

Alice Cooper:
I tecnici di scena issano un telo per nascondere quanto avviene sul palco; come in un teatro del rock, i presenti attendono con il fiato sospeso l’inizio del concerto, per poi esplodere quando dagli altoparlanti la musica di riempimento sfuma e lascia spazio alla voce del compianto Vincent Price che introduce The Black Widow. Il sipario si apre e rivela un’ambientazione a metà, tra la segreta di un castello e il laboratorio di uno scienziato pazzo; Sua Maestà Alice Cooper entra spinto da attendenti mascherati su di un pulpito mobile e dirige i suoi sudditi con gesti compiaciuti. Com’era lecito aspettarsi, l’impatto visivo è curato come quello sonoro; praticamente ogni brano ha una caratterizzazione propria, una scenografia teatrale che diverte e intrattiene il pubblico, sempre impaziente di vedere quello che succederà. Come ogni buon attore, Alice cura particolarmente il suo abbigliamento, che spazia dall’aracnide giacchetta sfoggiata in apertura, alle classiche uniformi in pelle borchiate, passando per camici da laboratorio insanguinati e camicie manifesto. Il ritmo del concerto rimane sempre altissimo, si susseguono brani che ripercorrono tutta la carriera del cantante; vengono suonati tutti i più grandi successi e, sebbene quarant’anni di carriera siano impossibili da condensare in un’ora e mezzo, non penso che nessuno dei fan possa ritenersi insoddisfatto della scelta della scaletta. Mentre si succedono i vari pezzi, la folla assiepata all’interno dell’Atlantico, in platea e sulle balconate laterali, si unisce ai musicisti per cantare a squarciagola e batte le mani quanto più possibile per mostrare la sua approvazione nei confronti di un’esibizione che scorre senza intoppi: la qualità del suono è buona, se si esclude un certo rimbombo di fondo che occulta un po’ i toni più bassi. Nonostante non più di primo pelo, il signor Cooper ha ancora una voce più che discreta, arrochita dagli anni quel tanto che basta, ma sempre coinvolgente.

 

 

Provocatorio e tagliente, Alice distilla la sua esperienza e si dimostra un vero animale da palcoscenico: sia che si tratti di spargere banconote con la sua faccia tra il pubblico, portandole infilzate su un fioretto, come durante l’esecuzione di Billion Dollar Babies, sia che si limiti a danzare con un pupazzo durante Only Women Bleed, il cantante è in grado di riempire il palco con il suo carisma, portandosi al centro dell’attenzione e quasi oscurando i suoi compari a cui, fortunatamente, viene concesso del tempo per esibirsi in assolo strumentali di buon livello senza l’ingombrante presenza del frontman. I grandi classici come I’m Eighteen e No More Mr. Nice Guy si alternano a brani più “recenti” come Poison e Feed My Frankenstein, durante la quale Alice si trasforma in un mad scientist da film anni ’50 e, con l’aiuto dell’indispensabile servitore deforme e di fumogeni colorati, porta sul palcoscenico un gigantesco pupazzone semovente che si dimena a tempo di musica, con sommo sollazzo dei presenti. Il gusto per una teatralità grandguignolesca non abbandona mai l’area del palco: tra ghigliottine, teste mozzate, infilzamenti e cadaveri appesi, il confine tra concerto, film horror e recita, è poroso e non pare necessario etichettare precisamente quello che si vede: ci si diverte e tanto, mi sembra più che sufficiente! In chiusura, un altro dei grandi classici del musicista statunitense: School’s Out, inframmezzato per l’occasione da un ghiotto inserto pinkfloydiano, cantato a squarciagola da tutti i presenti, ben decisi a consumarsi l’ugola per mostrare il proprio gradimento. Dopo il canonico periodo di sospensione, arriva l’agognato bis: il pezzo prescelto per il commiato è il rutilante Elected; Alice Cooper arriva sventolando un tricolore, con una giacchetta di strass che nasconde una maglietta della nazionale di calcio italiana, proponendo la sua candidatura come Presidente del nostro paese tra luci colorate ed esplosioni di coriandoli. Indubbiamente, una campagna elettorale più coinvolgente e convincente di quella di tanti politici nostrani. Inchini finali e saluti, le luci si riaccendono, il concerto è terminato.

 


Cosa rimane da dire? E’ stato un grandissimo spettacolo sotto tutti i punti di vista. Grande interpretazione da parte degli artisti, qualunque fosse la loro età; ottima scelta dei pezzi e ottima capacità d’intrattenimento. Si potrebbe immaginare che un musicista attivo da più di quattro decadi possa mostrare segni di stanchezza…Ebbene, Alice Cooper evidentemente non è di questo parere, dando anzi l’impressione di poter continuare a suonare per un tempo altrettanto lungo. Forse ogni tanto l’esibizione scivola nel mestiere, trucchi collaudati di un attore consumato, ma la cosa non pesa più di tanto. Lunga vita al signor Furnier, lo aspettiamo presto per un’altro tour nel nostro paese!

Scaletta:
The Black Widow
Brutal Planet
I’m Eighteen
Under My Wheels
Billion Dollar Babies
No More Mr. Nice Guy
Hey Stoopid
Is It My Body
Halo of Flies
I’ll Bite Your Face Off
Muscle of Love
Only Women Bleed
Cold Ethyl
Feed My Frankenstein
Clones (We’re All)
Poison
Wicked Young Man
Killer
I Love the Dead
School’s Out

Bis:
Elected