Recensione libro: Randy (Vita e morte di Randy Rhoads dai Quiet Riot a Ozzy)

Di - 20 Giugno 2012 - 18:00
Recensione libro: Randy (Vita e morte di Randy Rhoads dai Quiet Riot a Ozzy)

RANDY

Vita e morte di Randy Rhoads dai Quiet Riot a Ozzy

di Joel McIver

Prefazione di Zakk Wylde e Postfazione di Yngwie Malmsteen

I Cicloni 11 – 224 + 16 pagine di foto – 16×23 – ISBN 978-88-96131-40-4 – 20,00 Euro

Tsunami edizioni

Scrivere un libro su una leggenda come Randy Rhoads non è cosa da poco. Il rischio concreto che si corre è quello di finire con l’essere troppo morbidi perdendo di vista i fatti e tralasciando, eventualmente, quelle note dolenti che la vita di ogni persona necessariamente contiene. Joel McIver è un biografo navigato, con all’attivo numerosi volumi riguardanti grandi artisti della scena internazionale (Motorhead, Cliff Burton, Black Sabbath, Metallica e altri). Lo stile di scrittura è riconducibile a quello di un critico che guarda con gli occhi del fan al personaggio che sta descrivendo. Nella fattispecie, McIver esplicita la sua linea di pensiero sin dalle prime pagine: descrivere quelli che sono i fatti reali senza condirli con il buonismo tipico di quando si parla di personaggi che hanno lasciato questa Terra e che hanno, al contempo, fatto la storia.

Il ritratto che scaturisce da un volume come quello in oggetto è quello di una persona, più che di una leggenda. Dai primi anni della sua vita, il minuto Randy ha capito di avere per le mani un enorme talento che, se esercitato e sviluppato a dovere, può diventare un’enorme possibilità. Ricevuta in regalo la prima chitarra, il giovane Rhoads non perde un attimo del suo tempo e comincia a fare proprie le basi teoriche e pratiche dello strumento. Prende lezioni, ma ben presto si accorge che vuole di più.
Da qui in poi la strada verso il successo è spianata, con i Quiet Riot, ma soprattutto con Ozzy che, reduce dalla chiusura dell’esperienza Black Sabbath e da un periodo passato tra droghe e depressione, lo convoca per un provino e decide di puntare su di lui. Come si dice in questi casi, il resto è storia: due dischi (Blizzard Of Ozz e Diary Of A Madman) che segnano un modo di concepire l’heavy metal completamente diverso da quanto fatto dal cantante con il Sabba Nero. Un mood più allegro e melodico, se vogliamo, ma tagliente e perfettamente rifinito grazie proprio alla chitarra del piccolo (sia di statura che di età) Randy.

Il libro descrive in maniera molto dettagliata gli anni del successo del biondo axeman, pur soffermandosi ad analisi critiche di tutto ciò che è stata la sua produzione, in particolare proprio i due dischi registrati con Ozzy. Così si scoprono testimonianze inedite, sguardi di amici, parenti e colleghi di Rhoads che hanno passato parte del proprio tempo con lui. Tutto ciò fino al malaugurato giorno in cui avvenne l’incidente aereo che costò la vita a quel piccolo chitarrista.

L’eredità che un uomo come Randy Rhoads ha lasciato al mondo della musica è innegabile e Joel McIver le dedica un intero capitolo per una sorta di ennesimo tributo a quello che fu un innovatore della sei corde, una persona che riuscì a farsi precursore di una serie infinita di chitarristi che tentarono, tentano e sempre tenteranno di imitare il suo tocco. In molti, effettivamente ci hanno provato, ma ben pochi ci sono riusciti in quanto le note prodotte dalla chitarra di Randy erano rigorosamente uniche.

Concludendo, il lavoro di un biografo può anche essere ingrato, visto che rendere la personalità e, soprattutto, la vita di un artista, su carta non è lavoro per nulla facile. In questo caso, McIver ha svolto un lavoro eccellente, degno del personaggio che ha scelto di raccontare. Il ritratto di Randy Rhoads, infatti, sembra portarlo verso una dimensione estremamente umana facendo comprendere quanto anche i divi più irraggiungibili, alla fine, siano esattamente come noi: persone. Come se non bastasse a convincere all’acquisto, vanno segnalate anche la prefazione a cura di Zakk Wylde, chitarrista che ha preso il posto che fu di Randy a fianco di Ozzy, e la postfazione di Yngwie Malmsteen, maestro della sei corde neoclassica che tanto deve a quel ragazzino americano che rivoluzionò il modo di intendere la chitarra.
Insomma, un libro per i veri appassionati di musica.

Andrea Rodella