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Symphony X (Michael Romeo)

Di Lorenzo Bacega - 19 Giugno 2011 - 10:00
Symphony X (Michael Romeo)

Quattro anni dopo la pubblicazione dell’ottimo Paradise Lost, tornano sulle scene gli statunitensi Symphony X con un nuovo full length, l’ottavo della carriera, intitolato Iconoclast. Abbiamo approfittato dell’occasione per raggiungere lo storico chitarrista e compositore Michael Romeo e fargli qualche domanda a proposito del nuovo disco, del passato e del futuro del gruppo. Buona lettura!

 

 

Ciao Michael e benvenuto sulle pagine di Truemetal.it! Ben quattro anni sono trascorsi dall’uscita di “Paradise Lost”, puoi raccontarci brevemente che cos’è avvenuto in questo lasso di tempo?

Beh guarda, la maggior parte del tempo l’abbiamo impiegata a suonare dal vivo: il tour di supporto a “Paradise Lost” è durato praticamente fino al marzo 2009, il che vuol dire che due di questi quattro anni li abbiamo passati quasi interamente a fare concerti in giro per il mondo. Terminato questo faticoso tour de force ci siamo quindi presi qualche mese di pausa per recuperare le forze, salvo poi, nell’estate di quello stesso anno, cominciare a lavorare sul materiale per il nuovo disco. Il resto ormai è storia recente.

Come si sono svolte le fasi di composizione del disco? Quando avete cominciato a lavorare su questo “Iconoclast” e nel giro di quanto tempo è stato ultimato?

Come ti ho detto poco fa, abbiamo cominciato a lavorarci sopra a partire dall’estate 2009, qualche mese dopo aver terminato il lunghissimo tour a supporto del nostro full length precedente. La lavorazione del nuovo disco poi si è protratta per un anno e mezzo circa, per cui lascio a te tutti i conti del caso. (ndr ride)

Come descriveresti il sound di “Iconoclast”, mettendolo a confronto con i precedenti album dei Symphony X? Qual è, a tuo parere, l’unicità propria di questo nuovo full length?

Da un punto di vista stilistico non è che “Iconoclast” sia poi così diverso da “Paradise Lost”: si tratta di due dischi abbastanza simili tra loro, sia per quanto riguarda la potenza delle canzoni, che per il ruolo preponderante che gioca la chitarra nell’economia delle composizioni. Poi ovviamente è normale che ogni album abbia delle proprie singolarità, in base anche a ciò che viene trattato nei testi. Il disco precedente ad esempio, dati i continui rimandi all’omonima opera di Milton, alla contrapposizione tra inferno e paradiso e alla lotta tra bene e male, ha richiesto un tipo di sound che fosse sì oscuro ma al tempo stesso per certi versi “epico”, mentre invece per “Iconoclast”, considerata la tematica più fantascientifica che abbiamo deciso di affrontare, ci siamo orientati su suoni più moderni, tecnologici e meccanici rispetto al passato.

Come hai appena accennato tu, i testi di “Iconoclast” sono principalmente incentrati su tematiche prettamente fantascientifiche come, ad esempio, lo scontro tra uomini e macchine. Ci sono, a tuo avviso, gli estremi per parlare di “concept album”, in questo caso?

Hai ragione, la maggior parte dei testi tratta appunto argomenti di questo tipo, però non è che ci sia una storia in particolare che viene raccontata e che si sviluppa traccia dopo traccia nel corso del disco, motivo per cui non parlerei di “concept album”. C’è una tematica comune che viene affrontata da molteplici punti di vista, questo è fuori discussione, ma non c’è un “concept” vero e proprio, perlomeno non nell’accezione classica del termine.

 

 

C’è una canzone nello specifico, all’interno di questo “Iconoclast”, alla quale ti senti particolarmente legato? Nel caso, per quale motivo?

La mia canzone preferita è senza dubbio la title-track “Iconoclast”. Sia ben chiaro, ogni brano, a mio parere, ha al proprio interno dei momenti a dir poco eccezionali, però “Iconoclast”, vuoi per la sua lunghezza, vuoi per gli arrangiamenti estremamente curati, ha un qualcosa in più rispetto a tutti gli altri.

“Iconoclast” arriverà sugli scaffali dei negozi in due versioni differenti: quella standard, nel solito formato jewel case a disco singolo, e un’edizione speciale a due CD, in digipack, contenente tre bonus track. Quello che balza subito all’occhio però è il fatto che la seconda di queste, oltre ai brani in più, presenta anche una tracklist abbastanza diversa rispetto all’edizione standard, con un paio di canzoni, nello specifico “Electric Messiah” e “Prometheus (I Am Alive)”, che sono state spostate direttamente nel secondo cd. A cosa è dovuta questa scelta? Come mai avete deciso di rimaneggiare la tracklist in questo modo?

Quelle tre canzoni in realtà non sono affatto delle bonus track. Ti spiego, noi abbiamo composto il disco a ruota libera, senza porci alcun paletto per quanto riguarda il minutaggio, solo che alla fine ci siamo ritrovati con qualcosa come ottantacinque minuti di musica: decisamente troppa roba per un solo cd. Non ci sembrava giusto rinunciare a parte di questi brani, da un lato perché a nostro parere si tratta di materiale estremamente valido, dall’altro perché, alla fin fine, fanno parte del disco a tutti gli effetti. Fare una scrematura dei pezzi a questo punto era assolutamente fuori discussione, per cui abbiamo deciso di prendere queste dodici tracce e di proporle alla nostra etichetta come un doppio CD. Nuclear Blast ha ascoltato la nostra proposta, ha valutato i pro e i contro e ci ha dato il via libera, a patto però che a questa versione, vuoi per logiche di mercato, vuoi per i costi, venisse affiancata anche un’edizione a disco singolo con la tracklist leggermente rimaneggiata. Questa è la storia che sta dietro alle due versioni di “Iconoclast”, né più né meno.

Qual è la tua definizione di “progressive”? Che cosa significa per te suonare progressive metal?

Sai, personalmente non riesco proprio a vedere i Symphony X come una band progressive. Capisco la necessità di dover etichettare la musica in qualche modo, però, almeno per quanto mi riguarda, mi è assolutamente difficile inquadrare la nostra musica in questa maniera. Se dovessi descrivere a qualcuno il sound dei Symphony X direi… non so, metal e basta! Questo è il nostro genere! Certo, abbiamo anche delle influenze progressive, questo è chiaro, ma ciò vale anche per la musica classica, oppure la musica sinfonica. Nel nostro sound le influenze sono molteplici: il progressive è solamente una di queste.

Che giudizio hai a proposito dell’attuale scena metal internazionale? Ci sono delle band che, recentemente, ti hanno particolarmente colpito?

Ma sai, oggigiorno in circolazione ci sono moltissimi gruppi estremamente interessanti, sono così tanti che fare un nome piuttosto che un altro è praticamente impossibile. Io ascolto parecchia musica, spaziando continuamente da un genere all’altro, è difficilissimo per me tirare fuori solamente un nome o due.

 

 


I Symphony X sono stati recentemente in tour con due band del calibro di Nevermore e Psychotic Waltz. Cosa puoi raccontarci a proposito di questa esperienza?

Il “Power of Metal” tour è stato davvero fantastico. Tutti noi ci siamo divertiti moltissimo, grazie anche a un pubblico estremamente caloroso che ci ha supportato data dopo data. Ciò che è accaduto ai Nevermore è stata una vera e propria doccia fredda, contando anche che avevamo raggiunto un accordo per quanto riguarda il tour nordamericano attualmente in corso. Mi sarebbe piaciuto riproporre questo binomio anche agli spettatori statunitensi, purtroppo, date le circostanze, non è stato possibile.

Alla luce di ciò, vorresti spendere due parole su quanto accaduto recentemente in casa Nevermore?

Che dirti, conosco i Nevermore da una vita e sono profondamente dispiaciuto di quanto accaduto. Durante il tour si vedeva che c’erano degli attriti tra i ragazzi, evidentemente le cose all’interno della band non funzionavano più.

Immagino che una cosa del genere te l’avranno già chiesta in milioni, ma… dopo ben otto studio album, a quando il vostro primo live DVD?

Mah, ne stiamo discutendo da un po’ di tempo, però per il momento non c’è nulla di definito. Diciamo che siamo ancora in attesa dell’occasione giusta.

Che altro ci sarà nel futuro dei Symphony X?

Continueremo a promuovere il disco in giro per il mondo: tra un paio di settimane ci sposteremo in Sud America, poi, verso settembre/ottobre, torneremo nuovamente in Europa per il vero e proprio “Iconoclast Tour”.

Ok, questa era la mia ultima domanda. Grazie per il tempo che ci hai concesso Michael, a te un’ultima battuta per chiudere quest’intervista come preferisci.

Vorrei salutare tutti i nostri fan italiani, vi aspetto tutti ai nostri concerti per cantare a squarciagola con voi le canzoni di questo  nuovo album.

Lorenzo “KaiHansen85” Bacega