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Necronomicon (Freddy)

Di Nicola Furlan - 9 Aprile 2012 - 10:00
Necronomicon (Freddy)

‘Gama Records è la cosa peggiore che potesse succederci nella vita, ma non fummo i soli. Senza contare che oltre a non aver un briciolo di profitto, abbiamo pure perso i diritti del disco per quindici anni’
(Freddy)

Odiamo le etichettature dei vari stili espressivi presenti nella musica, ma quanto è vero che, nella sostanza, le cose bisogna sentirle dentro! Ed essere thrasher è qualcosa che hai dentro o non l’hai. Non ci sono molte vie di mezzo. La direzione è quella. È proprio uno stile di vita: è il riflesso più vero del sound che questo stile musicale ha partorito nel corso della sua storia. Poi c’è chi l’ha strumentalizzato, chi l’ha scimmiottato e per questo è apparso patetico, ma c’è pure chi, da sempre, ne rappresenta la personalità e la maturità più spontanea e convincente. Sono davvero tanti i gruppi, molti più di quelli che si possa pensare, ma non ci soffermeremo sui nomi. Al momento ce ne basta uno: Necronomicon, precursori (non molto fortunati) del movimento thrash metal tedesco degli anni ottanta…

Prima di tutto vi ringrazio per l’interesse nei nostri confronti. È un onore per me rispondere alle vostre risposte. Il thrash metal è un qualcosa che ti rappresenta tanto quanto lo è stata per me la generazione punk. E per questo l’ho sempre accostato al punk, pur essendo qualcosa di diverso ed esclusivo. Il punk lo vivi come stile e ho capito quanto tale musica si sia evoluta nel thrash metal rendendo quest’ultimo uno stile di vita, alla pari del suo precursore. Negli anni ottanta eravamo in quattro: oltre a me c’erano Jogi, Axel e Lala. Stavamo sempre assieme, eravamo davvero un’unica cosa. Significa proprio che abiamo fatto tutte le espeirenze assieme, sia le cose buone, sia le cose meno buone. Abbiamo creato il ‘nostro’ thrash metal grazie a questo affiatamento tra noi. Sono stati tempi indimenticabili.

Senti, quindi, che musica ascoltavate in quel periodo? Solo punk?

Metal …e punk. Ho iniziato a suonare quando avevo dodici anni, ma avendo un maestro non mi divertivo, imparavo sì, ma non ero entusiasta. Allora mi sono comprato una chitarra nuova, il mio secondo strumento, ed ho iniziato a suonare rock n roll, magari usando solo le prime tre, quattro corde. Due anni più tardi, io, Axel e Lala abbiamo formato i Total Rejection. Il primo concerto l’abbiamo tenuto in un piccolo locale frequentato da studenti ‘alternativi’ che non sembravano apprezzare molto il nostro modo di suonare…. del fottuto e pesante hardcore! Dieci minuti più tardi non c’era più nessuno! Allora abbiamo pensato: ‘Suoneremo rock n roll!’ (risate…)


Ma dovessi farci qualche nome di band per chi sbavavate?

A quei tempi eravamo appassionati per i KISS e i Motörhead. Prima di suonare in giro non perdevo mai l’opportunità di andare a vedere un loro concerto. Ed era sempre musica estrema. Per questo, oltre ad ascoltare, sento di aver proprio le radici piantate nel metal, nel rock e nel punk. Band come Exploited, GBH o Discharge mi hanno anche influenzato tantissimo. Questi due cuori hanno sempre pulsato in me… ed ecco che sono nati i Necronomicon. Può sembrare strano, ma è così. Quindi penso non sia facile compararci ad altre band.

In effetti è stato piacevole sentire tutte quelle sfumature speed metal nel vostro sound. A grandi linee, mi ricordate l’eclettismo dei Flotsam And Jetsam e degli Annihilator. Senti, cambiamo discorso, questa ‘originalità’ è stata sempre presente nel vostro modo di comporre? Inoltre, quando è nata la band e quando avete fatto la prima suonata in sala prove?

Frequentavamo tutti la stessa scuola quindi ci conosciamo da tantissimo tempo. Quando decidemmo di mettere su la band non avevamo un soldo in tasca. Nè per gli strumenti, né per affitare una sala prove. Così trovamo uno spazio nell’alloggio dei genitori di Axel. Fu là che tenemmo la nostra prima prova! Sì, abbiamo sempre cercato di essere noi stessi!

Il vostro album che più preferisco è “Escalation” del 1988. È molto duro, molto thrash, in ogni riff, in ogni ritornello… Penso siate andati vicini a diventare una delle più importanti thrash  metal band tedesche della storia. Come vivevate la fine degli anni ottanta?

È uno dei nostri dischi più riusciti, indubbiamente, perlomeno fino ad ora. Con questo album abbiamo davvero superato noi stessi e se non abbiamo avuto successo la colpa è solamente di questa cazzo di etichetta, la Gama Records. Ci siamo arrivati così vicini al professionismo! Il nostro mondo è invece collassato. Tutto quello che abbiamo fatto è andato a puttane. Tutto buttato nel cesso! È tutto indigesto e nel contempo curioso in quanto il disco ha venduto benissimo. L’etichetta fece un sacco di soldi con questo disco da te citato. Noi? Nemmeno un centesimo! Gama Records è la cosa peggiore che potesse succederci nella vita, ma non fummo i soli. Senza contare che, oltre a non aver un briciolo di profitto, abbiamo pure perso i diritti del disco per quindi anni. Solo spendendo un sacco di soldi e mettendo di mezzo la Legge siamo riusciti a recuperare il nostro lavoro.

Chissà quante volte è successo nella storia un fatto così spiacevole. Ma ora avete una piccola rivincita. Il vostro ultimo disco “Invictus” è molto ben suonato ed ha una promozione riuscita. Compositivamente l’abbiamo trovato ricco di sfumature melodiche molto interessanti e pregno di gusto per i soli. Questo lo rende davvero efficace in quanto è sempre presente anche violenza musicale. Come s’è svolto il lavoro in sala prove?

Ho scritto i brani la scorsa primavera. Dopo una intensa attività dal vivo in tutta Europa, ho trovato il tempo di mettermi là a provare. È stato un bel periodo per tutti noi. Eravamo tranquilli quindi è nato tutto in maniera naturale ed istintiva. È stato figo comporre questo disco: c’era tanta atmosfera che ispirava! Penso che abbiamo composto un album coerente che, sebbene messcoli più attitudini, non si sradica dal thrash metal. Inoltre, Achim Köhler ha fatto un lavoro straordinario al suono! L’album spacca il culo! Per me, è un disco che ci rappresenta tantissimo, fin dal titolo. L’essenza del disco è che non bisogna mollare mai, essere degli imbattibili ed è per questo che abbiamo ricevuto apprezzamenti dai nostri vecchi sostenitori e dai ragazzi delle nuove generazioni.

Come è stato collaborare con l’ex-Annihilator, Randy Black?

Un piacere immenso. È un professionista favoloso, ha fatto il suo lavoro in soli quattro giorni! Poi Randy è un ragazzo straordinario e, a nostro parere, uno dei migliori batteristi al mondo. Sono orgoglioso che m’abbia concesso l’opportunità di lavorare con me.

Come si è evoluto il suono della band da “Construction of Evil” del 2004 ad oggi?

Guarda, la differenza sostanziale sta nel fatto che ogni disco è diverso dal precedente. Abbiamo sempre dato vita a qualcosa di diverso. Questo non significa che siamo diventati più o meno commerciali. Intendo dire che ognuno di noi è maturato, sviluppando una propria definita personalità che ha portato, suonando, nei contenuti che caratterizzano i pezzi.

Siete soddisfatti dei giudizi della critica e dei dati di vendita di “Invictus”?

Ci aspettavamo dei riscontri positivi, ma quello che riscontriamo giorno dopo giorno è semplicemente straodinario! Sono felicissimo per le critiche perché riconoscono che questo è un grande album. Grazie mille a tutti!
Per quanto riguarda i dati di vendita ancora non sappiamo come sta andando sul mercato, ma da qualche informazione sembra che Massacre Records sia soddisfatta. Vedremo a breve…

A parte i ‘Big’, tedeschi, americani, canadesi che siano… che ne pensi della rinascita del thrash metal dopo tanti anni passati a sopravvivere nell’underground e quali sono a tuo parere le più valevoli band in circolazione?

Non credo che il Thrash Metal sia cambiato poi così tanto o che sia morto. Non si può reinventare la ruota! Come ti avevo detto, io credo che il thrash metal sia una cosa che hai dentro. È un qualcosa che devi vivere. Sicuramente lo stile s’è evoluto, ma non è cambiata l’attitudine. Guarda gli Slayer. Non c’è esempio migliore per capire questo concetto se parliamo di vero thrash metal invece che di nu metal della nuova generazione.

Parteciperete a concerti, andrete in tour o siete stati chiamati a presenziare a qualche grande festival esitvo quest’anno?

Sfortunatamente per i grandi festival siamo in forte ritado in quanto “Invictus” è uscito sul mercato con dei ritardi. Comunque spero che qualcosa salti fuori, siamo ancora in tempo. Per quanto riguarda i tour, stiamo pianificando il tour in Sudamerica, Africa e Canada.

A tuo parere, è possibile viviere di musica oggi come oggi? Cosa consiglieresti ai giovani ragazzi che decidono di intraprendere quasta carriera?

La cosa più importante è suonare musica propria e viverla. Crederci e non mollare!

Lascio a te i saluti ai lettori di Truemetal.it. Grazie. Ciao!

Abbiamo investito venticinque anni per questo musica, abbiamo toccato il cielo e vissuto l’inferno. Credimi, questa cazzo di musica ci rende vivi. Forse fra trentanni non sarà più così (ride…), ma passerà ancora molto tempo prima di mollare! Grazie mille a voi per l’itneresse! Credetemi, è stato davvero un onore! Ciao