Live Report: Marco Mendoza al Dragon’s Pub di Crevacuore (BI)

Di Fabio Vellata - 6 Gennaio 2013 - 21:28
Live Report: Marco Mendoza al Dragon’s Pub di Crevacuore (BI)

Marco Mendoza
21/12/12
Dragon’s Pub – Crevacuore (BI)

Un modo davvero unico per salutare ironicamente la fine del mondo ed introdurre al meglio il tradizionale spirito festivo, quello scelto dal Dragon’s Pub di Crevacuore (BI) la sera dello scorso 21 dicembre.
Disperso tra le remote lande della provincia biellese e lontano dalle grandi rotte “commerciali” tracciate dai concerti di maggior richiamo, il piccolo ed accogliente locale si è concesso il lusso di ospitare una data del tour italiano di Marco Mendoza, celebre bass player attualmente in forza ai Thin Lizzy, rinomato tanto per il particolare estro artistico quanto per le innumerevoli collaborazioni illustri sostenute nel corso di una carriera a dir poco brillante e significativa.

Messicano d’origine, nato a San Diego, residente a Los Angeles ed attivo da sempre in territori al confine tra l’hard rock venato di AOR e le frange più accese del blues-rock, Mendoza ha saputo, nel corso degli anni, legare il proprio nome a quello di alcuni leggendari esponenti del genere, prestando il proprio contributo alle opere di Whitesnake, David Coverdale, John Sykes, Blue Murder, Ted Nugent, Soul Sirkus e David Lee Roth, sino alle estemporanee collaborazioni in ambiti discostati dalla radice originaria, in compagnia di Dolores O’Riordan (Cranberries) e Barbara Weathers.

Live Report e Foto a cura di Fabio Vellata
 

L’agghiacciante freddo siberiano, tipico della frazioncina di Azoglio in cui il locale è ubicato, ha contribuito a rendere l’evento in qualche misura ancor più affascinante e singolare. Pochi convenuti, neve residua all’esterno del pub ed atmosfera ovattata, quasi da festa in famiglia.
Una sensazione piuttosto irreale e quasi anomala, accentuata dalla suggestione data dall’aver visto l’ultima volta Mendoza dal vivo proprio in compagnia di David Coverdale con i grandi Whitesnake.
Quel giorno il pubblico era composto da circa ventimila presenze: meno di una trentina a contatto diretto con l’artista, la sera dello scorso 21 dicembre…
Leggermente in ritardo rispetto all’orario stabilito, Mendoza ha fatto la propria comparsa in scena intorno alle 23.25, accompagnato sul piccolo palco del Dragon’s dall’eccellente drummer Pino Liberti (musicista blues di altissimo profilo, in grado di far concorrenza allo stesso frontman in quanto a collaborazioni illustri) e dal giovane chitarrista Diego Budicin, astro nascente della sei corde, torinese d’origine e recente vincitore dello Steve Vai MusicOff Contest.
Una band, insomma, di elevatissima caratura tecnica.

Il bassista e (ottimo) cantante statunitense si è rivelato sin da subito in grado di instaurare una particolarissima quanto calorosa sinergia con il pubblico, cordiale pur se ancora scarso nei numeri.
Sin dalle prime battute dello show, l’impressione è stata quella di assistere ad un condensato di talento cristallino, professionalità elevata ed enorme simpatia, doti che hanno consentito al frontman di intercalare ogni brano con simpatici siparietti, momenti confidenziali con gli spettatori ed il resto del gruppo ed improvvisate quanto gustose jam session.
Aperto dalla solare e straordinariamente bella “Let The Sun Shine” – canzone tratta da “Live For Tomorrow”, ultimo album solista edito nel 2010 – il concerto ha riservato molte sorprese, tanta musica di qualità e qualche momento sopra le righe.
Memorabile tra gli altri, l’incredibile assolo eseguito con l’esclusivo ausilio della voce: ritmando sulle assi del palco con gli stivali, Mendoza è riuscito a riprodurre i suoni di un’intera sezione di strumenti tribali, improvvisando un lungo ed articolato brano in cui echi di bongos, tamburi e conga hanno lasciato increduli i presenti nel frattempo divenuti più numerosi.

Eccellente tenuta vocale ed alta resa dei suoni (un’acustica quella del locale che, pur se penalizzata da qualche problema tecnico, ha consentito una piena godibilità dello spettacolo), sono state poi le caratteristiche portanti di pezzi assolutamente piacevoli quali “Hey Baby” (cover di Ted Nugent), “Look Out For The Boys” e “Hole In My Pocket” (scritta da Neal Schon), preludio ad un finale di grande fascino rappresentato dal medley di “Higher Ground” e “Teen Town” (rispettivamente cover di Stevie Wonder e Jaco Pastorius).
Immancabile, come da classico copione, il bis conclusivo, che Mendoza da consumato frequentatore delle scene, strappa quasi dalla voce del pubblico trasformatosi nel frattempo in una piccola torcida.
Una lunghissima ed articolata versione di “I Feel Good” – con Liberti e Budicin in primo piano – ha chiuso degnamente lo spettacolo, suggellando più di due ore di concerto vissute con intensità e grande partecipazione da entrambe le parti.

Sono ormai le due e trenta quando, con un gioviale sorriso sulle labbra, lasciamo Marco Mendoza ed il resto della band al meritato riposo, dopo una serata a base di rock blues e molte emozioni.
Ancora cordiale con i presenti, nonostante l’ora tarda e la fatica di uno show decisamente lungo, l’ottimo musicista d’origine messicana ha confermato quanto letto e sentito per molto tempo sul suo conto: istrionico e coinvolgente sul palco, affabile e caloroso al di fuori.

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Plauso infine per gli organizzatori e gestori del piccolo Dragon’s Pub. Dopo una serie di spettacoli interessanti svoltisi nel tardo autunno, l’aver portato in questa dispersa e fredda zona del nord Piemonte un fuoriclasse come Marco Mendoza è stato un autentico colpo magistrale.
Il primo, ci auguriamo, di una lunga serie.

Setlist:

01.    Let The Sun Shine
02.    Hey Baby
03.    Letting Go
04.    Left Turn
05.    Electric Boots
06.    Still In Me
07.    Hole In My Pocket
08.    Look Out 4 the Boys
09.    Jam Acustica
10.    Your Touch
11.    Live 4 Tomorrow
12.    Higher Ground
13.    Teen Town

Encore:

13. I Feel Good